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Autore: Kanginak    05/04/2012    1 recensioni
Jak è tornato nel passato per realizzare il suo destino, combattere le Teste di Metallo per divenire il fondatore di Heaven City e in onore del mitico Daxter ho voluto cominciare il racconto alla sua maniera... Commentate!
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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1 - Pronti a Tutto Ed eccoli là, le truppe erano pronte e schierate, un esercito che contava ben più di 40.000 uomini, 40.000 soldati armati di pesanti armi bianche pronte a fendere il vento con suoni sottili e vibranti come le stesse lame alla continua ricerca di qualcosa con cui incrociarsi, gli uomini erano pronti e addestrati solo per una cosa, difendere il proprio popolo.
Spade, alabarde, lancie e archi, ogni arma era stata costruita con una precisione maniacale e ognuno aveva inciso sulla propria, il suo stesso nome tradotto nei dialetti più antichi con calligrafie che neppure i più saggi comprendevano appieno.
Ogni soldato era protetto da armature color rame che risplendevano e brillavano ardemente come Eco di Luce ogni qualvolta venivano colpite dai raggi del sole che stava tramontando alle loro spalle, armature resistenti come scaglie di squali Lurker e leggere come piume di Flut-Flut, armature che ogni essere sulla terra imparò a temere nel corso dell'ultima era.
Se i loro antenati li avessero potuti vedere ora, in tutto il loro splendore e coraggio, combattere per la loro terra senza alcun accenno di paura negli occhi, occhi coperti da elmi, ed elmi raffiguranti le loro divinità, i Precursori, le creature più potenti mai esistite, al mondo non c'era modello migliore a cui ispirarsi in quanto a forza e intelligenza, onore e soprattutto coraggio.
Tutti portavano indosso le antiche armature Precursor, forgiate nelle fornaci delle terre vulcaniche e modellate dal potere dei saggi dell'Eco con tenacia e pazienza inumane, ma d'altronde, si trattava di esseri secolari capaci di cose fuori dal comune nel nome della materia più potente del mondo alla quale portavano tutti immenso rispetto, l'Eco.
Nessuno sà con esattezza di cosa fosse composto l'Eco, si conosceva il suo potere, la sua luce e colori, diversi in ogni luogo esso si trovava e ognuno con proprietà proprie differenti e ben distinte, in grado di trasformare il meno tenace degli uomini nel più temerario dei guerrieri, ma anche di creare mostri da semplici contadini e uomini d'onore o addirittura capace di farli sparire nell'abbraccio dell'Eco Oscuro, la materia più terribile mai conosciuta sulla Terra, materia che si impadronisce di ogni cosa con cui entra in contatto, ogni cosa, qualunque creatura, causandone l'immediata morte e scomparsa da questo mondo fino a 2 decadi fà, 20 anni erano ormai passati da quando 2 ragazzi, 2 incoscienti giovani provarono il contrario.
Gli uomini, le 40.000 anime in piedi con lo sguardo fisso verso Est, erano pronte a morire, avevano lasciato famiglie e amanti, amici, figli e parenti, avevano lasciato la loro casa e per quanto ne sapevano, non l'avrebbero mai più rivista, ma anche se i propri fratelli erano lì assieme a loro decisi a difendersi fianco a fianco, non nascondevano una nota di nostalgia che crucciava le loro menti stanche per le fredde serate passate all'agghiaccio e le torride camminate nel deserto.
I giorni lasciavano spazio ad altri giorni e tutto è servito solo per giungere a questo momento, il momento più importante della loro vita che ne avrebbe segnato la vittoria o la fine, ma in entrambi i casi, il ricordo di quel giorno sarebbe comunque rimasto vivo per generazioni.
