Serie TV > Dr. House - Medical Division
Segui la storia  |       
Autore: Swindle    16/04/2012    2 recensioni
Cosa succederebbe se la Cuddy venisse rapita? E cosa succederebbe se il misterioso rapitore fosse interessato ad House?
Tutti mentono. Scoprire la verità, per House, è di vitale importanza. Ma questa volta sarà terribilmente difficile.
Dal capitolo 3: L’uomo sorrise inclinando la testa, e si rivolse alla donna legata e imbavagliata davanti a lui: « È furbo, non c’è che dire. Faccia molta attenzione, dottoressa Cuddy, perché questa sarà la volta in cui in geniale dott. House… » sfiorò il viso della dottoressa con le punte delle dita, e ghignò mentre questa lo guardava spaurita, «… perderà. »
Interrotta a tempo indeterminato (?).
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Greg House, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Oh, è di nuovo lunedì! =)



Chapter 5 - You must lie!





- Ufficio diagnostico, tutti in attesa-

Wilson: « Allora? » chiese impaziente rivolto all’amico.

House lo guardò intensamente, poi spostò lo sguardo brevemente su ognuno di loro.

Sorrise, uno di quei suoi sorrisetti spavaldi e arroganti.

Afferrò il suo bastone, si alzò e parlò.

House: « Be', Bob ci ha dato la sua dimostrazione. »

Poi girò lo schermo del pc verso i presenti. Tutti rimasero ammutoliti mentre vedevano la Cuddy, legata mani e piedi, con dietro un televisore acceso sul terzo canale, che ripeteva “sto bene”, anche se non si sentiva nulla, perché non c’era l’audio.

House girò la scrivania, fino a trovarsi di fianco allo schermo.

Alzò il bastone e indicò la Cuddy.

House: « Qui abbiamo la prova che Cuddy sta bene. » affermò.

Poi indicò lo schermo del televisore che si vedeva dietro di lei.

House: « Qui abbiamo la prova che le immagini sono in diretta. » disse accennando poi alla televisione dell’ufficio accesa sullo stesso canale di quella dietro la Cuddy. Entrambe mandavano la stessa trasmissione: un programma di cucina che andava in onda tutte le settimane, ma solo quel giorno e solo a quell’ora e che, essendo in diretta e perciò sempre diverso, non poteva essere registrato.

House: « C’è una strana ironia nella Cuddy legata e prigioniera con gli omini che maneggiano coltelli da cucina dietro di lei, non trovate? » disse con un sorriso di sbieco.  

Aveva appena finito di parlare, che l’immagine sul computer divenne nera.

House fece roteare il bastone, con la sua solita aria superiore.

House: « Ma qui… » disse indicando lo schermo nero « e qui » disse indicando poi il suo telefonino « abbiamo la prova che Bob non è altro che un povero sciocco. » finì soddisfatto.

La sua platea, che fino a quel momento pendeva dalle sue labbra, mostrò cenni di dubbio e incomprensione con vari arricciamenti di naso, mugugni stupiti o sopracciglia aggrottate, mentre ognuno di loro registrava le informazioni ottenute. Cosa voleva dire House?

Kutner: « Ma allora… allora il rapimento e tutto il resto sono veri? » fu il primo ad aprire bocca.

House girò gli occhi al cielo, infastidito, appoggiandosi al bastone prima di rispondere.

House: « Wow, abbiamo un genio fra noi! » disse sarcasticamente « Cos’è, credevi ancora nella favola che mamma e papà a volte fanno scherzi ai loro bambini?! »

Dopo quell’uscita, nessuno parlò. House sembrava ritornato il solito di sempre…

Foreman: « Cosa intendevi dicendo che è uno sciocco? » chiese cercando di far tornare il discorso sul punto principale.

House: « Ma, non lo so… » disse corrugando le sopracciglia e appoggiandosi un indice alle labbra « … stupido, idiota, cretino, rendono meglio l’idea? »

Tredici: « Intendeva dire… » cominciò mentre Foreman sbuffava, ma House la interruppe.

