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Autore: telesette    17/04/2012    1 recensioni
[The Legend of Galahad]
Galahad era immobile, col braccio piegato all'altezza del petto e il capo chino in avanti, ma la fanciulla rimase piacevolmente colpita dai bei lineamenti marcati del suo volto. Incuriosita e assai audace, per una nobildonna, fece cenno alle ancelle di fermarsi e si rivolse al giovane cavaliere con voce soave e vellutata...
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The Legend of Galahad è stato uno dei migliori giochi per piattaforma, creato nel 1991 dalla Psygnosis.
All'anno di produzione, in America e in Europa, il gioco era conosciuto come Leander. Ma quando uscì in Italia, per la consolle 16Bit del Sega Mega Drive, il titolo venne modificato. La trama di fondo è abbastanza semplice: un eroico cavaliere, armato di spada e del suo grande coraggio, deve affrontare schiere di mostri per sconfiggere un malvagio stregone e liberare una principessa dalle grinfie di quest'ultimo.
L'idea di attribuire al gioco un pizzico di riferimento al magico mondo di Camelot e di Re Artù, ovviamente solo tramite le note introduttive riportate nel libretto delle istruzioni, contribuì a dare al gioco un certo risalto per via di un nome piuttosto noto agli amanti del genere fantasy.
Essendo un gioco degli anni '90, logicamente non esiste un vero e proprio Story-Mode ma, con un pizzico di fantasia e le note a disposizione, non è difficile immaginare l'eroico Galahad nel suo viaggio per raggiungere le terre orientali del Kasako. Il cavaliere è stato incaricato da Re Artù di recuperare alcuni oggetti del Tesoro Reale che sono stati rubati e di salvare la principessa Leandra di Psygnosia, raggiungendo la fortezza chiamata Tower Tarr e sconfiggendo lo stregone Miragorn Cimmerian in un duello mortale.

 


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Il Cavaliere Cortese

Sul campo dell'onore, studiandosi attentamente negli occhi, i due contendenti aspettavano il momento per sferrare il colpo decisivo. Il primo era un robusto veterano, coi muscoli temprati da numerose battaglie; l'altro invece, seppur giovane e imberbe d'aspetto, era già noto a tutti i presenti là intorno per pari valore e capacità rispetto al suo più anziano avversario.
Ad un tratto il veterano, sollevando la spada con rabbia, si lanciò all'attacco contando sulla forza dell'urto stesso per atterrare il nemico e vincere il duello. Tuttavia il giovane si spostò rapidamente di lato e, sfruttando l'impeto dell'altro, riuscì a neutralizzare la minaccia con abilità magistrale. La spada del veterano affondò nel terreno, incastrando la lama per circa un terzo della sua lunghezza, e prima che potesse accorgersene si ritrovò scaraventato a terra e con la spada del nemico puntata alla gola.
L'anziano cavaliere ammise la propria sconfitta, complimentandosi sinceramente col suo giovane avversario, ed entrambi si tolsero gli elmi sotto il forte boato di applausi che riempì l'aria. I biondi capelli corti del giovane cavaliere incorniciavano il suo volto attraente e sicuro di sé, gli occhi fieri e limpidi come quelli di un ragazzino, e le sue spalle erano grandi e proporzionate al torace. Costui sorrise di rimando al cavaliere sconfitto, senza alcuna traccia di scherno bensì con profondo rispetto, e gli porse la mano per aiutarlo a rimettersi in piedi.

- Un ottimo combattimento, amico mio - esclamò.

L'altro fece una smorfia ma, ricambiando a sua volta il sorriso del giovane, gli afferrò il polso con gratitudine e si rialzò.

- Non ti montare la testa, ragazzino - disse ironicamente. - Queste sono bambinate, in confronto ai draghi di quel dannato stregone orientale!
- Ah, certo, non ne dubito - osservò il giovane, rispondendo prontamente. - Meno male che il sottoscritto non è un drago, allora!

Il veterano scoppiò a ridere di cuore, spolverando amichevolmente la zucca dell'altro con fare cameratesco.
Mentre i due si allontanavano dall'arena dei duelli, per fare posto ai nuovi sfidanti, due nobili figure all'ombra del palco reale li osservarono in silenzio.

- Tuo figlio è veramente molto in gamba - esclamò il più autoritario dei due, rivolgendosi al compagno in piedi al suo fianco. - Non sei d'accordo, Lancillotto?

Il cavaliere annuì.

