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Autore: Papillon_    01/04/2012    2 recensioni
Parlare era quasi più difficile che sopravvivere alle fauci dei Lycan. Ogni parola era un dolore sempre più profondo, perché colpiva lui, oltre che me.
-Non posso, Micheal...
All'improvviso, due labbra calde avvolsero le mie in un bacio breve ma intenso. Ebbi il tempo di chiudere gli occhi e di sentire i nostri respiri combaciare, e poi più nulla: solo quel silenzio dolcissimo che viene colmato dal rumore di labbra che si cercano, un rumore che cominciava a piacermi, e di cui ormai non potevo fare a meno. (…)
-Cosa succederà, adesso, Micheal?
Quelle due parole erano state appena sussurrate. Micheal era certo di non averle capite bene, e aveva tutte le ragioni del mondo.
Un viaggio nella mente di Selene, che scoprirà sé stessa e l'amore, finalmente.
Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Even More

di ZeR0_NeL_cUoRe

 

Everyone says you only fall in love once,

but that's not true,

because everytime I see you,

I fall in love all over again.

 

Quel pomeriggio mi svegliai agitata dagli incubi, ancora vividi sulla mia pelle e nei miei occhi come ferite sanguinanti. Il cuore batteva nel petto con un ritmo che mi costrinse a piegarmi; insomma, non era solito per me rimanere senza fiato, ma in quel momento stava succedendo e non mi sarei per nulla al mondo fatta trovare impreparata.
Ancora una volta avevo sognato riguardo la mia infanzia, e ancora una volta ero rimasta senza risposte, vuota, come scavata dentro; sapevo per certo che prima o poi sarei dovuta uscire da quel tunnel, ma finché rimanevo fragile, e soprattutto ignorante su ciò che mi attendeva, c'era ben poco da fare.
Non avevo mai avuto più paura in tutta la mia vita, e la mia vita era stata piuttosto lunga oltre che decisamente monotona e difficile.
Ma quel pomeriggio, sì, quel pomeriggio, in realtà nascondeva in sé qualcosa che non avevo mai provato e che, finalmente, dopo oltre un secolo, avevo trovato inaspettatamente.
Quando realizzai dove mi trovai, fu quasi strano per me sentirmi senza la mia fedele tuta aderentissima, che ormai portavo da quando ero diventata un Agente di Morte. Una veste nella quale mi rispecchiavo e in cui potevo essere me stessa.
Che, poi, il mattino prima era stata elegantemente sfilata da...
Un colpo. E poi un altro ancora.
Al mio fianco lui non c'era più. Certo, non mi sarei aspettata un nostro risveglio insieme: se fosse successo, di sicuro la nostra sarebbe stata una storia d'amore ma di per certo non lo era. Era una storia di guerra e di morte.
E perché, allora, fremetti quando capii che era lui a provocare quei rumori?
Forse mi aveva stupito il fatto che non mi avesse abbandonata. L'unica cosa che riuscivano a fare bene le persone con me era abbandonarmi, o tradirmi: ecco, forse mi aspettavo un comportamento simile anche da lui, da quell'umano così tremendamente
Tremendamente...cosa?
Oh, Micheal.
Mi alzai cercando di fare poco rumore e mi avvicinai alla porta che collegava al resto dell'officina. Era incredibile come in meno di qualche ora quel posto fosse cambiato: accidentalmente avevo distrutto tutte le macchine, e Micheal aveva imbrattato le pareti di vernice nera per impedire alla luce di farmi del male.
Tutto aveva un aspetto cupo, e stava arrivando la notte; il momento quindi di andarsene per tutti e due.
 
