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Autore: Little Fanny    03/04/2012    3 recensioni
Il Dottore aveva combattuto tantissime guerre, in ogni epoca, mondo o dimensione.
Ma quella che lo aspettava non era una battaglia come le altre.
Lui e i suoi Figli del Tempo, gli amici più cari che lo avevano seguito e supportato nelle sue mille avventure, erano riusciti a salvare la Terra. A riportarla a casa.
Erano un team perfetto, i migliori che avesse mai avuto, ma doveva lasciarli andare.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Donna Noble, Martha Jones, Rose Tyler, Sarah Jane Smith
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Time to say goodbye
Fandom: Doctor Who
Personaggi: Tenth Doctor, Sarah Jane Smith, Jack Harkness, Martha Jones, Mickey Smith, Rose Tyler, Donna Noble
Rating: G
Genere: introspettivo, triste
Conteggio parole: 2316
Avvertimenti: one-shot, missing moment 4x13 “Journey’s end”
Riassunto: Il Dottore aveva combattuto tantissime guerre, in ogni epoca, mondo o dimensione.
Ma quella che lo aspettava non era una battaglia come le altre.
Lui e i suoi Figli del Tempo, gli amici più cari che lo avevano seguito e supportato nelle sue mille avventure, erano riusciti a salvare la Terra. A riportarla a casa.
Erano un team perfetto, i migliori che avesse mai avuto, ma doveva lasciarli andare.

Note: partecipa alla prima missione del COW-T @maridichallenge, con il prompt Guerra per i Blood Devils; scritta per la mia tabella @10disneyfic con il prompt “Una vita per una vita, ho saldato il mio debito.”.
Disclaimer: La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.




Time to say goodbye




Il Dottore aveva combattuto tantissime guerre, in ogni epoca, mondo o dimensione.
Ma quella che lo aspettava non era una battaglia come le altre.

Avere a che fare con Cyber-man o Dalek era affascinante da un certo punto di vista, era galvanizzato dalla prospettiva di dover sventare i loro piani.
Erano tra le razze più brillanti e geniali dell’intero creato e richiedevano il suo massimo sforzo.
Tuttavia non erano nulla confrontate con ciò che avrebbe dovuto affrontare adesso.

Lui e i suoi Figli del Tempo, gli amici più cari che lo avevano seguito e supportato nelle sue mille avventure, erano riusciti a salvare la Terra. A riportarla a casa.
Lì guardò uno per uno, tutti riuniti intorno ai comandi del TARDIS.
Erano un team perfetto, i migliori che avesse mai avuto, ma doveva lasciarli andare.

Sarah Jane Smith, la sua compagna di mille avventure. Tante ne avevano vissute assieme nella loro giovinezza. Lui non era che un ragazzo a quel tempo e lei… lei era splendida. Era cresciuta tantissimo dal loro primo incontro: adesso era lei che, spavalda, proteggeva la Terra.
La guardò con affetto.
La sua Sarah Jane era diventata una donna stupenda, tenace e combattiva.
Sarebbe stato fiero di portarla di nuovo con sé tra le stelle, ma ormai lei aveva una vita. Aveva un figlio e non poteva strapparla via dal suo mondo, tenerla con sé per non essere più solo.
La abbracciò di slancio, nascondendo il volto tra i suoi capelli.
“Sei stata fantastica” le sussurrò all’orecchio, mentre le mani della donna si aggrappavano alle sue spalle. “Non ce l’avrei mai fatta senza di te. E Luke. Hai un figlio fantastico” le disse con gli occhi lucidi, carichi di affetto e soddisfazione.
“Grazie, Dottore. Senza di te io…”
Il Dottore la zittì dolcemente, allontanandola dal suo petto per poterla guardare negli occhi.
“Non dirlo, Sarah Jane. La mia Sarah Jane, protettrice della Terra.”
La fissò col volto ricolmo d’orgoglio, intrecciando le loro dita un’ultima volta prima di lasciarla andare.
“Non dimenticarmi, Sarah Jane” sussurrò al vento, guardandola correre via diretta verso casa, dove suo figlio la aspettava.

