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Autore: betacchi    07/04/2012    3 recensioni
Pensieri rubati a notti insonni, paure e desideri nascosti, il tutto mischiato in un frullato pieno di oscuri presagi (?)
Boh, se vi va, leggete pure.
[Fandom: Catherine. Prompt: Darkness. AU? Solo da qualche parte.]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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#1: So it's darkness that you fear.

Vincent Brooks.


Credi di poterci sfuggire, Vincent Brooks?
Sogna, mia cara pecorella, sogna. Sogna mentre tenti di scalare questa immensa montagna fatta di blocchi che è la tua vita.

« Oi, Vincent. Tutto ok? »
La voce di Orlando riportò Vincent alla realtà. Quella voce, quella voce…non sapeva di chi fosse, ma Vincent sapeva perfettamente che non comportava nulla di buono.
« Si, non ti preoccupare, amico. Ho solo bisogno di andare al bagno. »
Detto questo, Vincent si alzò. Oltrepassò il bancone del bar senza degnare di uno sguardo il Boss, che con la solita espressione divertita serviva drink ai soliti clienti.
Salutò con un cenno del capo Daniel, che quel giorno era al bar da solo. Che fosse successo qualcosa con Anna?
Vincent avrebbe davvero voluto aiutarlo, ma, prima di tutto, avrebbe dovuto salvare se stesso.
Entrò nel bagno. Appena dentro, la luce si spense automaticamente. Inutile provare a premere di nuovo l'interruttore.
« Oh, pecorella… »
Era quella voce, la voce che -ne era certo- tutte le sere lo tormentava.
« Chi..chi sei? »
Ma Vincent sapeva perfettamente a chi apparteneva quella voce. Tentò di aprire, invano, la porta del bar. Che qualcuno lo avesse chiuso dentro?
« Pecorella, vuoi forse fuggire? »
« Si! Che..che cavolo vuoi da me, si può sapere? »
La risposta della voce arrivò dopo una sonora risata. « Lo saprai solo quando raggiungerai la Cattedrale, pecorella. Su, vieni, ti stiamo tutti aspettando con ansia! »
Vincent rabbrividì. Si avvicinò all'interruttore per premerlo nuovamente, accendendo definitivamente la luce. Prima di uscire, si sciacquò il viso.
Forse fu solo una sua impressione, ma, quando stava lavandosi il viso, le pareti si tinsero di uno strano rosso sangue.


#2: The darkness' illusions.

Johnatan Ariga.


Jonny si svegliò improvvisamente. Anche quella notte, aveva avuto l'ennesimo incubo che non riusciva a ricordare. Sentiva solo la maglietta bagnata di sudore e il cuore a mille, che non gli dava un attimo di tregua. Inutile chiedersi cosa mai avesse sognato, ci avrebbe perso troppo tempo.
Aveva solo bisogno di un caffè e della solita sigaretta, anche quella mattina.
Dunque si alzò, dirigendosi verso la cucina. La casa era buia, illuminata solo parzialmente dalla luce che filtrava dalle persiane. Jonny non aveva alcuna voglia di alzarle: vedere la luce del sole non avrebbe fatto altro che ricordargli che anche quel giorno era vivo. Come se la cosa fosse importante.
Messo il caffè sul fornello, si accese la sigaretta. Inspirò lentamente il fumo, per poi rigettarlo fuori con lo stile del fumatore esperto.
Da quanto tempo fumi, eh, Jonny? Non sarebbe ora di smettere?
Una voce fece capolino tra i suoi pensieri più confusi. Una voce femminile, dolce e soave come nessuna. La voce di lei, dell'unica che fosse mai riuscita a sedurlo in quel modo.
Su, ora smettila con il fumo! Ti farà solo del male, e lo sai anche tu.
Jonny sorrise, pensando a quelle parole. Gli venne di nuovo in mente tutto ciò che aveva portato a quel discorso.
Ciò che l'aveva portato a tradire il suo migliore amico.
Il fischio del caffè scosse Jonny da tutti quei macabri pensieri. Sospirando, vero il contenuto della macchinetta in una vecchia tazzina gialla.
Sorseggiò il caffè, con il cervello ancora annebbiato dal fumo. Nell'oscurità, gli parve di scorgere una figura.
« L..Lisa? » chiese con voce tremante.
La figura tremolante, come quella di un fantasma, si avvicinò lentamente al moro. Confuso, Jonny cercò di toccarla, cercando di convincersi che ciò che stava vedendo non era vero.
Non poteva essere vero.
Allungò il braccio, per permettere alla mano di sfiorare ancora quelle candide guance rosee che tanto aveva amato e più volte baciato. Ma appena le sua dita sfiorarono quella figura dall'espressione triste, essa scomparve, lasciando il moro nuovamente solo con i suoi pensieri.
« Oh, Lisa…perché? »