Per tutta la vita avevo avuto uno scopo: distruggere i Lycan. Ero Selene, l'Agente di morte per eccellenza, futura regina del mio casato.
Quale onore.
Eppure la vita mi aveva riservato parecchie sorprese, e molte di queste erano state come schegge indelebili, che mi avevano cambiata per sempre. Il tradimento di mio padre, la rabbia di Kraven e la sua terribile infatuazione. Micheal.
Micheal veniva sempre per ultimo ma non era di certo il meno importante. Benché continuassi a negarlo, io, la vampira dagli occhi impenetrabili, ero cambiata radicalmente da quella notte nella stazione ovest a Budapest, quando avevo incontrato lo sguardo di quell'umano così simile agli altri ma al contempo così diverso.
Era come se già dal nostro primo incontro ci fosse stato un fiume di parole sufficiente a colmare tutta la nostra vita. Parole che nei momenti di silenzio volevano dire sono qui, Selene, non ti lascio, sono qui.
Quelle parole, seppur sussurrate, bastavano a farmi credere che nella vita non tutto finisce col dolore, ma a volte c'è spazio anche per tante altre cose che fanno quasi male da tanto che fanno bene.
E quel pomeriggio mi ritrovai quasi ad essere imbarazzata, di fronte a tanta purezza: perché in fondo Micheal era puro ma era stato mio. Si era sporcato l'anima stando con me, e forse lo sapeva bene, e a me quella cosa faceva ribaltare lo stomaco.
Quando lo vidi, non potei fare a meno di sorridere. Era da tanto tempo che non lo facevo, e mi parve quasi innaturale, all'inizio. Alzare gli angoli della bocca, provocare una specie di risolino: fu una sensazione bellissima, accompagnata, tra le altre cose, da un tonfo al cuore inspiegabile.
La verità era che non potevo nemmeno pensare che tra me e lui potesse funzionare. E invece lo avevo amato e mi ero fatta amare, col risultato che ora, mentre lo fissavo con la più dolce delle espressioni, mi sentivo mancare.
Eppure desideravo che mi guardasse, che magari mi raggiungesse, e che mi facesse sua come aveva fatto poco prima. Ero un desiderio quasi spasmodico che lottava contro la mia parte razionale, che invece mi urlava di lasciarlo andare, per evitare di creare ulteriori complicazioni a lui e a me stessa.
Sarebbe stato semplice dirgli che era meglio per tutti e due dimenticare ciò che c'era stato. Ma non potevo e non volevo farlo, era più forte di me.
Tornai sui miei passi, sperando che Micheal non si fosse accorto del mio comportamento stupido e inspiegabile.
-Siamo pronti per partire.
Nel momento in cui sentii la sua voce mi voltai di scatto, per immergermi nel colore caldo dei suoi occhi. Gli stessi occhi che avevo incontrato la prima volta alla stazione, gli stessi occhi che mi avevano implorata mesi prima di salvarlo, e gli stessi che avevo visto immergersi nei miei, ore prima, mentre cercava le mie mani e entrava in me...
Mi piegai e misi una mano sugli occhi. Non poteva vedermi in quello stato, Dio.
-Selene?
Avrei voluto urlargli di stare zitto, ma non ne avevo la forza. La sua voce era in assoluto la più bella che avessi mai sentito e il fatto che appartenesse a lui non mi aiutava, per niente.
Sentivo che si era avvicinato, ma non osava toccarmi. Sapevo – non per esperienza, ma perché avevo letto alcuni libri – che probabilmente era preoccupato di avermi fatto del male, o di non essere stato abbastanza...bravo
Ero fragile come il vetro. Mi sentivo come una bambina nel suo primo giorno di scuola, e quella situazione frustrante di novità mi spaventava. Di solito ero abituata ad avere tutte le risposte. Ma sull'amore, no, non avevo nulla, non lo avevo mai avuto. Di fronte al potenziale di quel sentimento ero nuda, in tutti i sensi.
Quando trovai il coraggio di alzare il viso, Micheal non se ne era ancora andato. Stava fermo lì, a pochi centimetri da me, e mi osservava preoccupato in silenzio. E fu allora che la senti cadere sulla coperta, una lacrima vera e propria. Stavo piangendo.
-Selene...dimmi cosa c'è. Ti ho fatto del male?
-No. - Sperai che il mio tono neutro lo rassicurasse. Il fatto che si preoccupasse di avermi fatto del male mi spaccava il cuore a metà, Dio.
-Ho sbagliato...?
-No!
-Perchè piangi, allora?
E non era facile da spiegare. Se fossi stata un'umana avrei potuto inventarmi la palla più grande del pianeta, e lui ci avrebbe creduto.
Mi sono fatta male. Sono inciampata. Ma ero un'immortale, quindi le scuse avevano un limite ben delimitato. I vampiri non piangono mai, per niente.
-Micheal, io... io.
Parlare era quasi più difficile che sopravvivere alle fauci dei Lycan. Ogni parola era un dolore sempre più profondo, perché colpiva lui, oltre che me.
-Non posso, Micheal...
All'improvviso, due labbra calde avvolsero le mie in un bacio breve ma intenso. Ebbi il tempo di chiudere gli occhi e di sentire i nostri respiri combaciare, e poi più nulla: solo quel silenzio dolcissimo che viene colmato dal rumore di labbra che si cercano, un rumore che cominciava a piacermi, e di cui ormai non potevo fare a meno.
Appoggiò la fronte alla mia e attese, gli occhi chiusi. E mi ritrovai a fissare le sue bellissime labbra, così sottili ma così perfette, che desideravo più del sangue.
-Cosa succederà, adesso, Micheal?
Lui aprì gli occhi e mi fissò ardentemente. Sembrava non capire.
-Prima – continuai – piangevo perché avevo paura. Di perderti, Micheal. Ora...ora sono troppo dentro a questa cosa per poter pensare di andarmene, ma non so perché ho pensato di farlo; forse perché credevo di renderti la vita più semplice.
-Non voglio che te ne vai – mi disse praticamente sulle labbra. - Voglio che rimani qui.
Ed eccola di nuovo, quella sensazione di vuoto e di pieno allo stesso tempo che strazia il petto e la mente. Arrivò come un sberla e mi colpì in pieno volto, ma per la prima volta nella mia vita non mi fece provare dolore, ma sembrava chiedermi con tutta la forza vivi, vivi perché ora hai motivo di farlo.
Così, timida come non lo ero mai stata, gli accarezzai la guancia e lo baciai piano piano. Fu un bacio a fior di labbra, ma non gliene davo troppa importanza. Stavo già pensando alle parole che cercavano violentemente di uscire dalla mia bocca.
Erano proprio lì, semplici e chiare, ma né uscivano né le potevo ingoiare.
Eppure ero sempre stata una donna che non aveva paura di nulla, o no? Cosa mi sarebbe potuto succedere di così terribile se avessi parlato?
La verità era che quell'uomo mi aveva salvato la vita, mi aveva raccolta, stretta a sè e mi aveva insegnato come vivere e come amare. Cose che non avevo mai preso in considerazione, prima di lui.
-Ti amo – mormorai.
Non avevo mai detto delle parole simili a nessuno. Ma stranamente, quel pomeriggio, in quel capannone mezzo distrutto, nuda e fragile come non mai, mi sembrava il gesto più semplice del mondo.
-...credo di non aver capito bene, Selene. - Rispose lui, strabuzzando gli occhi. E di nuovo respirai, mi ripersi nei suoi occhi profondi e bellissimi.
-Ti amo, Micheal.
E stavolta l'avevo detto chiaramente. Quelle parole arrivarono a scaldarmi il cuore, quella fredda parte di me che per tanto tempo avevo ignorato, facendomi sentire donna e vampiro allo stesso tempo, per la prima volta. Sapevo amare, sapevo amare davvero: e non mi importava se il mio amore per Micheal era proibito; lui c'era, e forse c'era sempre stato. Mi era bastato solo incontrarlo.
Questa volta, quando mi baciò, mi travolse in modo inaspettato. Con la mano raccolse i miei capelli dietro la nuca, con l'altra strinse la stoffa che mi circondava i fianchi. Avevo voglio di piangere, ma anche di ridere, e cominciai a credere di essere diventata matta.
-Anche io, Selene. Anche io. - giurò guardandomi negli occhi.
Uno lavora tutta la vita per essere un predatore feroce, ma poi, arriva un momento in cui non se ne fa di nulla di tutto quello che ha imparato.
Di fronte a Micheal non ero più me stessa, ma in realtà non ero mai stata più vera di così.
-Puoi abbracciarmi? - mi ritrovai a chiedergli.
E per fortuna le sue braccia arrivarono in tempo per contenere il mio pianto. Nascosi il mio viso nella sua spalla e piansi, non di dolore ma di gioia, perché probabilmente la vera Selene era quella e non colei che si era ostinata a rimanere impenetrabile e seria per tutta la sua esistenza.
-Non te ne andare, Micheal, ti prego.
-Sono qui, Selene. Sono tuo. Dove vuoi che vada?
Quasi lo stringevo spasmodicamente. Era mio. Non sarebbe andato da nessuna parte.
Respira, Selene, lo hai sentito, rimarrà con te, non t'abbandonerà.
 
