Crossover
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Autore: ilcantastorie    29/03/2012    1 recensioni
Gyokumen Koshou è stanca di dover aspettare i sutra per poter resuscitare il suo amato Gyumao, chiedendo alleanza e prendendo accordi con un certo Naraku. I mandanti di Sanzo and Co., i Sanbutsushin, accordatesi con i Kaiohshin capiscono che il quattro giovani non bastano più. Anche perchè usare i Frammenti della Sfera dei Quattro Spiriti per un esperimento di resurrezione può portare alle fine di tutti i mondi. Indi per cui il Supremo è costretto ad andare in un famoso liceo di Nerima a cercare un certo ragazzo con il codino... mentre il gruppo di Sanzo addirittura nell'epoca Sengokua trovare un mezzodemone cane e la sua banda! Ma l'obbiettivo di tutti sarà uno solo. Fermare la resurrezione.Crossover tra Saiyuki(il mondo, il gruppo di Sanzo), Ranma ½ (Ranma e Akane), Dragon Ball(Goku bambino), Inuyasha(Un po' tutti). (Con partecipazione di Street Fighter (Ryu, Akuma) e Darkstalker (Morrigan) e Soul Calibur (Taki, la Soul Edge). Queste ultime appaiono dal 5° capitolo in poi. Per poter apprezzare a pieno l’opera è richiesta una minima conoscenza su Saiyuki, Ranma e Inuyasha. Senza dimenticare l'apporto massiccio dato da The Slayers (per alcuni incantesimi).
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga, Videogiochi
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Bentornati, bentornati, viandanti! Prego, prego accomodatevi! La notte è fredda e una storia è proprio quello di cui avete bisogno per riscaldarvi, oltre ad un bel fuoco. Volete che continui da dove vi avevo lasciato l'ultima volta? Eccovi accontentati...”

 

***

 

 

Degli zoccoli battevano sul terreno, lentamente, risalendo un lieve pendio.

Un paesaggio che sembra sempre uguale.

Foresta.

È da più di un giorno che camminava in quell’immenso verde e la stradina sterrata che percorreva era sempre uguale.

Così come gli alberi e il rumore degli zoccoli del cavallo.

Il grigio animale veniva cavalcato da una bianca figura, bianca perché ricoperta completamente da un velo di quel colore.

Normalmente la cavallerizza avrebbe potuto vedere il diradarsi degli alberi, sempre di più fino ad arrivare alla montagna che in fine voleva scalare:

Ma non fu così.

Il bosco terminava bruscamente.

Come se qualcuno o qualcosa volesse dare un limite alla natura.

E dove il bosco terminava, c’era deserto…

Un deserto spoglio e sabbia, sabbia dappertutto.

 

“I mondi hanno iniziato ad unirsi...” mormorò a mezza voce “continuando così, presto saranno un tutt'uno...”

 

La vita stessa sembrava fermarsi con il bosco, ma la cavallerizza non ne rimase impressionata, quasi se lo aspettasse.

O forse era così apatica da non importargliene.

Dal duro suolo della pietra, il cavallo si ritrovò a camminare su un terreno morbido e meno agevole, quale era la sabbia.

Il ritmico passo del cavallo ora non poteva più essere udito, assorbito com’era dal terreno.

E mentre nella foresta il silenzio veniva interrotto da cinguettii di vari e sconosciuti uccelli, lì nel deserto regnava incontrastato.

Non c’era alcun rumore.

Lei e il cavallo sembravano essere le uniche forme di vita e il deserto senza fine continuava.

Dava la stessa sensazione dell’infinito che le aveva già dato la foresta.

Ma la sensazione svanì quasi subito, vedendo profilarsi all’orizzonte una catena montuosa di cui la cima più bassa era alta almeno tremila metri.

Era uno spettacolo mozzafiato.

Si riusciva a sentire il verso delle aquile che governavano quelle montagne e che sfilavano su quelle cime.

Ma le si poteva solo udire: dai duemila metri in su, una fitta nebbia aleggiava, rendendo invisibile tutto.

La catena si estendeva da est a ovest uniformemente: a chi era stato nell'entroterra asiatico poteva sembrare la muraglia cinese.

Ma la natura, si sa, fa le cose più in modi più grandiosi e migliori di quelle dell’uomo.

Non si poteva veder la sua fine né verso Est ne verso Ovest.

Ma c’era un piccolo passaggio, un sentiero scavato tra le montagne, ovvero la strada che doveva percorrere attraversava quel sentiero.

Il suono degli zoccoli che battevano sul terreno roccioso ricominciò.

Il sentiero era lungo e abbastanza tortuoso; si snodava in una sinuosa “S” e…

E… anche questo, sembrava non finire mai.

Poi…

Poi il sentiero si apriva in un piazzale.

Era ampio e spazioso, ed era costeggiato da alti pareti rocciose ad esclusione di un piccolo sentiero che serpeggiava dalla parte diametralmente opposta a dove si trovava lei.

Ma si accorse subito di non essere sola.

Non era neanche riuscita a formulare questo pensiero, che si era ritrovata circondata.

Chi erano?

Dall'aura sembravano demoni ma…

Ma…

Dall’aspetto non lo sembravano, proprio quello per cui era venuta qui.

Ma certamente non era quello il problema più pressante e più urgente.

Era come uscire viva da lì.

“Bene, bene, bene… devi essere la sacerdotessa Kikyo…”

Con un salto il demone si portò vicino alla donna vestita di bianco.