House: « Sì, lo so cosa intendeva dire. Ma, Foreman! Credevo avessi una ragazza, non una mammina protettiva! »

I due medici lo guardarono male.

Taub: « Ok, House. Basta giocare. Non perdiamo altro tempo. »

Kutner: « Allora, abbiamo capito che pensi di avere qualcosa in mano… potresti avere la gentilezza di spiegare anche a noi poveri mortali? »

House: « Solo perché me lo chiedi tu, mon amour! E grazie per avermelo domandato! » esclamò divertito con un mezzo sorrisetto « Mmm… come ho detto, Bob è uno stupido, perciò non vi preoccupate, perché… » fece una pausa enigmatica, assicurandosi che tutti lo stessero ascoltando « … ormai ho tutto sotto controllo, con la mia eccelsa mente ho capito cosa vuole, quindi ora è tutto ok: so cosa fare, andrà tutto bene! » finì, elencando tutto molto velocemente.

I dottori lo guardarono allibiti. Ma lui non aveva intenzione di dare altre spiegazioni, il suo dovere l’aveva fatto, ed era ciò che contava.

Avanzò zoppicando fino a Wilson, afferrandolo per un braccio.

House: « E ora tornate alle vostre faccende, gente! » affermò « Vi chiamerò io sui vostri cercapersone appena sarà necessario. Intanto i vostri fratelloni andranno a farsi un giro, per parlare di cose da grandi, quindi non seguiteci! » poi si rivolse a Wilson e sottovoce, guardandolo significativamente, disse: « Vieni! »




 

- In cerca di un bagno, House e Wilson -

House non si fermò fino a quando non fu arrivato ai bagni dell’ultimo piano dell’ospedale, preoccupandosi solo di gettarsi ogni tanto uno sguardo alle spalle, per accettarsi che Wilson gli fosse alle calcagna.

Entrati nel bagno, House buttò fuori con i suoi modi sgarbati un tizio che si stava lavando le mani, senza neanche dargli il tempo di aprir bocca, dopodiché chiuse la porta, appoggiandocisi con la schiena.

Wilson, scansandosi per far passare l’uomo che usciva borbottando dal bagno, aggrottò le sopracciglia, varcando lentamente la porta. Era piuttosto confuso e forse un po’ a disagio. Perché parlare proprio… nel bagno? Ma poi decise che in quel momento erano più importanti ben altre questioni.

Wilson: « Spiegami, perché sono confuso. » gli disse, decidendo di far subito la prima mossa « O quella era la brutta copia di te stesso, oppure ti stai davvero instupidendo. »

House non rispose, lo fissò un attimo, poi chiuse gli occhi e spinse la testa all’indietro, appoggiandola alla porta. Wilson lo interpretò come un segno di sconfitta, perciò continuò vittorioso.

Wilson: « Ti sei comportato bene fino ad un certo punto, ma poi hai rovinato tutto ripetendo più volte la stessa frase, cercando di convincerci che andava tutto bene e che avevi tutto sotto controllo. Ma il tono che hai usato… Volevi convincere anche te stesso. Vada per gli altri, ma credevi davvero che io non me ne sarei accorto? »

House: « Be', ci speravo ardentemente in realtà. » rispose sarcastico.

Wilson: « Non credo. Altrimenti non saremmo qui. » ribatté subito furbescamente.

House schioccò le labbra e riaprì gli occhi.

Si fissarono per qualche secondo, poi Wilson sorrise. Lui conosceva House, era tutto inutile con lui.

House rispose con un sorrisetto.

Wilson: « Allora, almeno a me hai intenzione di dire cosa sta realmente succedendo? »

House fece un cenno in sua direzione.

House: « Tu cosa ne pensi? »

Wilson: « Penso… » iniziò con cautela « che tutto ciò che hai fatto finora abbia avuto un fine preciso. Dopotutto non è da te agire senza uno scopo. »

House non rispose, Wilson si sentì più sicuro e continuò.

