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Autore: joellen    09/04/2012    0 recensioni
La vicenda si è conclusa nel migliore dei modi. Non possiamo dire che "vissero tutti felici e contenti", ma è andata abbastanza bene.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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TEORIE SUL PASSATO  D I  VERITAS

 

 

 

Tarda mattinata

 

Dopo quelle ultime giornate piuttosto intense, Sam e Dean riuscirono a farsi qualche ora di sonno senza più sogni e interruzioni, svegliandosi verso mezzogiorno solo perché il cellulare di Dean suonò.

Dall’altro capo, la voce di Olivia Dunham li avvisò che erano attesi alla biblioteca dalle due donne italiane le quali volevano parlare con loro, soprattutto Elisabetta Vissani.

In un primo momento, Dean non dimostrò grande entusiasmo alla prospettiva di rivedere la Vissani verso cui non nutriva eccessiva simpatia, poi però, rammentando la promessa economica della donna, spronato inoltre da Sam, da Bobby, e dal suo stomaco vuoto, decise di scendere dal letto e prepararsi per uscire.  Muoversi, per lui, si tradusse ancora in stilettate di dolore alle spalle e, accorgendosene, Bobby corse in suo aiuto somministrandogli un paio di aspirine. Tuttavia, al momento di decidere chi sarebbe stato al volante, Dean consegnò le chiavi dell’Impala a Sam, che si mise alla guida, affiancato da Bobby, mentre lui si stravaccò al centro del sedile posteriore.

A metà strada del percorso che li portava alla biblioteca, il telefono di Bobby squillò.

“GEORGE! – urlò quasi il cacciatore – Dove diavolo sei finito?”.

Quell’esclamazione gridata svegliò completamente Dean, e fece trasalire Sam che chiese a Bobby l’identità dell’interlocutore.

“George Albany. – rispose il loro amico, stizzito, coprendo per un attimo il cellulare per non farsi sentire da lui  – Quello che mi ha venduto il sesto libro”.

Sia Sam che Dean annuirono, ma non si pronunciarono.

La voce di George era abbastanza forte da permettere ai due di ascoltare le sue parole concitate.

“Bobby! – sembrò ansimare l’uomo – Ce l’hai ancora quel libro?”.

“Quello che mi hai venduto per cinquanta dollari?” chiese Bobby.

“Si” rispose George, sempre col respiro veloce.

“Perché?”

“Perché se ce l’ hai ancora, è meglio che lo bruci!”.

Dean si drizzò di colpo a sedere.

“Ah si? – lo apostrofò Bobby, con un accenno di alterazione nervosa nella voce –  E perché adesso dovrei bruciarlo secondo te?”.

“Ce ne sono altri cinque come quello. – prosegue George, sempre molto agitato – Non devono essere riuniti, Bobby! Mai!”.

“Oh! – esclamò Bobby, piegando il tono della voce sul sarcastico deciso – Hai fatto bene a dirmelo! Peccato solo che se fossi stato in te, avrei aspettato Natale per avvertirmi”.

“Non dirmi che quei volumi sono stati riuniti!” piagnucola George.

“Certo che sono stati riuniti! – rispose Bobby – Ma tu, adesso, in che pianeta ti trovi? Nessuno ti ha detto che quei libri sono in mostra alla biblioteca di Boston?”.

“OH NO!” urlò George, e chiuse la comunicazione.

Bobby imprecò con particolare passione, frenando a stento l’impulso di gettare il telefono dal finestrino, maledicendo chi lo aveva appena chiamato.

“Hai ragione, Bobby! – esordì Dean, ora sveglio – Sembra che il tuo amico non sia molto informato dei fatti  avvenuti ultimamente sulla Terra!”.

“Bobby, - intervenne Sam, più ansioso – non è che il tuo amico sa qualcosa che noi non sappiamo?”.

Bobby riprese il cellulare e richiamò George, ma il destinatario risultava irraggiungibile.

Altra vivace imprecazione del cacciatore che sbatté contemporaneamente il telefono contro una gamba.

“Un momento! – troncò Dean – I mattoni sono stati riuniti facendo materializzare Tolomeo che li aveva realizzati. Ora Tolomeo è definitivamente morto sotto i nostri occhi, che altro potrebbe succedere?”.

