Serie TV > Dawson's Creek
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Autore: _Marta Gasparon_    02/04/2012    3 recensioni
Un tuffo in un futuro immaginario.. Pacey e Joey, ormai adulti e felicemente sposati, tornano a Capeside dopo una lunga assenza, per la prima volta insieme alla loro bambina. Immancabile l'incontro con l'amico di sempre Dawson, col quale ripenseranno, con un pizzico di nostalgia, alla loro giovinezza, senza però trascurare il loro presente ricco di novità.
Ma ad attenderli ci sarà anche una sorpresa alquanto inaspettata...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dawson Leery, Joey Potter, Nuovo personaggio, Pacey Witter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Jennifer, tesoro, non ti allontanare troppo! -
- Sì, mamma! Vado a raggiungere papà! -
Joey
scese dalla macchina, respirando l'aria fresca primaverile. Era una splendida giornata di un sabato di maggio. Pacey e Joey, un paio di mesi prima, avevano programmato di trascorrere un week end nella loro vecchia cittadina di Capeside che li aveva fatti conoscere e innamorare durante la loro felice e complicata adolescenza.
Jennifer aveva ormai compiuto sette anni e, sentendo spesso parlare i genitori di quel luogo a lei del tutto sconosciuto, aveva espresso la curiosità di visitarlo almeno una volta. Era stata avvertita che Capeside nulla aveva a che fare con la gigantesca New York nella quale era nata ma, nonostante ciò, la piccola li aveva spinti a preparare i bagagli. Non che Pacey e Joey non volessero tornarci, anzi, solo che erano entrambi piuttosto affaccendati nei loro rispettivi lavori che occupavano gran parte della giornata, non consentendogli dunque di permettersi viaggi improvvisi o vacanze troppo lontane dalla città.
Nonostante il grande impegno che entrambi mettevano in ciò che facevano, limitando di conseguenza un po' la loro unità familiare, la coppia si amava ogni giorno di più. Da quando Joey aveva fatto la sua scelta, chiedendo a Pacey di seguirla per sempre a New York, la passione tra i due era aumentata sempre di più e, anche dopo il matrimonio, e dopo la nascita della loro primogenita, si erano guardati negli occhi con quell'intensità che non li aveva mai abbandonati, sin dal giorno in cui Pacey aveva trovato il coraggio di confessare all'amata la sua attrazione per lei, accettando tutte le conseguenze che sarebbero derivate da essa.
Joey era diventata una scrittrice di successo: la sua trilogia di romanzi d'amore per adolescenti alla ricerca di risposte alle loro mille domande, era stata molto apprezzata dai suoi giovani lettori tanto che, dopo il boom di vendite del primo libro della serie, l'autrice si era convinta a continuare la sua storia. Solo chi la conosceva bene poteva sapere che in fondo quel racconto non era altro che la tenera descrizione degli anni che erano volati via in un soffio, lasciando tanti indimenticabili ricordi che avevano fatto di Joey la persona che era diventata, con i suoi pregi e i suoi difetti, di certo ricca di innumerevoli esperienze che avrebbe sempre conservato nel suo cuore.
Pacey aveva aperto una catena di ristoranti in tutto il mondo: era felice perché era stato in grado di realizzare un sogno, rendendo oltretutto per la prima volta fiero di lui quel padre che l'aveva sin dalla nascita ritenuto un fallito, marchio di cui Pacey, in fondo, non era mai riuscito a liberarsi. Ma era felice anche perché la donna della sua vita era finalmente al suo fianco ed era certo che sarebbe stato così per sempre, proprio come avevano promesso all'altare, nel giorno del loro matrimonio. Ogni mattina, quando si svegliava con lei accanto, ringraziava Dio per quel dono immenso che gli aveva fatto. Rimaneva immobile qualche istante ad osservarla mentre dormiva, sentendo il suo cuore battere come se fosse ancora un sedicenne: non se ne vergognava. Restava così, con lo sguardo fisso sul quel meraviglioso viso che aveva preso delicatamente tra le mani milioni di volte, oppure fisso su quel corpo snello e seducente che amava accarezzare dolcemente prima che lui e Joey si addormentassero, finché lei non si svegliava, come sentendosi osservata da quel compagno fedele che sapeva l'avrebbe sempre protetta anche a costo della sua stessa vita. Allora Joey, sorridendo, serena come non lo era mai stata finché Pacey non era andato a vivere con lei, si avvicinava alle sue labbra e lo baciava, sussurrandogli quanto lo amasse.

