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Autore: Irishkoala    08/04/2012    9 recensioni
Un'apparente serata normale a casa Farrell con, invece, due presenze in più...inaspettate!
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Faith.'
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Here, with you and them

Non c'entra niente con Pasqua sia chiaro ;P però è un'altra delle tre OS, insieme a Fire Inside, che avevp già pronte da mesi. Regalo insieme alle altre donzelle che hanno pubblicato oggi e auguri a tutti!
Una piccola scena non presa da nulla di reale ma che mi è venuta in mente per caso ^^
Grazie a chiunque leggerà o recensirà e spero vi piaccia.
Bacioni

Leia



Here, with you and them




Cazzo. Non era bastata solo Alicja a distruggermi i piani, vero?

Ci si metteva pure Kim per lo stesso motivo e, per un attimo, ebbi il folle sospetto che si fossero messe d'accordo. Me lo rimangiai solo perché non si conoscevano, da quello che sapevo.

No senti, mi avevi detto dopo il week-end, che corrisponde da lunedì in poi per quello che ne so io non con la domenica compresa!”

Chissà cosa cambia!” affermò lei scocciata “...e ti sto chiedendo di passare una serata in più con tuo figlio! Non mi sembra che ci sia qualcosa di più importante che non puoi rimandare” aggiunse con rimprovero misto a rabbia e cedetti, chiudendo gli occhi per poi sospirare tra me e me, il cellulare ancora all'orecchio e quella dall'altro lato che non mi lasciava scelta.

Dannazione, non proprio quella domenica!

Così invece che uno solo, ce li avevo tutti e due e avrei dovuto cancellare ogni cosa.

Mi avrebbe ucciso.

Ok d'accordo..” concessi infine, senza via d'uscita e nessuna chance di batterla su quel fronte.

Ah ecco...ci vediamo mercoledì”

Sì, ciao” ribattei, con poca se nulla spinta, spingendo il tasto che mi permise di interrompere finalmente la chiamata.

Inspirai di nuovo, profondamente, cercando di calmarmi e di mettere insieme le parole giuste oltre che la forza per fare l'altra chiamata che, sapevo, mi avrebbe distrutto.

Fuck!

Proprio quando riuscivamo a organizzare qualcosa per vederci finiva sempre che qualcos'altro si metteva tra i piedi e non era per i miei figli, con loro ci avrei passato ogni singolo respiro della mia vita, ma diavolo lui non lo vedevo da mesi e di dargli ora la notizia che avremmo dovuto rimandare mi faceva stare di merda.

Una mezz'ora dopo, il tempo in cui Kim era spuntata per lasciarmi mio figlio maggiore, non mi ero ancora deciso a spingere sul quel dannato bottone del cellulare e mi stavo sentendo uno schifo, una merda con la nausea allo stomaco per la paura.

Non me l'avrebbe perdonata questa, avevamo già rovinato troppe occasioni in cui vederci sempre per causa mia, mentre la serata l'aveva organizzata lui, da tempo, creando aspettativa, io stavo smaniando come un bambino di cinque anni davanti a un mucchio di regali da aprire per poterlo rivedere e passare del tempo insieme, seppur poco.

Invece tutto si andava a far fottere inesorabilmente. Sembrava sempre fatto apposta.

Lasciai James a giocare in salotto con Henry, stesi sul tappeto con una serie di costruzioni, fogli e pennarelli sparsi ovunque, chiedendogli di controllare il fratello minore per qualche secondo, mentre stavo continuando ad aggirarmi per il corridoio tra la sala e la cucina come un animale in gabbia, il telefono in mano spinto sulla bocca e l'altra tra i capelli, stretti con fare compulsivo.

Non sapevo cosa fare, ma dovevo dirglielo.

Ogni singolo progetto fatto per quel week-end passato insieme non era possibile con i miei figli di mezzo e, comunque, loro non l'avevano neanche mai conosciuto. Aveva visto una volta James ma non aveva compiuto neanche i due anni a quel tempo, era troppo piccolo perché se lo ricordasse ora.