La domanda rimase senza risposta.

 

 

 

 

 

Alla biblioteca

 

La sala Koussovetskji era di nuovo tutta in ordine; il pavimento era lucidissimo, ed i tomi miniati erano in bella mostra sui banchi, senza più segni di minacce incombenti.

Quando i due ragazzi e Bobby fecero il loro ingresso mancò poco che Emma Moràbito non fosse corsa  loro incontro e li avesse abbracciati di gratitudine, ma si trattenne, limitandosi a salutarli ed a riceverli con tutto il suo calore siciliano, nel suo bel completo rosso vivo.

Elisabetta Vissani, elegantissima in un tailleur blu scuro, non si spostò molto dalla sua posizione, ma sfoderò un sorriso luminoso e avanzò di un passo verso di loro.

“Non so come ringraziarvi. – iniziò, stringendo la mano ai tre – La mia collega mi ha raccontato tutto. – si fermò e guardò Dean che si massaggiava i polsi illividiti dalla corda  – Spero che non sia stato troppo difficoltoso e pericoloso!”.

“Non si preoccupi. – la tranquillizzò Dean, sorridendo a sua volta – Spesso ci è andata peggio”.

“Dunque è davvero un fantasma” commentò la Vissani.

“Eh si. – rispose Sam – Piuttosto arrabbiato”.

Elisabetta Vissani si produsse in una smorfia di disappunto.

“Immagino. – dice – Almeno da ciò che mi ha riferito la signora Moràbito, la storia di quell’uomo è molto drammatica”.

“Possiamo dirlo forte” commentò Sam.

Bobby si fece avanti.

“Signora Vissani, - esordì – lei non ha proprio idea di come quei volumi siano finiti a casa sua?”.

La Vissani scosse la testa, sconsolata.

“Forse ho io un’idea. – intervenne Sam –  Dopo aver visto Paolo Confalonieri per l’ultima volta,  avendo appena litigato con lui, probabilmente, Bartolomeo si è sentito in pericolo, e ha salvato i fogli di Veritas da qualche parte, per esempio: nella cantina dell’edificio dove abitava, e dove adesso abita la signora, nascondendo quei fogli sotto qualcosa tipo paglia, o ficcandoli dentro sacchi, o chissà cos’altro. Poi, passato il periodo nero dell’Inquisizione, chi è andato ad abitare in quel palazzo ha trovato quei fogli,  ha capito che erano preziosi e li ha fatti rilegare”.

“Bell’intuizione, Sam! – si complimentò Bobby – Ma resta il mistero del sesto libro. Come mai è separato dagli altri cinque?”.

“Questo può essere avvenuto dopo. – teorizzò la Moràbito – Al momento della rilegatura. Forse, chi se n’è occupato non riusciva a trovare gli ultimi fogli che invece sono stati ritrovati più tardi”.

“E se qualcuno avesse saputo già all’epoca che questi libri erano un po’ particolari? – azzarda Sam – E avesse separato gli ultimi fogli di proposito?”

“Se avevano letto il testo, è possibile. -  avanza Bobby – L’Inquisizione è finita, ma non il rischio. È pur sempre un testo fortemente eretico, dunque passibile di censura. Forse lo sarebbe anche adesso, nel terzo Millennio”.

“Lei dirà ai visitatori che il testo contenuto in questi libri è eretico?” chiese Sam, rivolgendosi alla Vissani. La donna sorrise.

“Se lo dicessi, il numero di visitatori aumenterebbe vertiginosamente” considerò.

“Allora lo dica” consigliò Bobby, complice.

“Si.  – osservò Dean -  Ma l’effetto riempirebbe le casse della biblioteca, più che quelle della signora”.

“Siamo d’accordo per la metà dell’incasso. – chiarì la Vissani – Oh, a proposito di soldi …”

La donna chiese a Dean le sue coordinate bancarie per il versamento della ricompensa promessa, e Dean non riuscì a mascherare la sua sorpresa. Nonostante avesse sentito bene, quando Elisabetta Vissani aveva loro assicurato un lauto premio per la cattura dell’imbrattatore dei volumi, ascoltare quella conferma, per lui, fu uno stupore.

 

 

 

Continua, ma ancora per poco.

 

 

   
 
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