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Autore: Starfantasy    17/04/2012    0 recensioni
Chiudi gli occhi e concentrati. Wilson, concentrati, per favore. Niente chiacchiere. Viaggiare non è così facile come credi, e non diventerai invisibile in un batter di ciglia.
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Anna Portman sa quello che fa. Le hanno dato istruzioni precise e le ha imparate, nel corso degli anni. Ma la morte apparentemente naturale del suo datore di lavoro, nonchè suo più grande amico, la costringerà a rifare tutto da capo. E ad avere a che fare con Wilson, che "non ha intenzione di dedicarsi alle idee assurde che portava avanti suo fratello, non importa se glielo chiede una ragazza così carina".
Ma in mezzo ci sono un bel po' di soldi, che potrebbero sempre fargli cambiare idea.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con una nuova storiella che mi ha colpito durante il sonno, come più o meno tutte quelle che ho scritto e sto scrivendo fino ad ora. I capitoli dovrebbero essere un po' più lunghi, essendo questo inteso come un prologo. Vi chiedo perdono per eventuali errori di battitura, ultimamente non sono più in grado di scrivere a macchina...
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione!


 

Starfantasy-/\-

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Clicca sul titolo per ascoltare la canzone!
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Uno
 Secrets

 















 

La prima cosa che feci, come mi era stato richiesto, fu una telefonata. In realtà furono ben più di una, visto che il numero che mi serviva sembrava irreperibile. Chiamai tutti i parenti di cui mi era stato concesso di sapere, fino a trovare una zia lontana che ricordava il nome di Wilson Carter. Ovviamente sarebbe stato troppo facile se avesse avuto il numero che volevo, ma seppe comunque indirizzarmi verso quella che chiamò la ‘fidanzatina del liceo’. Cominciai a capire che tipo fosse già solo facendo il suo nome a questa ‘fidanzatina’.

Ottenni finalmente il numero alle 14.30, senza aver visto l’ombra della pausa pranzo. Sapevo benissimo che questa cosa andava fatta, e al più presto. E non potevo lasciare l’onere a qualcun altro o sfruttare vie legali. Dovevo affidarmi alle mie capacità investigative non proprio affinate. In ogni caso, prima di poter davvero telefonare, fui letteralmente trascinata da Becky a fare pranzo, con tanto di paternale sul perché fosse importante che mangiassi, soprattutto in un momento simile. Onestamente, con tutto quello che era successo e che stava per succedere, il mio stomaco non era proprio il mio primo pensiero. Mi sforzai di buttare giù un toast e un po’ di insalata e tornai di corsa di sopra.

Presi un profondo respiro prima di alzare la cornetta. Avevo rinunciato a prepararmi un discorso convincente, il mio intuito mi diceva che tanto non sarei riuscita ad articolarlo, e il mio intuito difficilmente si sbagliava.

Mi rispose una voce profonda, affascinante, che tutto subito mi rassicurò. Salvo poi tornare a credere al mio intuito dopo poche parole.

“Sì?”

“Signor Wilson Carter?”

“Tolga il ‘signor’ e sono io.” rise. “Chi parla?”

“Sono Anna Portman. Sono… ero una collaboratrice di suo fratello, Nathan Carter.”

“Ah.” immaginai che avesse intuito qualcosa, così gli lasciai il tempo di pensare a cosa dire. Tempo indubbiamente sprecato. “E cosa vuole da me?”

“Ho ricevuto istruzioni chiare da lui che mi richiedevano di contattarla. Vorrei che mi raggiungesse ad un certo indirizzo, se vuole darmi un luogo di incontro posso mandare…”

“No, no, no! Ferma, ferma, frena. Non ha detto che non lavorate più insieme?”

“Ho detto che non sono più una sua collaboratrice, ma… mi creda, è meglio parlarne di persona. Sarà all’appuntamento?” il silenzio che seguì mi fece temere per un attimo che avesse riattaccato.

“Non abbiamo ancora fissato un appuntamento.” percepii l’inquietudine nella sua voce, e non seppi se essere sollevata che avesse preso la cosa sul serio o preoccupata che l’avesse presa troppo sul serio.

“Mi dica un posto e un’ora che può raggiungere facilmente entro un paio d’ore. Possibilmente con dei bagagli.”
“Ma se mi desse un indirizzo potrei raggiungerlo con i miei mezzi…”

“Mi ascolti: è meglio se prende una decisione responsabile e ci mette poco tempo.”

“Berkeley’s Street, di fronte al Sunny Pub alle quindici.”

“Troverà un’auto a prenderla. Mi raccomando, sia puntuale.” mi aspettavo che facesse notare che non sapevamo di che città si trattava, ma no disse nulla. “A presto.”.

Riattaccai e lanciai uno sguardo allo schermo del computer, su cui lampeggiava un puntino rosso corrispondente al trasmettitore da cui proveniva il segnale del cellulare. McDover City. Avrei fatto controllare a Pierre che esistesse una Berkeley’s Street con un Sunny Pub, poi avrei spedito la macchina a prendere il ‘non chiamatemi signor’ Wilson Carter.

Ero pronta a cominciare i giochi. Di nuovo.

   
 
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