Avrei voluto vomitare per il nervosismo, ma alla fine mi decisi, mi fermai in un punto remoto della mia cucina, dando un occhio alle due pesti perché non combinassero nulla di irreparabile e inspirai a pieni polmoni afferrando veramente il cellulare in mano.

Era incredibile ma solo lui mi faceva sentire un essere così molle, quando nessun altro mi avrebbe provocato quelle cazzo di sensazioni da ragazzina innamorata perdutamente.

Ma non incantavano nessuno, perché era quello che ero.

Non la parte della ragazzina ovviamente....ma innamorato perdutamente lo ero fino al collo.

E non riuscivo a farmela passare, neanche dopo tutti gli alti e bassi che avevamo avuto e tutte le situazioni che avevamo affrontato.

Per quanto precario fosse, eravamo ancora in piedi. Forse perché l'interesse inconscio di entrambi resisteva, la speranza di dire 'non è finita' e non abbiamo lasciato ogni cosa reale e veramente importante quando eravamo usciti del set.

Forse entrambi eravamo così ingenui da credere che ci sarebbe stato ancora un dopo, che avremmo sempre avuto la forza di continuare in quel modo.

Era così bello adagiarsi in quel pensiero, avrebbe potuto sorreggermi per sempre.

Un leggero sbuffo misto a urlo di lamento mi fece tornare a terra, anche scuotere la testa tra me e me e aggrottai le sopracciglia notando la scena che avevo davanti.

No James, lasciaglielo” dissi senza rabbia ma con decisione, indicandolo anche con un dito e facendogli segno di ridare il camioncino a Henry che si stava sbracciando verso l'alto per cercare di riafferrarlo dal fratello, che invece aveva il braccio fuori dalla sua portata.

Ma papà, è mio e..”

Sì ma ci stava giocando lui” affermai sbrigativo, intenzionato a finire presto quel 'problema' per passare a quello che avevo nella mia testa.

James mise il broncio, ma glielo ridiede poi incrociando le braccia al petto, facendo sorridere Henry che riprese a far vagare il piccolo mezzo in aria come se avesse davanti a sé una strada immaginaria.

Sorrisi sommessamente. Anche quell'immagine nel mio salotto era troppo bella, ma ce l'avevo davvero poco.

Forse, era vero. Non sarei mai stato in grado di cominciare e portare a termine una cosa nel modo giusto. Era la mia condanna.

Prima i miei figli, senza un padre in casa e fratellastri perché avuti da due donne diverse, poi Jared...dio.

Feci partire la chiamata senza pensarci con il battito che andava sempre più velocemente ogni squillo a vuoto che sentivo, poi sentii che la prese, anche se mi arrivò un rumore di traffico alle sue spalle e il suo tono che sembrava leggermente trafelato.

Cole? Lo so sono in ritardo...scusa...ho avuto un imprevisto ma..”

No Jar, senti..” cercai di interromperlo, ma lui non mi sentì.

...sono davanti a casa tua, se mi apri parcheggio”

Cazzo.

Il battito si fermò un istante. Merda.

Non riuscii a smettere di imprecare nella mia testa.

Porca di quella puttana, e adesso? Non volevo dirglielo per telefono, ora, farlo faccia a faccia sarebbe stato impensabile.

Cole?” mi riportò a terra “Ci sei?”

Ah..” biascicai, scuotendo la testa, l'agitazione a mille “..sì scusa, vieni” concessi infine, raggiungendo la porta d'ingresso dove a lato c'era il citofono con le aperture centralizzate per i cancelli. Spegnemmo la chiamata.

Stavo sudando freddo. Merdamerdamerda.

Andai alla finestra, controllando l'esterno, riconoscendolo come davvero lui ma con il SUV di suo fratello che parcheggiò di fianco alla mia macchina lasciata all'esterno del garage. Avrei voluto sbattere la testa contro a un muro.

