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Autore: mamie    15/04/2012    6 recensioni
Ispirato alle prime vignette del manga. La battaglia di Sekigahara è appena finita e Takezo è rimasto dalla parte dei perdenti.
Scritta per lo SfigaFandom Fest di FW.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '... e di altre Storie'
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Nota: questa storia è stata scritta per lo SfigaFandom Fest di FW col prompt "Vagabond, Shinmen Takezo/Matahachi Honiden, dimostrare di essere uomini a Sekigahara".
Partecipa alla challenge "Diamo visibilità a chi non ne ha" di Nuvola Barocca col prompt 31 sezione film: . I bambini non dovrebbero mai andare a dormire. Si svegliano più vecchi di un giorno e senza che uno se ne accorga sono cresciuti (Neverland).


ESSERE UOMINI A SEKIGAHARA 

La pioggia sta scrosciando più forte. Ora c’è solo quel rumore, il rumore della pioggia. E’ come quando da bambini restavate per ore sull’engawa a guardare le risaie allagate sotto gli acquazzoni estivi, giocando a ohajiki.
Ora c’è solo quel rumore, dopo tutte le grida e le urla e i gemiti e i nitriti. Solo la pioggia.
Vorrebbe lavare via tutto quel sangue, ma non ci riesce del tutto. Ce n’è troppo, ha impregnato la terra, le radici degli alberi l’hanno bevuto, è arrivato fino alle foglie.
E’ fredda. Ti punge la faccia con i suoi aghi gelati. E’ sgradevole, ma ti sveglia.
Solo quel rumore.
Costringi il tuo corpo a ignorare il dolore. Ti alzi, prima strisciando, poi barcollando sulle gambe instabili.
La pioggia.
Non lava il sangue.
Non deve lavarlo.
Il sangue è il segno dei guerrieri. Questo vi hanno insegnato. Per essere uomini bisogna versare il sangue. Se no si è solo dei codardi incapaci di esistere. Vi hanno addestrati per uccidere o per morire e lì, tra le schiere lucenti dell’armata di Ishida, questo vi chiedono per dimostrare di essere uomini. Il sangue.
Da tempo non ne hai più paura. Non ti ricordi neanche più cosa hai provato la prima volta. Eri un bambino. Ma ora è solo pioggia, fango e sapore di sconfitta in gola. Ecco, forse te l’eri immaginata un po’ diversa, la fine di una grande battaglia. Non pensavi che avesse un odore così disgustoso, ma ti abituerai anche a questo, come a tutto il resto.
Hai diciassette anni e sei vivo. Pochi altri possono dire lo stesso nella carneficina di Sekigahara.
Guarda. Ha smesso di piovere. La luce del tramonto colora la vallata come il sangue. Tutto è rosso nel tuo mondo.
E poi la senti, la voce… un altro essere che sta strisciando nel fango, che invoca nomi che ti sembra di avere sentito in un altro tempo. Sembra lontanissimo.  Non era solo ieri? Senti qualcosa come un calore sottile in fondo alla stanchezza che ti devasta. Rispondi.
- Anch’io sono vivo, Matahachi.
- Takezo!
 
 
La tua vita di mendicante e assassino, la tua vita di eroe e di asceta, la tua vita di stratega e di saggio,  la tua lunga, lunga vita, comincia qui, tra il gracchiare dei corvi di un’era finita.
Musashi.
  
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