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Autore: Eos BiancaLuna    02/04/2012    0 recensioni
Storia scritta a 4 mani da me e dal mio amico D. ispirata al gioco di ruolo by chat "DreamOfYou". Parigi, Comtè du Soleil Chaud, 1500: il protagonista è un elfo in cerca della sorella minore scomparsa, ed una una fata che sta cercando la creatura che le ha salvato la vita una volta. I due si incontrano e l'elfo scopre che la fata si chiama come sua sorella, successivamente si troveranno ad intraprendere un viaggio che li unirà sempre di più e non solo perchè hanno molte cose in comune...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

 

La neve scendeva fitta e silenziosa nel suo bianco splendore sin dal mattino e non aveva alcuna intenzione di smettere, avrebbe continuato per giorni interi. La contea del Sole era interamente imbiancata dai tetti alle finestre degli edifici, dai giardini ai mercati, e le vie erano per lo più deserte, salvo qualche carrozza.

Erunamo, elfo del cielo di Crisark e figlio del defunto Re, si era allontanato dalla Foresta Dorata andando a zonzo senza avere una meta precisa. Una cosa era certa, non voleva tornare a casa, non quel giorno che erano trascorsi esattamente sei anni dalla scomparsa di sua sorella…Un po’ per tristezza un po’ per chiudersi ancora più in se stesso si diresse al cimitero, il luogo tetro e lugubre per eccellenza. Lui non amava affatto i cimiteri ma in quell’occasione la sua anima era cosi disperata e lacerata dal dolore che non seppe trovare un’alternativa. Appena giunto però, gli sembrò che tutte quelle lapidi sepolte dalla neve in qualche modo lo cacciarono di li, come se quello non fosse il posto dove cercare le risposte alle sue domande. Si sentì un po’ stupido e tremendamente solo, quello che stava passando era il suo dolore più forte e sua sorella era tutto ciò che gli restava della sua famiglia, ma era sparita nel nulla. Si allontanò da li e  arrivò alla locanda del viaggiatore, prese qualcosa da bere sforzandosi di pensare ad altro, ma senza successo. Allora decise di piazzarsi sul vecchio divano impolverato vicino al camino; su uno dei tanti tavoli, quello più vicino alla sua postazione,  un umano e un folletto femmina stavano animatamente scherzando sul fatto di andare a dormire insieme quella notte. Erunamo ascoltò la conversazione distrattamente, che si concluse con lo spostamento dei due al piano superiore. Ma il sole non era ancora calato… Si rannicchiò coperto dal pesante mantello guardandosi prima un po’ intorno, non scorse nulla e nessuno d’interessante cosi cadde in un dormi-veglia più che leggero.

Nijiti, figlia dei boschi nordici, sorella delle ninfe nonché fata di sangue reale era giunta alla contea quello stesso giorno. Uno scherzo del destino le aveva fatto perdere di vista la creatura che una volta le aveva salvato la vita e che quindi la legava a lei per tutta la sua vita terrena ed ora uno straziante dubbio la tormentava: doveva sapere se era viva o no. Il viaggio lo aveva trascorso in forma eterea ma con tutta quella neve decise che era arrivato il momento di passare a quella umana. Intravide l’insegna fuori la Locanda del Viaggiatore e pensò di rifugiarsi li per un po’, cominciava ad essere stanca…e nervosa. Davanti all’entrata una creatura alta 50 cm con le ali da farfalla divenne ben presto una minuta ragazza coi lineamenti così fanciulleschi da farla sembrare ancora più piccola dei suoi 17 anni. Avanzò con noncuranza oltre la soglia guardando distrattamente di fronte a se e poi oltre i tavoli affollati. Non c’era niente di strano eppure non riuscì a smettere di cercare con lo sguardo. Lanciò un occhiata vicino al camino e si fermò. Qualcosa aveva attratto la sua attenzione; capelli d’argento per l’esattezza.