- Pare che la casa sia vuota,- disse Pacey dopo aver bussato ripetute volte alla porta del loro vecchio amico Dawson Leery.
Joey prese dall'auto la giacca della figlia insieme al suo zainetto e si avvicinò al compagno, storcendo il naso: Dawson le aveva infatti promesso che sarebbe tornato a Capeside la sera del giorno prima apposta per rivederli, prendendosi eccezionalmente una pausa dal set del nuovo film che stava girando. Alzò istintivamente gli occhi verso la finestra della sua camera notando, con un po' di nostalgia, la ormai usurata scaletta che l'aveva fatta salire innumerevoli volte in passato. Quanti ricordi...
- Non ti fa strano esser di nuovo qui? - Pacey si voltò verso Joey con aria confusa, vedendosi passare davanti vecchie immagini di quand'erano ancora ragazzi, inesperti, affamati di nuove esperienze di vita e un po' spaventati da quel futuro misterioso che li stava attendendo dietro l'angolo.
Ecco Pacey e Dawson in giardino mentre spettegolano sull'arrivo dell'affascinante newyorchese Jen Lindley, ecco Pacey convincere Dawson a dichiarare il suo amore per l'amica di sempre Joey, ecco Pacey e Joey rivelare a Dawson di essersi inaspettatamente innamorati l'uno dell'altra...
- Pace, tutto bene? - Joey intuì che la mente del compagno stesse vagando all'indietro, cosa inevitabile dopo tanti anni trascorsi fuori dalla propria cittadina natia.
- Sì... Solo che fa uno strano effetto ritrovarci davanti a questa porta, non credi? Se pensi che tutto girava intorno a questa casa e a Dawson, in fondo -.
Joey gli sorrise dolcemente prendendolo per mano, sussurrandogli che nulla sarebbe stato possibile se quel centro, come diceva lui, non ci fosse stato.
- Pace, il destino ha voluto tutto questo e io non posso non ringraziarlo tutti i giorni sapendoti accanto a me. Se Capeside non ci fosse stata, se Dawson non ci fosse stato, se i nostri amici non fossero esistiti, - fece una breve pausa – se tu, amore, fossi mancato... Forse sarei ancora qui a sperare in un tuo arrivo-.
Gli occhi di Pacey divennero improvvisamente lucidi. La strinse a sé e la baciò sulla fronte: - Ti amo, - due semplici parole, ma alle quali due innamorati come loro non potevano certo restare indifferenti nonostante le avessero pronunciate centinaia di volte.
Fu il rombo di una macchina ad interrompere quella magica ed indescrivibile atmosfera che si era creata e che forse solo Capeside era in grado di regalare. Una decapottabile nera parcheggiò a pochi metri di distanza dall'abitazione. Spento il motore, si aprì lo sportello e ne uscì un uomo alto sulla quarantina che teneva in una mano un mazzo di fiori colorati e nell'altra le chiavi dell'auto e una valigetta da lavoro: era Dawson.
Appena vide i due amici lì, in piedi, davanti alla porta di casa sua, fece un grande sorriso e iniziò ad accelerare il passo, non vedendo l'ora di riabbracciarli dopo un lungo periodo di lontananza. Quanti? Due, tre o forse quattro anni? Non ricordava di preciso, ma che importava, finalmente il trio si era riunito ed egli era talmente emozionato che stentava a trattenere la gioia.
- Dawson! - gridarono in coro Pacey e Joey.
- Ragazzi! Quant'è bello vedervi! Come state? - Dawson era visibilmente commosso dalla situazione, come d'altronde i suoi due compagni di tanti meravigliosi momenti condivisi che non faceva altro che raccontare alla figlia Helena per farla addormentare la notte, al posto delle solite favolette per bambini. Era incredibile come la piccola, a soli cinque anni, avesse capito che quello che il padre le narrava non era finzione, tanto che spesso, al termine di quei racconti che la affascinavano moltissimo, domandava se un giorno Pacey e Joey li avrebbe potuti incontrare per davvero. Dawson rispondeva che lo sperava fortemente, anche perché gli mancavano tantissimo.