Mi rivestii un bel po' di tempo dopo. Micheal mi aveva cullata fin quando non si era accertato che la mia respirazione fosse tornata regolare, e, sinceramente, quando ero vicino a lui stavo troppo bene per cercare di andarmene. Ma la missione chiamava e io dovevo rispondere, come avevo promesso a me stessa tempo prima.
Prima di salire in macchina, Micheal venne davanti a me. Occhi negli occhi, di nuovo.
-Sei pronta?
-Ora sì.
Mi baciò la fronte, e io chiusi gli occhi. Sapevo che quella sensazione l'avrei portata con me per sempre: pace e trionfo. Rividi i momenti che avevamo passato insieme, li feci miei e loro si presero gioco del mio sangue facendolo ribollire. E poi un brivido lungo la schiena, e di nuovo aprii gli occhi. Ero davvero pronta ad affrontare qualsiasi cosa, con Micheal al mio fianco.
-Ti amo, Selene.
Furono le parole più belle del mondo, pronunciate da lui.
-Per sempre.
Per sempre...e anche di più, se deve essere con te.
.
.
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Note più lunghe della fic :)
E' il primo lavoro che pubblico su Underworld, anzi: se devo essere sincera è il primo scritto che si discosta dal mondo sul quale sono abituata a scrivere, che è quello dei manga. Vi lascio immaginare che questo, per me, è un passetto importante, per cui mi piacerebbe che mi lasciaste qualche parolina per farmi capire cosa ne pensate. Mi aiutano tantissimo sia come persona, sia come autrice!
Ringrazio già in anticipo chi ha avuto voglia di arrivare fin qui.
Un bacione e a presto, spero. Il mondo di Underworld mi piace talmente tanto che non escludo di potermi cimentare in altri lavori, un giorno. Intanto, prendete “Even more” come uno sfizio personale <3
Vostra
Je
   
 
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