Forse me lo meritavo, tutti gli sbagli e gli errori fatti in passato me li stavano facendo ripagare impedendomi di avere una vita rilassata e possibile con lui. Ci mise anche troppo poco a scendere, a recuperare quella che riconobbi essere una sporta della spesa dal sedile posteriore, che non capii di cosa fosse ripiena, poi facendo scattare le serrature a distanza e coprire i pochi passi dalla porta d'ingresso.

Mi tolsi dalla finestra, con un vana, ingenua e stupida speranza che non suonasse e che non era quella la serata in cui avremmo dovuto vederci.

Drinnn...

Fottuto.

James e Henry alzarono subito la testa da quello che avevano davanti guardandomi incuriositi.

Papi chi è? Chi è?” mi chiese il primo con entusiasmo ma io gli feci segno di rimanere seduto e un'espressione indifferente.

Nessuno, tornate a giocare” risposi di fretta, raggiungendo la porta e preparandomi psicologicamente a quello che sarebbe successo.

Quando aprii e me lo trovai davanti pensai che i miei due esseri alle spalle sarebbero rimasti orfani di padre molto velocemente.

Da quanto era che non lo vedevo? Un anno? Forse di più...per via di quel fottuto tour con la sua band che veniva prima di qualsiasi altra cosa. Dannato lui. Ma quel momento non mi fece bene per niente. I nostri sguardi che si incrociarono, la lieve sorpresa, poi la mancanza, le espressioni e il tono dei suoi occhi che mi stavano dicendo più di mille parole.

Cazzo, quanto diavolo era bello e continuava a non cambiare di una virgola, porca puttana.

I suoi occhi di un blu acceso, stupendo, mi ero innamorato subito di essi, un leggero filo di pizzetto attorno al mento, i capelli lisci, almeno di nessun colore strano, tirati indietro e raccolti da quello che vidi essere un piccolo codino e i vestiti stretti, fasciato in una semplice camicia di jeans con dei pantaloni neri.

Era assurdamente bello e per un secondo mi ritrovai senza fiato, parole e saliva.

Ehi, non dirmi che faccio ancora quest'effetto perché mi sento offeso, evita di prendermi per il culo” affermò con un leggero sorrisino su un lato delle labbra, perché anche se non lo voleva ammettere, gli faceva piacere.

Sai sempre come rovinare certi momenti”

No quello sei tu”

Non direi proprio”

Ci bloccammo. Sorridemmo. Volevo stringerlo. Chi ci avesse visti da fuori ci avrebbe perso per due idioti adolescenti, non due adulti.

Jared” soffiai.

Cosa?”

Cazzo..un anno e...”

Lo so..” mi interruppe, abbassando per un attimo lo sguardo colpevole “...avrei voluto riuscire a passare di più, ma non immagini come sia stato, non avevo nemmeno un momento per rendermi conto dove fossi..” lasciò cadere il discorso, quasi come se si fosse reso conto di aver detto troppo ma io non avrei comunque trovato il modo per rimproverarlo.

Sei qui adesso” gli feci rialzare lo sguardo, per un attimo mi sembrò di rivederlo la prima volta, quando aveva avuto quello stesso sguardo che si era fissato nel mio, quando ci conoscevamo solo per fama, per due nomi stampati su carta, quando ancora non avevamo immaginato come sarebbe finita.

Non mi aspettai nemmeno il gesto che fece dopo, non da lui, non dopo gli ultimi anni in cui entrambi ci eravamo allontanati, eravamo diventati più freddi, anche se avevamo continuato lo stesso a vederci...e non solo per delle chiacchiere.

Si sporse verso di me abbracciandomi, stringendomi attorno ai fianchi e lasciando per un istante la testa sulla mia spalla, facendomi fare lo stesso, inevitabilmente, trattenendo anche il magone che mi aveva preso la gola, mentre gli appoggiai una mano sulla testa inspirando il suo profumo che mi ricordava, tante, troppe cose.