“Dottore!” esclamò una voce irriverente e sensuale dietro di lui, facendogli fare una piroetta sul posto. “Guarda che potrei diventare geloso. Regali troppi abbracci in giro e rischio di rimanere senza!”
“Jack, sei il solito incorreggibile maniaco” scherzò il Dottore abbracciandolo.
“Ma è per questo che tutti mi amano” ribatté l’altro sfrontato, palpandogli il sedere. Il Dottore scattò all’indietro, inciampando sui propri passi completamente preso alla sprovvista.
“Jack!” lo richiamò oltraggiato, ma col sorriso sulle labbra.
“Che c’è? Non ho fatto nulla di male” si difese l’altro sollevando le braccia come se non avesse fatto nulla di sbagliato.
Il Signore del Tempo scosse la testa sconsolato. “Hai ragione. Altrimenti non saresti più te stesso.”
“E a me? Niente abbracci?” domandò una voce femminile, picchiettando fastidiosamente il braccio del Dottore. Questi si girò e prese la ragazza tra le braccia, facendole fare una piroetta in aria prima di posarla di nuovo a terra schioccandole un bacio sulla guancia.
“Martha Jones, sbarazzati di quella chiave” la ammonì puntandole un dito contro. “Torna a difendere la Terra come sai veramente fare.”
La ragazza annuì, baciandolo delicatamente sulla guancia. “Mi hai reso una persona migliore.”
“No, Martha. Sei tu che mi hai fatto diventare migliore, tu con la tua allegria e la tua voglia di vivere mi hai aiutato davvero.”
“E alla fine l’hai trovata” disse lei, guardandolo con affetto. Il Dottore arrossì d’imbarazzo, ondeggiando sui talloni.
“Andiamo Martha, lasciamolo tornare al suo TARDIS” si intromise Jack afferrando la ragazza per un braccio e facendo un occhiolino saputo all’indirizzo del Signore del Tempo.
“Un momento, Capitano!” lo richiamò il Dottore, prendendogli una mano. Lo avvicinò di nuovo a sé e prese a slacciargli velocemente i polsini della camicia.
“Dottore, siamo in un luogo pubblico” mormorò Jack con voce suadente facendo arrossire il Signore del Tempo e scoppiare a ridere la ragazza.
“Oh, piantala Jack. Avevo detto niente più teletrasporto, ricordi?” commentò con il cacciavite sonico in mano. “Così non farai più disastri.”
Jack lo guardò con affetto, mettendosi sull’attenti e regalandogli il saluto militare che sapeva l’avrebbe fatto arrabbiare. Martha, al suo fianco, lo imitò con un identico sorriso sulle labbra, prima di prendere la mano del Capitano e allontanarsi.
Il Dottore li osservò andare via.
Il Capitano Jack Harkness e Martha Jones.
Torchwood e UNIT.
Scosse la testa sorpreso e orgoglioso dei suoi compagni di viaggio.
Erano davvero fantastici e sapeva che avrebbero fatto grandi cose, con una piccola spintarella da parte sua.

Il caro vecchio Jack, ne aveva passate tante e ne aveva veramente viste troppe a causa sua. Era indubbiamente lo sbaglio più sexy dell’universo, era unico nel suo genere, ma non era quello che lo rendeva davvero speciale.
Aveva fatto tutto questo per lui.
Aveva rifondato Torchwood in suo onore, per commemorare il suo dolore e non permettere che il ricordo di tutti quelli che avevano dato la loro vita per la salvezza della Terra venisse perso nel tempo.
Lo aveva atteso a lungo, attraverso i secoli. Aveva percorso la strada più lunga solo per trovarlo, per avere delle risposte. E infine aveva accettato il suo essere anomalo, decidendo di dedicare la sua vita al servizio della Terra e della sua difesa.

Martha Jones, una semplice specializzanda di medicina era diventata la salvatrice della Terra, anche se nessuno lo sapeva. L’anno che non era mai stato l’aveva vista diventare una leggenda: la ragazza che da sola aveva sconfitto il Master e sventato la sua follia. Era lei la donna che aveva solcato gli oceani e attraversato i continenti fidandosi delle sue parole. Era stata lei, da sola, capace di tutto questo. Aveva proseguito nella propria missione affidandosi alle sue sole forze, aveva combattuto una battaglia che sembrava già persa in partenza, resistendo con tutta la tenacia del suo animo nei momenti più bui. E alla fine ce l’aveva fatta: aveva salvato la Terra e l’intero Creato.
Era maturata molto in quell’anno. Venendo a patti con se stessa aveva trovato la sua strada e adesso era diventata una donna meravigliosa, anche se aveva ancora tanto da imparare.

