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Autore: valehina    03/04/2012    4 recensioni
Irene attese paziente, in silenzio.
Aspettò fin quando la sua tazza fu totalmente vuota, fin quando il caffè nella tazza dell’uomo si fu raffreddato. Aspettò un’eternità, o pochi istanti.
Aspettò che un passato nemmeno troppo lontano venisse recuperato.
E poi, il colpo di grazia.
“Si sposa. L’eterno scapolo convolerà a nozze con una bella londinese.”
Sherlock cadde.
[dovevo scriverci. DOVEVO.]
A Kiki. Grazie di tutto, DDMV.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nevermind. 1

Nevermind.

 

 

 

1. Caffè

 

“Ben svegliato, Mr. Holmes.”
Sherlock non rispose. Si limitò ad un cenno invisibile della mano, che in ogni caso Irene Adler avrebbe colto. Si avvicinò al tavolo della cucina, sollevando la tazza di caffè che aveva trovato accanto al letto.
“Allora?”
Irene non potè non sorridere: lui aveva già capito.
Fece l’ingenua, sbattendo civettuola le ciglia. “Allora cos-“
“Non fare la stupida, Irene. Sai quanto ciò mi infastidisce.”
Irene prese un sorso dalla sua tazza. “Certo, che lo so.”
Si chinò leggermente sul bancone della cucina, ammiccante. “Ed è per questo che faccio la stupida: perché mi diverte vederti infastidito.”
Ancora una volta non ebbe risposta. Ma non importava: ormai era abituata.
Cominciò a giocherellare con la tasca della vestaglia di Sherlock – e sapeva che anche questo gesto apparentemente innocuo l’avrebbe innervosito a morte.
Perché Sherlock Holmes stava pensando.
Stava passeggiando nel suo palazzo mentale, dove poteva osservare, come in una galleria d’arte, tutti i suoi sudditi, servitori e paggetti: tutte le informazioni, una dietro l’altra.
E bastava uno schiocco di dita per richiamarle, per ordinarle, per ottenere ciò che voleva.
Anche in questo caso fu così.

 
“Cosa c’è di tanto interessante sul ‘Sun’? Non ti scomoderesti tanto se non fosse qualcosa di succoso.”
Irene trattenne una risatina, che sarebbe suonata acuta e isterica: era un fottutissimo genio.
“E sentiamo, come hai fatto a capire che era proprio quel giornale?”
Sherlock si girò per la prima volta verso di lei. Il suo sguardo era seccato e incredulo.
“E’ così ovvio, donna.”
“Oh, lo so. Ma so anche che tu muori dalla voglia di spiegarlo a qualcuno. Quindi…”, rispose Irene, accompagnando le sue parole con un gesto volutamente teatrale.
L’uomo si rigirò. Prese un sorso di caffè. Respirò.
Partì.

 
“Tu ordini solo un certo numero di giornali, Irene. E ovviamente sono solo quelli che possono davvero interessarti, dal momento che la spedizione all’estero non costa così poco.
Oggi è martedì, il che vuol dire che solo un paio di giornali possono essere arrivati da Londra, presumibilmente verso le 4 e 10 di stanotte – avrai di certo sentito quella fastidiosissima motoretta, a meno che tu non abbia dei seri problemi all’apparato uditivo.
Questi giornali sono il ‘Times’ e il ‘Sun’. Ti fai mandare il primo per informarti degli affari londinesi e per fare una bella impressione su di me, per farti apparire intelligente e patriottica. Ma ovviamente, essendo del New Jersey, negherai sempre del tuo legame con Londra, la bella città che ti ha accolta tra le sue braccia accoglienti e dove hai potuto fare il bello e il cattivo tempo a piacimento. A proposito, sei mai stata con un meteorologo?
Suvvia, Sherlock. Stai divagando.
La tua natura femminile ovviamente non può placarsi con delle misere notizie in bianco e nero. Tu vuoi il colore, il calore, la passione. Ergo, quale miglior compagno di pettegolezzi se non il ‘Sun’, il più noto giornale scandalistico di Londra?
Questo giornale viene stampato una volta a settimana, esattamente il lunedì sera. Particolare, non trovi? Ma è proprio grazie a questo dettaglio che tu ogni martedì puoi godere delle sue preziose notizie. Chissà, magari un giorno ci comparirai anche tu…di nuovo.
Le tue dita. Sono macchiate di inchiostro. Il fatto che non sia nero può farci tranquillamente escludere il ‘Times’, perché da te arriva unicamente l’edizione in bianco e nero – si cerca di risparmiare come si può, no?
E’ un inchiostro rosso, casualmente il colore della copertina del ‘Sun’. E in ogni caso, solo una notizia succulenta e affascinante ti avrebbe convinto a portarmi il caffé a letto, Irene.
Allora? Cosa c’è di tanto interessante sul ‘Sun’ di oggi?”