Mi sei mancato” ammise sottovoce e io aumentai la presa, non riuscendo neanche a quantificare quanto lui mi fosse veramente mancato e quanto avrei voluto poterlo avere con me sempre.

Anche tu..” lo strinsi, sentendo il bisogno di rimanere così per ore, anche senza muoverci, senza fare altro, solo sentirlo contro e al tempo stesso stretto da lui.

Papi, che fai?”

Quella poche parole furono sufficienti a distruggere ogni cosa.

Jared sobbalzò senza esserselo aspettato, staccandosi anche di fretta da me come una sorta di scossa mentre io chiusi gli occhi un istante, sperando di rientrare nel sogno. Sentii due braccia sottili stringermi attorno alla gamba, li riaprii, Henry mi stava guardando dal basso della sua ancora precoce altezza, la testa poggiata nell'incavo del mio ginocchio, in una muta richiesta curiosa.

Li spostai su Jared che invece non sapeva cosa fare o se stesse veramente vedendo quello che aveva davanti.

Sospirai, modificando subito l'espressione in una dispiaciuta, guardandolo con una tristezza che sentivo pressante a livello della gola.

Jar mi dispiace..” sussurrai “....non doveva andare così, credimi. Mi hanno incastrato quelle due e ho i bimbi nel week-end e a inizio settimana. Me l'hanno detto neanche un'ora fa, non sapevo come dirtelo e ho provato a far capire a entrambe che ero impegnato ma non hanno voluto sentire ragioni e...” mi fermai, causa i suoi occhi e la sua espressione incolore che ogni volta mi facevano perdere un battito.

Ma per la paura.

Sapevo cosa volevano dire e non volevo vederli su di lui, soprattutto se causati da me.

Avrei voluto distruggere qualcosa.

...Jay, ehi..” ritentai, prendendolo per un polso per farlo reagire ma lui lo staccò da me, spostando anche lo sguardo di lato.

Abbiamo fatto di tutto per poter avere questi giorni liberi..”

Lo so” lo interruppi “Jared, per favore”

Cosa? Perché devo essere sempre io quello che ci rimane di...” si zittì solo perché c'era ancora mio figlio presente ma il messaggio mi era arrivato.

Papà, chi è?”

Di male in peggio, un secondo dopo spuntò anche James, che aprii di più la porta e si trovò davanti alla scena che era in corso, anche se non gli sembrò così drastica come la stavo vivendo io.

Jared spostò lo sguardo su di lui, ora sorpreso, in un certo qual modo anche agitato e in imbarazzo avrei osato dire. Non sapevo perché ma quella fu la prima volta che si trovò davvero davanti ai miei figli in maniera diretta.

Ah è un amico, perché non riporti in sala tuo fratello e vi rimettete a giocare? Papà torna subito” tentai ma il maggiore, non sapevo in quale landa remota del suo cervello andò a ripescare quel ricordo, tantomeno io non mi ricordavo di averglielo mai detto, e disse la frase più inaspettata di tutte.

Ma tu sei quel cantante che ha lavorato con papà, vero? Mi ricordo le foto..”

Quali foto? 

Guardai James con gli occhi praticamente fuori dalle orbite mentre Jared non era messo meglio di me, prima guardando lui poi spostandoli su di me, facendomi la stessa domanda che avevo appena pensato senza bisogno di spiccicare parola. Il messaggio mi arrivò benissimo dal suo sguardo.

Nessuno fiatò per qualche secondo, anche se mio figlio stava ancora aspettando la risposta dal suddetto cantante che avevo davanti e che si riprese dopo qualche altro secondo, modificando l'atteggiamento e diventando improvvisamente accondiscendente, pure con un sorriso.

Sì esatto...sono Jared, mentre tu devi essere James giusto?” chiese affabile, guardandolo nello stesso modo e fu più forte di me ma trattenni un sorrisino sommesso.

Sì, ciao” rispose, scuotendo anche la mano, ora con un improvviso brillio nello sguardo che sapevo non avrebbe portato a nulla di buono.