Ma quelle furono le sue ultime parole.

Una sfera di energia, colpì il suo cranio, spappolandolo.

La sacerdotessa ne rimase sorpresa quanto i restanti demoni.

“Che diavolo…?”

Il tempo per terminare il pensiero non fu sufficiente.

Un boomerang, gigante, che sembrava fatto di luce, colpì il resto dei demoni, spargendo le loro interiora sul terreno.

Il boomerang era tagliante quanto il più affilato dei coltelli.

Kikyo, in quanto sacerdotessa, aveva visto già cose di questo genere senza battere ciglio.

Ma questa volta, persino dal suo bianco volto trapelò una lieve smorfia di disgusto. I corpi dei demoni erano stati mutilati, là dove il boomerang li aveva colpiti.

I più fortunati erano già morti, con il corpo diviso in due.

I meno, avevano perso qualche arto ed erano preda ad un fortissimo dolore e presto sarebbero morti dissanguati.

Chi era il responsabile?

Una figura, di chiara natura demoniaca, comparve di fronte alla sacerdotessa.

Non era come quei demoni che aveva incontrato…

Era come dire, normale.

Un demone pipistrello.

Era una ragazza dalle forme dirompenti, vestita, poi, in maniera che fossero messe in evidenza: un corpetto, aperto, che lasciava molto poco all’immaginazione e una calzamaglia fucsia molto aderente.

I capelli erano verdi, così come anche gli occhi.

Dalle schiena spuntavano delle ali neri da pipistrello, che ricadevano lungo la schiena.

I lineamenti erano dolci e gli occhi grandi, e un’aria smaliziata e innocente allo stesso tempo la contraddistingueva.

Ma Kikyo non ebbe né il tempo né l’interesse per notare tutto questo.

“Sei stata tu?”

Quella, sembro quasi seccata dalla domanda:

“Certamente”

Questo metteva Kikyo di fronte ad altre domande:

Che ci faceva lì?

Perché l’aveva aiutata?

Che aveva fatto a quei demoni?

E la sacerdotessa non ebbe certo vergogna a chiederglielo:

“Perché mi hai aiutata?”

Quella la guardò di nuovo, con uno scintillio negli occhi.

“Niente di particolare, non mi piace che maltrattino…”

La demone cercò le parole adatte:

“Una dolce e innocente fanciulla come te” disse, mentre le labbra si aprivano in un lieve sorriso.

Ovviamente Kikyo non credette ad una sola parola.

Un demone aiutare un umano? Poteva trovare una scusa migliore.

Eppure fu proprio il fatto che avrebbe potuto trovare una scusa migliore a farla dubitare.

“E che cosa ci fai qui?” chiese, continuando il suo interrogatorio.

Questa volta la ragazza rispose subito:

“Potrei farti la stessa domanda” chiese, mettendola sulla difensiva.

La sacerdotessa decise di stare al gioco:

“Io sono qui per incontrare la mia Sensei”

La demone sorrise appena:

“Per Sensei intendi Kaede?”

Al contrario di quello della ragazza, il viso di Kikyo rimase impassibile:

“Si” rispose

“Allora vengo con te” disse “è da un po’ che cerco la sua dimora, ma…”

“Non la trovi vero? Non è la mia Sensei per niente”disse Kikyo, questa volta accennando ad un lieve, quanto impercettibile sorriso.

Quindi risalì a cavallo.

Quella sarebbe stato una giornata lunga.

 

Kikyo e la demone avevano attraversato il piazzale dove i demoni li avevano attaccati, ed ora si trovavano in un altro percorso, anch’esso poco battuto e poco agevole.

Cosa aveva indotto Kikyo a farsi accompagnare?

Prima di tutto un semplice ragionamento per il quale se la demone la voleva morta, non l’avrebbe certamente salvata.

Però c’era sempre la possibilità che l’avesse salvata per aiutarla a trovare la Sensei.

E forse allora l’avrebbe uccisa.

O avrebbe cercato.

Ma contava sempre sulla protezione della Sensei Kaede.

E allora perché correre questo inutile rischio?

Da una parte c’era il fatto che le era riconoscente per avergli salvato la vita; dall’altra era curiosa di sapere che cosa voleva.

“Come ti chiami?”

La demone interruppe il corso dei suoi pensieri con questa semplice domanda; in effetti fino ad ora l’aveva chiamata,o meglio pensata, semplicemente come la demone.

“Kikyo” monosillabò la sacerdotessa.

“Io Morrigan” disse quella.

Morrigan…il nome non la rimandava ad alcun demone di livello superiore.

Ma dopo quello che aveva fatto, questo non la rassicurò.

Un attimo dopo Kikyo riattaccò con il suo interrogatorio:

“Che cosa vuoi dalla mia Sensei?”chiese, sempre con il suo solito tono piatto.

Un guizzo apparve negli occhi smeraldo di Morrigan:

“Consiglio, voglio sapere di più su questi strani demoni”

Era vero quello che aveva appena detto?

Se lo fosse stato, altre domande sorgevano nella mente della miko:

Perché voleva chiedere proprio alla Sensei?

E, sempre presupponendo che dicesse la verità, come aveva fatto a sapere dove si trovava?

Un lampo attraversò la mente di Kikyo.

Come facevano i DEMONI a sapere che lei si stava dirigendo dalla sua Sensei?

Ma forse stava correndo troppo; forse non sapevano che si stava dirigendo li, forse sapevano solo la sua posizione…

Si perfettamente logico…

Quindi la domanda era:

Come avevano fatto i demoni a tendergli un’imboscata?