Ognuno dei soldati lì presenti aveva una storia, che fosse stata da raccontare o meno, che sia stata rispettabile o disonorevole o iniziata nel bene o nel male, dovettero abbandonare anche quella, molti erano soldati addestrati, altri semplici contadini, altri ancora mercenari, ladri, assassini e bracconieri, in quel momento ogni uomo era uguale all'altro, il fabbro a destra era fratello del pescatore a sinistra, il quale era a sua volta padre della guardia cittadina come del nobile o il mercante, tutti erano simili per non dire familiari, ognuno era legato da una sola cosa, un solo ideale che lo rendeva del tutto uguale agli altri, una speranza viva e florida, una volontà che sarebbe vissuta in eterno, una scelta e un desiderio ancor più vitale per loro dello stesso Eco che scorreva pulsante nelle loro vene.
Avevano molto da perdere, ma anche molto da ottenere, tutto oppure niente, questa era l'unica conclusione che sarebbe uscita dalla battaglia entro la fine della giornata e il verdetto spettava solo agli Dèi deciderlo, ma a dispetto di ogni previsione, nessuno dei soldati sembrava temere la prematura dipartita, solo la sottomissione del loro intero popolo li impauriva, solo la schiavitù eterna dei loro cari nel caso la sconfitta si fosse manifestata alla fine di quella maledetta giornata faceva provare loro un profondo dolore, dolore da scacciare ad ogni costo per non rischiare di mutare tale sentimento in nutrimento per l'Eco Oscuro che dorme e riposa in attesa di svegliarsi nel cuore dell'uomo.
La paura è un virus, la malattia più contagiosa dell'universo e provare odio per il proprio nemico non porta mai a nulla di buono, nessuno ne è immune se esposto ad uno di questi sentimenti, neppure un re, ma i guerrieri sconfiggevano tale angoscia con una sola semplice azione, intonando canti nel nome del loro sovrano creando un profondo coro di voci che si disperdeva fra i volti coperti dell'intero esercito.
Tutti erano pronti ad attaccare e difendersi, per la maggior parte, le schiere di soldati erano armate, ma altri, alcuni pochi soldati maggiormente corazzati e logicamente più coraggiosi, innalzavano fieri e fermi il simbolo della casata del loro popolo raffigurato su alti stendardi la cui bandiera ondeggiava al ritmo del vento proveniente da Sud, il vento della vittoria a quel tempo, il vento che segnava l'inizio e la fine di un'era e il prologo di una battaglia che sarebbe stata ricordata per sempre da chiunque ne avesse udito o letto le gesta.
I nemici giungevano da Nord e per gli uomini, le tempeste degli ultimi giorni erano un avvertimento per i nostri avversari: "Tornate a casa..." gridava il vento "...non troverete che sconfitta e distruzione qui!", i Precursori, come in ogni nostra altra battaglia passata, sembrava fossero votati dalla nostra parte e combattevano per e assieme a noi.
40.000 uomini, tutti diritti e in posizione, perfettamente fermi, la più grande armata che si ricordi da tempi immemori se non da sempre, ma la folta schiera di soldati, per quanto imponente, sembrava davvero minima se rapportata all'immensità dello scenario che si estendeva davanti i loro occhi limpidi e senza macchia racchiusi in quegli emblematici elmi lucenti, una minuscola macchia all'interno di un deserto, un deserto di pietra, pietra che si colorava del colore degli Dèi quando veniva il crepuscolo, confondendo così il nemico data la somiglianza quasi completamente impercettibile con le armature Precursor, una macchinazione ingegnosa e originale partorita dalla mente del nostro grande sovrano.
Il cielo d'orato sembrava più immenso di qualunque altro giorno, quasi volesse invitare chiunque a perdersi nella sua maestosità sgargiante e luminosa prima del lento avanzare della sera, la quale avrebbe portato con sè l'oscurità che vietò a molti di rivedere la luce del giorno successivo.
Da Sud si innalzavano folate si sabbia portata dalle dune del deserto meridionale, i granelli sfregavano contro le armature provocando un leggero stridio scivolando oltre i loro corpi, le rocce si ricoprivano delicatamente con un leggero pulviscolo di polvere d'orata, la quale tentava invana di plagiare quel duro e lineare scenario sul quale in futuro sarebbe nata quella che tutti ora conoscono come Heaven City.