#3: Can you face the darkness that's inside you?

Orlando Haddick.


Orlando sospirò davanti all'ennesimo piatto di sushi al salmone. Quel pomeriggio era solo: Vincent doveva vedersi con K. per mettere fine a tutto. Alla fine, aveva deciso di lasciare la sua fidanzata di sempre per mettersi con una da niente che conosceva da una settimana.
« Eh, amico, quando fai cazzate ti ci metti proprio d'impegno! » fece ripensando alla decisione del suo amico.
Mettendosi in bocca un pezzo di sushi, Orlando pensò a quanto poteva essere assurda la vita. Ripensò a quando erano giovani, a quando non volevano far altro che ridere e scherzare. Se qualcuno gli avrebbe detto che le cose sarebbero andate in quel modo, lui non ci avrebbe mai creduto.
Orlando, che cazzo hai combinato della tua vita? Volevi diventare famoso, volevi vivere sempre ridendo e scherzando, e invece, ora, guardati.
Chi cazzo sei? Che merda sei?
Un mediocre che si è fatto lasciare dalla moglie. Un lascivo di prima categoria, uno di quegli stronzi che fanno soffrire le donne.
Cazzo, non ci eravamo ripromessi che non avremo mai e poi mai fatto piangere una donna? Ce l'eravamo ripromessi, merda!

Orlando si alzò di scatto dal bancone, facendo voltare gli annoiati clienti del Kappa Heaven verso di lui.
« Metti tutto sul mio. » disse, rivolgendosi al cameriere di fronte a lui.
Il biondo si mise il suo solito cappello rosso, e uscì. Era una giornata estremamente scura: pensati nuvole nere coprivano i raggi del sole, rendendo le strade di quella misera cittadina ancora più scure del solito. Con lo sguardo basso, Orlando prese diverse stradine minori, vagando senza meta, mentre si faceva sconfiggere dalle sue paure più profonde.
Non ti è rimasto nulla, amico. Sei solo un misero…cosa? Non sei nemmeno quello.
Sei solo una pecora, che impaurita, fugge di fronte al pericolo.
Hai perso tutto, anche se non avevi niente. Sei formidabile!
Orlando si fermò, appoggiandosi ad un muro. Alzò lo sguardo verso il cielo, mentre piccole goccioline gelide gli bagnavano il viso. Tentò di afferrarne qualcuna, ma nessuna decise di fermarsi sulla sua mano.
Scivolavano tutte; preferivano di certo l'amaro asfalto al calore umano della tristezza. Abbassando nuovamente lo sguardo, Orlando pensò per un attimo a quei capelli rossi.
I capelli rossi della sua sposa, il suo sorriso e la sua voce. Ripensando a lei, un forte dubbio gli tormentava ora la mente.
E' stata lei a lasciarmi, lei. Non ti certo io. Io l'amavo, l'ho sempre amata. E la amo ancora. Perché?
Senza una risposta precisa, Orlando vagava nell'oscurità di quella giornata piovosa, mentre gocce sempre più pesanti di pioggia lo assalivano. Forse, era giunto il momento di dare una svolta alla sua vita.
O forse, era giunto il momento di perdersi totalmente nei suoi ricordi, smettendo -una volta per tutte- di vivere in quel modo così assurdo.


#4: I'm not man enough to face the darkness.

Tobias Nebbins.