- Malgrado la sua giovane età, Galahad è superiore a molti di noi... Io stesso rammento bene la sconfitta che mi ha inflitto, il giorno in cui venni a sapere che era mio figlio!
- Posso immaginare - fece l'altro con una smorfia. - Tuttavia, anche se sei sempre molto evasivo sull'argomento, il ragazzo ha dimostrato di saperci fare; la sua spada sarà preziosa in futuro!
- Dunque hai già deciso la sua prossima destinazione, non è vero, Artù?

Il sovrano si accarezzò la folta barba curata, sollevando gli occhi in direzione di Lancillotto, ma la sua espressione era tutt'altro che serena.

- La situazione è seria, amico mio - mormorò Artù gravemente. - L'orda infernale di Miragorn impegna le nostre truppe sul confine orientale, da troppo tempo ormai... Si avvicina il momento di una battaglia decisiva, e avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile!
- Certo - osservò Lancillotto. - Non possiamo allentare le difese di Camelot: già una volta Miragorn è riuscito a giocarci, rubando i cimeli più preziosi del Tesoro Reale; se abbassiamo la guardia, potrebbe decidere di riprovarci...

Artù accarezzò nervosamente l'elsa della sua spada.

- Merlino crede che ci sia sotto qualcosa di ben più grave, dietro a questo furto - esclamò. - A Miragorn non interessano le ricchezze, lui vuole il potere... E' il suo modo per provocarci, Lancie, ci sta praticamente sfidando a seguirlo nel suo territorio!
- Che cosa pensì di fare, Artù?
- Non lo so - ammise il re, con un sospiro profondo. - Ma per una volta, vorrei tanto che le previsioni di Merlino si rivelassero errate!

***

Frattanto, mentre Galahad si dirigeva verso le tende dei cavalieri iscritti al torneo, per caso si imbatté in un piccolo corteo di damigelle impegnate in conversazione. Da buon cavaliere cortese che era, la regola gli imponeva di omaggiare le fanciulle con un ossequioso inchino e di non turbare in alcun modo i loro discorsi. Tuttavia, mentre costoro gli passarono davanti, la fanciulla più elegante del gruppo ( senza dubbio una dama di alto rango ) non poté fare a meno di notarlo.
Galahad era immobile, col braccio piegato all'altezza del petto e il capo chino in avanti, ma la fanciulla rimase piacevolmente colpita dai bei lineamenti marcati del suo volto. Incuriosita e assai audace, per una nobildonna, fece cenno alle ancelle di fermarsi e si rivolse al giovane cavaliere con voce soave e vellutata.

- Salute a voi - esclamò lei con un sorriso. - Posso avere l'ardire di conoscere il vostro nome, mio nobile signore?
- Servo vostro, madamigella - rispose lui, col più sincero e profondo rispetto. - Sir Galahad di Camelot, al vostro servizio!
- Galahad - ripeté la fanciulla sottovoce. - E' un nome assai bello!
- In verità dubito che tale nome possa reggere il confronto, se paragonato al vostro!
- Ma non ve l'ho ancora detto, messere...

Galahad sollevò dunque lo sguardo, fissandola coi suoi profondi occhi blu.

- A una fanciulla di tale bellezza, come la signoria vostra, non può che accostarsi la soavità di un nome altrettanto leggiadro!

Subito le altre donzelle si misero a ridacchiare, divertite dall'arguzia del cavaliere. Anche la nobile dama si lasciò andare a un lieve sorriso che, sul suo volto incorniciato da splendidi e lunghi capelli neri, la rendeva ancora più bella e attraente agli occhi del cavaliere.

- Mi chiamo Leandra - rispose semplicemente. - Sono la figlia del re di Psygnosia, cugina di Sir Gawain, e sono onorata di fare la vostra conoscenza!
- L'onore è soprattutto mio, principessa - sottolineò l'altro cortesemente. - La mia spada e i miei servigi sono vostri, così come la mia lealtà e devozione!
- Ma un cavaliere dovrebbe mostrare anzitutto devozione verso il proprio sovrano - replicò la principessa con una leggera punta di ironìa nella voce.
- Infatti - rispose Galahad, senza alcuna incertezza o imbarazzo. - Artù di Camelot ha stabilito l'Ordine, a protezione della sua gente, e noi cavalieri rispettiamo quell'Ordine!

Leandra rimase conquistata dal fascino e dalla fierezza di quella risposta. Tuttavia, dal momento che la sua presenza era attesa altrove, non poteva purtroppo attardarsi oltre. Dopo aver dunque salutato il gentile cavaliere, si riunì alle compagne e si diresse verso i quartieri a lei destinati. Galahad rimase rigido e impettito sull'attenti ma, anche quando costei era ormai lontana, il dolce sorriso della principessa era rimasto assai impresso nella sua mente.

FINE

   
 
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