Wilson: « Ad esempio: la prima volta che ti ha chiamato, ci hai fatto venire tutti nel tuo ufficio, dicendo che avevi bisogno di noi. Ma non era vero, hai mentito, tu non avevi affatto bisogno di noi. No, tu l’hai fatto per un altro motivo, House. Qual era? »

House: « Le tue speculazioni sono tue speculazioni. Non farmi entrare nelle dinamiche del tuo cervello, si rischia di perdercisi. » disse sogghignando.

Wilson: « È inutile che continui a fingere per coprirti. Se non vuoi dirmelo tu, allora te lo dico io. Volevi osservarci, volevi studiare le reazioni di ognuno di noi, per capire se sapessimo qualcosa, se fossimo invischiati nel rapimento della Cuddy. Tu sospettavi di noi… non ti fidavi! Non è forse così? »

House esitò un attimo prima di rispondere, mettendo in ansia Wilson. Se il suo ragionamento era sbagliato, ora il diagnosta cosa avrebbe fatto?

Ma le labbra di House si tirarono in un lieve sorriso.

House: « Bingo! » esclamò.

Wilson rimase interdetto un secondo. Non sapeva se avrebbe dovuto essere felice di aver indovinato e quindi del fatto che ancora sapeva leggere l’amico, o arrabbiato per quello che le sue deduzioni significavano.

Alla fine si lasciò trascinare dal momento, optando per la seconda.

Wilson: « Come hai potuto?! » esclamò, incredulo. « Come potevi credere che qualche tuo collega potesse aver rapito la Cuddy?! »

House girò gli occhi al cielo.

House: « Già. Infatti, come ben sai, sono famoso proprio per la fiducia che ripongo nel prossimo! » affermò sarcastico.

I due medici si guardarono in cagnesco per qualche secondo. Alla fine Wilson si arrese, sospirando.

Wilson: « Allora, cosa hai dedotto dalla tua ricerca? »

House: « Pensavo fosse possibile che qualcuno di voi si fosse messo d’accordo con Cuddy, per colpirmi, farmi uno scherzo, dimostrarmi qualcosa, umiliarmi, o qualcuno delle altre cose che ogni tanto vi inventate per insegnarmi chissà quale vostro stupido principio… »

Wilson sbuffò, ma capì che ribattere non sarebbe servito.

Wilson: « Ma… ? » lo incalzò.

House: « Ma ho capito che non era così. Nessuno di voi era sospetto. »

Wilson: « Oh, grazie. » disse ironicamente « E Cuddy? Immagino che tu abbia pensato anche a lei. Dopotutto, ragionando come fai tu, poteva aver organizzato lei la cosa, no? »

House: « Sì, ma non mi sembrava già da subito probabile che avesse fatto tutto da sola, e dopo il video… sono convinto che è tutto reale. Nessuna finzione. »

Wilson: « Oh, perfetto. Tutto a posto, allora. Questa informazione dovrebbe forse rallegrarmi? » chiese ancora irritato.

House: « Ehi, sei stato tu a voler sapere, ora non prendertela con me! » disse alzando le mani in segno d’innocenza, ma ridendo sotto i baffi.

Wilson sbuffò di nuovo.

Wilson: « Bah… lasciamo stare! Piuttosto dimmi, siamo qui in questo bagno, perché… ? » chiese curioso.

House: « Ma tu ogni tanto lo usi quel cervello da oncologo che ti ritrovi, o fai solo finta?! »

Wilson: « E tu non sei capace di formulare una frase senza dover insultare qualcuno, eh? Illuminami, dai! Non aspetto altro! »

House ridacchiò. Con Wilson era sempre uno spasso.

House: « Fin dalla prima telefonata ho capito che si teneva in qualche modo in contatto con l’ospedale, per lo meno sapeva i nostri spostamenti. » cominciò con le spiegazioni « E poi, ti ricordi? Sapeva che vi avevo chiamati tutti e che eravate presenti nell’ufficio. »

Wilson: « Così all’inizio questo fatto non ha fatto altro che insospettirti di più sulla nostra colpevolezza? »

House: « Ovviamente. Ma dopo avervi escluso da questa faccenda come indiziati, il problema è rimasto. Soprattutto per questo, e poi anche per altri piccoli dettagli, è chiaro che Bob ci sta osservando: o ci vede o ci sente… o entrambe. »

Wilson rimase a pensare qualche secondo, per trarre le conclusioni che House voleva.

