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Autore: Sophie Hatter    03/11/2006    3 recensioni
E' così facile convincersi che Sawyer sia una persona cattiva. E' così facile giudicare. Condannare. Fermarsi in superficie. Non affannarsi a scavare nel profondo.
Genere: Malinconico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate, Sawyer
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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nota di inizio:si tratta di un one shot introspettivo focalizzato sul personaggio di Kate, incentrato su un suo momento riflessione appena successivo alla puntata 3.04. se non siete spoilerati né desiderate farlo, non leggete questa ff.
la canzone citata nel titolo e all'inizio della ff è "Without You I'm Nothing" dei Placebo.




"I'm unclean, a libertine, and every time you vent your spleen,
I seem to lose the power of speech, your slipping slowly from my reach.
You grow me like an evergreen, you never see the lonely me at all."

 

 

Notte. Il buio la avvolge. Un senso di finitezza, di implacabile corsa verso il nulla.

E' il nulla che la avvolge.

Una morsa atroce continua a stringerle lo stomaco, facendola contorcere, le ginocchia al petto, le mani nei capelli. Non è fame. Le attanaglia le viscere. Qualsiasi cosa sia, non le lascerà mai prendere sonno.

Il cervello si riempie di vuoto. Cerca di non pensare a niente. Vuole che la stanchezza le serri le palpebre, che i muscoli possano finalmente rilassarsi, che i pensieri smettano di tormentarla. E' un'agonia. Come precipitare, senza poter vedere la fine del baratro. Il volto le si contrae, una smorfia di pianto. Vorrebbe piangere. Vorrebbe che le lacrime le uscissero dagli occhi per bagnarle il viso. Vorrebbe che i singhiozzi la scuotessero fino a spossarla, così poi non dovrebbe più sforzarsi per trovare riposo.

E invece, non ci riesce. E' un blocco alla gola, agli occhi, al cervello. Non ce la fa a lasciarsi andare. Il mondo le crolla addosso, e lei non ha reazioni. E' prigioniera, in una gabbia. Domani potrebbero svegliarsi e decidere di torturarla, di picchiarla, come hanno fatto con Sawyer. Forse desidera morire. Non può sopravvivere così. La tensione pesa su di lei come un enorme macigno. Si stringe nelle sue stesse braccia per cercare di calmare quel tremito. Non ne può più. La stanno distruggendo. Probabilmente era quello che volevano. Come costringerla ad ammettere qualcosa che non prova.

Deve negarlo. Deve avere la forza di negarlo. Cacciare via tutto il resto, il dolore, le viscere, il freddo, la paura, il peso che la opprime.

Io non lo amo.

Non lo amo.

Il volto si contrae di nuovo. Una mano alla bocca, sopra gli occhi. E' troppo, non ce la fa. Stavolta qualcosa le appanna la vista. Si ripiega su sé stessa. Lacrime, singhiozzi. Un lamento senza voce. Perso nel silenzio della notte. Non lo amo. Non significa niente per me. Il cuore le fa male. Sembra voler esplodere. E' a pochi metri da lei, potrebbe sentirla. Uccide la sua parte razionale e piange, stringendo il suo corpo inerte fra le braccia. Sente il terreno umido. Umido delle sue lacrime. Le pietre le graffiano la pelle.

Il freddo la invade di colpo. Arriva al cuore. Sente calare il gelo insieme ai brividi.

E' suggestione. Pressione psicologica. Lei non potrà più amare nessuno. Nessuno potrà più amare lei. Lei scappa, non è una prigioniera. Non è prigioniera di nessuno. Deve alzarsi e urlarglielo. Io non ti amo. E' tutto sbagliato. Ti stava picchiando. Ti avrebbe ucciso. Era quello che voleva sentirsi dire. E' tutto qui. Non c'è altro.

Non ti montare la testa.

Non può amarlo. Lui non le ha detto la verità. Non vuole che la gente menta con lei. Non è giusto. Non ha bisogno di essere protetta. Non è una bambina. E lui non l'ha mai trattata come una bambina. Sono sempre stati alla pari, un rapporto egualitario di reciproco rispetto. Due criminali. Due fuorilegge. Due intenditori. Due che ci sanno fare, che sanno di non essere deboli e incapaci.

E invece no. Stavolta l'ha guardata negli occhi e le ha detto di andarsene. Di andare via. E il piano? E la determinazione, il calcolo lucido e freddo, la collaborazione? Avrebbero potuto scappare. Perché, di punto in bianco, ha deciso di arrendersi? Ognuno per sé stesso. Vivere insieme, morire da soli.

Non lo ama.

E' coercizione, ricatto, suggestione. Come potrebbero amarsi lì, in quello stato? Prigionieri, chiusi in gabbia, senza potersi nemmeno parlare. Come bestie al macello, costretti ai lavori forzati. Come potevano pensare che lei lo amasse? Solo perché l'ha baciata? Non si era comportata come se lo amasse. Chiunque avrebbe reagito come lei. L'aveva colta di sorpresa. Non faceva parte dei piani. Non dei suoi almeno.