Da quando lui e Joey avevano definito il loro rapporto – uniti per la vita da un qualcosa che racchiudeva insieme amore, amicizia e fratellanza – Dawson si era immerso nel cinema, non trovando il tempo, e forse nemmeno la voglia, di intraprendere un rapporto sentimentale con una donna. Ma più se ne convinceva, più veniva affascinato da quell'attrice emergente che aveva ingaggiato, sotto consiglio di molti suoi collaboratori, per rivestire i panni dell'esplosiva Andie, sorella di Jack, nonché ex ragazza di Pacey, nel suo seguitissimo “The Creek”.
Più giovane di lui di cinque anni, Miley era molto fine ed aggraziata. Aveva una chioma di capelli biondi e fluenti che amava sempre raccogliere in eleganti acconciature quando lei e Dawson venivano invitati a qualche festa importante di registi, attori o personaggi dello spettacolo loro amici. I giornali prevedevano per lei un successo straordinario grazie alle doti recitative che aveva dimostrato a tutti di avere nella serie televisiva del compagno che il pubblico, sempre più numeroso, guardava tutte le sere, prima dell'ora di cena. Avevano avuto una splendida bambina che si diceva somigliasse più alla madre, forse per via di quegli occhioni color nocciola uguali ai suoi o forse per via di quei lunghi capelli dorati che Helena si divertiva a pettinare con fermagli colorati o con fiocchi vistosi. Helena e Miley erano la gioia di Dawson, insieme al suo lavoro, naturalmente.
Oltre alle riprese di “The Creek”, ormai giunto alla quarta serie, che sarebbero ricominciate nell'inverno a venire, Dawson stava lavorando ad un nuovo progetto, un film drammatico ambientato in alcune città della Spagna. Moglie e figlia lo andavano a trovare appena gli impegni lavorativi e scolastici rispettivi glielo consentivano e Dawson aspettava quel momento con grande attesa perché “le sue donne”, come egli amava definirle ironicamente, erano la sua carica quotidiana e averle distanti gli faceva sentire un vuoto nel cuore.
- E tu devi essere la piccola Jen, - Dawson accarezzò la testa della bambina, sentendo un brivido correre lungo la schiena nel pronunciare quel nome. Era cresciuta moltissimo dall'ultima volta e si era fatta particolarmente carina, tanto somigliante al padre per via di quegli occhioni blu, svegli e curiosi proprio come i suoi, e tanto somigliante alla madre nel taglio del viso e nel sorriso che la caratterizzava. Lei, di tutta risposta, annuì energicamente, non ricordando quanto tempo prima si fossero già incontrati e si avvicinò a Pacey prendendolo per mano, cercando di trascinarlo verso una vecchia casa in rovina poco distante da quella di Dawson. I tre amici si guardarono in silenzio, come se le parole tutto d'un tratto fossero mancate e come se quel momento gioioso che li aveva ricongiunti si fosse interrotto bruscamente.
- Chi vive lì? - la bambina indicò col ditino l'abitazione, incuriosita dal fatto che avesse l'aspetto di una catapecchia, proprio come quelle in cui si rintanavano le streghe dei racconti che Joey scriveva apposta per lei. Il tetto stava cedendo, l'intonaco della facciata si era oramai sgretolato e le finestre erano chiuse da dei pannelli in legno fissati con dei chiodi. L'erba intorno era piuttosto alta e incolta e si notava un dondolo arrugginito che si muoveva piano al soffiare del vento. Un tempo, che sembrava davvero distante un secolo, lì ci avevano abitato Jennifer Lindley, dalla quale la piccola Witter aveva ereditato il nome, e sua nonna Evelyn. Dawson sospirò, ricordando quanto avesse voluto bene a quella ragazza, magicamente apparsa dopo esser scesa da un taxi proveniente da New York City e scomparsa poi tragicamente all'improvviso: se ne era invaghito all'istante, convinto però che le possibilità di riuscire a conquistarla sarebbero state minime (si sarebbe ricreduto solo col senno di poi).
- Una vecchia amica stava in quella casa... Ma ora non più, - disse Dawson.