Wilson: « Quindi secondo te questo tizio, chiunque sia, ha addirittura installato delle telecamere? Oppure si serve di quelle di sorveglianza dell’ospedale? » provò a ipotizzare.

House negò col capo.

House: « No, non credo. In tutti e due i casi sarebbe stato rischioso: delle telecamere danno troppo nell’occhio, per quanto piccole possano essere, e lui sarebbe stato notato nel momento in cui fosse venuto ad installarle, mentre infiltrarsi nella sorveglianza di un ospedale non è una mossa molto intelligente, troppo rintracciabile. No. Il nostro Bob è un tipo furbo. Se ho capito almeno un po’ della sua psicologia, dev’essere un uomo colto, probabilmente con molti anni di studio alle spalle, perciò ha messo a punto un piano preciso e semplice allo stesso tempo. Una combinazione perfetta, insomma. »

Wilson assorbì le informazioni, fino a quando non arrivò alla risposta.

Wilson: « Quindi… » provò a dire « Bob dev’essere vicino al PPTH, a portata di binocolo, e potrebbe aver installato delle cimici nelle stanze principali! »

House: « Esattamente. »

Wilson: « E questo è il motivo per cui mi hai trascinato a parlare qui. »

House fece un cenno di assenso. Rimasero in silenzio per qualche minuto, ognuno perso nelle sue riflessioni. Wilson camminava nervosamente per la stanza. House era ancora immobile, appoggiato alla porta.

Wilson: « È stato lui a dirti di comportarti così. » disse lentamente sull’onda dei suoi pensieri « Non hai affatto capito cosa vuole e cosa devi fare! Lui ti ha ordinato di dire così, e tu hai dovuto farlo! In realtà brancoli nel buio! » esclamò stupito dalle sue stesse parole « Per questo volevi parlare con me! »

House non rispose. Si allontanò dalla porta del bagno, zoppicando lentamente, fino a un lavandino, poi ci si appoggiò con entrambe le mani, sostenendosi in piedi sulle braccia. Lasciò cadere la testa all’ingiù, verso il lavandino e sospirò. Wilson s’incupì per come l’amico sembrava scoraggiato in quel momento. Si avvicinò a lui, non osando però parlare o anche solo toccarlo.

Alla fine House alzò la testa, incontrando lo sguardo di Wilson riflesso nello specchio sopra il lavandino.

House: « Lui sta giocando. » affermò sconfitto « Sta giocando con me e con tutti voi. E la posta in gioco… è la Cuddy. » finì lentamente.

I due rimasero in silenzio per qualche minuto. Pensare alla Cuddy non faceva star bene nessuno dei due. Forse avrebbero dovuto parlarne... ma allora non sarebbero stati House e Wilson.

Wilson: « Lui sa tutto di te. » continuò il ragionamento con aria affranta, mentre House riabbassava lo sguardo sul lavandino.

House: « Probabilmente sì. » mormorò « Mentre io non so nulla di lui, a parte ciò a cui posso arrivare col ragionamento, ma non sono dati sicuri. »

Wilson: « E tu hai bisogno di sapere qualcosa di lui, hai bisogno di conoscere il tuo nemico prima di poterlo sconfiggere. »

House: « Non posso vederlo, non lo conosco, non ho nulla su di lui. La sua voce, anche se probabilmente è contraffatta, e il suo modo di parlare non mi dicono niente. Nulla. »

Wilson: « Siamo alla sua completa mercé. »

House: « Già. Io di sicuro, almeno. » sospirò « Siamo in una pessima situazione. »

Si guardarono con occhi cupi attraverso lo specchio per qualche secondo sperando che all’altro venisse in mente qualcosa a cui l’uno non aveva pensato, ma così non fu.

Allora House si girò, appoggiandosi di spalle al lavandino, mentre Wilson riprendeva a camminare, pensando.

Wilson: « Credi che il suo obiettivo sia un riscatto dall’ospedale? » chiese continuando a camminare.