Ti va di giocare con noi?” chiese innocentemente, come era normale che facesse e senza assolutamente immaginare cosa stesse passando nella testa del padre in quel momento.

Jared invece si era ripreso e, oltre alla leggera sorpresa, ora c'era anche un divertimento malcelato che forse non si era aspettato nemmeno lui.

A cosa giocavate?” gli chiese, chinandosi lievemente in avanti, appoggiando le mani sulle ginocchia.

Alla lotta, ma vinco sempre io, lui non ha forza” rispose James con un leggero sbuffo scocciato, indicando Henry che non aveva ancora staccato gli occhi dal nuovo venuto, né le mani dalla mia gamba.

Gli fece una smorfia a quella frase, il maggiore gliela ricambiò e sia io che Jared facemmo una mezza risata senza accorgercene.

Ma lui è più piccolo di te”

Infatti è una noia”

Ok. Calma.

Assistere solo a quella breve scena mi stava facendo sentire come mai mi ero sentito e non volevo ammetterlo ma mi stava piacendo troppo.

Jared sorrise di nuovo all'ultimo sbuffo di mio figlio, per poi appoggiargli una mano sulla testa e scompigliargli i capelli dolcemente, cosa che lui cercò di evitare sfuggendogli ma non riuscendo lo stesso a trattenere un sorriso.

Cosa che feci anch'io e che nascosi di fretta quando tornò a sollevarsi riportando lo sguardo sul mio.

Sospirai “Jar senti, lo so che..”

Scosse la testa “Fa lo stesso ok? Se ti va bene, mi farebbe piacere passare una serata con voi”

Voi. Voi.

L'aveva detto veramente?

Lui con i miei figli?

Dio, avrei potuto aggrapparmi a quell'immagine per la vita e non lasciarla più andare. Rimasi boccheggiante qualche secondo non sapendo cosa dire ma, di nuovo, fu mio figlio a risolverla per me dopo aver sentito la sua frase.

Non preoccupandosi di altro, lo afferrò per un polso, poi tirandolo dentro.

Sìì vieni, Henry muoviti..adesso sì che ci si diverte!” disse di fretta, con un urlo gioioso mentre Jared non se lo aspettò minimamente, sentendosi trascinato all'interno con forza, tanto che mi scostai di fretta o mi sarebbe venuto addosso.

Non facemmo in tempo a dire altro. Solo uno sguardo, complice, consapevole, poi scomparso quando lo ri-dedicò a mio figlio e io scossi la testa tra me e me chiudendomi la porta alle spalle.

Curioso.




Nemmeno a immaginarla con il più grande sforzo avrei potuto credere che una scena del genere l'avrei avuta davanti ai miei occhi, nel mio salotto.

Così com'era stato per il primo momento dopo essere entrato e durante la cena.

Vedere Jared, praticamente steso per metà su un fianco sul tappeto della sala, con le due pesti vicino che non avevano fatto altro che tempestarlo di domande da quando era entrato, su quello che gli piaceva, sulla sua musica e sul perché non gli piacesse la carne -perspicacemente avevano notato la miseria che si era mangiato per cena centralizzata su due verdurine scarse-, era molto di più di quello che mi sarei aspettato da qualsiasi possibile momento che avrei potuto passare con lui.

E non era finita, perché era Jared stesso ad essere diventato irriconoscibile, almeno ai miei occhi, oppure semplicemente non avevo mai avuto il piacere di vederlo anche in quella parte.

Non solo non aveva ancora smesso un attimo di dare corda ai miei figli, ma ora sempre sul medesimo tappeto, ci stava giocando insieme con una caterva di soldatini sparsi ovunque e con cui stava inscenando battaglie immaginarie.

Non avevo mai visto nemmeno James ed Henry ridere e divertirsi così tanto con uno sconosciuto. Per loro lo era alla fine, ma beati nella loro innocenza, se la stavano spassando non pensando minimamente all'attore, musicista e artista che era veramente e che avevano davanti, che si stava divertendo quasi più di loro come se non avesse più potuto godere o fare di quei sorrisi per molto tempo.