 
Si fermò.
I suoi polmoni ripresero la loro ordinaria funzione, dopo essere stati costretti da quell’incessante flusso di parole e idee a pompare più ossigeno, sangue, anidride carbonica.
Ovviamente, tutto ciò non era visibile all’esterno. In apparenza, Sherlock Holmes aveva appena concluso un’altra delle sue deduzioni, e stava tranquillamente bevendo il suo caffè.
Irene, dal canto suo, non potè non sorridere, ancora una volta scioccamente stupita da quello che era appena successo.
Con un lampo di malizia negli occhi, poggiò la tazza sul piano della cucina.

 
“…è stato incredibile.”

 
Gli occhi di Sherlock si dilatarono lentamente. La mano che reggeva la tazza dovette inavvertitamente abbassarsi, presa da un impercettibile tremore.
Il sangue nelle vene rombava, lo sentiva. Il cuore stava facendo il doppio del lavoro, cosa che avrebbe portato uno sgradito rossore sulle guance.
E invece non arrossì. La sua carnagione era diventata ancora più pallida del solido.
Tutto questo, per tre semplici parole.
Tre parole che erano tutto. Che gli riportarono alla mente un passato nemmeno troppo lontano, ma disperatamente abbandonato con la speranza di non ricordarlo mai più.
Eppure c’era sempre una minuscola falla, una breccia che Irene aveva fatto diventare esageratamente vasta.
Non aveva mai dimenticato, no. Non l’avrebbe mai fatto –solo in quel momento, solo sentendo quelle tre semplici parole il brillante Sherlock Holmes se ne era reso conto.
Non aveva mai voluto dimenticare, ecco.

 
Irene attese paziente, in silenzio.
Aspettò fin quando la sua tazza fu totalmente vuota, fin quando il caffè nella tazza dell’uomo si fu raffreddato. Aspettò un’eternità, o pochi istanti.
Aspettò che un passato nemmeno troppo lontano venisse recuperato.

 
E poi, il colpo di grazia.

 
“Si sposa. L’eterno scapolo convolerà a nozze con una bella londinese.”

 
Sherlock cadde.
Era in una cucina semplice ed elegante, reggeva in mano una tazza di caffè ormai congelato, accanto a lui Irene gli parlava, citando testualmente quanto il ‘Sun’ riportava.
Ma intanto cadeva.
E quella caduta lo riportò a quel momento, a quando la sua vita era finita. A quando, pur di sfuggire a quella ragnatela di intrighi e bugie, aveva codardamente finto il suicidio e se ne era andato da tutto. Da tutti. Da lui.
Solo in quel momento realizzò che nel suo piano di salvezza aveva trascurato quella fastidiosa e pesante faccenda dei sentimenti, ai quali però in quel momento si stava disperatamente aggrappando per non continuare a cadere.
Capì di aver sbagliato. Provò ancora una volta il dubbio, la paura, l’incertezza.
Provò quel dolore che anche lui aveva dovuto provare, e si sentì stupido ed egoista.
Sherlock cadde, come quella volta.
Ma questa volta fece male.

