Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Padme Undomiel    30/03/2012    2 recensioni
"Per un guerriero che lotta per qualcosa, le cicatrici non sono che un’orgogliosa affermazione della battaglia cui ha consacrato la sua vita.”
[...]
“Stavo solo pensando che quelle cicatrici proprio non ti donano, Kurogane.”
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scars
Scars





E’ sera e c’è quiete, nella placida atmosfera del caffè Cat’s Eye senza più clienti.

Le domande preoccupate di Sakura, le risposte rassicuranti di Syaoran e le esclamazioni vivaci di Mokona, dall’altra stanza, sono il tranquillo sottofondo alla cena silenziosa del ninja, di fronte al bancone.
Fay ha gli occhi rivolti verso quella stanza, e si rigira distrattamente tra le mani un piatto pulito.
“Sakura-chan ha resistito finora per non farci capire che era in pensiero”, commenta.
Kurogane solleva appena lo sguardo, impegnato com’è a mangiare rapidamente. “Mh?”
“Parlo dell’allenamento di Syaoran-kun.”
Ripone il piatto al suo posto, appoggiando pigramente il mento sulle mani. “Ehi, Kuro-rin, non sarai un po’ troppo duro come maestro?”
Come previsto, stuzzicarlo è fin troppo facile.
Sbuffa, seccato. “Che sciocchezze”, ribatte, e Fay allarga il sorriso. “Che ha da preoccuparsi, la principessa?”
“La nostra Sakura-chan è molto sensibile, e voi cuccioli vi trattenete fuori fino a tardi per allenarvi … Senza contare l’aspetto provato di Syaoran-kun appena mette piede qui dentro. Non dovresti essere così spietato con lui, sapendo quanto per lei sia importante …”
Kurogane sembra seriamente irritato, quando sbatte con forza la ciotola sul bancone. “Mi ha chiesto di allenarlo, e io lo alleno! Proprio tu, che passi le giornate a oziare in uno stupido caffè per cacciatori di Oni, vieni a fare la predica a me? Sai almeno cosa sia un allenamento?”
“Come sei suscettibile, Kuro-run! E io che pensavo che una buona cena ti avrebbe fatto bene all’umore!”
Ride, prendendo la ciotola e voltandosi per lavarla.
Poi un secco sospiro alle sue spalle.
“Il ragazzo sa quello che fa, e sta dando il massimo per migliorare le sue capacità. Non serve star lì a preoccuparsi troppo.”
La voce di Sakura che domanda a Syaoran se senta male da qualche altra parte risuona, per un istante, in lontananza. Fay sorride piano, non smettendo la sua occupazione.  “Per chi osserva senza poter far nulla non è facile impedirsi di preoccuparsi”, replica.
“Se lui non fosse preoccupato per lei, non avrebbe tutta questa smania di superare i suoi limiti.”
Si volta, osservandolo con aria serena. “Non è per Syaoran-kun che sono in pensiero, so che lui sta bene così. Ma se dovesse riportare delle ferite? Sakura-chan soffrirebbe nel vederle, se sa che il motivo principale per cui le ha riportate riguarda lei, e la ricerca delle piume.”
Per un lungo istante Kurogane tace, e Fay lo osserva con vivo interesse.
Infine il ninja lo guarda, fermo, senza un minimo di esitazione. “In quel caso, ogni cicatrice mostrerebbe la sua forza di volontà, e la strada che ha scelto per sé. Per un guerriero che lotta per qualcosa, le cicatrici non sono che un’orgogliosa affermazione della battaglia cui ha consacrato la sua vita.” Volta per un attimo il capo, anche lui in ascolto delle tenere voci della stanza accanto. “Per chi osserva, è bene ricordarsi che stare a piangersi addosso è stupido. Bisogna prendere atto delle cicatrici, e comportarsi di conseguenza.”
Fay sgrana gli occhi, per poi battere le mani, pieno di entusiasmo. “Sei davvero saggio, Kuro-pii! Sono proprio fiero di te!”
“Smettila di fare tanto baccano inutile”, grugnisce l’altro, infastidito.
“Anche tu hai cicatrici di cui sei orgoglioso, allora? Scommetto che ti donerebbero un sacco, visto che sei un Cagnone attaccabrighe che si offende se non combatte!”
“E soprattutto, piantala con questa storia del Cagnone! Non ne posso più!”
“Eh? Ma perché, ti calza a pennello!  Basta guardarti adesso, sembri proprio un cucciolo inferocito!”
Kurogane scatta in piedi, brandendo la sua katana. “Te lo do io, il cucciolo inferocito, maledetto!”
“Waaah, Kuro-sama si è arrabbiato!”
Fay ride e scappa più veloce che può, inseguito a ruota da quella furia omicida in nero.
Sa che non la scamperà facilmente, questa volta.


