Questa
fanfiction è nata come idea per un contest, al quale però
poi ho deciso di partecipare con un'altra storia che pubblicherò
a concorso finito.
Si
tratta di una drabble tripla, di 330 parole, sulla quasi-morte di
Akito. Lui sta per andare all'aldilà, quando incontra la madre
che lo ferma. A quel punto deve decidere se proseguire o tornare
indietro.
Autore: Futeki (su EFP), fefe.7 (sul
Forum)
Titolo: “Amore, ricordi e senso di colpa”
Fandom: Kodomo no Omocha
Prompt: Numero 2: La drabble deve essere costituita esclusivamente da
dialoghi; sono ammesse brevissime frasi d’inciso, come “disse sbuffando”, ma la
parte maggiore dev’essere proprio il dialogo.
Rating: Verde
Avvertimenti: Flashfic, Drabble tripla
Genere: Introspettivo, Malinconico
Introduzione/riassunto: Akito è in ospedale in fin di vita a causa della coltellata inflittagli
da Komori. In punto di morte, mentre si avvia verso l’aldilà, incontra una
donna, che proverà a convincerlo a tornare indietro e vivere la sua vita. Da
lì, egli dovrà fare una scelta: andare o tornare?
(Scena tratta dall'ottavo
volume di Kodomo no Omocha)
N.d.A.
(facoltative): Questa fanfiction non è una Missing
Moments. Perlopiù si tratta di un approfondimento di una scena del manga
solo accennata, con delle modifiche che ho apportato per esprimere quello che
ho pensato leggendola; pertanto, qualche frase è tratta dal manga, qualche
altra, invece, è stata modificata, ma principalmente la fanfiction è frutto
della mia immaginazione. (Immagine tratta dall'ottavo volume di Kodocha.)
Amore, ricordi e
senso di colpa
Camminava, quasi fluttuava, in
direzione di una porta, quando udì una voce.
«Akito?»
«Chi sei?»
La donna evitò la domanda. «Ho fatto
bene a sorvegliarti. Dove credi di andare?»
«Vado al di là.»
«Per un marmocchio come te non è
ancora presto per venire da questa parte?»
«Non sono un marmocchio» ribatté.
La donna sorrise. «Sì, che lo sei. Sei
sicuro di voler venire di qua?»
«Non voglio. Ma lo farò.»
«Perché, se non vuoi?»
«Perché è più facile. Perché non si
soffre, di là. La sofferenza è associata alla vita.»
«Hai ragione. Ma è come la felicità.
Sei pronto a rinunciare a entrambi?»
«È meglio così. Per me e per gli altri.»
«Credi davvero che qualcuno ti
preferisca morto, piuttosto che vivo?»
«No, non lo credo. Ed è proprio questo
il punto: nessuno lo vorrebbe, ma è la cosa migliore.»
«Perché dici questo?»
«Ho fatto piangere due ragazze.»
«Che ragazzo precoce!»
«Hanno sofferto per colpa mia.»
«Ma ci sono anche persone che hanno
sorriso, grazie a te. Persone che adesso stanno aspettando che tu torni
indietro e ti svegli.»
«È difficile.»
«Certo, vivere è difficile. Lasciarsi
andare è più semplice. Ma tu vuoi mollare, Akito? Non lotterai?»
«Il mio corpo è troppo pesante,
adesso.»
«È il tuo cuore che è pesante; questo
perché porti con te un grande senso di colpa. Ma va bene, sai? Ti aiuta a
crescere. Cerca di rimediare ai tuoi errori: questo conta più degli errori
stessi.»
«Perché sono nato, mamma?» Era sicuro
che fosse lei. La sua mamma.
«Beh, è semplice. Sei nato per vivere.
Scusami se non ti ho potuto allevare. Sappi che ti ho dato alla luce perché ti
amo profondamente, Akito. Quindi sii forte e vivi. Vivi anche per me. E per
lei.»
Lei. Ora ricordava perché doveva vivere.
«Te la ricordi, Akito?»
Sì, la ricordava. Era da lei che stava
andando.
Correva, correva il più lontano
possibile da quella porta.
Voleva aggrapparsi alla vita, voleva
aggrapparsi a lei.
Sana.
Futeki