Nessuno dei tre se n'era ancora accorto. Era da quando erano 'scappati' dalla cucina dopo la cena che li stavo osservando, con la scusa che sarei rimasto io a lavare i piatti, cosa che avevo fatto sul serio ma in due scarsi minuti.

La spalla appoggiata allo stipite della porta, ero coperto per metà dalla parete della sala ma potevo vederli tranquillamente senza che loro ci facessero caso. Sarei rimasto in quel punto una vita intera, avrei voluto fermare, fotografare, registrare ogni singolo frammento di quel momento che stava scorrendo troppo velocemente.

Non volevo che scomparisse, che si distruggesse, avrei dato qualsiasi cosa per poterlo avere sempre in casa mia ma, più di tutto, ero incantato dallo sguardo di Jared. Illuminato, mai visto così, le sue espressioni, i sorrisi, la sua risata, impossibile da descrivere per quanto fosse bella.

Si stava lasciando trasportare senza problemi, a suo agio, come se fosse sempre stato una sua abitudine giocare e avere intorno dei bambini, senza nessun pensiero per la testa.

Mi tradì un sospiro che feci tra me e me, o semplicemente James voltò troppo la testa per inquadrare me anche nella sua visuale, forse non era stato così rumoroso. Purtroppo la mia fantasia privata venne interrotta e anche gli altri due si voltarono nella sua stessa direzione quando mi chiamò per raggiungerli.

Subito lo sguardo di Jared scattò sul mio, improvvisamente più trattenuto, in leggero imbarazzo come se si fosse reso conto di essersi lasciato andare troppo e di aver perso di vista, per un momento, dove si trovasse e di chi fossero quelli a cui stava facendo passare uno dei momenti più divertenti della loro infanzia.

Glielo ricambiai ma con tranquillità, facendogli capire che non gli avrei detto niente per interrompere l'attimo e che non stava facendo nulla di male. Il problema era che ero stato scoperto e non potevo inventare una scusa.

Dai papi, gioca con noi” fu la richiesta mezza supplicante di James, detta per la seconda volta mentre mi prese una mano per tirarmi in basso, quando gli fui a tiro, facendomi capire di sedermi.

Jared abbassò un secondo lo sguardo, fissando per un istante il soldatino che stava rigirando tra le dita, nascondendo un mezzo sorrisino intenerito e soddisfatto che non mi sfuggì e che feci anch'io.

Mhh allora, quali sono gli eserciti qui?” chiesi con enfasi, battendo le mani una volta poi sfregandole mettendomi a gambe incrociate e guardando i due schieramenti che avevano composto, sistemati uno di fronte all'altro con una linea in mezzo tracciata da un foglio arrotolato per la lunga che corrispondeva alla 'linea del territorio', a sentire Henry.

Questi sono i romani, questi i greci!” spiegò James con decisione, stringendo una mano a pugno poi spingendolo in avanti.

Alzai le sopracciglia “Io sto con Henry e ci prendiamo i greci” affermai con tono ovvio mentre Jared trattenne una risata e lo guardai apposta, sapendo che avrebbe recepito, con invece mio figlio minore che si accaparrò la parte di soldatini indicati dandomi un cinque.

James, ignaro continuò risoluto, ormai come unico obbiettivo della serata quello di batterci.

Aha bene, avete preso quelli più deboli! Vinciamo noi”

Non è vero, vinciamo noi!” ribattè Henry facendogli una linguaccia che l'altro ricambiò.

Sia io che Jared ridemmo di nuovo anche se mi sbrigai a fermarli prima che cominciassero a darsele sia a voce che a gesti.

Buoni vuoi due...sicuro che i greci siano più deboli?” giocai con evidente tono scherzoso ma James si mise sulle difensive guardandomi risoluto.

Lo sono, punto!”

Vedremo, giusto Henry?”