Il Dottore sentì la porta del TARDIS chiudersi e degli inconfondibili passi da uomo avvicinarsi.
Sospirò, infilando a fondo le mani nelle tasche del proprio soprabito.
“Dove vai?” gli chiese, conoscendo perfettamente la risposta.
Mickey gli sorrise tristemente: immaginava cosa sarebbe successo con Rose, conosceva già la risposta alla sua domanda e non sarebbe stato di certo lui ad uscirne vincitore.
“Non ho più niente che mi trattiene là. Mia nonna è morta, tranquilla e in pace. Ha vissuto gli ultimi anni in una reggia. Sono stato felice in quel mondo parallelo.”
“Cosa farai?” gli domandò il Dottore, osservandolo meglio. Anche lui era cresciuto molto, non era più quel ragazzino terrorizzato da tutto. Adesso era un uomo che affrontava i problemi di petto.
Mickey scosse le spalle, un sorriso di battaglia che si faceva strada sul suo volto. “Qualcosa, una nuova vita! Ci vediamo, capo” lo salutò, prima di correre dietro agli altri due, il futuro che gli si parava davanti.

Chi l’avrebbe mai detto: Mickey Smith, il tontolone, gli piaceva.
E pensare che all’inizio non poteva proprio sopportarlo. Era stata una sensazione a pelle, gli dava fastidio quel ragazzo così spaventato dal mondo, così insulso nel suo essere mondano.
Per lui Mickey non era altro che uno sciocco umano, uno abituato a mangiare patatine e dormire mentre il mondo andava avanti con le sue mille avventure.
Ma forse era stata proprio quella sua normalità a dargli fastidio: Mickey avrebbe potuto vivere l’unica avventura con Rose che il Signore del Tempo non poteva donarle. Lui, con il suo fidato TARDIS, poteva portarla a spasso per il tempo e nello spazio, aveva l’opportunità di farle sperimentare emozioni nuove. Ma Mickey avrebbe avuto sempre la possibilità di invecchiare con lei, condividere tutte quelle piccole cose della quotidianità.
Lo aveva detestato proprio per questo e lo aveva intralciato anche in ogni modo possibile.
In amore e in guerra tutto è lecito e lui aveva combattuto strenuamente, con ogni mezzo a sua disposizione. Aveva portato Rose in posti fantastici, l’aveva fatta innamorare di una vita pazza e sempre sul filo del rasoio che era quella abituale del Signore del Tempo.
Ma Mickey era in qualche modo riuscito ad uscirne vittorioso: il Dottore sapeva che doveva a lui molta della sua felicità. Il ragazzo, in quel mondo parallelo, aveva fatto tanto per la sua Rose: era stato la sua spalla nei momenti di sconforto, un abbraccio quando la solitudine si era fatta troppo opprimente, un sorriso di incoraggiamento che la esortava a non mollare.
Doveva solo a lui, al suo coraggio e alla sua testardaggine, la sua felicità.

Il Dottore fece ritorno al TARDIS e armeggiò con i vari comandi, settando le coordinate verso il campo della prossima battaglia: Darlig Url Stranden, ovvero la baia del Lupo Cattivo.
Lì era dove aveva ritrovato e perso Rose, dopo la battaglia al Torchwood di Londra, e sarà sempre in quel luogo che la perderà ancora una volta. Ma ora è per sempre.

Rose era stata una compagna fantastica.
Era tenace e combattiva, non si era mai lasciata scoraggiare dalle avversità. Aveva combattuto al suo fianco tantissime guerre. Forse troppe. Ed era giunto il momento di lasciarla andare.
Ricordava ancora il loro primo incontro: lui aveva un corpo diverso e a quel tempo il suo animo era intriso di rabbia e rancore. Le sue mani erano sporche di sangue innocente: la guerra del tempo gli aveva strappato ogni briciolo di felicità, lo aveva lasciato da solo a vagare per l’universo.
E poi era apparsa lei, così giovane e bella, coi suoi capelli biondi e i suoi sorrisi disarmanti.
Gli aveva mostrato cosa volesse dire avere ancora qualcuno al suo fianco, qualcuno che tenesse a lui in una maniera che aveva dell’incredibile.
Rose aveva combattuto davvero tantissime battaglie, sia contro vari nemici che contro gli infiniti universi paralleli. Meritava davvero un po’ di felicità.
Rose aveva fatto tanto per tornare da lui, per poter mantenere fede alla sua promessa. Voleva rimanere assieme a lui per sempre e il Singore del Tempo voleva donarle il suo per sempre.