Heaven City, la città rifugio, la città prigione da cui nessuno può fuggire, controllata da sadici, e manipolata da corrotti, città dominata da un tiranno che la portò inevitabilmente alla rovina, ma fortunatamente, questa è un'altra storia.
Il deserto avanzava, avanzava ogni giorno senza freno e gli uomini avevano bisogno di un territorio sul quale sentirsi al sicuro difesi da forti mura e crescere sempre più forti e sani, una terra propria sul quale creare un nuovo popolo, una nuova famiglia e questo era il luogo scelto da noi, lo reclamammo, ma aimè c'erano altre creature, bestie selvagge che se ne volevano impadronire ad ogni costo.
Anche se il suono del vento sembrava fare del deserto roccioso la sua colonna sonora, da Est si udivano sempre più chiaramente i tamburi Lurker, tamburi ben conosciuti per i passati attacchi ai villaggi degli uomini, villaggi prosperi, verdi e floridi crescevano in semplicità e pace vivendo di ciò che offriva la terra su cui vivevano fino all'arrivo di quei suoni sordi suoni profondi come l'oceano e temibili come le temibili e misteriose creature che lo popolano, quei tamburi si portavano dietro una scia di distruzione e desolazione, spazzavano via qualunque segno di coraggio e speranza, forza e volontà e vita, ma come per un saggio e il suo scettro o bastone o per un guerriero e la sua spada o la sua lancia o arco, i tamburi non erano nulla senza qualcuno potesse farne uso, un portatore, un Lurker.
I Lurker erano bestie goffe e selvagge inclini ad ogni tipo di violenza ai soli fini di conquistare tutto ciò su cui poggiavano le loro enormi e forti appendici pelose.
Sciocchi scimmioni ignoranti, tutto forchè mansueti: la pelliccia violacea, prova di uno stile di vita al limite della dignità, una vita sregolata costellata di ostilità e soprusi oltre ogni limite, rogna e sporcizia prosperava sulla loro pelle rugosa, gli occhi ingialliti ed impregnati di furia e furore, occhi al cui interno si scorgeva raramente una minuscola pupilla, l'unico punto che li differenziava da demoni oscuri, l'unico particolare che li rendeva effettivamente esseri viventi, per quanto ancora di vita si potesse parlare.
I resti di vecchie catene attorno al loro collo, i segni di una passata schiavitù violenta, ma per i loro simili, un segno di cui avere rispetto, la prova di chi ha combattuto per sopravvivere e di chi è riuscito a scampare alla morsa degli uomini: i "Sopravvissuti" come si definivano loro, erano gli anziani, i saggi del loro popolo, un popolo incolto e volgare, ma rispettoso nei confronti di coloro che vennero prima, questo non vi è scritto nei libri, nè fù inciso su alcun tomo, molte delle voci qui citate non fanno parte neppure delle conoscenze dei più grandi Saggi.
Gli uomini però impararono presto a ribellarsi e attaccare a loro volta quei selvaggi mostri senza ideali, quelle bestie erano capaci solo di distruggere e provare odio nei confronti di ogni forma di vita capiti loro a tiro nelle cui vene non scorresse dell'Eco Oscuro.
Per decadi gli uomini provarono a spingere quei mostri lassù fra le montagne, lontani dal nostro popolo dove entrambi potevano crescere in pace e in serenità, ma lì i Lurker trovarono qualcosa, qualcosa di più importante di gemme e antichi artefatti, più importente dello stesso Eco Oscuro che lì prolifica e scorre come acqua nei fiumi e torrenti delle foreste, qualcosa che rimase nascosto per ere ed ere in attesa, nascosti fra le montagne, nel luogo dove non cresce nulla i Lurker scoprirono una nuova vita, creature che vennero prima degli uomini e dei saggi dell'Eco, mostri che nascono e muoiono nello stesso Eco Oscuro di cui si nutrono.