Giusto! Attacca..”

Jared staccò lo sguardo da me quando James gli chiese se era pronto. Lui fece uno sguardo deciso, recitando, ma perfettamente convincente mentre gli annuì e strinse una mano a pugno per poi dargli un cinque, ribadendo che sarebbero stati loro a battere noi.

Era surreale, davvero, ma non avrei più voluto che finisse.




Solo per la novità e la serata un po' diversa che avevano passato i due bimbi, ossia avere qualcun altro che non fosse un parente in casa, gli avevo permesso anche di stare alzati di più e quando l'interesse si era spostato alla televisione ci eravamo posizionati in quattro sul divano per fargi vedere un film...anzi, cartone animato per essere precisi.

Il primo a 'lasciarci', ovviamente, era stato Henry che per i suoi quasi raggiunti tre anni aveva anche resistito troppo e si era addormentato dopo un quarto d'ora dall'inizio, con la testa abbandonata sulla mia spalla e il corpo metà addosso.

Spostai un braccio in modo da prenderlo decentemente e mi alzai, facendo un cenno agli altri due per fargli capire il motivo del mio spostamento ma non badarono quasi a me, completamente incollati allo schermo, anche se entrambi gli sguardi non erano poi così svegli.

Scossi la testa tra me e me, soprattutto guardando Jared e pensando che forse nemmeno lui si stava rendendo conto sul serio di quello che stava facendo e succedendo.

Ma se non mi erano state sufficienti meraviglie e sorprese da quando quella serata era cominciata, non avevo ancora visto nulla appena tornai in sala.

Non era passato neanche un altro quarto d'ora, il tempo di cambiare, lavare e vestire Henry per la notte per poi metterlo a letto, che nel mio ritorno in sala sul divano c'erano già altri due ghiri che ronfavano tranquillamente.

Anche per James lo potevo capire, erano le undici passate, molto di più di quello che di solito gli concedevamo io o sua madre in fatto di alzate serali, ma da Jared non l'avrei immaginato neanche a sforzarmi.

Si era addormentato con il viso leggermente spostato di lato, un braccio attorno alle spalle di James che per il sonno aveva perso peso contro di lui, fino ad arrivare con la testa sul suo stomaco.

Mi trattenni sia dal ridere che dal fare qualsiasi cosa, prima recuperando anche il figlio maggiore per ripetere le stesse azioni precedenti ed infilarlo a letto a sua volta senza che dicesse nulla. Quando tornai in sala la situazione non si era modificata di una virgola, ma di certo lui non l'avrei preso in braccio per portarlo a letto....anche se mi sarebbe piaciuto averlo in braccio, per altre cose però.

Appoggiai un ginocchio sul divano, prendendo peso su entrambe poi inclinandomi verso di lui e indugiando un istante sul suo viso, perfetto, rilassato, calmo, non sapendo se baciarlo per svegliarlo sarebbe stata la cosa giusta da fare o se si sarebbe rivelato troppo avventato, soprattutto dopo tutto il tempo che era passato.

Mi resi conto che non me ne fregava niente, stavo agognando le sue labbra come mai avevo fatto nella mia vita e avrei voluto fargli di tutto, sentirlo in qualsiasi modo, averlo sotto di me per ore intere, mentre sapevo che non avremmo potuto concludere nulla ed era molto più che frustrante.

Gli baciai solo il collo, la parte scoperta dalla camicia per via della posizione, poi salii sul mento facendogli cominciare a sentire qualcosa, infatti si mosse leggermente per poi voltarsi e cercare di sistemarsi su un fianco. Si rese conto che non era a letto e riaprii gli occhi di scatto trovandomi davanti con un sorrisino divertito.

Sospirò, scuotendo la testa e lasciandola ricadere sul bordo del divano per poi passarsi una mano sul viso, rendendosi conto che eravamo solo noi due e che aveva finalmente via libera.

