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Autore: LyndaWeasley    26/03/2012    8 recensioni
Questa raccolta fa parte della Niff Week, che ha inizio oggi.
Day 1. The First Time - Memories
Day 2. Roommate!Niff - Desperate Household
Day 3. AU!NIff - Ciak!
Day 4. "Why are you so sad?" - Will be together
Day 5. A very Niff Christmas - The Christmas tree
«Ed è altissimo!» aggiunse l’altro. «Non riuscirei a toccargli la punta neanche con una scala gigante!».
Jeff sogghignò. «No, è perché sei nano».
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Nick/Jeff
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I NIFF YOU

 

 

 

 

 

 

Day 1. Niff!The First Time

Note personali: forse alcuni di voi, dopo aver letto questa storia, penseranno “ehi, ma mi sembra familiare”. Beh, ieri quando l’ho passata alla mia dementamica Somo, ci siamo accorte che somiglia moooolto ad una sua Seblaine .__. Che ovviamente io non avevo letto, dato che ripudio quella coppia con tutta me stessa.
Eeeee niente, mi stupisco ogni giorno di più della nostra “connettività psicologica” XD
Avevo intenzione di scriverne un’altra, ma lei ha detto che non le dava fastidio se la pubblicavo, quindi... Ah, probabilmente ci sarà qualche strafalcione verbale: non sono abituata ad usare questo stile di scrittura, ma m’ispirava così. Vabbè u_ù

 

 

 

 

Memories.

 

 

La prima volta che incontrai Nick Duvall avevo otto anni.
Ricordo che quando lo vidi stravaccato sull’altalena del parco, pensai: “bambino, mi dispiace per te ma hai un naso orribile!”
Ero piccolo, forse un po’ superficiale, ma mi avvicinai lo stesso a lui e lo fissai per qualche istante. «Ce l’hai una caramella?».
Lui alzò lo sguardo e lo puntò dritto su di me, aggrottando la fronte in un modo che tutt’ora ho dipinto nella mente.
«No» mi rispose, scuotendo la testa.
Feci spallucce e accennai un sorriso: lui intanto continuava a dondolarsi sull’altalena, sempre più forte.
«Stai attento!» gli gridai, ricordando di aver visto un bambino fare la stessa cosa qualche giorno prima, per poi assisterlo mentre la madre gli metteva il ghiaccio sul bernoccolo.
«Yuu! Lo faccio tutti i giorni!» rise lui, rallentando e respirando a fatica. Ma era felice.
Ricordo che gli sorrisi e mi voltai per andarmene, quando la sua voce mi bloccò.
«Quelle caramelle» mi disse, raggiungendomi e porgendomi una mano piena di monetine, «possiamo andarle a comprare insieme, se vuoi. Ma non credo che questi soldi bastino».
E io sorrisi, trafugando nella tasca dei jeans ed estraendone qualche spiccio.
«Forse se li mettiamo insieme riusciamo a comprarci un pacchetto intero!».
E, quel pomeriggio, entrambi tornammo a casa con il mal di pancia.

 

 

La prima volta che io e Nick Duvall andammo a scuola insieme, fu in prima media.
La sorpresa sui nostri volti fu istantanea ed entrambi ridemmo come matti, sedendoci perfino allo stesso banco. Da quella volta che ci sbaffammo un intero pacco di caramelle al parco giochi, non ci eravamo mai più visti: erano passati sei mesi.
Non avrei mai pensato di potermelo ritrovare lì il primo giorno di scuola, ma fui molto felice. Lo avevo pensato spesso in quel periodo, perché con lui mi ero divertito come non mai. Avevamo tante cose in comune.
Mi era dispiaciuto tantissimo non averlo più ritrovato al parco, arrivai a pensare che si fosse trasferito in un’altra città: all’epoca non avevo un cellulare, ero piccolo, quindi non c’erano modi per rimanere in contatto.
Non potei fare a meno di sorridere quando lui incise i nostri nomi sul sottobanco, come per indicarne il possesso. E in quel momento seppi che sarebbe stato il mio compagno di banco per i giorni e gli anni a venire, e che avremmo passato la gran parte del tempo insieme.