I crani che luccicano nel buio e che segnano la fine del vostro viaggio su questo mondo, l'ultimo barlume di luce che avrete occasione di vedere, dei tintennii si avvertono sotto quella piccola massa luminosa, suoni di unghie che graffiano e lacerano ogni tipo di terreno su cui si poggiano, qualcosa grida nell'oscurità e non sapete che pensare, quando arriva quel momento della vostra vita, a tutto avete occasione di riflettere forchè al fatale momento della vostra scomparsa, che quel suono fosse scatenato da una preda o dal predatore non ha importanza, l'unica cosa a cui è giusto pensare in quel caso è correre, fuggire e tentare di ritrovare una luce, se non per salvarsi la pelle, almeno per avere la possibilità di vederla un'ultima volta prima del balzo selvaggio e scatenato di una Testa di Metallo, appellativo dato dalle stesse goffe creature Lurker a causa della loro testardaggine, ma probabilmente il termine và attribuito al loro cranio metallico resistentissimo ad ogni tipologia di urto.
Queste Teste di Metallo sono esseri senza sentimento, non si preoccupano neppure di provare odio o di causare distruzione, il loro unico scopo di vita è nutrirsi di Eco Oscuro, capaci di ottenerlo anche attraverso altre creature, privandole della vita prima del tempo.
Ad Ovest, oltre le spalle dell'esercito, si aprivano colline e crepacci di pietra, il terreno perfetto per attacchi dall'alto da parte di arceri o diversivi fra le insenature dei piccoli canyon da parte di guerrieri nascosti nell'ombra pronti anch'essi a tutto per la vittoria nel caso la situazione cominciasse a sfigurare.
Intanto, lentamente, da dietro un'alta collina alle spalle dell'esercito, una figura si avvicinava attraverso la schiera di arceri inginocchiati con arco alla mano e un'intera scorta di centinaia se non migliaia di frecce di rame dentellate e affilatissime.
Una persona, un uomo era in piedi sul ciglio di un'alta roccia e scrutava l'immenso orizzonte che gli si apriva di fronte, non sembrava un soldato, l'armatura che portava non lo ricopriva quasi per niente: 2 spallacci, un busto, e delle parti che ricoprivano braccia e polpacci, non esattamente un equipaggiamento standard per un combattente, ma non sembrava preoccuparsene troppo, sotto il busto di rame indossava solo delle vesti una volta bluastre, ma ora tendenti solo ad uno scuro grigio, le gambe erano trattate allo stesso modo, ai piedi portava semplicemente degli stivali e dei guanti usurati in pelle di Jaku, la parte inferiore del volto era coperta da un panno rosso scolorito dal tempo passato in ricognizione fra le dune del deserto del Sud e agli occhi portava dei visori molto ben congegnati, probabilmente un dono da parte dei Saggi dell'Eco, questi era il nostro re, Mar, il nostro sovrano non ha mai apprezzato seguire le normali procedure e non era affatto conosciuto per la sua attinenza alle regole.
Il sovrano Mar, il grande conquistatore e futuro fondatore di Heaven City vigilava costantemente sul suo esercito dall'alto di quella collina rocciosa armato di una lancia la cui lama di rame percorreva quasi la metà dell'asta color olivastro, dalla base fino in cima era annodata una striscia di seta ingiallita dalla sabbia la cui metà che non trovò spazio sulla superfice, sventolava a tempo con il vento, sul longilineo tessuto erano incise scritte e parole che incitavano all'usare i propri doni al meglio, che fossero stati privilegi o difetti, poteri malvagi o oscuri, una brava persona avrebbe comunque potuto farne un uso benevolo se dalla parte giusta.
Le scritte e il panno sulle quali correvano, erano un dono, un dono da parte di un saggio dell'Eco, forse il più grande saggio che si ricordi, o almeno era ciò che usava pensare il buon re, la persona più importante per lui, ma di questo tratteremo in futuro.
L'arma in questione era stata usata dallo stesso imperatore più di una volta negli scontri a faccia aperta contro la feccia dei Lurker e dei loro nuovi schiavi riscoperti fra le valli innevate del Nord.