Il fatto che quel posto fosse disabitato, lo rendeva agli occhi della piccola Jen ancora più intrigante, tanto che pregò il padre di andare a fare un sopralluogo con lei.
Joey intervenne:- Perché non ci vai da sola? Noi ti aspettiamo qui senza perderti di vista, così intanto possiamo parlare di “cose da grandi”, va bene, tesoro? - non se lo fece ripetere due volte: un'avventura in piena regola, proprio come le eroine delle sue storie preferite! Dopo alcune raccomandazioni da parte di Pacey, sempre apprensivo ed estremamente protettivo nei confronti della figlia, Jennifer iniziò a correre saltellando contenta, più che certa che avrebbe fatto grandi scoperte che avrebbe poi comunicato ai suoi, sottolineando con quale estremo coraggio si fosse inoltrata in quel luogo misterioso.
Joey tranquillizzò Pacey con lo sguardo – lo conosceva sin troppo bene, era palesemente in apprensione – mentre Dawson le porse il mazzo di fiori che aveva tenuto stretto tra le mani fino a quel momento.
- Come sono profumati! Grazie, sono una meraviglia, - Joey mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio come solo lei sapeva fare, con quella grazia, mista a timidezza, imbarazzo e tenerezza che avevano caratterizzato il suo modo di fare e d'essere da quando era stata una bambina.
- Helena come sta? Abbiamo ricevuto la sua foto in una delle tue ultime e-mail! Meno male che dal padre ha preso poco... - scherzò Pacey rivolgendosi al suo più caro amico con quel sarcasmo pungente che non lo aveva mai abbandonato, lato che la sua dolce metà aveva detestato fino a quando Dawson non aveva pregato il suo fedele compare di occuparsi di lei, dopo che Joey lo aveva allontanato a causa dell'ennesimo loro brusco litigio. Da quando Pacey, inizialmente un po' controvoglia, le aveva offerto una spalla su cui piangere la chiusura con il suo “primo amore”, lui e Joey avevano cominciato, forse un po' inconsapevolmente, a stringere un legame straordinario che lentamente avrebbe preso una piega inaspettata, considerando quanto i due si fossero sopportati a fatica in precedenza: Joey era innervosita, appunto, da quell'ironia che lui possedeva e che in molti casi trovava inadeguata, mentre Pacey credeva che la ragazza fosse troppo seriosa e scontrosa per i suoi gusti. Ma tutto nella vita può accadere, tanto da riuscire a volte a sconvolgere letteralmente quell'ordine delle cose che noi ritenevamo immutabile. Verso il destino, ostinato ad indicarci una certa via, e specialmente verso la forza travolgente del Vero Amore, noi non possiamo che sentirci impotenti e disarmati, costretti ad inchinarci al loro volere.
Al pensiero della figlia, l'espressione di Dawson si animò di gioia:- Sta molto bene, la sua nascita mi ha cambiato letteralmente la vita! Nonostante i sedici anni siano oramai passati da un bel po', io me li sento ancora oggi ed essere padre, diventarlo così, all'improvviso... E' talmente strano, ma anche così meraviglioso –.
Pacey e Joey si scambiarono uno sguardo d'intesa, ben consapevoli di cosa l'amico intendesse. In fondo, quel lato un po' adolescenziale di cui Dawson stava parlando, nemmeno loro lo avevano perso del tutto; anzi, lo avevano riscoperto con la nascita della piccola Jen, il frutto del loro amore. Inoltre sapevano che essere genitori comportava certamente delle responsabilità e a volte avere delle ansie e delle apprensioni aggiuntive, ma sentirsi chiamare “mamma” e “papà” da una tenera creatura che faceva e avrebbe fatto parte di te per tutta la vita, non aveva alcun prezzo. Pacey sorrise ripensando al giorno in cui la compagna gli confessò di essere incinta: lui e Joey si trovavano al molo, seduti per terra mano nella mano e osservavano l'orizzonte, come in attesa di qualcosa. Quanto avrebbero voluto che la True Love si materializzasse magicamente in quel mare calmo; invece, come spesso facevano, si dovevano limitare a far riecheggiare i lontani ricordi di un'estate trascorsa su quella barca nelle loro menti.