 

 

La prima volta che Nick Duvall si prese una cotta, fu per Giusy, la mia vicina di casa.
Ci fu un periodo in cui pensai che venisse a casa mia solo per spiarla dalla finestra mentre si pettinava i lunghi capelli neri, solo che poi mi ricredetti. Era mio amico, non avrebbe mai fatto una cosa del genere, nemmeno per una ragazza.
«Perché deve essere così carina?» sospirò un giorno, mentre lo stavo battendo alla grande a Tekken. In effetti era molto carina, anche se non era il mio tipo.
«Boh, è nata così» risposi distrattamente mentre infliggevo il colpo mortale al suo pg.
«Ma non mi dire!» aveva sbottato lui, lanciando il joystick sul tappeto. Mi faceva un po’ di tenerezza, perché sapevo che con lei non aveva alcuna possibilità: si era appena fidanzata con un ragazzo che abitava poco distante da me e di cui era cotta da una vita.
«Non è giusto» aveva continuato a borbottare per tutto il tempo, infastidito. «Me le devo beccare tutte io quelle carine ma occupate».
«Fidanzati con me, io sono liiiibero!». Entrambi avevamo riso come matti per il resto del pomeriggio, fingendoci piccioncini senza ritegno.
Nessuno di noi due sapeva che, di lì a pochi mesi, io non avrei desiderato altro che far diventare reale quella stupida messinscena.

 

 

La prima volta che Nick Duvall finì all’ospedale, fu per colpa mia.
Il ricordo di quel lungo corridoio cupo, vive nitido nella mia mente ancora oggi: lo percorsi a passo svelto, come se avessi avuto un rinoceronte alle calcagna.
Sua madre mi chiamò venti minuti prima e io feci l’impossibile per riuscire ad arrivare all’ospedale prima che lo portassero in sala operatoria.
Era lì, disteso sulla barella e con lo sguardo fisso sul soffitto.
«Nick...».
«Ehi» mi disse, sforzandosi di sorridere. Diamine, cosa avevo combinato?
«Ma cosa ti è saltato in mente, eh?» sbottai, avvicinandomi a lui e rivolgendogli un’occhiata di rimprovero. «Potevi morire!».
«Non sono io il fesso che ha lanciato il pallone sul tetto» fu la sua risposta.
«Non avresti dovuto arrampicarti!».
«Tieni a quel pallone più della tua stessa vita, Jeff...».
Era parzialmente vero: era un ricordo di mio padre. Me lo regalò prima di lasciarci qualche estate fa, e da allora l’ho sempre trattato come fosse una reliquia.
Presi la mano di Nick e la tenni stretta nella mia. Era fredda. «La tua vita vale più di uno stupido pallone».

 

 

 

La prima volta che io e Nick Duvall ci baciammo, fu sotto la pioggia.
Sì sì, romantico e tutto, ma eravamo davvero fradici! Non per niente rimasi due settimane a casa da scuola, dopo quel bacio.
Colpa del bacio o della pioggia?
Odiai il fatto che fu lui a baciarmi: l’avrei voluto – dovuto? – fare io tanto tempo prima, ma mi ero sempre vergognato. Avevo pensato fosse una sciocchezza, perché lui aveva avuto da sempre una cotta per Giusy e... mi sentivo un imbecille a pensare una cosa del genere.
Ma quando lo fece... cavolo, ricordo tutt’ora il turbine di emozioni che mi colpì nell’istante preciso in cui le nostre due labbra si sfiorarono. Mi sentii libero, sorpreso, avvolto da un mantello di felicità che mai nessuna cosa mi aveva saputo dare prima di allora.
«E questo...?» sospirai dopo, completamente sollevato.
Nick aveva scrollato le spalle. «Hai mai sentito il bisogno talmente forte di fare qualcosa di... folle, come baciare qualcuno che ami?».
Era sembrato quasi ironico.
«Sì, ma sono un codardo e non l’ho mai fatto».
Lui sorrise. «Ho rimediato io per tutti e due».
E la pioggia continuava a cadere, ma quello non era importante.

 

 

La prima volta che io e Nick Duvall ci amammo davvero, accadde due giorni fa, prima che lui si trasferisse per motivi di studio in un’altra città.

 

 

 

 

 

 

 

Niffangolo Me.

 

Salve :D
Ebbene sì, anche io ho cominciato con la Niff Week! Scusate, ma dovrete sorbirmi tutti i giorni fino a domenica prossima *sogghigna*
Sinceramente... sono abbastanza soddisfatta di com’è venuta questa prima storia. A parte qualche strafalcione.
Tipo a momenti ridevo, a momenti piangevo, a momenti mi veniva da sbattere la testa contro la tastiera. Cose così, insomma.
Spero vi sia piaciuta almeno un pochetto! :D
A domani, con la Niff!Roommate
 
Lins.
*vomita arcobaleni*
   
 
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