Erunamo aveva avvertito lo sbattere della porta e riaperto gli occhi cosi, giusto per dare un’occhiata finché non si era accorto della presenza della piccola fata, lo percepiva anche dall’odore. Si sistemò non avendo improvvisamente più sonno. Lei si era avvicinata in procinto di riscaldarsi un po’ vicino al fuoco. “Mmh…fa molto freddo vero?”chiese lui d’istinto, l’istinto di parlarle. Nijiti sorrise debolmente guardandolo “abbastanza da congelare una stirpe di yeti…”fu la sua risposta “ma stavate dormendo?” aggiunse piano. “No…era solo stanchezza per il troppo girovagare nella contea…” sorrise “ma posso sapere come vi chiamate e da dove venite Milady?”, la fata annui e si sedette vicino a lui “il mio nome è Nijiti e vengo dai boschi del nord ma sono qui solo di passaggio..” non finì la frase perché l’elfo scattò in piedi, non appena sentì pronunciare il suo nome. “Non è possibile voi…avete il nome di mia sorella” tornò un istante sul divano si avvicinò al suo volto per esaminarla meglio ma subito si rialzò piazzandosi di fronte al camino. Il suo cuore batteva velocemente, aveva notato qualcosa di stranamente elfico nel suo volto. “Che vi succede? State bene?” chiese lei seriamente preoccupata “se ne volete parlare…vi farà senz’altro meglio”. Erunamo chiuse gli occhi, trasse un bel respiro poi li riaprì “il mio nome è Erunamo, elfo del cielo di Crisark, contea rispettata e onorata da tutti finché un traditore non fece uccidere il re mio padre…fu in quell’occasione che mia sorella Nijiti scomparve, forse rapita…” una lacrima scese sulla sua guancia e lui prontamente l’asciugò con la manica della veste. Mantenne la calma sotto gli occhi della fata e si sedette di nuovo, il più possibile lontano da lei “e voi perché siete qui?” chiese nella speranza che non facesse altre domande. Nijiti lo guardò “io…” stavolta si alzò lei “mi dispiace moltissimo per vostra sorella, riesco perfettamente a capire quanto sia immenso il vostro dolore. Ma non siete l’unico che forse ha perso qualcuno…” si fermò a fissare le lingue di fuoco danzanti di fronte ai suoi occhi, ma non le osservava veramente, la sua mente era altrove “ed è per questo che sono qui, devo raggiungere il cimitero di questa contea per sapere la verità…voi sapete dove si trova di preciso?”. Erunamo la guardò spaesato “si certo che so dove si trova, ma chi avete perduto se posso chiedere?” si alzò di nuovo e le si accostò “Vi spiegherò tutto se mi ci accompagnate, potreste per favore Milord?” Nijiti lo guardò negli occhi quasi intimidendolo. I suoi occhi brillavano di una luce intensa, quasi accecante per quelli di un elfo “la vostra anima è pura…siete sincera, non posso che accontentarvi e condurvi laggiù” disse egli e  la prese sottobraccio, aspettando un suo cenno per partire. La fata rimasta quasi incantata dalle sue parole annui “si andiamo”.

Giunsero a destinazione poco dopo, la neve aveva smesso di scendere abbondantemente. Erunamo si fermò e gli tornò in mente quando era stato li qualche ora prima “eccoci Milady” disse indicando il vecchio cancello nero arrugginito e socchiuso come se appena spostato “entriamo?”. Nijiti fece un respiro profondo “si…” fu scossa da un tremito breve ma deciso, non lasciò il braccio dell’elfo e lo seguì a passo lento oltre il grande cancello nero. Erunamo la teneva stretta e insieme proseguirono per il viale di ghiaia che portava ad una serie di tombe, era un cimitero cosi lugubre in quella contea, c’erano bare fuori dei giacigli, tombe distrutte e l’aria molto rarefatta. Nijiti rimase in silenzio finché lui chiese con voce tremante “scusate, dove dobbiamo fermarci esattamente?”, “non lo so” fu la risposta della fata che facendosi forza aggiunse “devo togliermi questo dubbio, controllare se davvero lei non c’è più…” guardò con insistenza i vari nomi incisi nella pietra fredda delle lapidi, tratteneva il fiato ad ogni nome ma di quello che cercava non c’era traccia. Tremò sempre di più mentre Erunamo cercò di rincuorarla “sicuramente è ancora fra noi questa persona veramente speciale per voi” appena finì la frase si sentì un rumore di catene in lontananza. Nijiti sussultò “aspettatemi qui” aveva già iniziato la trasformazione in forma eterea, si staccò dall’elfo e si alzò in volo verso la direzione da cui proveniva il rumore. Erunamo sbalordito da quella velocità cercò subito di afferrarla “Nijiti che fai?! Torna qui!” urlò, ma troppo tardi. Allora senza pensarci 2 volte si inoltrò nella nebbia correndo come solo un elfo può fare.

 Quando la fata toccò terra l’immagine che scoprì la colse di sorpresa, il fantasma della sua salvatrice Isilril si trovava li di fronte a lei contornata da un fascio di luce bianca. Isilril parlò “Nijiti sei venuta a trovarmi, finalmente sono libera dalla maledizione…” le guance della fata si rigarono di lacrime calde “andrà tutto bene io ti sarò sempre vicina, puoi fidarti di lui, sappi che sua sorella è viva e sta bene” con un breve sorriso la figura si era dissolta nel nulla. Erunamo si era fermato di scatto e vide Nijiti in ginocchio a parlare da sola, le si avvicino subito “Nijiti che vi è successo?”. La fata stava ancora pensando all’ultima frase pronunciata da Isilril, poi si alzò in piedi di nuovo in forma umana e si rivolse all’elfo “si io…credo di stare bene” invece svenne. Erunamo con rapidità elfica la sostenne all’istante e cerò di farla subito riprendere “Nijiti svegliatevi vi prego!” ma le sue parole servirono a ben poco, per un attimo la sua attenzione si concentrò su un cespuglio davanti a loro, si era mosso qualcosa la dietro... L’elfo riportò subito l’attenzione a Nijiti, la prese in braccio e cose come un matto verso la locanda al caldo.

 

 

   
 
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