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Autore: dragon_queen    02/04/2012    0 recensioni
Una reinterpretazione in chiave soprannaturale della storia della Bella e la Bestia. Una legge impone che ogni equinozio di primavera una fanciulla sia condotta al castello del signore. La vittima nn fa più ritorno. Toccherà anche alla povera Ariane lo stesso destino, ma qualcosa in lei è diverso, qualcosa in lei no la farà uccidere, ma diventare schiava. La ragazza possiede il sono di poter vedere in profondità nell'animo di chiunque, anche in quello di Dorian, il borioso signorotto. Riuscirà a far luce anche nel suo animo nero???
Spero ci piaccia. Saluti XD
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Ariane, muoviti!! Faremo tardi alla riunione per i preparativi della festa!!-

Una ragazza dai capelli color dell'ebano alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo. A chiamarla era stata Angeline, la sua migliore amica da quando avevano cinque anni. Anche lei aveva perso una sorella e una cugina a causa dell'equinozio di primavera e ciò le aveva unite ancora di più.

Era una ragazza solare e sorridente, con il volto ricoperto da timide lentiggini e i capelli rossi come lingue di fuoco. Fisico atletico e slanciato, abituato al lavoro, visto che anche i suoi genitori erano dei contadini e lei era l'unica femmina di quattro fratelli. Un po' maschiaccio, ma comunque molto graziosa da vedere.

Ariane invece era l'esatto contrario: capelli corvini, i quali non rimandavano riflessi neanche sotto la luce diretta di una fiaccola, occhi ghiaccio, i quali trasparivano un'apatia e una tristezza mai viste in nessun essere umano. Fisicamente era già pressocchè formata, nonostante i suoi diciassette anni di età. Era più bassa di Angeline e non aveva lo stesso brio, ma aveva comunque già cominciato ad attirare le attenzioni di alcuni giovani del villaggio.

Uno tra questi era un certo Fabien, un ragazzo dall'aspetto attraente e signorile, figlio di un mercante. La sua brama verso di lei era cominciata più come scommessa che per altro. Nemmeno Ariane era sicura che lui provasse qualcosa per lei se non desiderio. Era per questo motivo che evitava lui e le sue insistenti avance.

Quando l'aveva raccontato al padre questo era riuscito a malapena ad alzare gli occhi dal boccale di non si sa quale intruglio che aveva tra le mani e le aveva sbuffato:

-Per lo meno non dovrò più essere io a mantenerti. È l'ora che ti trovi una casa tua-

Qualunque figlia, a sentire quelle parole dal proprio padre, non si sarebbe sentita amata, ma non Ariane. Lei aveva semplicemente sorriso. Aveva percepito un lampo di speranza negli occhi dell'uomo, visto che le giovani scelte per l'equinozio di primavera erano tutte illibate. Sperava forse che con Fabien lei avrebbe avuto qualche speranza di salvarsi dallo stesso destino della sorella.

Ma a lei non importava. Fin da piccola aveva sognato solo l'amore, quello vero, e non un matrimonio di comodo ed era quello che gli si prospettava con il borioso ragazzotto. Nonostante tutti i suoi rifiuti, quello però demordeva.

-Ariane, avanti!! Muoviti!! Ricordi? Quest'anno tocca a noi pensare ai preparativi-

La ragazza si risvegliò dalle sue elucubrazioni e chiuse di scatto il libro.

-Hai ragione. Arrivo subito-

-Scusa ti dispiace se ci vediamo in piazza? Ti ho aspettato tanto e sono in ritardo per...- e arrossì.

-D'accordo, ho capito. Vai pure- sorrise la mora.

-Bene, ci vediamo tra dieci minuti- disse Angeline e scappò via.

La ragazza guardò l'amica sparire per i campi di grano, i quali ondeggiavano placidi al soffiare del venticello che preannunciava la primavera. Lei inspirò a pieni polmoni. Nonostante ciò che la primavera portava con sé, non poteva fare a meno di amarla: il risveglio della natura dal candore dell'inverno, la rinascita di ogni cosa.

Con il libro tra le mani aprì la porta di casa, rischiarando un po' l'unica stanza, altrimenti immersa nell'oscurità. Sulla branda in fondo intravide il corpo accasciato del padre: aveva bevuto anche quel giorno, forse più degli altri. Era sempre così: più si avvicinava l'equinozio e più erano i giorni che tornava a casa ubriaco. Per fortuna, a parte a parole, non l'aveva mai aggredita fisicamente. Si limitava a raggiungere barcollando il povero letto, gettarsi sopra, imprecare e poi addormentarsi.

-Padre, vado in piazza. Tra una settimana è l'equinozio- disse Ariane.

Il corpo dell'uomo ebbe un sussulto. Si voltò debolmente.

-E' già passato un altro inverno?- chiese.

-Si padre- si limitò a rispondere lei.

