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Autore: _lullaby    11/04/2012    3 recensioni
[Dirty Dancing 2]
“Io sono Katie, tu come ti chiami?” gli chiedo, prima di partire.
“Javier.” risponde, stringendomi la mano che gli ho appena teso.
Che mi sia persa... Soltanto per trovare lui?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Was it love or recognition that has
Healed this man's condition
I'm hoping and I'm wishing that
This bird won't fly away

Tricks of the trade - Paolo Nutini


Ecco, lo sapevo. Non avrei dovuto restare troppo tempo in classe, l'auto mi ha appena lasciato qui, in questa città di cui conosco a malapena le strade. Non posso neanche chiedere indicazioni, le dieci parole presenti nel mio vocabolario spagnolo non mi permettono di formulare alcuna domanda di senso compiuto.
Fatti coraggio Katie, puoi farcela.” penso tra me, nel frattempo i piedi percorrono inconsciamente quelle stesse strade sconosciute e una strana paura cresce dentro il mio petto. Ricordo che mia nonna diceva sempre: “Bisogna perdersi per ritrovarsi”. Mi manca a volte, le volevo molto bene.
Chissà se seguire questo consiglio mi farà ritrovare la strada verso casa. La mia nuova casa...
Mi piace L'Avana, non credo sia così male alla fine. La gente è solare e la loro profonda modestia, così strana rispetto alla fastidiosa superbia della gente a cui è abituata Susie, mi affascina incredibilmente. Il cameriere dell'altro giorno... Sì, lui ne è una prova perfetta.
I suoi occhi color nocciola puntati su di me mi avevano turbato, sembravano pieni di rabbia, carichi di una passione repressa dalla rigida etichetta di un albergo di lusso.
Comunque non dovrebbe scusarsi lei.” grugnì, prima di sparire in mezzo a gente ancora da servire e piatti e bicchieri da raccogliere. In America non ho mai visto qualcuno così, forse è una caratteristica tipicamente cubana l'essere così... Cubani.
L'americano tipo sembra sempre essere così cinico e freddo, guarda tutti dall'alto della sua immensa superbia, ma io non sono così. Non voglio essere così, mi rattristerebbe soltanto.
Continuo a camminare per le strane vie di L'Avana, piena di gente di tutte l'età: i più vecchi si voltano stupiti verso la mia direzione. L'americana in giro da sola? Qualche fischio nell'aria e, imbarazzata, cerco di voltare l'angolo il più velocemente possibile. Inspiro l'aria cubana, calda e umida. Sembra quasi appiccicartisi sulla pelle, è una strana sensazione. Ad un tratto mi ritrovo vicino ad una fontana da cui arriva una musica particolare, trascinante quasi. Mi avvicino per vedere che cosa succede e indovinate chi mi ritrovo davanti?

Il cameriere... che balla. Balla così tanto che non sembra accorgersi di niente e di nessuno, dimenticandosi di qualsiasi problema o preoccupazione. Il sorriso dipinto sul suo volto sembra quasi illuminarglielo e, senza pensarci, resto a fissarlo per un po', affascinata dal suo strano modo di ballare.
Sembra quasi sentire la musica: i passi rozzamente inventati lo dimostrano, questo non ha niente a che vedere con i balli dei miei genitori. Nessuno schema, le note quasi lo spingono a dimenarsi come un matto e la gente attorno a lui segue il suo esempio. E' pura libertà.
Sorrido, quasi immaginandomi a ballare così. Che strano eh? La perfetta Katie Miller si ritrova a sognare un mondo imperfetto. La verità è che non vedo l'ora di cambiare finalmente tutto.
D'un tratto lui mi lancia un'occhiata. Ritiro il sorriso, e lui sembra fare altrettanto. Si avvicina, mentre la gente continua a ballare quella musica dal ritmo travolgente.
Le è venuta all'improvviso la voglia di musica cubana?” domanda con tono quasi strafottente, il sudore sulla sua fronte indica fatica e stanchezza ma sembra non darlo minimamente a vedere.
L'auto è partita senza di me.” rispondo, spostando un ciuffo di capelli ribelli dietro l'orecchio, leggermente nervosa. Perchè? Neanche lo conosco. “E' un'ora che cammino.”
Posso accompagnarla...” si offre lui, improvvisamente gentile.
Oh no, non è obbligato a farlo!” rispondo io, declinando l'offerta.
Ah sì... Ha ragione” inizia lui, assumendo un tono assolutamente ironico. “Troverà la strada prima o poi, magari tra una settimana, un mese...”
Sorrido, imbarazzata, ma acconsentendo alla precedente offerta. Si scusa, dicendomi che deve salutare alcune persone prima di compiere il suo dovere da gentiluomo. Lo osservo affascinata ancora una volta, sembra così diverso. Diverso da James, diverso da tutti.

Io sono Katie, tu come ti chiami?” gli chiedo, prima di partire.
Javier.” risponde, stringendomi la mano che gli ho appena teso.
Che mi sia persa... Soltanto per trovare lui?

   
 
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