House: « No. » disse con calma seguendo l’oncologo con gli occhi « Questa è l’unica cosa di cui sono sicuro. Chiamalo sesto senso se vuoi, ma non è il denaro quello che cerca. »

Wilson scosse la testa piano.

Wilson: « Non è un criminale qualunque. È intelligente, se fosse una questione di soldi, avrebbe agito diversamente, li avrebbe già chiesti, non avrebbe tirato la cosa così a lungo… »  si passò una mano fra i capelli « Allora cos’è che cerca? » chiese più a se stesso che a House, continuando a girovagare per il bagno con passi lunghi e decisi.

Dopo un po’, Wilson smise di camminare di botto e fissò l’amico con gli occhi che si spalancavano per un’idea che non gli era venuta in mente prima, nonostante fosse alquanto ovvia.

Wilson: « Una vendetta? » chiese con voce spezzata.

House: « Credo sia l’opzione più probabile. » affermò annuendo.

Wilson sbuffò girando gli occhi al cielo. Aveva fatto centro.

Wilson: « Perfetto! I tuoi nemici, o le persone che potrebbero desiderare di vendicarsi di te, si contano proprio sulle dita di una mano! »

House sorrise ironico.

Wilson: « Qualche giudice o investigatore che ce l’ha troppo con te? »

House: « Avrebbe agito per altre vie. » disse scuotendo la testa.

Wilson: « Qualche medico a cui hai calpestato i piedi? »

House: « Non c’è nessun altro dottore con le palle per fare una cosa del genere… quelli che avrebbero potuto farlo li ho già esclusi! »

Wilson fece una smorfia e continuò a parlare, ignorando il commento.

Wilson: « Un ex-paziente scontento, o un parente di qualche tuo paziente che non sei riuscito a salvare o hai trattato troppo male? »

House: « Ehi! Per fare i miei miracoli non ho bisogno di essere mister gentilezza! »

Wilson lo guardò con aria rassegnata, ma anche interrogativa: aspettava una risposta.

House: « Ok, ok. Niente battute. Mmm… in effetti è possibile. Sì, direi che potremmo pensarla così. » affermò alla fine « Oppure… » aggiunse pensieroso, aggrottando le sopracciglia e abbassando lo sguardo.

Wilson: « Oppure cosa? » chiese incuriosito.

House rialzò gli occhi verso l’amico.

House: « No, nulla, non preoccuparti. »

Wilson, per l’ennesima volta in quella conversazione, decise di lasciar perdere, con House insistere non sarebbe servito. Gli venne però in mente qualcosa.

Wilson: « C’è però una cosa che non capisco… »

House: « Solo una? » disse ironico.

Wilson gli fece una smorfia in risposta.

Wilson: « Be', è che non mi quadra. Cuddy è stata rapita stamattina e sono già… » guardò l’orologio « quasi le sette di sera. »

House: « E allora? »

Wilson: « Ecco, pensavo… a quest’ora la baby-sitter di Rachel non avrebbe già dovuto farsi sentire? Insomma, non sentendo più la Cuddy, e non trovandola al cellulare, avrebbe dovuto chiamare qui all’ospedale, no? »

House abbassò lo sguardo.

House: « Questa è la parte più brutta. » disse sospirando e girandosi nuovamente, dando le spalle a Wilson « Anche Rachel è stata rapita. »

Wilson rise nervosamente.

Wilson: « E questo lo deduci dal fatto che la baby-sitter non si sia fatta sentire? »

House: « No… lo deduco dal fatto che oggi non c’è stata nessuna baby-sitter. » affermò.

Wilson: « E questo tu come fai a saperl… » spalancò gli occhi, illuminato da un lampo di comprensione « Cosa… cosa hai fatto House? »

Visto che l’altro non rispondeva, Wilson lo afferrò per una spalla, girandolo verso di lui bruscamente. Non era il momento giusto per continuare a fare gli stupidi. Si fissarono negli occhi, uno deciso e l’altro con un’espressione beffarda, prima che House si decidesse a parlare.