La True Love aveva segnato per entrambi un nuovo inizio: Pacey aveva deciso di partire per allontanarsi dall'amata che sembrava non ricambiasse del tutto i suoi sentimenti o che forse non si sentiva di far esprimere in piena libertà; Joey, alla fine, era riuscita a dichiarargli ciò che provava, prima che la barca prendesse il largo per un'estate intera. Ed ecco che il Vero Amore aveva trionfato e quell'imbarcazione, per tutto ciò che i due innamorati avevano condiviso con essa, era ben presto divenuta il simbolo della loro unione. Proprio per tale motivo il dolore fu grande quando la barca colò a picco a causa di una furiosa tempesta che si scatenò mentre Pacey e l'amica Jen Lendley stavano navigando lontano da Capeside e dai loro problemi che li stavano soffocando in quei giorni.
- Un giorno ne compreremo una nuova, ancora più bella di quella, - aveva detto Joey in quel tardo pomeriggio sul molo, con lo scopo di distrarre il compagno che sapeva a cosa stesse pensando: non si era mai perdonato il fatto di non aver potuto difendere la sua barca, la loro True Love.
- Pace, - Joey strinse più forte la mano di lui e fece un respiro profondo, cercando di trattenere l'emozione che la faceva tremare tutta - credo di aspettare un bambino, - gli occhi divennero lucidi improvvisamente. Pacey, forse non convinto di quello che aveva appena udito, cercò conferma: - Incinta? Noi? Cioè... Tu? Un bambino? - le prese il viso tra le mani e la baciò sulle labbra con infinita tenerezza, felice per quella notizia inaspettata che avrebbe tanto sperato di sentirsi comunicare prima o poi.
Lui, padre... Come avrebbe dovuto fare il padre? Quali regole seguire? Forse sarebbe venuto tutto naturale. Ma che importava, sarebbe stata una nuova esperienza per entrambi da condividere insieme. Si sarebbero aiutati a vicenda in quel nuovo capitolo della loro vita, avrebbero imparato assieme i segreti del mestiere. Piano piano, senza troppa fretta né paure e soprattutto fianco a fianco.
- Ti amo tanto, Jo... -
- Ti amo tanto anch'io... - poche parole, ma sguardi che valevano più di mille discorsi. Si sorrisero dolcemente e si strinsero in un abbraccio che durò un'infinità, senza che loro se ne fossero effettivamente resi conto.

Dawson fece accomodare i suoi due amici sulle sedie in legno del giardino, di modo che, stando a chiacchierare all'esterno, potessero nel frattempo controllare i movimenti di Jennifer.
Si raccontarono a turno un sacco di cose: Pacey spiegò di come fosse soddisfatto della sua catena di ristoranti sparsi per il mondo e di come il personale che vi lavorava fosse molto capace e preparato. Aggiornò poi Dawson di come stessero Jack, suo fratello Doug ed Amy, la figlia di Jen Lendley che aveva a lui affidato prima di morire.
L'ultima volta che aveva sentito il fratello per telefono, Pacey aveva avuto la sensazione che lui e il compagno non riuscissero più a tenere Amy sotto controllo come qualche anno prima riuscivano a fare. Identica nel fisico e nel carattere alla madre, era diventata ormai una ragazza consapevole e responsabile delle sue scelte; Jack le voleva un bene immenso, sentimento che però spesso si trasformava in forte apprensione quando la vedeva uscire con il suo nuovo ragazzo o quando andava a bere qualcosa con le amiche. Ultimamente la notava irrequieta, desiderosa di trovare una risposta a tutto, vivace e insaziabile. Aveva formato un gruppo di coetanei con cui si trovava una volta a settimana per discutere sull'attuale situazione delle coppie gay, sui diritti che avevano ottenuto e sul futuro che li attendeva; ognuno esprimeva agli altri il proprio parere proponendo un'iniziativa a loro favore, ed Amy era una di quelli che aveva certamente le idee più brillanti. Era uno spirito libero e non temeva nulla e nessuno.