I Lurker definiscono queste "Teste di Metallo", per quanto siano esseri superiori, non loro pari, ma addirittura schiavi, schiavi, come se davvero fossero in grado di dominarli, come se avessero davvero il controllo su di loro, certo è che l'intelligenza dei Lurker non è mai stata motivo di dibattiti, il loro intelletto non supera quello di ogni altra creatura della loro specie, che si trattasse di un pesce o un anfibio, il loro livello di evoluzione si era fermato già un paio di ere addietro.
Mar fissava verso l'orizzonte a Est, in attesa di vedere i primi nemici sbucare dalle colline rocciose opposte a loro, ma ritrovando un filo di umanità in sè, si concesse di voler ammirare con i propri occhi il frutto delle sue fatiche e del suo rinominato potere, il suo esercito, e lo osservò con serietà e severità degne di un sovrano quale era, ma non poteva lasciarsi sfuggire un chiaro cenno di ammirazione nei loro confronti.
Dal movimento continuo del panno sul suo volto, un continuo inspirare ed espirare profondamente, si avvertiva chiaramente la tensione di re Mar, tensione umana, la stessa che probabilmente anche l'esercito ai suoi piedi teneva celata nel cuore, ma con la mano sinistra, d'un tratto, forse per mancanza d'ossigeno o un eccessivo calore che pervadeva il suo volto, si liberò del panno dal viso facendolo scivolare sotto il mento e lasciando una parte del tessuto, alla mercè del vento, danzante a ritmo della polvere diretta verso Nord.
Dalla sua bocca, ora si poteva intuire in maniera più semplice il tipo di espressione e il sentimento che provava in quel preciso istante: sopra l'ingiallita porzione di barba posta sul mento, il comandante abbandonò la tensione portatasi dietro fino a quel giorno facendosi sfuggire un leggero sorriso il quale, per un momento sembrava aver bloccato il suo respiro, costringendolo a riempire profondamente i polmoni con il naso mentre alzava la testa e probabilmente lo sguardo e tornava a focalizzarsi sulle colline di fronte a lui.
Il cielo si faceva letteralmente nero oltre i canyon, un nero che spingeva le nuvole d'orate sopra le teste dell'esercito oltre le colline a Ovest, ma si trattava di una minuscola cupola che poteva benissimo essere coperta da una singola unghia vista l'enorme distanza e affinchè quell'oscurità giungesse mancavano ancora innumerevoli ore, ore le quali sarebbero passate in fretta distraendosi nei combattimenti.
I tamburi ormai erano chiari come i raggi del sole dietro di loro, le loro orecchie sottili e allungate verso l'esterno rimbombavano lievemente ad ogni movimento delle braccia dei musici Lurker, l'esercito aveva concluso il suo canto in onore di Mar e un certo sconcerto aveva cominciato a materializarsi nei loro cuori così come in quello del sovrano le cui fauci, si spalancarono leggermente in una smorfia di rabbia lasciando intravedere parte dei suoi bianchi denti i quali contavano 2 canini leggermente più sviluppati del normale.
Alle spalle, oltre che dell'esercito, anche del re e degli arceri nascosti, dei piccoli e svelti passi intanto si avvicinavano sempre più, una piccola creatura longilinea e del colore del sole che non provocò in nessuno alcuna sorpresa, la bestiola si stava approssimando all'imperatore correndo a 4 zampe delle quali 2 anteriori coperte da piccoli guanti di pelle di Jaku, sfrecciava fra gli arceri lasciando in balia del vento le sue lunghe orecchie pelose coperte appena dalla presenza di un visore posto sulla fronte, simile a quello di cui stava facendo uso il signore Mar.
Le piccole unghie nascoste sotto la pelliccia arancione tintinnavano sulla superfice rocciosa durante la corsa così come la cerniera dei suoi pantaloni usurati dal tempo, la bestiola sfrecciava fra gli uomini del re evitando di distrarli con qualunque tipo di contatto fisico e ad un certo punto, uscito dalla schiera ordinata di soldati, con un balzo si proiettò sulla spalla sinistra del sovrano Mar, il quale, senza curarsi dell'animale che aveva preso posto accovacciato sul suo spallaccio, concentrò ulteriormente il suo sguardo verso l'orizzonte intravedendo dopo poco tempo le prime figure oscure a non più di 100 metri di distanza sbucare dalla cime dei piccoli canyon.