E’ sera e c’è un silenzio stagnante, quasi marcio, in quell’appartamento spoglio e freddo popolato da attori troppo stanchi per poter recitare la loro parte. Ed è solo il crepitio della lampadina agonizzante, che lampeggia in continuazione nel tentativo disperato di non spegnersi, a creare un labile contatto con la realtà presente.
Nulla, nulla da fare per fuggire da quel silenzio. Sakura conversa a bassa voce con una Mokona preoccupata, rassicurandola come meglio può senza incontrare lo sguardo dell’altro Syaoran –lo Syaoran che non è quello giusto per lei; e non ha bisogno di lui.
Syaoran la osserva triste sullo stipite della porta della camera accanto, incapace di rivelarle quanto sia spiacente di causarle solo dolore; e non ha bisogno di lui, non ne ha mai avuto.
L’inattività lo avvolge e lo incatena, ed è lei –più che il brillare incostante della luce- a mostrargli che non aveva capito abbastanza del ninja, che siede e beve sakè come se si trattasse di un rito tutto suo.
Sembrano la trama di una ragnatela, quei pallidi segni che porta ai polsi.
Il suo unico occhio si sperde, smarrito, a seguirne l’intreccio.
Così tante cicatrici, secche, irregolari, causate da incisioni profonde da lama, moltiplicatesi giorno dopo giorno, senza sosta, e lui non se n’è mai accorto.
Quando combatte, i polsini neri le celano al suo sguardo.
Quando il rosso del sangue scende a fiotti lungo le sue braccia, il loro candore spettrale viene soffocato, così che lui non possa sentirne le urla quando si china e si macchia le labbra con quel nutrimento spietato.
Ma ora le sente, quelle urla silenziose. E la paura lo divora.
Perché l’inattività ricorda, e gli recita a memoria quelle parole passate, come una nenia.
Desidera sfidarlo, come lui lo sfida. Desidera sfruttare la sua nuova agilità, sfoderare quegli artigli terrificanti che il suo nuovo essere gli ha dato in dono, lasciare che il colore dorato del suo occhio faccia paura, minacciarlo fino a far sì che lo lasci stare: desidera far cessare quel martirio insensato.
Ma Kurogane non avrebbe paura, non si piegherebbe. Non servirebbe a niente.
E lui non riuscirebbe neppure a provarci, comunque, debole e sciocco com’è.
Può solo tapparsi le orecchie, e rifiutarsi di ascoltare.
Il suo viso si piega in una smorfia; abbassa lo sguardo, incapace di osservare oltre.
In quel momento, il bicchiere di sakè viene posato seccamente sul tavolo.
“Hai sete?”
 Sorride piano, ironico. E’ sempre così difficile nascondergli qualcosa.
Solleva il capo.
Kurogane è voltato a mezzo busto verso di lui, teso, immobile, ma qualcosa della sua immobilità tende verso la katana che è posata sulla sedia accanto a lui.
Così pronto ad aggiungere un’altra cicatrice ai suoi polsi.
E i suoi occhi sono come il suo sangue: non li desidera, ma non può fare a meno di accettarli. E sentirne gli effetti dentro di sé brucia, da morire.

“In quel caso, ogni cicatrice mostrerebbe la sua forza di volontà, e la strada che ha scelto per sé. Per un guerriero che lotta per qualcosa, le cicatrici non sono che un’orgogliosa affermazione della battaglia cui ha consacrato la sua vita.”

Stupido.
Si alza dal divano cigolante sul quale era seduto.
Il suo sorriso si amplia. “No”, risponde prontamente, la gola dolente per l’arsura.

“Per chi osserva, è bene ricordarsi che stare a piangersi addosso è stupido. Bisogna prendere atto delle cicatrici, e comportarsi di conseguenza.”

Sa quello che ci si aspetta che lui faccia.
Ma si rifiuta di farlo. Non può.
“Stavo solo pensando che quelle cicatrici proprio non ti donano, Kurogane.”
Fay scivola via, silenzioso e rapido, e scappa più veloce che può, da Kurogane, dalla sete, da se stesso, da quelle voci passate.
Non è inseguito da nessuno, questa volta.
La luce tremola, e si spegne.




Che orgoglio può esserci nel mantenere in vita uno come me?










Ho cercato più volte, nel manga non si fa mai riferimento a possibili cicatrici di Kurogane. Mi sono presa la licenza di inserire questo particolare nella storia -anche perché si tratta pur sempre di una katana, usata ripetutamente sullo stesso punto... qualche segno dovrà pur lasciarlo, credo io.
Lasciatemi anche passare il fatto che Kurogane abbia concesso a Fay di fare l'incosciente almeno per stavolta... la tentazione di risparmiargli della sofferenza è stata troppo forte :/

Padme Undomiel

   
 
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