Spesso Doug l'aveva trovata a guardare e riguardare il video che la madre le aveva registrato con l'aiuto di Dawson nel giardino dell'ospedale dove era stata ricoverata d'urgenza: versava qualche lacrima, stringendo a sé la cornice contenente una vecchia fotografia di Jennifer abbracciata all'amico fedele Jack, quando avevano all'incirca vent'anni. Erano proprio belli insieme ed Amy era certa che la madre non avrebbe potuto farle regalo migliore di quello che le aveva fatto dopo la sua morte: farla crescere con Jack, Doug e la nonna Evelyn, i suoi meravigliosi “genitori acquisiti” che non le avevano fatto mai mancare nulla.
Joey raccontò di come si sentisse appagata dalla vita: era una moglie, una mamma, una scrittrice di successo, apprezzata per la sensibilità con cui trattava certi argomenti cari ai giovani adolescenti. Non poteva volere altro, possedeva già tutto, oltre certamente ad un compagno che non smetteva mai di farla sentire innanzitutto una donna, una donna felice.
Dawson disse invece che Helena era impaziente di conoscere tutti e tre, visto quanto parlava di loro in continuazione e che il suo lavoro era una grande passione che però sentiva lo stava limitando nella sua unità familiare, tanto che aveva in progetto di prendersi una lunga pausa dal set, una volta terminate le riprese della quarta serie di “The Creek” e del suo nuovo progetto in corso d'opera. Anche lui si sentiva pienamente soddisfatto per quello che il destino gli aveva con cura serbato, anche se, confidò, ogni tanto sentiva la nostalgia del passato: la spensieratezza giovanile, gli interrogativi per il domani, le giornate trascorse con gli amici... Conservava ogni cosa.
Fu proprio Dawson, ad un certo punto, ad accorgersi di una stranezza: - Ragazzi, ma Jen con chi sta parlando? -

La piccola Jennifer, affascinata da quel dondolo un po' sgangherato in mezzo al giardino, decise di salirci sopra. Si lasciò cullare dalla brezza fresca che soffiava e piano piano chiuse gli occhi, assopita da quel movimento, sentendosi improvvisamente addosso tutta la stanchezza accumulata in quelle ore. Nel giro di perlustrazione che aveva fatto intorno alla casa non aveva trovato nulla di interessante, se non un'incisione sul tronco di un albero che non era riuscita bene a decifrare, anche se quei caratteri somigliavano molto a quelli che formavano il suo nome...
- Ti piace qui? - una voce femminile la scosse dal sonno che stava avanzando. La bambina fece un salto spaventata.
- Mi sedevo spesso su questo dondolo, sai? Mi aiutava a pensare... - Jennifer si voltò di scatto e trovò accanto a sé una ragazza poco più che ventenne, molto carina e con indosso un delizioso abitino a fiori che svolazzava al vento. Appena notò l'aria confusa della piccola, la giovane le accarezzò una guancia e le sorrise con estrema tenerezza.
- Sei tu che abiti questa casa? - domandò incuriosita Jennifer. Non riusciva a spiegarsi come non si fosse accorta della presenza di quella ragazza prima.
- Un po' di anni fa... Ora è vuota -.
- Ti sei trasferita in un posto più bello? -
La giovane sorrise ancora una volta annuendo e strizzandole l'occhio. Accarezzò con dolcezza la testa della bambina e poi la guardò fissa negli occhi, due occhi grandi e intensi che le ricordavano tanto qualcuno che un tempo aveva conosciuto.
- Sai, la tua mamma e il tuo papà erano miei amici. Ho voluto loro un gran bene... Tu assomigli tanto ad entrambi -.
Come se quelle parole non le suonassero nuove, Jennifer fece sì col capo e cercò di ricordare se quella giovane l'avesse già incontrata da qualche parte: aveva un viso familiare. Poi le venne alla mente una fotografia, proprio sopra uno degli scaffali della libreria del salotto di casa: mamma e papà che si tengono per mano su quello stesso dondolo dov'è seduta e, accanto a Joey, una ragazza identica a quella con cui sta parlando, con addosso lo stesso vestitino a fiori.
Non conosceva molto di lei, sapeva soltanto che ne aveva ereditato il nome, poiché i suoi genitori avevano voluto tenere vivo il ricordo di quell'amica lontana fisicamente, ma pur sempre presente nei loro cuori e nei loro pensieri.