« Tobias, Tobias! »
Il giovane ragazzo biondo si voltò, sentendo che qualcuno lo stava chiamando. Eppure, lui non sopportava quel nome: Tobias era un nome da vecchio, se l'era sempre ripetuto. Per questo preferiva Toby. Stava appunto per replicare che il suo nome non era Tobias, bensì Toby, quando -improvvisamente- tutto ciò che lo circondava, scomparve.
Ma non solo gli oggetti o le persone: anche la luce, l'aria, tutto, sparì.
« Che diavolo… »
Non sapendo cosa fare, Toby s'incammino verso la zona che -tra tutte- gli sembrava la meno buia. Arrivato lì, una piccola bambina gli si parò davanti.
« Tobias, io ti odio. »
« Tutti ti odiamo, Toby. »
Prima ancora di aver capito dove diavolo si trovava e cos diavolo ci faceva lì, Toby si era sentito dire che era odiato da tutti. Per di più, da persone che dovevano far parte solo del suo subconscio.
La bambina bionda gli si avvicinò, tirandogli i pantaloni. Dietro di lei, comparve un ragazzo moro, che lo guardava con aria trova. In un certo senso, assomigliava molto a Jonny, il suo capo.
« Toby, ci hai abbandonati qui. Come ti senti, merda? »
« I..io.. »
Il ragazzo non riusciva a capire come mai i suoi amici immaginari di quando era piccolo stessero tornando proprio in quel momento. E poi, lui non li aveva abbandonati: era semplicemente cresciuto, ad un certo punto.
Ma gli sguardi dei due ragazzi non sembravano aver capito quel piccolo punto.
« Io non vi ho abbandonati. E' solo che sono cresciuto, quindi, mi sono fatto… »
« Non è questo il punto. » lo interruppe il ragazzo. « Tu ci hai abbandonati in un altro senso. Dov'è finita la tua anima, eh? »
Detto questo, il ragazzo sparì, portando con se la bimba. Il biondo rimase, quindi, solo, ancora più confuso di quanto non lo fosse già prima.
La mia anima? Perché, ne ho una?
Sedendosi nel nulla, Toby si afferrò la testa, lasciandosi inghiottire dai suoi pensieri. Ormai, non importava più dove si trovasse: ciò che voleva sapere a tutti i costi era chi era. Ma più cercava di scoprirlo, più sentiva che la risposta di allontanava da lui.

Svegliandosi, la mattina dopo nel suo letto, Toby si rese conto che ciò che aveva vissuto non era stato altro che un sogno. Un sogno che, molto probabilmente, avrebbe cambiato il suo modo di vedere le cose, se solo se lo sarebbe ricordato.


Note dell'autrice: Salve a tutti, anche questa volta. Sono contenta che abbiate deciso di aprire anche questo mio coso. Non so bene come definirlo.
Allora, ecco, in questo spazio qui, vi dirò delle piccole cose sulle flash!, tanto per chiarirvi.
#1: Allora, siete mai entrati nel bagno per sciacquarvi il viso? So che nel bagno ci siete entrati -porcelloni (?)- per vedere le immagini di Cath, ma se provate a sciacquarvi il viso, noterete del sangue scorrere sulle pareti. Bene, ecco da cosa ho preso spunto.
#2: Lisa è ovviamente inventata. Dato che non sopporto di vedere Jonny con Katherine, me ne sono inventata una di sana pianta. Perdonatemi, ma il mio lato fangirl me lo impediva. Per il resto, c'è poco da dire, penso che la flash! parli da sola.
#3: Qui vedete un Orlando abbastanza depresso. Ho pensato di ambientarla verso la fine del finale "malvagio" (?). In corsivo ci sono i pensieri di Orlando, a parte l'ultima frase, che è solo messa in evidenza.
#4: Qui si va sull'AU estremo, proprio. Di Toby si sa poco e niente, quindi, mi sono inventata tutto. Anche lui dev'essere depresso come gli altri tre, su. Ed ecco che nascono dei suoi amici immaginari, e il suo più grande tormento: non sapere chi è veramente. Ebbene, prendetela così com'è sta flash!.
Detto questo, spero gradiate.
   
 
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