Perché il demone la conosceva…

Non aveva elementi sufficienti per rispondere.

Ma aveva l’impressione che le sfuggisse qualcosa…

Ora, però, il suo interrogatorio doveva essersi ripreso:

“Come…”

Si interruppe.

Non sapeva come porre la domanda.

E che cosa chiedere per prima.

Ma prima che potesse aprire bocca, Morrigan parlò:

“Che tipa è questa Kaede?”

Kikyo ci pensò un po’:

“È difficile descriverla, lo scoprirai a tempo” rispose enigmatica “Piuttosto, come fai a conoscerla?”

Morrigan parve pensarci un po’, forse incerta se mentire o rivelare la verità:

”Siamo lontani parenti” rispose infine.

La Sensei aveva una famiglia?

Durante gli anni trascorsi insieme, non c’era mai stato un accenno da parte sua e lei semplicemente non ci aveva mai pensato.

Kikyo non avrebbe saputo dire se Morrigan mentisse.

Ma non aveva tempo per pensarci.

Ma eccoli arrivati.

La loro destinazione era vicina.

Il paesaggio era completamente cambiato.

Il passaggio si apriva in un luogo sconfinato.

E bianco.

Bianco come la neve.

Il terreno, che fine a qualche metro fa era solo arida terra, era ricoperto di neve.

E al loro fianco, una montagna.

Una montagna alta, smisurata, imponente.

Morrigan si lasciò sfuggire uno Wow ammirato.

“Ma non era così quando ho percorso questo luogo io!” esclamò la demone

“Per caso” disse la sacerdotessa “hai continuato per giorni, senza trovare niente?”

Quella annuì.

“Solo poche persone possono accedere in questo luogo… e l’unico modo è essere uno di essi, o esserne in compagnia…”

Vide il viso di Morrigan contorcersi in una smorfia.

Probabilmente adesso stava imprecando contro una decina di dei.

“Lei si trova in cima alla montagna, andiamo”

Uno stretto sentiero torreggiava lungo tutta la montagna.

Era quello che avrebbero dovuto percorrere.

***

Miagi guardò alla luce del fuoco un Ranma addormentato.

E probabilmente, i suoi sogni erano popolati da incubi.

Ma Miagi, con quegli allenamenti estenuati a cui lo sottoponeva riusciva a risparmiargli quegli incubi almeno di giorno.

Sapeva cosa si provava a perdere la persona che si amava più della propria vita.

Miagi non sapeva come era riuscito a superare quel dolore insostenibile, quel vuoto nel cuore, che la sua Azel gli aveva lasciato.

Ma il tempo è la medicina ad ogni male.

E sperava che anche Ranma, prima poi, guarisse da quel dolore.

Eppure riusciva quasi a scorgere la sua figura, dopo aver compiuto il suo allenamento, accasciarsi al suolo e lasciarsi andare alla deriva, abbandonando se stesso in balia della pazzia.

I suoi miglioramenti erano notevoli.

Adesso non aveva altro scopo se non allenarsi, e in questo ci metteva anima e corpo, per poter tenere lontano il ricordo della persona che amava almeno per qualche secondo.

Adesso riusciva ad utilizzare quella spada come un prolungamento del suo braccio, e presto Miagi gli avrebbe svelato il suo segreto.

Frugò nel suo zaino in cerca di qualcosa.

Eccolo, il frammento che aveva strappato dal petto di quel demone.

Lo guardo bene, era di un viola intenso con venature di rosso, largo più o meno tre centimetri e lungo quindici.

Era indubbiamente qualcosa di malvagio.

Che poteri aveva?

Aveva imparato che non tutto quello che era nero doveva essere utilizzato esclusivamente per far del male.

Lui stesso utilizzava la magia nera e riteneva di utilizzarla non in modo malvagio.

Ma aveva visti gli effetti che aveva avuto sul demone, era stato, sì molto potenziato, ma la sua sanità mentale era scesa notevolmente.

E questa era un difetto che non doveva avere.

La lucidità mentale era quello che distingueva gli uomini dalle bestie.

L’essere razionale rappresentava per Miagi quasi un modello di vita.

***

Taki aprì lentamente gli occhi.

Da quanto tempo era rinchiusa in quella maledetta cella?

E come diavolo ci era arrivata?

Poi lentamente i ricordi tornarono. E il ricordo di quel… come definirlo?

Mostro. Demone. Incubo.

Sicuramente qualcosa di con cui non voleva più avere a che fare.

Quel mostro non gli aveva dato tempo nemmeno di alzare Rekki-Maru, il suo kunai, che si era ritrovata per terra, svenuta, senza possibilità di reagire.

Si guardò attorno.

Che tenesse gli occhi chiusi o aperti, non cambiava assolutamente niente.

Lì il buio era completo e impenetrabile.

Si tastò. Non aveva più né Rekki-Maru che Mekki-Maru, né tantomeno i frammenti che trasportava.

Maledizione! Se lo sarebbe dovuto immaginare! Cosa poteva mirare quel demone se non ai frammenti?

Non andava bene, dannazione!

 

Erano passate delle ore da quando si era svegliata, e dopo essersi calmata, aveva deciso di scappare.

Non le sarebbe stato difficile, visti i suoi poteri.

Il difficile sarebbe stato localizzare i frammenti che le erano stati rubati, e soprattutto scoprire chi c’era dietro.

Aveva la quasi certezza che quel demone non fosse che un subordinato di qualcun altro.