House: « Vuoi i dettagli? » chiese con un sorrisetto tirato « Ti basti sapere che la baby-sitter oggi non è andata, e Cuddy l’ha saputo troppo in ritardo per cercarne un’altra… per cui la stava portando con sé qui al lavoro. »

Wilson era sbigottito. Si passò una mano sul viso, mentre House zoppicava nuovamente fin davanti alla porta.

Wilson: « Cioè, fammi capire. Provo a immaginare cosa sia passato per la tua mente contorta: hai rintracciato la baby-sitter fingendoti la Cuddy e dicendole di non venire per chissà quale motivo, poi hai chiamato all’ultimo momento Cuddy, spacciandoti per la baby-sitter, e dicendole che non sarebbe potuta venire. È andata così? »

House si strinse nelle spalle, evitando lo sguardo accusatore di Wilson.

House: « A grandi linee… »

Wilson: « Il che vuol dire che è stata rapita insieme a Cuddy per colpa tua?! Complimenti! »

House abbassò gli occhi, in segno di colpevolezza.

House: « Mi dispiace. »

Wilson rimase interdetto nel sentire le sue scuse, ma si riprese in fretta.

Wilson: « Sei sempre il solito. » disse rassegnato, facendogli segno di spostarsi dalla porta del bagno, per uscire.

House non si mosse e lo guardò negli occhi.

House: « È stato uno scherzo finito male. » affermò semplicemente « Non è stato il primo, né sarà l’ultimo, per cui mettiti l’animo in pace, Wilson. Piuttosto, non sarebbe meglio parlare della questione più importante? »

Wilson aggrottò le sopracciglia. Cosa c’era ancora?

Wilson: « Ovvero? »

House: « Ovvero che Bob è ignorante. »

Wilson girò gli occhi al cielo.

Wilson: « Insultarlo non ti servirà a nulla. » disse sbuffando.

House: « Oh, ma tu pensi sempre male! » esclamò, fingendo di essere scandalizzato « Intendevo “ignorante” nel vero senso della parola, cioè “che ignora”! »

Wilson: « E cosa ignorerebbe, sentiamo?! »

House: « Be', Bob potrà anche sapere tutto su di me… ma di certo non credo sappia che Rachel non è la figlia biologica della Cuddy. »

Wilson: « E allora? »

House: « Ma hai studiato medicina sì o no? Perché davvero, mi fai venire i dubbi! E pensare che è una cosa tanto ovvia, che lo sa anche l’ultimo degli inservienti dell’ospedale! » sbuffò « Ti do’ un aiutino: cosa succede ad una donna incinta? »

Wilson gli rivolse uno sguardo interrogativo, non capiva proprio di cosa stesse parlando.

House: « Non ci arrivi? » lo sbeffeggiò di nuovo « Sarà una gran bella grana, te lo dico io. » disse più serio « Non appena lo sgorbietto avrà fame. »

Sul viso di Wilson apparve un’espressione terrorizzata per la comprensione.

Wilson: « Cuddy non può allattare Rachel. » realizzò mormorando.

House: « Esatto. » annuì « E non credo che sia solita portare in borsa biberon per più di un giorno, quindi… »

Ma non riuscì a finire la frase, che il suo telefonino suonò, interrompendolo.

House: « Chi mi cerca? » disse ironico rispondendo al telefono.

Bob: « Sei sparito dal palco! Non è bene che un attore manchi troppo dal suo show. Torna in pista, si ricomincia a ballare! » disse con una risatina.

House: « Ah, Bob. Adoro le tue metafore artistiche! » affermò sbeffeggiandolo, prima di chiudere la chiamata.
























Spazio Autore:
Tanto Hilson (*.*) e un pò di rivelazioni in questo capitolo! La storia, anche se lentamente, sta andando avanti. Come dicevo ci sono tante informazioni importanti da dare, prima di passare ai veri "fatti"! xD Anche se comunque in questo capitolo un bel pò ce n'è.
Bè, spero che a qualcuno piaccia, perchè mi sto seriamente chiedendo se abbia senso continuare...
Rika
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Dr. House - Medical Division / Vai alla pagina dell'autore: Swindle