Il re si accovacciò prendendo forza e caricò il braccio destro in cui brandiva la lancia, il piccolo animaletto peloso intanto, si aggrappò con più sicurezza alla spalliera dell'impertore rischiando di scivolare e conficcando le piccole unchie annerite sotto la parte dell'armatura ramata sul quale era seduto, Mar, rialzandosi, portò l'arma al cielo emettendo un gridò profondo e potente che riecheggiò per quasi più di un chilometro disperdendosi fra rocce, colline e dune sabbiose avvertendo il suo popolo dell'inizio imminente della battaglia più grande che sia mai stata narrata da una Precursore.
Il popolo rispose incitando il suo sovrano con un lungo e profondo urlo che scacciò qualsiasi forma di paura si fosse insinuata in loro negli ultimi secondi, sembravano pronti a tutto, carichi al massimo e l'Eco che circolava sempre più velocemente nel loro corpo provocava in loro una potente scarica di adrenalina che non vedevano l'ora di mettere alla prova, sembravano soddisfatti delle loro azioni, così come Mar il quale si permise di lanciare una occhiata di approvazione negli occhi dell'amico, Daxter si chiamava, il quale, più di qualche volta, si rinominava spesso e volentieri con il curioso appellativo di "Fulmine Arancione".
Daxter, il grande difensore dell'umanità, una volta questa celestiale creatura era un ragazzino dai capelli di fuoco, petulante per non dire inutile, fastidioso e irriverente con cui era meglio non avere a che fare, lo stesso però non lo pensò il nostro sovrano il quale diede molte opportunità di cambiamento all'amico, una su tutte, fù la svolta decisiva.
Bastò un bagno in una pozza di Eco Oscuro per migliorare Daxter in tutti i sensi, date le sembianze di un Precursore, ossia un guardiano e difensore dell'umanità nonchè dell'intero pianeta, la creatura Precursor decise così di avere più rispetto e responsabilità nei confronti di persone e soprattutto dei saggi ai quali fece perdere un sacco di anni di vita nel corso della sua perduta gioventù umana.
I 2 amici si guardarono reciprocamente ripensando assieme alle avventure passate che vissero anni addietro: insieme salvarono il mondo più di una volta con l'aiuto dei loro fidati amici e compagni, sconfiggendo creature lontane da ogni immaginazione anche se chiaramente agevolati da armi e ordigni tecnologici e futuristici ancora troppo sofisticati per gli uomini di questo tempo.
Entrambi si innamorarono, viaggiarono nel tempo più di una volta, erano sopravvissuti a queste e altre avventure e non si divisero mai, una squadra per tutta la vita, spalla a spalla contro gli adoratori dell'Eco Oscuro e anche questa volta, avrebbero potuto combattere insieme per questo ultimo e leggendario evento.
Una sconfitta sembrava pressochè impensabile date le loro espressioni concitate e rispettose l'uno per l'altro, per Mar percepibili anche con visori agli occhi, ma interrompendo qualunque spensieratezza e certezza di vittoria, di tutta risposta alla loro spavaldaggine, da dietro una collina a Est, si levò un grido, tanto selvaggio da zittire ogni uomo pronto alla battaglia.
Un grido, una sola singola voce scatenata che perforò ogni anima presente, uno stridio talmente profondo da far vibrare le armature dei 40.000 uomini le cui possibilità di vittoria si facevano sempre meno evidenti così come il desiderio di provarci.
Mar abbassò lentamente la sua arma rilassando i muscoli per lo stupore e lo sconcerto che provava, Daxter, la creatura sulla sua spalla, con orecchie basse si rannicchiò lentamente dietro la schiena del re nascondendosi dietro la sua lunga e folta coda, ma rimanendo costantemente appeso alla sua spalla col terrore di scoprire cosa scatenò un tale suono inumano oltre quelle colline.