Se quel qualcun altro fosse ancora più potente del demone, era un altro conto.

Forse la soluzione migliore sarebbe stata quella di prendere i frammenti di nascosto e poi di scappare.

Per un ninja non esisteva l’onore, e lei lo sapeva.

In quel momento la porta della cella si aprì.

Taki non ebbe nemmeno il tempo di pensare che avrebbe potuto fuggire così, che una persona era stata deposta nella sua cella e la porta era stata rinchiusa.

“C'è carenza di celle qui?” pensò Taki.

Ci furono attimi di silenzio, in cui Taki valutò la possibilità di conoscere il suo nuovo coinquilino.

O coinquilina.

“Chi sei?”chiese seccamente, come era suo solito fare.

Ma il suo interlocutore non sembrava aver voglia (o forse la possibilità?) di parlare.

Passarono minuti.

E una flebile voce risuono nell’aria, ed a parlare non era stata Taki:

“Lirin”

“E cosa ci fai qui?”

Già, che ci faceva lì, una ragazzina?

Perché dalla voce l’aveva capito: la sua interlocutrice era poco più che una ragazzina.

“Non lo so” le rispose dopo pochi secondi di silenzio.

Taki colse la disperazione nelle sue parole: quella ragazzina era terrorizzata e disperata.

“Mi mettono dentro una cosa” continuò Lirin, con la voce quasi spezzata dai singhiozzi “e sento dello cose che si infilano dentro di me…”

“Ma dove diavolo sono finita?” si chiese Taki “cosa diavolo hanno fatto a questa ragazzina?”

Persino lei, Taki, che fin da piccola era stata addestrata ad non mostrare mai i suoi sentimenti, non poteva che manifestare orrore.

Quella ragazzina non avrebbe dovuto passare un secondo di più in questo posto infernale.

Rabbrividì al pensiero che delle cose simili venissero fatte a lei.

Richiamò a sè del Ki, e lo concentrò nella mani.

Un esplosione si propagò nelle prigioni.

La fuga di Taki e Lirin era incominciata.

***

Erano ripartiti.

Sanzo e compagnia, dopo aver curato il drago Hakuryu, erano ripartiti alla volta di quella città in cui avrebbero ritrovato informazioni sul Templum Temporis: Berkad.

 

A detta di Hakkai, quella era una città commerciale, al centro della penisola del Tenjiku. Era caratterizzata dal fatto di avere quattro porte, una in ogni punto cardinale, e che nel sud, vi erano le così dette “Cascate di Sabbia” un fenomeno imponente di natura ancora sconosciuta.

 

Si era deciso che Hakkai sarebbe andato in biblioteca, mentre gli altri avrebbero girato la città in cerca di informazioni.

 

Si sarebbero rincontrati all'ora di pranzo, nell'albergo in cui avevano affittato le stanze.

 

La biblioteca era quanto si aspettava quando la si definiva “la più fornita del mondo”.

 

Quando Hakkai ne entrò, non poté che rimanerne colpito: montagne e montagne di scaffali di libri che si estendevano a perdita d'occhio.

 

Ad accoglierlo c'era una ragazza, più o meno della sua età, con gli occhiali, con tutta l'aria di essere parte integrante della biblioteca.

 

“Oh! Che bello!” esclamò quella “Era da tanto tempo che non entrava qualcuno qui”

 

Hakkai ne rimase sorpreso: “Com'è possibile?” chiese con il suo immancabile sorriso stampato in bocca “Non è forse questa la biblioteca più fornita al mondo?”

 

La ragazza sospirò: “Non me lo dica... ma dopotutto questa è una città di mercanti, e pochissimi rischierebbero un viaggio, con questa pazzia dilagante dei demoni poi, solo per consultare questa biblioteca”

 

“Pazzia, signorina? Lei non pensa che i demoni abbiano semplicemente mostrato la loro vera natura?” chiese Hakkai, gentilmente.

 

“No! Come sarebbe possibile che tutti i demoni del mondo, contemporaneamente, decidano di mostrare la loro vera natura? Non avrebbe senso! È più logico pensare che qualcosa che ha effetto solo sui demoni li abbia fatti impaz... ma mi perdoni, la sto annoiando con le mie chiacchiere! Quando mi metto a parlare non mi fermo più! Lei, piuttosto, signor...”

 

“Hakkai, Cho Hakkai... e lei, signorina...”

 

“Sheska”

 

“Signorina Sheska, non mi stava affatto annoiando! Le sue teorie sulla pazzia dei demoni sono quanto di più sensato e logico si possa pensare!” le disse Hakkai, con un sorriso più largo che mai.

 

Sheska arrossì.

 

“Ritornando al motivo che mi ha spinto qui... cerco delle informazioni su “Templum Temporis”... so che potrebbe essere difficile ma...”

 

“Il Templum Temporis? Sì, mi ricordo di aver letto qualcosa su questo, era nel libro: Tempi Antichi: leggende, miti e molto altro...l'avevo messo nel quinto scaffale sulla destra...e infatti eccolo qui! Tenga, signor Hakkai!” disse, porgendogli il libro.

 

“Grazie mille” le sorrise Hakkai, facendola arrossire.

 

“Dovrebbe essere a pagina 154, se non vado errata...”

 

“Come fa a ricordarsi tutte queste, signorina Sheska? Ha una memoria straordinaria!” disse Hakkai.