Il Dottore osservò la sua metacrisi umana, odiandolo silenziosamente.
Lui poteva avere tutto ciò che a un Signore del Tempo non era concesso: aveva un solo cuore e una sola vita. Lui avrebbe potuto viverla con Rose, poteva davvero passare tutto il suo tempo con lei, senza privarsi di nulla.
Il Signore del Tempo guardò il suo TARDIS: era ora di andare, doveva lasciare quel mondo per sempre. Doveva permettere che quell’universo si chiudesse, doveva lasciarselo dietro le spalle e abbandonare Rose per sempre.
Questa era la battaglia più difficile da affrontare.

“Ma non è comunque giusto” lo richiamò Rose, fermandolo.
Lo trascinò di fronte alla sua metacrisi umana, mentre lei si piazzava nel mezzo.
“L’ultima volta che ero qui, nel giorno peggiore della mia vita, qual è stata l’ultima cosa che mi hai detto? Avanti, dilla” lo incalzò Rose con gli occhi lucidi.
Il Dottore la guardò con tristezza: voleva una spiegazione e lui gliela doveva. Solo che il Signore del Tempo non poteva dargliela, non sarebbe stato giusto nei confronti di tutti e tre.
Se le avesse detto la verità, se fosse stato lui ad esprimere tutto ciò che lo legava alla ragazza, non avrebbe mai avuto cuore di lasciarla e lei nemmeno lo avrebbe mai abbandonato.
“È necessario dirlo?” aveva infine sussurrato con il cuore a pezzi.
Il Dottore guardò la sua controparte umana bisbigliarle quelle parole che lui non poteva permettersi di pronunciare. Vide la gioia negli occhi di Rose, vi vide rispecchiato tutto l’amore che anche lui provava nei suoi confronti.
Le sorrise un’ultima volta prima di rientrare nel TARDIS.
“Una vita per una vita, ho saldato il mio debito, Rose Tyler.”

Il Dottore si guardò attorno mentre Donna parlava di cose che non avrebbe dovuto conoscere.
Era stato difficile per lui lasciare andare i suoi amici, vederli andare via senza di lui, ognuno per la propria strada. Quel giorno aveva combattuto una guerra che non pensava di riuscire ad affrontare e invece ecco lì, ancora in piedi, ancora pronto a combattere.
Solo che non voleva più farlo.
Non voleva perdere l’unica amica che gli restava, l’unica donna che poteva davvero comprenderlo fino in fondo.
Non voleva rimanere solo, non ora che aveva trovato qualcuno proprio come lui.
Ma non poteva tenerla con sé, lo sapeva lui e anche Donna ne era consapevole.
La sua mente, la sua fantastica mente, stava bruciando e la stava uccidendo.
Il Dottore guardò Donna con una tristezza infinita, mentre con passi lenti le si avvicinava.

Lei era una donna fantastica. Davvero fantastica.
Sapeva come farlo ridere, sapeva quando aveva bisogno di una spalla o di qualcuno che lo fermasse. Era la sua migliore amica, ma era anche la sua coscienza.
Assieme avevano vissuto avventure incredibili e non voleva che lei dimenticasse quanto fosse fantastica. Donnadoveva mantenere i suoi ricordi, perché lei non era una precaria, ma la donna più importante dell’universo. Tutti dovevano a lei la loro felicità e lui, forse, le doveva ancora di più.

“Non posso tornare indietro. Non farmi tornare indietro. Dottore, ti prego. Ti prego, non farmi tornare indietro” lo supplicò Donna, comprendendo cosa sarebbe successo.
“Oh, Donna Noble, mi dispiace così tanto” le sussurrò il Signore del Tempo con le lacrime agli occhi.

Non avrebbe mai voluto farlo.
Il tempo che aveva passato con lei era stato fantastico, se l’erano spassata davvero tanto.
Il Dottore e Donna nel TARDIS; prossima meta: l’universo interno.
Avrebbe potuto durare per sempre: sapeva che lei sarebbe rimasta al suo fianco tutta la sua vita. Glielo aveva letto negli occhi tante volte e per tutte quelle volte lui si era illuso che potesse funzionare.

Avvicinò le dita alle sue tempie, deciso a combattere anche quest’ultima battaglia.
Guardò il loro tempo scorrere via, i loro sorrisi scomparire dalla memoria della donna. Rivide tutte le loro avventure cancellarsi una alla volta, fino a lasciare solo la donna che era prima di incontrarlo.
Il Dottore non poté fare altro che abbracciarla stretta, mentre le ultime tracce del suo passaggio lasciavano la sua memoria senza poter fare alcun ritorno.

La guerra era stata crudele con lui.
Gli aveva strappato dalle mani tutte le persone a cui teneva e adesso a lui non rimaneva altro che un TARDIS vuoto e un universo troppo grande in cui vagare. 

Fine
   
 
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