Ma lei era stata brava. Gliel'aveva fatta vedere. Lui le aveva detto se mi ami davvero, vai. Lei non se n'era andata. Voleva dire che non lo amava. Ragionamento impeccabile. Si stupiva di sé stessa. Era la prova. L'aveva dimostrato.

Non era scappata. Avrebbe potuto essere libera. Rivedere il cielo, la foresta, correre fino a sentirsi mancare il fiato, urlando, piangendo. Non l'aveva fatto. Perché. Perché non se n'era andata. Eroismo, no di certo. Principio. Altruismo. Altruismo cieco, puro e semplice. L'avrebbe fatto con chiunque.

Era stata buona. Quello che aspirava a diventare.

Forse non proprio con tutti. forse, se dall'altra parte di quelle sbarre ci fosse stato qualcuno di cui non le importava niente, che nemmeno conosceva...

Il seme del dubbio la stava corrodendo. Non le importa di niente e di nessuno tranne che di sé stessa. Quella era la vera Kate. Era cattiva. Non poteva farci niente. E allora, avrebbe potuto scappare.

Troppa confusione. Non riesce a fare ordine nei suoi pensieri. A seguire un filo logico. A rintracciare una causa primordiale. A capire perchè accidenti non se ne sia andata. Per dimostrargli che non lo amava. Ma se non provasse niente, la cosa più sensata da fare sarebbe stata abbandonarlo lì.

Non importa. Mancanza di coerenza, capita a tutti. Ora vuole solo dormire.

Come farà a guardarlo in faccia, domani. A parlargli normalmente, come se niente fosse.

Dolore alla testa, forte. Smette di piangere. Ora il dolore le risale la fronte, invadendole il cervello. Passa una mano tra i capelli, stringendo. Sono secchi, pieni di terra. Vuole tornare a casa. Farsi una doccia. Lavar via tutto quell'incubo, svegliarsi e scoprire che in realtà non ha mai vissuto tutto questo. Solo proiezioni della sua mente insana, un banalissimo sogno, futile immaginazione, insensata evasione dalla realtà.

Subito il pensiero le riesce intollerabile. Non può non essere vero. Sawyer non può non essere vero. Tutte le volte che gli ha pensato, che si è trovata in crisi di fronte a lui, che si è impegnata dando fondo a tutte le sue energie per lottare contro di lui. Contro la parte cattiva di sé stessa. Forse è solo questo che rappresenta... ma come può ridurlo ad un simile stereotipo? Non è cattivo. Sawyer non è cattivo. E' lei che vuole una scusa. Una scusa per non avere niente a che fare con lui. Per allontanarsi da lui. Per non innamorarsi di lui.

Non vuole credere a quello che sta ammettendo.

Dev'essere diventata pazza. Di nuovo. Non ragiona più. Non ci riesce. E' troppo da sopportare. Dove sono tutti? Perché li hanno portati lì? Che cosa c'entrano loro? Perché non l'hanno lasciata in pace a crogiolarsi nelle sue illusioni?

E' così facile convincersi che Sawyer sia una persona cattiva. E' così facile giudicare. Condannare. Fermarsi in superficie. Non affannarsi a scavare nel profondo. Lei non l'ha voluto. Lei voleva giudicare e condannare, come tutti gli altri. Stargli lontana. Ma non c'è riuscita. E' successo. Non sa nemmeno come. E' successo. Una trappola mortale. Il prezzo è la sua lucidità. I suoi buoni propositi. Lei non voleva lottare con lui.

Stringe le braccia sul suo corpo, e si rende conto che vorrebbe averlo lì. Non uno qualsiasi. Lui. Perché proprio lui? Perché la sua mente le gioca scherzi simili?

Perché non le ha voluto dire la verità. Perchè ha cambiato idea... proprio ora che tutto sembrava aver intrapreso una via più aurea, più pura. Quel bacio. Senza senso. Ne ha ancora la sensazione sulle labbra. Le sue mani, sul suo collo. Senza senso. Tutti  che li fissavano. E lui l'ha baciata. Nessuno aveva mai compiuto una pazzia simile nei suoi confronti.

Si sente vuota. Fredda. Insensata. La sua esistenza lì, in quel momento, è insensata. Perché non li lasciano stare insieme. Perchè li fanno avvicinare per poi metterli l'uno contro l'altra. Brama il momento in cui incontrerà di nuovo il suo sguardo. Anche se dovrà essere arrabbiata. Anche se non saprà cosa dire. Sembrerà tutto così banale. Mentre lei vorrà solo smettere di mentire. Una volta per tutte, poter confessare. Arrendersi.

Non è più niente senza di lui.

   
 
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