 

“È l'unica mia qualità...” rispose “riesco a ricordare tutto quello che leggo a memoria, parola per parola... AAAAAAAAH! Me tapina! Sono solo un topo di biblioteca buona solo a leggere!”

 

“Non dica così, signorina! In fondo con la sua abilità mi ha aiutato! Ed è anche molto intelligente! Non è da tutti fare quelle considerazioni sui demoni!”

 

Sheska arrossì nuovamente: “M-m-mi scusi, adesso devo andare u-un attimo in bagno!”

 

E con uno scatto da centometrista sparì dietro una porta.

 

Hakkai, si concentrò sul libro...

 

Recitava così: “Poco si sa, sul conto del Templum Temporis, così poco che i più esimi studiosi sono concordi nell'affermare che si tratti solo di leggenda. I suoi poteri sfiorano l'assurdo: si pensa che accedendo in questo tempio si riceva la capacità di muoversi nello spazio a distante smisurate. La leggenda vuole che per aprirlo, ci sia bisogno di 9 chiavi, le così dette “Chiavi del Dragone”: una volta riunite, bisognerebbe recarsi nel così detto “Picco dei 9 dragoni”. Una delle cosiddette “Chiavi del Dragone” è tutt'ora custodita al museo principale di Berkad.”.

 

Proprio qui... che fortuna. Ci avrebbe fatto subito un salto.

 

“Ha trovato quello che cercava, signor Hakkai?” chiese Sheska.

 

“Sì, grazie a lei! Adesso devo andare al museo principale! Grazie ancora molto!” ringraziò.

 

“M-ma lei non sa nemmeno la strada per il museo! Mi permetta di accompagnarla! Così mi può anche raccontare la sua storia...”

 

***

“Quindi, hai proprio deciso?”

 

“Sì” sospirò Ryu “Sento quasi che io debba andare in luoghi che non siano il nostro mondo, per completare il mio addestramento”

 

“In fondo non ho alcun diritto di fermarti” mormorò Tessa, mentre con una abilità quasi sovrumana batteva i tasti della tastiera del suo pc.

 

La maga/scienziata, fece due click con il proprio mouse e poi tornò a guardare Ryu.

 

Doveva trasportarlo in un'altra dimensione, con la sua ultima invenzione, progetto che per chiunque sarebbe parso quasi fantascientifico, ma non per lei che l'aveva reso possibile unendo magia e scienza.

 

Ryu ne sarebbe stata la prima cavia umana per sua scelta, aveva affermato che non trovava più avversari e che per diventare più forte, avrebbe voluto andare altrove.

 

Solo Dio sapeva come aveva fatto quel karateka a trovarla nel suo inaccessibile studio nelle profondità del deserto dell'Arizona.

 

Si era presentato a lei e le aveva detto: “So delle tue ricerche dei viaggi dimensionale, ti prego di usarmi come prima cavia umana”

 

Forse qualcuno del governo, quelli che la finanziavano, si era lasciato sfuggire qualcosa, perché altrimenti, la cosa non si spiegava.

 

“Eh...” sospirò lei, tormentando la punta del suo cappello da strega “tutto pronto, posizionati nell'aria di trasferimento dimensionale”

 

Tessa consultò lo schermo del pc:

 

“Allora il tasso di similitudine con il nostro mondo è dello 1,7%, quindi perlomeno dell'ossigeno per respirare ce lo dovresti avere... non posso garantirti nient'altro”

 

“Non ti preoccupare” rispose Ryu “sono pronto a qualsiasi evenienza”

 

“Allora, arrivederci” disse Tessa

 

“Arrivederci...e grazie”

 

In quel momento la strega/scienziata premette invio e Ryu sparì.

 

***

“Di lì! Di lì!” le urlava Lirin, indicando la propria sinistra.

 

“Non faresti prima ad dirmi destra o sinistra?”

 

“Va bene, alla prossima gira a destra!”

 

Taki, caricatasi Lirin, in braccia, era riuscita a fuggire dalla stanza, e ora, sempre su indicazioni della sorella di Kogaiji, che conosceva quel posto proprio come il palmo delle proprie mani, si stava dirigendo verso la stanza in dovevano essere custodite le sue armi, il Rekki-Maru e Mekki-Maru.

 

“Non di lì!” le ripeté Lirin “Non di lì! Ho detto a destra!”

 

“Ma questa È LA DESTRA!”

 

“Intendevo la sinistra, allora!”

 

Taki trattené a stento un'imprecazione e ritornò su i suoi passi, per poi voltare a sinistra.

 

Fin'ora non avevano incontrato nessuno, stranamente, ma presto sarebbe accaduto.

 

“Di lì!” continuò Lirin “Terza porta a destra!”

 

Ma, ovviamente a destra non c'era alcuna porta, ma solo una finestra, quindi Taki, lasciandosi questa volta scappare un'imprecazione, aprì la porta alla sua sinistra e vi guardò dentro.

 

Lì c'erano le sue armi, ma non i frammenti.

 

“Sono lì! I fuggitivi sono lì!”

 

“Dannazione, ci hanno scovato!” mormorò Taki.

 

Questo significava che tra poco sarebbe anche arrivato quell'essere. Meglio scappare finché era in tempo.

 

Tempo di riprendersi le armi, si lanciò dritta contro la finestra di poco fa, infrangendone i vetri.

 

Ora iniziava la vera fuga.

 

***

Nebbia, nebbia dappertutto. Morrigan non poteva vedere altro. La sua compagna di viaggio, Kikyo, era qualche metro da lei, ma non riusciva a vederla, proprio a causa della fitta nebbia.

