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Autore: telesette    09/04/2012    2 recensioni
[The Legend of Galahad]
La leggenda del mago e della fortezza da lui costruita, un lugubre maniero conosciuto come Tower Tarr, si diffuse ben oltre i confini del suo misterioso regno in Oriente. Nella sua sete di conquiste infatti, Miragorn desiderava estendere il suo potere ad ogni angolo della terra; avrebbe realizzato le sue ambizioni con ogni mezzo, sfidando e uccidendo chiunque fosse tanto pazzo da cercare di impedirglielo; mai avrebbe desistito dal suo oscuro proposito...
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The Legend of Galahad è stato uno dei migliori giochi per piattaforma, creato nel 1991 dalla Psygnosis.
All'anno di produzione, in America e in Europa, il gioco era conosciuto come Leander. Ma quando uscì in Italia, per la consolle 16Bit del Sega Mega Drive, il titolo venne modificato. La trama di fondo è abbastanza semplice: un eroico cavaliere, armato di spada e del suo grande coraggio, deve affrontare schiere di mostri per sconfiggere un malvagio stregone e liberare una principessa dalle grinfie di quest'ultimo.
L'idea di attribuire al gioco un pizzico di riferimento al magico mondo di Camelot e di Re Artù, ovviamente solo tramite le note introduttive riportate nel libretto delle istruzioni, contribuì a dare al gioco un certo risalto per via di un nome piuttosto noto agli amanti del genere fantasy.
Essendo un gioco degli anni '90, logicamente non esiste un vero e proprio Story-Mode ma, con un pizzico di fantasia e le note a disposizione, non è difficile immaginare l'eroico Galahad nel suo viaggio per raggiungere le terre orientali del Kasako. Il cavaliere è stato incaricato da Re Artù di recuperare alcuni oggetti del Tesoro Reale che sono stati rubati e di salvare la principessa Leandra di Psygnosia, raggiungendo la fortezza chiamata Tower Tarr e sconfiggendo lo stregone Miragorn Cimmerian in un duello mortale.

 


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Il Tiranno d'Oriente

Per anni il crudele stregone Miragorn aveva regnato nelle remote terre orientali del Kasako.
Spinto dall'avidità e dal desiderio di dominio assoluto, non aveva esitato a trasformare il suo stesso corpo per accrescere la sua magia e spingersi oltre i limiti della sua umana natura.
In realtà Miragorn non aveva mai avuto niente di umano.
Da quando si era incamminato lungo i sentieri dell'arcano e del sovrannaturale, senza mai porsi il benché minimo scrupolo, lo stregone aveva stretto un accordo con numerose entità demoniache... fino a diventare un demone egli stesso!
La leggenda del mago e della fortezza da lui costruita, un lugubre maniero conosciuto come Tower Tarr, si diffuse ben oltre i confini del suo misterioso regno in Oriente. Nella sua sete di conquiste infatti, Miragorn desiderava estendere il suo potere ad ogni angolo della terra; avrebbe realizzato le sue ambizioni con ogni mezzo, sfidando e uccidendo chiunque fosse tanto pazzo da cercare di impedirglielo; mai avrebbe desistito dal suo oscuro proposito.
Per anni la lotta che vide impegnate le forze del bene contro le mostruose creature evocate dallo stregone stesso, in virtù di arti magiche proibite, andò avanti senza che se ne vedesse la fine. Molti regni caddero, di fronte all'inarrestabile avanzata del suo esercito infernale, ma anche Miragorn conobbe il significato della parola "sconfitta"... Quando la fiamma della sua ambizione si ritrovò offuscata dalla luce della speranza di un nobile sovrano e dei coraggiosi cavalieri al suo servizio.
Artù di Camelot e i Cavalieri della Tavola Rotonda!
Questi nomi furono maledetti cento e cento volte dallo stregone, man mano che i suoi mostri venivano sconfitti dal coraggio e dalla determinazione di costoro. In virtù dei poteri della sua magica spada Excalibur, Artù non avrebbe mai permesso infatti al crudele Miragorn di impadronirsi di Camelot. Le armate dello stregone riportarono dunque una sconfitta durissima e, non potendo vincere in alcun modo il muro di quei prodi eroi, Miragorn fu costretto a fare ritorno alla Tower Tarr per leccarsi le ferite.

- Maledetto Artù - ruggì lo stregone con rabbia. - Mai nessuno era riuscito a fermare l'avanzata dei miei mostri, prima d'ora... Il mio potere non può essere sconfitto, perché io sono invincibile!

Mentre era occupato a sfogare la propria collera, lo stregone non si accorse della figura alle sue spalle finché questa non si fece avanti ridendo sommessamente.

- Chi è là ?!? - tuonò Miragorn, voltandosi di scatto.

Uscendo piano dall'ombra, un essere metà uomo e metà mostro si avvicinò allo stregone guardandolo con aria di sufficienza.

- Miragorn Cimmerian - esclamò piano l'essere, con voce molto simile al sibilo di un serpente. - E' da molto tempo che non ci vediamo!

Gli occhi dello stregone scintillarono furibondi, prima che dalle sue mani partissero due violentissime scariche di energia dirette contro il mostruoso individuo. Tuttavia i due fasci magici attraversarono il suo corpo, senza procurargli il benché minimo danno, e si spensero contro la parete alle sue spalle.