Mar decise di vedere quella scena con i propri occhi increduli, a bocca aperta alzò i suoi visori permettendo al mondo di ammirare i profondi occhi turchesi che gli appartenevano, occhi sicuri, gli occhi di chi ha davvero vissuto fino allo stremo, lo sguardo era fisso e perplesso sulla linea dell'orizzonte mentre faceva scivolare quella misteriosa e piccola attrezzatura oculare fra i biondi capelli che crescevano floridi verso il sole.
Una figura si stava avvicinando, qualsiasi cosa fosse era lenta e le folate di sabbia non permettevano a nessuno di dichiarare cosa effettivamente fosse la creatura in lontananza e per non lasciare spazio alla fantasia, ci avrebbe messo poco più di 20 minuti giungendo sul posto, di certo si trattava di qualcosa di immenso, ma la preoccupazione di Mar ora era rivolta verso i nemici più ravvicinati.
Attraverso l'oscurità dei crepacci, il suo sguardo cadde e si concentrò su una decina di Lurker corazzati che si facevano largo fra le insenature ad Est sbucando alla distanza di un centinaio di metri con al guinzaglio altrettante Teste di Metallo su 4 zampe, i loro crani ingialliti e d'orati svavillavano uscendo pian piano dall'ombra delle rocce riflettendo la luce del sole, i loro artigli si conficcavano profondi nelle pietre del deserto e gli occhi illuminati da una luce bianca la quale era l'unica cosa che li differenziava dalle tenebre stesse.
Tiravano e facevano resistenza contro la forza delle possenti braccia pelose dei Lurker mentre altri armati comparvero da sopra le colline posizionandosi come i guerrieri alle spalle di Mar, pronti a fare fuoco con i loro archi rimediati da tronchi e fronde e frecce con punte di pietra che nulla potevano con la resistenza delle armature Precursor.
Sciocchi scimmioni ignoranti, quali speranze pensavano di poter avere contro noi uomini, se solo la clemenza di Mar non fosse stata così forte, la sua magnanimità fù accolta da quei mostri come un segno di debolezza e a quest'ora non ci sarebbe Lurker in vita che volesse scatenare una guerra, una guerra che chiaramente non potevano vincere da soli.
Il re era fermo, pronto ad impartire ordini al suo immenso esercito, la creatura sulla sua spalla sfoderò uno sguardo preoccupato che costrinse lo stesso Precursore ad infilare le unghie di una delle sue zampe anteriori fra i denti in segno di ansietà, ma il condottiero Mar, al contrario, provò una sorta di serenità nel vedere i nemici davanti il suo sguardo vigile, erano settimane che si preparavano a questo momento e non poteva immaginare scacchiera migliore su cui combattere se non addirittura morire.
Daxter rimase nella stessa posizione per un minuto mentre Mar si concesse qualche secondo per abbassare lo sguardo e chiudere gli occhi ripensando alle ultime parole che la persona cui teneva di più espresse nei suoi confronti prima di partire.
"Jak..." Fù l'unica parola che riuscì a ricordare sul momento, ma sfortunatamente, le ringhia dei mostri al guinzaglio e gli affannati sussulti dei Lurker non permisero al sovrano di rivivere completamente gli ultimi momenti in compagnia della sua famiglia, ora ne aveva un'altra a cui badare e doveva proteggerla se voleva rivedere le persone a cui teneva davvero.
Spalancò gli occhi, erano pervasi da un'aura oscura, ma che presto scomparve lasciando solo spazio ad un rigido e semplice ordine diretto agli uomini ai suoi piedi e davanti a lui, perciò gridò:
"Attaccate!"
Le prime file del primo battaglione cominciavano ad avanzare senza preoccupazioni, i soldati più esposti, quelli più abili nel combattimento, armati di alabrade e lance d'orate segnate dalle ringhia e i ruggiti di battaglie passate, questi facevano parte del primo battaglione, coloro che già lottarono in passato per Mar e al suo finaco e si ritenevano più che privilegiati nell'avere la possibilità di rivivere quei memorabili momenti, specialmente quando spinsero una volta per tutte i Lurker sui pendii delle montagne.