 
Irene non sorrideva più. Teneva fisso lo sguardo davanti a lei, su quell’uomo che si era improvvisamente rabbuiato.
Era perfida, lo sapeva. Lo era anche con se stessa.
Sapeva anche che questo fatto avrebbe spezzato tutto, e lei sarebbe di nuovo tornata sola.
Ma aveva dovuto farlo, per il suo bene. Per il loro bene. Per il bene di quella sincerità che il mondo stava sempre più perdendo.
Per questo si irritò profondamente, quando Sherlock le mentì.

 
“Non mi importa.”

 
Senza dire altro, l’uomo uscì dalla cucina, involontariamente sfiorando con la vestaglia il braccio di Irene.
La donna chiuse gli occhi, cercando di reprimere tutto quella rabbia che sentiva.
Poi, misurando accuratamente ogni parola, parlò.

 
“A lui invece sì.”

 
Sherlock si fermò. Il cuore triplicò i battiti.
Un nuovo colpo.
Improvvisamente si vide correre nella stanza di Irene, afferrare la copia del ‘Sun’, sfogliare istericamente la pagine.
Ed eccolo.
Una nuova caduta.
Rivederlo fece male, molto male. Ma ciò che lo fece definitivamente precipitare al suolo fu quella domanda, in basso sulla destra.
In quella domanda c’era il suo nome.

 
E si trovò al suolo.







___________________________

Beh, che dire. Eccoci qui.

...
Dio, che sofferenza. Prendetemi per scema, ma soffro un sacco ogni volta che ripenso a 'Sherlock'.
Eh, non so. Devo essere proprio fusa, ma ogni volta che ripenso alla 2x03, il cuore mi si capovolge (?).
Non so come, ma lo fa.
E dovevo scriverci qualcosa. Dovevo.
Lo so, non si capisce ancora niente.
Ma più avanti si capirà tutto. Spero.

Comunque...oh, ma io in questo modo sto entrando in un nuovo fandom!
Saaaaalve.
Vengo in pace.
Ho dei pasticcini, se volete.
Ok, tutto questo per smorzare l'angoscia. Sì, sono angosciata dall'entrare in un nuovo fandom!
Santo Iddio, che malata.

E niente, questo è il tanto atteso regalo per Kiki. La mia Kiki. <3
Lo so, lo so. Segretamente speravi che scrivessi su 'Chuck'. Ma non ti preoccupare, tesorino. Ci arrivo. <3
Questa storia è dedicata alla Donna Della Mia Vita, a quella personcina tanto carina che è entrata a piccoli passi nella mia vita per farmi violenza psicologica-come lei stessa direbbe- con i mille telefilm che segue-ha seguito-seguirà.
Perchè lei è la Regina del Telefilm. E vincerebbe due Nobel per il fangirling.
E soprattutto mi ha dato quella spinta finale che mi serviva per tornare a scrivere, cosa per la quale la ringrazierò in eterno.
Quindi si merita una storiella (?) per i suoi vent'anni, no?
(non so se hai notato, ma il riferimento al palazzo mentale di Sherlock come galleria d'arte...dovrebbe farti venire in mente qualcosa, no? u.u)
Tanto love. <3

Piccola noticina: le tre famose parole pronunciate da Irene che scatenano la reazione di Sherlock -ossia "...è stato incredibile."- sono le stesse che John rivolge a Sherlock quando fa la sua prima deduzione su di lui - ricorderete di sicuro 'Afghanistan o Iraq', no?
Ecco. u_u

E niente, credo di aver finito.
Questa è una Long, spero di aggiornare di un capitolo alla settimana (risate di sottofondo che fanno capire quanto sia un'impresa disperata).
Io non posso fare altro che ringraziare quelle gentilissime creature che verranno a leggere questo racconto. Grazie mille davvero.
And that's it. :D

A presto,
Vale
   
 
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