Merda, non hai idea di quante ore di sonno devo ancora recuperare...forse non ce la farò mai del tutto, è un periodo che mi addormento ovunque”

Continuai a sorridere, baciandogli di nuovo il mento e ancora incantato dai suoi occhi che ora riflettevano l'unica luce presente nella stanza, quella bluastra della televisione accesa.

Vuoi anche che ti porta a letto e legga una favola?” ironizzai beccandomi una smorfia poi uno sguardo ironico.

Inclinai la testa di lato “Dura fare il padre eh?”

Sorrise “Sono favolosi...non mi sembra nemmeno che sia possibile, e ti assomigliano” affermò sottovoce facendomi abbassare leggermente lo sguardo sul suo petto.

Lo so, forse sono l'unica cosa giusta che ho fatto nella mia vita incasinata....scusa ancora per questa sera, volevo essere da solo con te ma..”

Ehi, dai...mi ha fatto un gran piacere conoscerli sul serio, era da tempo che volevo farlo” ammise, lo guardai sornione.

Non ti ci vedevo in questa parte, invece mi hai smentito”

Sorrise “Mi sono sempre piaciuti i bambini, lo sai”

Annuii “Infatti saresti un ottimo padre”

No non credo, non me lo vedo comunque addosso...non so perché”

Questa sera sei andato alla grande” ammisi poi bloccandogli qualsiasi altra frase superflua perché gli fermai le labbra sulle mie, sentendolo rispondere finalmente con foga, spinta, facendomi capire che l'aveva aspettato tanto quanto me.

Avrei voluto ringraziarlo ma anche lui sapeva che io non ero bravo in quelle cose e preferivo farlo nel modo che stavo utilizzando ora. Mi strinse le spalle con le mani, poi scorrendole e chiudendo entrambe le braccia attorno al collo, tirandomi di più verso di sé e approfondendo ancora, tanto che fui costretto a sostenermi con un braccio sul bordo del divano oppure gli sarei scivolato sopra senza appoggio.

Ci separammo per respirare, entrambi i fiati accelerati e il suo sguardo che non riusciva a stare fermo un secondo.

Diavolo quanto mi sei mancato” rimarcò, ripercorrendo quelle ore e l'istante in cui me l'aveva detto davanti alla porta, da cui a me sembrava passato molto più tempo.

Mi spense il sorriso riportandomi in basso, stando comunque attento a non provocare rumori di nessun genere visto chi c'era a distanza ravvicinata e facendo durare tutto molto più a lungo. Il solo modo in cui continuò a stringermi e a tenermi stretto per le spalle e la nuca bastarono per farmi capire che allora non ero stato l'unico ad averlo agognato e averne avuto ancora un bisogno estremo. Mi fece sentire di nuovo come se il tempo non fosse passato e fossimo stati insieme sempre.

Rimani qui questa notte...mi farò perdonare, promesso” mi guardò con una leggera malizia nello sguardo per poi sorridere di nuovo, annuendo.

Feci per tornare a baciarlo ma mi bloccò dal petto, una mano che mi trattenne prima che lo raggiungessi. Lo guardai interrogativo.

Di che foto parlava James?” chiese indagatore ma anche con un leggero tono sarcastico che non trattenne.

Alzai le spalle “Non ne ho idea, forse gliene ho fatte vedere alcune di Alexander e comunque ha visto la prima parte del film, si sarà ricordato” spiegai ignaro, desideroso di trovare la risposta a mia volta, cosa che avrei cercato di ottenere da mio figlio quando si fosse svegliato.

Jared scosse la testa, roteando leggermente gli occhi al cielo ma tolse la mano facendomi recuperare il mio obbiettivo e attaccandoci di nuovo dalle labbra senza termine.

Era vero che avrei voluto passare tutto il tempo disponibile con lui ma forse non ci sarebbe più stata la possibilità di farlo incontrare con i miei figli, mentre ora, il ricordo di lui insieme a loro sarebbe rimasto indelebile nella mia mente, come uno dei più preziosi che avrei mai potuto conservare.








   
 
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