 

Fino a quando non si scontrò con qualcosa di duro, duro e caldo.

 

“Che diavolo...” mormorò Morrigan.

 

Davanti a lei si trovò un bel giovane con una fascia rossa sulla fronte, e in una divisa da karateka completamente bianca.

 

“E tu, chi sei?” gli chiese Morrigan “e da dove esci fuori?”

 

“Io sono Ryu” rispose quello, con il volto che tendeva al colore della sua fascia “e per dirti come sono arrivato qui ci impiegheremo delle ore... ho paura che perderei la tua amica, nel frattempo”

 

“Giusto” rispose Morrigan “e mi racconterai come sei arrivato e come fai a sapere della mia amica, camminando...”

 

“Bene”

 

Ryu cominciò col spiegarle come aveva capito che era in compagnia di qualcuno, cioè percependone l'aura. Ogni persona ne aveva una, e con allenamento, potevi impararlo... ma l'aura della sua amica aveva un qualcosa di strano, sembrava non essere viva.

 

“In che senso?” gli chiese Morrigan.

 

“Non so proprio” rispose Ryu “non avevo mai sentito niente del genere”

 

Poi continuò con la sua storia, dopo la sconfitta di Bison, da quando Ken era diventato padre, Zangief si era ritirato per dare una mano alla povera gente della Russia e Sagat e Akuma erano spariti dalla faccia della terra, Ryu non aveva trovato altri avversari degni di questo nome, e aveva cercato il modo di andare altrove, in altri mondi dove poter trovare altri avversari.

Grazie a Chun-li...

 

“La tua ragazza?” gli chiese Morrigan, curiosa.

 

“No, abbiamo avuto qualche nemico in comune e siamo diventati amici, ma niente di più...”

 

Quindi, grazie Chun-li, che lavorava nell'Interpool, era riuscito a trovare Tessa, che l'aveva spedito qui.

 

“Capisco...” disse la demone.

 

“Però adesso tocca a te, dirmi la tua storia” disse il Karateka.

 

“Mi pare giusto”

 

Morrigan decise di raccontargli la verità. Forse era avventato, oppure addirittura sciocco, ma in fondo, anche se si fosse trattato di un nemico, non avrebbe ricavano niente di nuovo o niente di utile da quello che gli stava per dire.

 

Lei era Morrigan Aensland, regina del Mondo Demoniaco, e ultimamente nel mondo degli umani stavano succedendo cose strane. Così, Morrigan, un po' per dovere di regina, un po' perché si annoiava, andò ad indagare e su consiglio dei consiglieri, stava andando da Kaede, una donna misteriosa che poteva saperne qualcosa e secondo le infinite genealogie demoniache, sua lontana parente.

 

“Cosa sta succedendo di strano, di preciso?”chiese Ryu, interessato.

 

“Demoni di natura sconosciuta si presentano in questo mondo... inoltre pare che due mondi si stiano fondendo in uno solo” spiegò Morrigan “e per finire si sentono di energie oscure che si muovono... tutto ciò non mi piace affatto”

 

“Stai mentendo. Tutto ciò non ti preoccupa, ma ti eccita ” disse Ryu, sorridendo “è lo stesso per me quando si preannuncia una nuova sfida. Il sangue mi ribolle nelle vene”

 

“Hai ragione” sorrise Morrigan, ammirata per la perspicacia del suo interlocutore.

 

“Credo siamo arrivati” disse Ryu, l'aura di Kikyo, infatti, si era fermata.

***

“Ranma”

 

Il ragazzo col codino, Miagi e un silenzioso Goku erano riuniti attorno ad uno scoppiettante fuoco.

 

Era la fine di un altro estenuante giorno di allenamenti massacranti, atti a far dimenticare a Ranma, almeno momentaneamente, la morte della fidanzata.

 

In quei giorni, due ne erano passati da quando era uscito da quella maledetta grotta, Ranma aveva fatto progressi impressionanti e al termine del secondo giorno era stato addirittura in grado di lanciare un Dragon Slave di una discreta potenza.

 

Era il momento di rivelargli il segreto il segreto di quella spada.

 

“Sai qual è il maggiore difetto di incantesimi tipo il Dragon Slave?”

 

“Sì” rispose il ragazzo con il codino “per recitare l'incantesimo impieghi del tempo, e quindi sei vulnerabile”

 

“Esatto” confermò Miagi “e sai quella spada è potenziata proprio con il Dragon Slave... quella spada ti permette di recitare quell'incantesimo, combattendo”

 

“Quindi...” disse Ranma, stupito “con una spada del genere sarei...invincibile?”

 

“Beh, sì e no” rispose Miagi “non dovresti utilizzare questa tattica contro ogni avversario... e l'avversario potrebbe benissimo interromperti anche se stai combattendo, ma comunque è un'arma straordinaria... e ricorda che funziona solo con la formula del Dragon Slave”

 

***

“Akane Tendo”

 

Tutto, attorno a lei era buoi e scuro, l'oscurità la faceva da padrona e da signora, e sopratutto, la circondava completamente.

 

Dove poggiasse i piedi le era un mistero.

 

Aveva camminato senza sosta per i due giorni successivi all'uscita della grotta. Aveva solo camminato. Aveva mangiato camminando, aveva bevuto, camminando, non si era concessa né un minuto né un secondo di tregua o di sonno.

Ma alla fine era crollata a terra, svenuta e sfinita, contro ogni sua volontà. Adesso vi chiederete, perché avrebbe fatto tutto questo?

