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Autore: V a l y    06/11/2006    17 recensioni
[Parfait Tic]
A Daiya piacevano due cose.
Le donne.
E le girandole.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Daiya piacevano due cose.
Le donne.
E le girandole.
Le donne perché soddisfacevano la metà del mistero del mondo, l'arcano sconosciuto di un uomo, quale lui.
Le girandole perché non lo soddisfacevano. Per questo soleva restare tempi interminabili a osservare il loro girare.
Come una donna che balla, che quando l'afferri si ferma. Ma la girandola continua a roteare. Solo il vento può frenarla o percorrerla o riposarla.

Avrebbe anche toccato girandole che non erano sue, al contrario delle donne. E di femmine lui ne aveva avute tante, incontabili come i fiocchi di neve che scendono dal cielo d'inverno, ma mai troppe come il numero di cicli di una girandola in un giorno ventoso di Marzo. Le ragazze poteva afferrarle, fermarle; comandarle. A Daiya non piaceva il senso di impotenza davanti alle cose.
Le girandole erano la sua impotenza assoluta.

Queste sue passioni durarono sedici anni della sua vita, fino al cambiamento.
L'adolescenza è crescere e maturare, ma è anche mutare. D'altronde, sedici anni son poco in confronto a tutta una vita che avrebbe potuto avere. I suoi interessi rimasero costanti. Solo, se ne aggiunse uno.

Ci fu una ragazza che conobbe allo stesso modo delle altre, e questa rivisse le medesime vicende di loro: s'innamorò, si dichiarò e lui la rifiutò.
La paura di Daiya era nel lato più arcano che non comprendeva, sebbene sarebbe meglio dire che non osava comprendere. Di donne, ormai, sapeva tutto, solo non se ne era mai innamorato. Non ebbe mai amori di donne, né amicizie.
La ragazza in questione fu la prima che non seguì la regola.
Gli si ripresentò davanti, sorridente nonostante tutto. Gli parve una cosa sconosciuta e vicina. Era qualcosa che oscillava tra le donne e le girandole, ma si avvicinava di più a quest'ultime. Una nuova bellezza che non vide mai in altre.
Fuko non gli parve mai più meravigliosa di quel giorno.

L'adolescenza è crescere e maturare, ma è anche mutare. Fuko mantenne l'amore in sé, ma lo rivolse a un altro. L'altro cugino.
Lei era il vento che muoveva quella girandola, prima da un verso, ora dall'altro.
Daiya poteva solo guardarla, quella girandola. Non gli si concesse contraddirla o pregarla. Rimase in silenzio, e sorrise all'affetto che Fuko mostrava per l'altro Shinpo.
Provò per la prima volta tutto il dolore che ebbero le donne che furono sue. Lo sentì, osservando furtivamente le dita di Fuko ed Ichi e i loro sguardi toccarsi. L'arcano che non osava comprendere fu compreso in parte, senza volerlo.

Egli afferrò un po' il mistero della girandola.
E fu da quel momento che volle osare di più.

Nei giorni in cui tornava dall'allenamento di tennis le sfiorava la mano di nascosto. Era l'impercettibile tocco di un attimo, un tocco che a lei non suscitava più nulla. Ma in quel corto istante Daiya ritrovava la gioia di tutte le donne che furono sue nello stare insieme a lui.

L'animo dell'essere umano è ingordo, è insoddisfatto, sempre.

Daiya non si accontentava più del piccolo momento che lambiva la sua mano, seppure immenso d'emozione. A volte le carezzava i capelli che si levavano in aria al vento di primavera. Inalava il suo profumo, e se la ragazza si voltava lui manteneva in viso un'espressione che fingeva distacco.
E quelle volte a lei pareva semplice impressione.

Durante un giorno in cui i due tornavano dall'allenamento, il ragazzo fu influenzato dall'animo ingordo dell'essere umano: accarezzò la mano della ragazza e si trattenne più del dovuto. Le rubò un tocco di dita, intrecciate con quelle di lei. Gli parve di aver colto sul cielo tante girandole, e l'universo che era intorno a loro non sembrò più così tanto infinito. L'universo reale lo aveva sulla sua mano, che stava blandendo quella di lei. Se non ci sono parole perfette per descrivere solo un istante in cui accadeva tutto, come potevano essercene per un tempo più lungo di un istante?

L'infinito in un solo attimo.

"Daiya?" gli chiese, con un soffio veloce di fiato. Il ragazzo ritirò la mano dal quella di lei e fu una reazione distratta, che per la prima volta lo contraddisse.
Era arrivato il tempo in cui avrebbe confessato a Fuko il suo amore, in modo inevitabile.
Avrebbe nuovamente distrutto il loro rapporto.
E quello tra lui e suo cugino.
E quello tra Fuko e Ichi.
Avrebbe giocato sporco insieme a Iori.

A Daiya non piaceva il senso di impotenza davanti alle cose.
Le girandole erano la sua impotenza assoluta.

"Cosa c'è?" chiese distratto, mentendo uno stato d'animo nuovamente assenteista. Prese la via della logica, quella che si contrapponeva all'irrazionalità del suo affetto verso Fuko.
Lei lo guardò interdetta, e di nuovo le parve semplice impressione.
"Nulla," rispose, e sorrise di sincerità, come sorride una bambina. E la sua stessa ingenuità la voleva vedere fregata in ogni tentativo di lui, che rubava un attimo al tempo per assaporarlo con lei, segretamente.
Daiya non osò più prendere al tempo un momento troppo lungo come quella volta.
Soltanto nei sogni, dove il tempo non esiste, lui l'avrebbe toccata di più.

A Daiya piacevano due cose.
Le donne. E le girandole.
E poi c'era Fuko.



  
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