- La puoi dire una cosa da parte mia alla tua mamma e al tuo papà? - chiese la ragazza, inspirando serenamente l'aria profumata di primavera.
Jennifer annuì energicamente e si diede un lieve pizzicotto sul braccio per accertarsi che quella situazione non fosse frutto di un sogno che stava facendo. Sentì dolore, prova del fatto che stesse tutto avvenendo nella realtà.

Pacey non fece in tempo ad alzarsi dalla sedia per andare a controllare cosa la figlia stesse facendo, che la vide alzarsi in fretta dal dondolo e saltellare nella loro direzione. Appena fu vicina, Jennifer cercò di recuperare il fiato dopo la corsa, per comunicare a tutti lo strano incontro che aveva fatto.
- Mamma, papà, - era emozionatissima, - la ragazza della foto! Quella sulla libreria! Era lì... - e indicò col ditino il dondolo vuoto che stava ondeggiando lentamente.
- Che dici, Jen... Si è trattato certamente di un sogno, tesoro. Noi non abbiamo visto nessuno, - Joey la baciò sulla fronte per cercare di calmare la sua agitazione.
- Ma è vero! Era quella ragazza con i capelli biondi e l'abito a fiori! Ne sono più che certa... -
Pacey e Joey si guardarono con aria sconsolata, convinti che ribattere sarebbe stato inutile vista l'ostinazione della figlia.
- Ho anche un messaggio per voi due da parte sua, - aggiunse seria la bambina.
- Jennifer... - Pacey intervenne per fermarla, ma la piccola sapeva bene quanto importante fosse per la sua nuova amica ciò che stava per dire e continuò dunque senza alcuna esitazione.
- Mi ha pregata di dirvi una cosa, - una piccola pausa, interrotta solo dal canto degli uccellini - che il nome che mi avete dato le piace moltissimo... -
Nessuno dei tre ebbe la forza o forse il coraggio di proferir parola. Erano tutti ammutoliti, come se fossero stati investiti da una doccia fredda improvvisa che li aveva scossi terribilmente.

Dawson ospitò tutti e tre per il pranzo: la madre era partita per una vacanza con la sorella pochi giorni prima, quindi casa sua era vuota e a loro disposizione, anche nel caso i suoi amici avessero voluto fermarsi lì per la notte. Joey lo aveva ringraziato, ma Bessie, che gestiva ancora l'ormai famoso Potter's B&B, aveva tenuto apposta per loro una stanza a tre letti libera.
- Andremo da mia sorella, - disse Joey, aggiungendo che era da quasi un anno che non si vedevano. L'ultima volta Bessie l'aveva raggiunta a New York, città che tra l'altro mai nella sua vita aveva visitato. Ne era restata affascinata, letteralmente incantata da quegli enormi grattacieli e da quelle innumerevoli lucine che illuminavano la notte.
Terminato di mangiare, Pacey e Joey decisero di fare due passi nei dintorni, per vedere un po' come quel luogo a loro tanto caro fosse cambiato durante quel lungo tempo d'assenza. La piccola Jen era molto stanca, tanto che Dawson le offrì un letto per il suo riposino pomeridiano, incitando gli amici ad uscire comunque, che tanto l'avrebbe sorvegliata lui, visto che doveva restare in casa per svolgere del lavoro.
Quella passeggiata riportò alla mente centinaia di istanti vissuti che sembravano essersi persi nei meandri più nascosti della mente, ma che in realtà erano sempre lì, in agguato, pronti a riemergere in qualsiasi momento.
Joey e Pacey ripercorsero il film del loro passato in silenzio, emozionati e un po' commossi, non lasciandosi mai la mano. Ogni tanto si guardavano, come se volessero capire se anche l'altro avesse ricordato un certo momento condiviso in gioventù osservando lo stesso punto, come se cercassero la conferma che entrambi stavano facendo riaffiorare le medesime cose. Poi, senza neanche accorgersene, come guidati dai loro cuori inconsciamente, raggiunsero il molo, quel molo che li aveva visti partire per quella splendida estate che aveva segnato un nuovo capitolo per il loro rapporto.

- Pacey, credo di essermi innamorata di te, - disse Joey quel giorno, prima che lui mollasse la cima e prendesse il largo.