 

Perché aveva la consapevolezza che Ranma la credesse morta. Ovviamente, Akane, sottostimandosi, non poteva pensare che Ranma stesse troppo in disperazione per la sua morte... ma una parte di lei, forse quella più razionale e ragionevole, le diceva che avrebbe dovuto raggiungere Ranma in più fretta possibile, altrimenti sarebbe successo qualcosa di terribile.

 

“Il momento è propizio, è giusto risvegliare in te i poteri di Ceiphied Knight!”

 

E Akane si risvegliò.

 

Aveva sognato quel vecchio della caverna... che le aveva risvegliato i poteri?

 

Guardò quello che aveva di fronte a lei: il notturno cielo stellato. Ed era in un sacco a pelo.

 

Strano! Pensava di essere svenuta durante la c-

 

I suoi pensieri vennero interrotti da mormorio, che arrivava da lontano, e che andava avvicinandosi.

Fece finta di dormire.

 

“Ma quindi cosa pensi che voglia farci, Gyokumen Koshu, con dei frammenti della Soul Edge?” disse una voce maschile.

 

“Non ne ho idea” rispose una fredda voce femminile “ma forse... la vecchia stava cercando di resuscitare Gyumao con l'incrocio di arti demoniache e chimica?”

 

“Resuscitare Gyumao?” pensò Akane, sbiancando “quindi forse sono dei nostri nemici... ma meglio che continui ad ascoltare...”

 

“Sì” rispose un'altra voce femminile, questa volta ansiosa.

 

“E allora” rispose la voce femminile fredda “i frammenti della Soul Edge potrebbe avermeli presi per catalizzare qualche arte demoniaca... dobbiamo fermarla”

 

“E della ragazza?” riprese la voce maschile “che ne facciamo?”

 

“Ci assicureremo che stia bene” disse di nuovo la fredda voce femminile “poi la lasceremo per la sua strada... abbiamo altro da fare”

 

Quindi, erano dalla sua parte, pensava Akane, stavano anche loro cercando di fermare la resurrezione di quel demone!

 

Akane si alzò, e vide i suoi salvatori attorno ad un fuoco poco lontana da lei: c'erano tre ragazze, una delle quali poco più che una ragazzina, che era addormentata poi, e un ragazzo.

 

Una delle ragazze era vestita proprio come una ninja.

 

“Grazie per avermi salvato” disse Akane, mentre notò che quelli ebbero un sussulto “io sono Akane, molto piacere di fare la vostra conoscenza” continuò inchinandosi

 

“Di niente, io sono Yaone, quel ragazzo si chiama Dokugaiji, la ragazza addormentata si chiama Lirin e la ragazza qui vicino si chiama...ehm...”

 

“Taki” rispose la ninja, che poi era la proprietaria di quella voce fredda “veniamo subito al punto” continuò “ hai sentito quello che dicevamo?”

 

“Sì” rispose Akane, sincera “e volevo dirvi di essere dalla vostra parte, mi hanno scelto da poco per aiutare a sventare la resurrezione di Gyumao”

 

“Scelto?” chiese Yaone “Ma non era stato non c'era il gruppo di Sanzo?”

 

“Beh, il Supremo mi aveva accennato al fatto che qualcuno prima di noi stesse tentando di impedire la resurrezione... probabilmente proprio questo Gruppo di Sanzo...”

 

“Il Supremo?” chiese Dokugaiji “e chi è?”

 

“Di preciso non lo so...” rispose Akane “ma è colui che ci ha mandato in questa dimensione, mettendoci al corrente della resurrezione di Gyumao, sul fatto che avesse subito una svolta, e sul fatto che la sua riuscita avrebbe portato alla distruzione di tutte le dimensioni...”

 

“Aspettaaspettaaspetta...” disse Taki, mettendosi una mano sulla fronte “ci stai dando troppe nuove informazioni insieme...

 

Allora, Primo, questo Supremo come fa a sapere di Gyumao e di una svolta nella sua resurrezione?E questa svolta c'è realm...” Taki si fermò un attimo “ Ma certo! I frammenti della Soul Edge! Da quando li hanno usati come materiali nelle arti demoniache, la resurrezione ha avuto una svolta! E quindi, il tuo Supremo, probabilmente un'entità molto potente del tuo mondo, si è preoccupato e ha mandato te e i tuoi compagni qui a fare qualcosa!”

 

Ci fu un secondo di silenzio.

 

“Ho sbagliato qualcosa?” chiese Taki.

 

“Per quanto mi riguarda, hai indovinato...” disse Akane, stupita.

 

“Sì...”disse Dokugaiji, pensandoci un po' su “tutto tornerebbe...”

 

“Piuttosto” disse Yaone “Akane, dove sono i compagni?”

 

“Li stavo seguendo” rispose Akane “per sbaglio ci siamo divisi e...”

 

“E sei svenuta, capisco” disse Dokugaiji, annuendo solennemente.

 

“No” sentenziò Taki “questa ragazza non è svenuta per il sole o per altro...deve essere due o più giorni che cammini senza mai fermarsi, vero?”

 

Akane rimase in silenzio, senza rispondere.

 

“Perché avevi così tanta fretta di raggiungere i tuoi compagni?” chiese Dokugaiji, curioso.

 

“Non essere indiscreto, Doku!” lo rispese Yaone “Akane deve avere le sue buone ragioni... un fidanzato magari...” finì sospirando.