In quei tempi nessuno era al sicuro, i Lurker superavano gli uomini per numero di ben 3 volte e le fredde superfici innevate non facilitavano certo l'operazione di intimidazione, nessuno poteva dimenticare nè capire come gli uomini potessero scomparire così in fretta nel silenzio più gelido delle buie notti glaciali così come nel corso del loro lento avanzare, i Lurker si nascondevano meschini sotto le superfici di neve più soffici e alte, complici di quei mostri erano anche le bufere spesse come mura di aghi e i fiumi ghiacciati, fredde e scivolose, quelle lastre di ghiaccio erano l'ostacolo principale da superare e fù solo grazie all'incorruttibile Eco nei cuori dei soldati e del re se quel giorno riuscirono a scampare alla valanga, la furia bianca che spazzò via quasi l'intera specie dei Lurker e decretò la fine della guerra del Nord.
I soldati sopravvissuti, divennero allora il plotone principale dell'imperatore, i "Preferiti" se così vogliamo chiamarli, ma date le nuove circostanze, erano anche quelli con minori probabilità di sopravvivere e forse era proprio quel pensiero, non paura, quel pensiero di scomparire in centinaia di scintille violacee a creare in loro un senso di rigidità e tenacia costante, una voglia di mettersi alla prova e di combattere che superava quella di ogni altra creatura selvaggia si stesse lanciando all'assalto contro di loro e mentre obbedivano al volere del loro re, non trattennero grida di coraggio e tensione che riecheggiarono fra i canyon dell'intero paesaggio, i passi erano veloci e leggeri, svelti e precisi, le armature sfregavano fra loro a ritmo costante, le armi erano alte e tagliavano il vento brillando più della Stella del Giorno a Nord, la stella che si avvicinava senza freno, la stella che decretava la fine di tutte le ere e avrebbe segnato prima o dopo la fine dl mondo.
Il sovrano e il suo compagno erano pronti a fare la loro parte nel combattimento, Mar si voltò per ordinare agli arceri di attaccare, ma prima di poter proferire parola e successivamente balzare giù dalla collina, uno stridio distrasse ogni guerriero con arco alla mano.
I soldati si voltarono accertandosi di cosa avesse emesso quel raccapricciante ruggito, fissarono nella luce del sole e una creatura nel cielo si stava avvicinando al comandante Mar, una Testa di Metallo che volteggiava a mezz'aria e si faceva gradualmente sempre più vicina.
Gli uomini stavano stirando le corde dei loro archi con le freccie già in posizione pronti a colpire il prima possibile la temibile creatura, ma Mar, confermando le sue preoccupazioni, ordinò all'esercito di arceri di tornare al loro posto e di attaccare i nemici a Est evitando di farsi accecare dalla luce del sole senza badare alla presenza dello stesso sovrano nella linea di tiro.
Daxter fissava con pupilla stretta e ansiosa la creatura che avanzava cavalcando il vento e si faceva sempre più grande, non riusciva a distogliere lo sguardo dalla grande palla di fuoco al cui interno si scorgeva una sagoma nera e alata che sembrava nuotare nell'aria e con voce sottile fece:
"Jak..."
Il re si nascose nuovamente il viso con il sanguigno panno fin sopra il naso e successivamente gli occhi con i visori posti sulla rigogliosa chioma, teneva intanto costantemente la sua arma nella mano destra ora in una stretta più potente che mai, il mostro, alla distanza approssimativa di 20 metri, confermava ora la dimensione 2 volte rispetto quella del re, il quale riprese il compagno peloso domandandogli con un leggero sorriso sul volto coperto:
"Che ti ho detto Dex?"
E mentre il Precursore si apprestava angosciato ad indossare anch'esso i visori posti sulla sua fronte, rispose deglutendo:
"Sei Mar?"
"Esatto." Rispose il nostro signore aprendo lentamente le braccia e gridando successivamente:
"Tirate!"
Lasciandosi poi cadere all'indietro sulla schiena verso il baratro di circa 6 metri che lo divideva dal terreno di battaglia.
  
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