- Anch'io sono molto felice di rivederti - esclamò dunque l'essere, con fare canzonatorio. - E' bello ricevere un benvenuto così... caloroso!
- Che cosa vuoi, Némeres? - chiese lo stregone a denti stretti, aggrottando le folte sopracciglia scure.
- Chissà - rispose l'altro, scostando il mantello e rivelando una orribile mano squamosa. - In fin dei conti, potrei anche dire che si tratta di una semplice "visita di cortesia"... Ma qualcosa mi suggerisce che non sei dell'umore adatto, ho indovinato?

Lo strano figuro sembrava assai esile, in confronto al torace muscoloso e imponente dello stregone. Grazie ai suoi poteri magici infatti, Miragorn aveva ottenuto forza e giovinezza per sviluppare il suo corpo ben oltre le dimensioni di un uomo normale. Tuttavia, malgrado lo stregone lo sovrastasse notevolmente, Némeres non sembrava affatto impressionato della sua altezza; i poteri di Miragorn erano frutto dell'alleanza demoniaca e, proprio per questo motivo, costui era a tutti gli effetti immune dalla sua magia.

- Che faccia scura - commentò Némeres, rivolgendogli un sorrisetto sarcastico. - Non sembri molto contento di vedermi, o sbaglio?

Miragorn non rispose.
Il tipo di legame che sussisteva tra i due non era molto chiaro ma, aldilà di ogni dubbio, era chiaro che Némeres ostentava una totale e incrollabile sicurezza. Come lo stregone fece per voltargli le spalle infatti, Némeres continuò imperterrito a stuzzicarlo.

- Volevo complimentarmi con te - proseguì poi il demone. - Mettersi contro Artù di Camelot non è certo impresa da tutti; certo, non si può dire che il tuo esercito abbia rimediato poi questa gran bella figura ma...
- Artù ha vinto solo una battaglia - sottolineò lo stregone, scoccandogli una gelida occhiata. - Non appena avrò riorganizzato le mie truppe, sferrerò un nuovo attacco!
- Auguri, allora - fece l'altro, sollevando l'orribile muso da rettile alla luce. - Sarà divertente vederti scappare di nuovo con la coda tra le gambe!
- Attento a te - ribatté Miragorn tra i denti.
- Su, su - aggiunse in fretta Némeres, per nulla intimorito. - Lo sappiamo entrambi che, fuori dalle terre del Kasako, i tuoi poteri si indeboliscono!
- Posso sempre creare nuovi mostri - ribatté lo stregone. - Draghi, serpenti, scorpioni giganti... Posso ricombinare ogni genere di creatura a mio piacimento, Artù non potrà mai competere con me!
- Miragorn, Miragorn - sospirò Némeres, scuotendo il capo. - Proprio non vuoi capire, vero? L'unico luogo in cui tu e i tuoi mostri siete più forti si trova entro i confini del Kasako... Viceversa, fuori da qui, sei molto più vulnerabile!
- Allora non devo far altro che attirare qui Artù e i suoi tirapiedi - tagliò corto Miragorn.

Némeres incrociò le braccia sul petto, chiaramente divertito dall'ottusità e dalla stupidità del suo interlocutore.

- E come pensi di convincere Artù a lasciare Camelot e il suo trono per venire da te?
- E' sufficiente un'esca, perché il pesce abbocchi all'amo!

Così dicendo, Miragorn invitò Némeres a seguirlo in un'ala adiacente della fortezza. Qui lo stregone mostrò al suo infernale ospite ciò che intendeva: disposti elegantemente e in perfetto ordine, sopra un tavolo di legno massiccio, vi erano venti preziosissimi oggetti di incalcolabile valore.

- Ti interessano le collezioni, Miragorn? - domandò il demone sarcastico.
- Questi oggetti provengono dal Tesoro Reale di Re Artù - spiegò lo stregone. - Sono riuscito a sottrarli dalle stanze blindate di Camelot, prima di ritirare il mio esercito... Artù non potrà ignorarmi, quando lo sfiderò a riprendersi il maltolto!
- E pensi che tutta questa chincaglierìa sia sufficiente per far abboccare un pezzo grosso come Artù?

Lo stregone parve stupito dell'osservazione.

- Pensaci un attimo - sussurrò Némeres, puntandogli addosso i gialli occhi serpentini. - Per quanto preziosi possano essere questi oggetti, non sarà mai abbastanza per convincere Artù a cadere in trappola... Occorre qualcosa di molto più prezioso!
- Spiegati meglio - sentenziò Miragorn, stringendo gli occhi.
- Cerca di far funzionare un po' il cervello: le sole cose che Artù e Cavalieri reputano più preziose di oro e gioielli sono le vite umane!

Né oro né gemme, bensì vite umane...
Al pensiero di quanto insulse fossero le cose alle quali i suoi nemici attribuivano valore, il volto dello stregone si aprì ad un sorriso malefico.

- Mi stai suggerendo forse di aggiungere un essere umano al piatto della bilancia?
- Non un umano qualsiasi - sottolineò Némeres cinico. - Qualcuno di sangue reale... Una principessa, per esempio!
- Ho capito - tagliò corto Miragorn. - Sono proprio curioso di vedere CHI sarà in grado di raggiungermi qui, in cima alla Tower Tarr, solo per la salvezza di un debole ed insignificante essere umano!

 

FINE

   
 
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