-Non voglio che tu vada da sola. Anzi voglio che tu rimanga qui con me-

-Non preoccupatevi, Fabien mi riaccompagnerà a casa. Adesso vado, Angeline mi aspetta-

Una volta che la figlia fu uscita, l'uomo si rannicchiò su se stesso. Non poteva negare che la bellezza di Ariane stava fiorendo, come era accaduto ad Adele. Forse era una delle ragazze più belle al villaggio. Quanto avrebbe impiegato per sceglierla? Aveva scampato i due precedenti equinozi, ma per quanto poteva continuare? Non poteva permettere di perdere un'altra figlia.

 

-Accidenti, Angeline mi uccide!!- pensava Ariane mentre correva per le strade del villaggio.

L'ampio vestito, lungo sino alle caviglie, a tratti gli ostacolava i movimenti, quindi ad ogni passo aveva paura di inciampare e cadere. Ma doveva comunque far presto.

Ad un tratto, con la coda dell'occhio, intravide una chioma rossa nascosta in uno dei vicoletti. Si fermò per accertarsi che si trattasse proprio di lei. E infatti era proprio Angeline, abbandonata tra le braccia di quello che doveva essere Cesar, il figlio dello stalliere.

-E brava Angeline- sorrise la ragazza.

Mentre stava per muovere un passo, però, andò a sbattere contro l'ampio petto di qualcuno. Alzò lo sguardo e si trovò davanti il sorrisetto malizioso di Fabien, il quale la prese subito per le spalle.

-Quanta fretta, mia dolce Ariane. Dove te ne vai?-

-Sono in ritardo per la riunione. Scusa, ma Angeline mi aspetta- disse lei, cercando di scappare dalla sua presa.

Il ragazzo spostò di poco lo sguardo, squadrando i due poco distanti che non si erano minimamente accorti di loro.

-Credo che la tua amica sia impegnata altrove- disse, continuando a sorridere.

Poi continuò, avvicinandosi un poco al volto della ragazza:

-E noi quando ci daremo dentro come loro?-

Lei rabbrividì. Le sue richieste si stavano facendo sempre più spinte. Non riuscì a rispondere niente, solo a inghiottire rumorosamente.

Lui, all'improvviso, la afferrò per un polso e la trascinò con sé, in una dei vicoletti. Dopodichè la chiuse tra il muro e il suo corpo.

-Ariane, perchè continui a fuggire? Non sono poi così male- disse lui, guardandola negli occhi.

-Fabien, per favore...- disse lei, premendo con le mani sul suo petto per cercare di spostarlo.

-Non ti capisco. Eppure si sta avvicinando l'equinozio. Se tu cedessi, io potrei salvarti- rispose quello, continuando a fare pressione su di lei con il proprio corpo.

-Perchè io?- chiese lei in quel momento, nascondendo il volto tra la cascata di capelli ebano.

-Non c'è un motivo preciso. Mi intrighi. Tutto qui-

Un mano sotto il mento la costrinse a rialzare la testa. Lei si ritrovò le labbra di Fabien ad un soffio dalle sue. Si irrigidì.

-Ariane...-

La voce di Angeline. Si voltarono entrambi e videro lei e Cesar che li guardavano. L'amica aveva lo sguardo serio e arrabbiato.

Fabien la lasciò finalmente andare. La ragazza corse dall'amica.

-Tutto a posto?- le chiese la rossa.

-Si certo. Possiamo andare?- sorrise lei, anche se si vedeva che il suo gesto era solo apparenza.

-Certo. Andiamo- rispose l'altra, circondandole le spalle con un braccio e continuando a guardare storto Fabien.

Quello gli rivolse un sorrisetto strafottente.

Mentre il terzetto di allontanava, quello si voltò dalla parte opposta.

-Cara la mia Ariane, ti prometto che prima o dopo sarai mia-

 

La riunione era finita. Il compito di Angeline e Ariane era quello di provvedere ai fiori per le decorazioni.

-Sarà piacevole- sorrise Ariane.

L'amica continuava a guardarla.

-Devi stare lontana da Fabien-

Lo sguardo della ragazza cambiò, incupendosi.

-Secondo mio padre è la scelta più giusta-

-Quello è un depravato. Ti vuole solo per sfogare i suoi istinti perversi. Non ti merita-

-Lo so, ma potrebbe salvarmi dall'equinozio-

L'amica non parlò. In qualche modo sapeva che aveva ragione, ma dall'altro le voleva troppo bene per lasciarla nelle grinfie di quel “mostro”.

-Non posso dirti altro. Fai solo la scelta più giusta. Adesso sbrighiamoci, il sole sta calando. Sai cosa succede la notte- e ridacchiò.

-Avanti, non crederai a quelle stupide storie-

-E anche se fosse. Non voglio essere io ad accertarmi che siano vere- e prese a correre.

Ariane, sorridendo, le fu subito dietro.

  
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