- Lo credi o lo sai? - Pacey voleva certezze, era stanco di soffrire per un amore che lei gli aveva fatto capire riteneva impossibile.
- Lo so... Da quando mi hai baciata, e forse anche prima, - Joey aveva paura, paura per le conseguenze che quella sua dichiarazione avrebbe provocato. Ma era anche consapevole che non poteva più nascondere la verità. Avrebbe fatto soffrire Dawson, lo sapeva bene. Ma il suo cuore lo sentiva vivo solo quand'era accanto ad un altro ragazzo, a quel ragazzo che tempo prima non avrebbe mai potuto immaginare di arrivare a pensare notte e giorno, di sognare in continuazione e di amare in segreto. Sì, ne era certa, se ne era perdutamente innamorata, ormai era evidente. Persino Dawson non aveva potuto far altro che rassegnarsi all'amara realtà, tanto che aveva lasciato la sua anima gemella libera di scegliere chi avrebbe desiderato accanto.
Non era stato affatto facile: da una parte Dawson non poteva accettare che il suo amico di sempre l'avesse tradito portandogli via Joey, la sua Joey; ma dall'altra egli sapeva che lei non era più sua già da un po', tanto che l'aveva affidata alla custodia di Pacey, ignaro di cosa sarebbe poi avvenuto.

- Questo posto mi ricorda qualcosa, - dichiarò Joey strizzando l'occhio.
- La tua preoccupazione era quella di non avere vestiti di ricambio, rammenti? - ironizzò Pacey dandole una piccola pacca sulla spalla, come volesse prenderla in giro.
- Ricordo quei tre mesi come fosse ieri. Non mi ero mai sentita così felice prima d'allora... La mia testa mi diceva che dovevo lasciarti partire e restare a Capeside, ma il mio cuore voleva te, te e soltanto te -.
- La nostra estate... Pensa, da lì tutto è cominciato... E dopo vent'anni eccoci ancora qui, insieme, noi due, mano nella mano, più innamorati che mai, più ancora di quel giorno, - Pacey le stampò un bacio sulle labbra, mettendole un braccio intorno al collo.
Si sedettero su una piattaforma in legno che doveva servire come attracco alle barche, con i piedi a penzoloni che quasi toccavano l'acqua, liscia come l'olio. Joey appoggiò la testa sulla spalla del marito e sospirò, poi disse: - Noi due dici... - Pacey non capì cosa intendesse dire. La guardò con aria perplessa negli occhi, attendendo una spiegazione che non si fece attendere.
- Mi sa che non siamo soli, ma in buona compagnia... - Joey aprì la bocca in un largo sorriso che le fece socchiudere gli occhi. Poi, presa la mano del compagno, la mise delicatamente sul suo ventre, svelando così il mistero. Non c'era alcun dubbio, era incinta.
Pacey la baciò con passione, mentre lei intrecciò le dita affusolate tra i capelli di lui, trasmettendogli tutto l'amore che provava. Si sentivano ancora dei sedicenni, mossi dalle emozioni tipiche di quell'età, mossi dalle emozioni che solo il Vero Amore poteva suscitare anche a distanza di vent'anni dal primo bacio.
Restarono così, fermi e in silenzio ad osservare il mare calmo e ad odorarne il suo profumo: Pacey teneva la mano sul ventre di Joey, mentre lei manteneva la testa poggiata sulla sua spalla, stringendolo a sé più che poteva.
- Jo... Probabilmente lo saprai già, ma ti amo... -
-Pace, forse lo saprai già pure tu, ma anch'io... - e una lacrima di gioia le rigò il volto.

Pacey non credeva alle sue orecchie: Joey finalmente si era dichiarata. La True Love era pronta, non restava che slegare la cima e partire con quella ragazza meravigliosa che non riusciva a togliersi dalla testa.
Joey mosse un piede per salire a bordo, ma Pacey la fermò: - Ah-ah! Parolina magica... -
- Ho il permesso di salire a bordo? - chiese lei schiarendosi la voce e tendendogli la mano per farsi aiutare a montare sull'imbarcazione.
Lui, di tutta risposta, fece un ampio sorriso trascinandola delicatamente a sé e baciandola: - Permesso accordato -.

  
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