 

“Voi donne e le vostre fantasticherei romantiche....” commentò Doku, scocciato.

Akane, però, era evidentemente arrossita.

 

“Vedi? È arrossita! Avevo ragione!” continuò Yaone.

 

“Adesso però sei tu, l'inopportuna Yaone” la riprese Doku.

 

“Piuttosto...”disse Akane per evitare ancora questo imbarazzante e inopportuno argomento “voi che relazione avete con Gyumao?”

 

 

“La mente del nostro signore, il principe Kogaiji, è sotto il controllo di Gyokumen Koshu, colei che è a capo del progetto della resurrezione di Gyumao... noi eravamo imprigionati, fino a quando grazie al trambusto provocato dalla fuga di Taki, siamo riusciti a fuggire anche noi...” spiegò Yaone.

 

“E, tu, invece, Taki?” chiese Akane

 

Taki sembrò rifletterci un attimo, forse scocciata dal dover raccontare alla prima che capitava quello che aveva passato, ma, infine parlò:

“Ero alla ricerca dei frammenti della Soul Edge, quando fui attaccata da quell'essere...Akuma, avete detto che si chiamava, giusto?”

 

I due sottoposti di Kogaiji annuirono.

 

“Mi catturò e mi imprigionò, fuggii con la mocciosa, poi incontrai questi due e, scappammo a rotta di collo su un drago trovato lì...”

 

“Ehi...”disse Dokugaiji “ non è carino da parte tua chiamarci questi due...”

 

***

Hakkai era seduto alla scrivania, con la luce di una Abat-jour appena a rischiararlo, ad analizzare una delle chiavi dei 9 dragoni, intento a ricordare come l'aveva avuta.

 

Il pomeriggio appena trascorso si era recato insieme a Sheska al museo principale, e sia la ragazza, che Hakkai, erano rimasti allibiti dalla condizioni del museo. Un vero schifo. Un custode all'entrata, e il resto tutto lasciato all'insegna dell'incuria più totale.

Ad Hakkai bastò fingersi uno studioso, per prendere in custodia la chiave.

 

Ora, la stava osservando e studiando attentamente, certo che quella chiave avesse in sé un modo per rintracciare le sue simili.

 

Erano le due passate, ma Hakkai la stava ancora studiando, quando venne distratto da un rumore che proveniva dal suo compagno di stanza, Inuyasha.

 

In quell'albergo, infatti c'erano soltanto stanze da due e quindi le stanze, per i maschi erano state decise a sorte, a scanso di ogni possibile litigio. Lui era finito con Inuyasha, Gojyo con Miroku e Sanzo con Goku.

 

Probabilmente doveva aver fatto un incubo, perché si era svegliato di soprassalto.

 

“Tutto bene?” gli chiese.

 

Inuyasha si guardò intorno, un attimo smarrito, poi rispose con un secco:

 

“Sì”

 

Ci furono attimi di teso silenzio, e Hakkai capì che il giovane stava per fargli un importatene confidenza.

 

“Quando mi addormento, sogno le mosse dei nostri avversari, sento parlare i nostri nemici, Gyokumen Koshu e altra gente”

 

Hakkai sgranò gli occhi: “E perché non l'hai detto prima?”

 

“Tzè! Chissà cosa avreste pensato voi! Poi fino ad ora non è successo niente di rilevante, ma forse l’ultimo sogno che ho fatto….”

 

“Fermi un attimo, signor Inuyasha, come fa ad essere certo di star sognando le mosse dei nostri nemici?”

 

“Prima di incontrarvi, avevo già fatto uno di questi sogni e poi li ho sentiti dire dell'attacco dei demoni che abbiamo ricevuto qualche giorno fa”

 

“La cosa è seria” disse Hakkai, tormentandosi il mento “da che parte vede il sogno?”

 

“?”

 

“Intendo, lo vede dall'alto, dagli occhi di Gyokumen...”

 

“Non ne ho idea...”rispose “ vedo solo una parete di metallo, poi sento le voci parlare...”

 

“Strano... e quest'ultima volta che ha sognato?”

 

“E smettila di darmi del lei! Comunque un certo Akuma avvertiva Gyokumen che alcune persone erano riuscite a fuggire, proprio come loro avevano previsto e che quelle persone erano proprio le persone che potevano risvegliare il principe Kogaiji...”

 

“Mmm...”continuò Hakkai “questo significa che Kogaiji non era in sé quando ha attaccato la signorina Sango, l’altro giorno... poi probabilmente le persone che sono fuggite sono i suoi compagni, la signorina Yaone, Lirin e Dokugaiji... ma non riesco a spiegarmi...perché vogliono che il principe Kogaiji si risvegli?

 

N.D.

Allora… Morrigan è una succube appartenente alla saga di picchiaduro Darkstalkers della Capcom.

Per darvi un idea di come è, se non l’avete mai vista eccola:

http://www.fightersgeneration.com/np2/char1/morrigan-nxc-big.jpg

 

 

Poi… Taki. Appare nella saga di Soul Calibur, è una Ninja spietata: questo è il suo aspetto, nel caso non la conosciate... Link:

http://img.photobucket.com/albums/v117/ANBUItachi/400px-SC3TakiConcept1.jpg

 

Sì, sono tutte e due... come dire... avete capito insomma, e se non avete capito vi auguro di continuare a vivere nel vostro mondo fatato di innocenza...

...Sì, un po' maniaco lo sono, lo ammetto. PS Dannata formattazione sfasata, ma prima o poi l'aggiusto...

  
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