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Autore: MAMMAESME    18/04/2012    12 recensioni
un sogno, la mia fantasia sulla prima volta tra Damon ed Elena.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA: non sono una scrittrice … mi piace sognare ed emozionarmi … volevo solo condividere questo sogno con tutte le fan di THE VAMPIRE DIARIES.

 

UNA NOTTE AL MOTEL

Mi sdraiai sul letto … inevitabilmente attratto dalla forza di gravità che lei esercitava su di me.
Appoggiai la testa al cuscino, mantenendo lo sguardo al soffitto, mentre le braccia cadevano sul copriletto fiorato: trovai la sua mano … la sfiorai … la accarezzai … la afferrai delicatamente.
Impercettibilmente lei ricambiò la mia presa … timidamente mosse le sue dita per intrecciarle alle mie.
Tutte le parole dette, tutti i tentativi assurdi ed inutili per mantenere le distanze, per negare i nostri sentimenti, svanirono a quel contatto … il gelo tra di noi si sciolse al calore della sua pelle.
Mi voltai per incontrare il suo volto, per essere sicuro che non stesse dormendo, magari sognando altre mani…
I suoi occhi aspettavano i miei, colmi di smarrimento …
Non eravamo mai stati tanto vicini: sentivo che le barriere erano abbassate, che quello era il nostro momento … che forse non ce ne sarebbero stati altri.
Allunga l’altra mano per posarla sulla sua guancia: le avrei lascato il tempo per fermarmi … mi sarei preso il tempo per assaporare gli ultimi attimi di un’attesa che durava da troppo tempo.
Lentamente, ma senza esitare oltre mi avvicinai al suo volto,  mantenendo  il contatto con il suo sguardo languido e confuso.
Anche se ne avevo una voglia pazza, non la bacia, ma mi avvicinai fino a sfiorarle il collo …  con voce roca le sussurrai:
- Questa notte è nostra … questo istante è nostro. Non c’è nulla di sbagliato, nulla di più giusto! Il resto è là fuori … lontano, inesistente. Se vuoi fermami … -
La mia guancia sfiorò il suo profilo fino a ritrovare i suoi occhi … che si abbassarono a fissare le mi labbra.
Il suo respiro si fermò … passarono secondi che sembrarono eterni.
Poi la sua mano si insinuò sotto al colletto della mia camicia slacciata, mentre le sue labbra si unirono alle mie, con un’urgenza che era superata solo dal mio desiderio.
L’emozione mi colpì violenta e inaspettata.
Non era la prima volta che le nostre bocche si incontravano, ma il quel momento, quel bacio era una porta che si spalancava sui nostri sentimenti ingabbiati.
Ci abbracciammo con irruenza alla ricerca della nostra pelle come due assetati che raggiungono un miraggio, finalmente trasformatosi in oasi: avidamente bevevo dalla sua bocca il suo respiro …
La sentii abbandonarsi tra le mie braccia … sentii la sua fragilità insinuarsi tra le mie dita, attraversare la mia pelle per raggiungere i mie pensieri.
Il suo corpo esile aveva sempre contrastato con la forza e la determinazione che aveva dimostrato da quando l’impossibile era entrato a far parte della sua giovane vita. Indomita, aveva sempre lottato per proteggere coloro che amava, anche a costo della sua incolumità, impavida nel mostrare i suoi sentimenti …  a tutti … a chiunque … tranne che a me!
Ed io ero lì, in quello squallido motel … e la stavo costringendo ad ammettere l’inammissibile, a liberare quelle sensazione che imbavagliava perché non la devastassero …
Io la stavo spezzando!
Mi fermai ansante, nascondendo il mio volto tra i suoi capelli; ne respirai il profumo, che esplose nei  miei polmoni.
- Damon … - la sua voce era flebile e tremolante, come la fiamma di una candela.
- Non posso, Elena … non posso ferirti così. Non posso permetterti di fare qualcosa di cui ti pentiresti in eterno. Ti conosco: non te lo perdoneresti mai … andrebbe contro tutto ciò che sei, tutto ciò in cui credi: lealtà … fedeltà … Stefan! Perché … ne sono sicuro … comunque vada, qualsiasi cosa tu creda di provare per me, so che tornerai da lui … tornerai in te … e ti sentirai in colpa … ti odierai per … - ogni parola era una pugnalata al cuore … l’esatto contrario di ciò che avrei voluto dirle!
“Ti amo, Elena, ti voglio contro tutto e contro tutti … ti renderò felice … dimenticherai mio fratello e insieme ce ne andremo dove nessuno potrà mai trovarci … dimentica il mondo … dimentica ogni cosa al di fuori di quella porta: esitiamo solo noi ed il nostro amore … perché tu mi ami … tu MI AMI!!”
- Damon … -
Il suono del mio nome sussurrato dalla sua voce mi incantava, spezzava ogni mio tentativo di rimanere lucido … razionale …
Cercai di alzarmi, per guardarla in faccia mentre mi sforzavo di frenare l’impeto che mi urlava di prenderla mentre era ancora lì … mentre era ancora tra le mia braccia … ma la sua mano si posò la mia testa, per fermarla nell’incavo del suo collo, dove una vena pulsante rivelava le sue emozioni.
L’altra mano, sotto la camicia, scivolava calda sulla mia schiena … quel tocco mi ubriacò più del burbon che avevo versato nel bicchiere, e che macchiava il tappeto dove lo avevo lanciato, durante la nostra discussione.
- Elena … ti prego … non … - mi sorpresi a supplicarla.
- Non mi vuoi …– domandò incerta, fermando la mano.
- Lo sai che ti voglio … quanto ti voglio … non ho mai desiderato nessuno quanto desidero te qui e ora … ma non posso ferirti tanto … - le mie parole erano un rantolo confuso, una violenza peggiore della tortura.
- Damon … ascolta: è troppo tardi … hai aperto un varco e il velo si è abbassato! Non posso più nascondermi dietro a un dito … non posso più fermare questa pioggia di emozioni e sentimenti che mi sta cadendo addosso. L’evidenza è davanti al mio cuore, io non posso più negare  …. –
Le parole affondarono nel bacio che mi diede tra i capelli, stingendomi a sé.
- Elena … -
- Damon … -
Travolti da un destino ineluttabile ci abbandonammo all’ondata dolce dell’alta marea, che sommerge ma non distrugge.
L’ardore e l’impazienza lasciarono il posto alla lentezza delle nostre carezze che esploravano, spogliandoli, i nostri corpi. Eravamo nell’occhio del ciclone: la tempesta ci vorticava intorno, mentre noi, adagiati al centro, ci donavamo l’uno all’altra, per tornare ad essere quell’unica, primordiale creatura perfetta che il Divino aveva scisso, lanciando i pezzi al vento …
I miei polpastrelli affondavano nelle sue spalle morbide, mentre le mie labbra non erano mai sazie del sapore della sua pelle.
I suoi brividi mi elettrizzavano … i suoi sospiri mi facevano impazzire.
Non riuscivo a chiudere gli occhi: volevo essere sicuro che non fosse un’illusione … uno dei miei sogni ricorrenti.
Ma no … lei era lì, e le sue labbra sulle mie rispondevano a tutte le mie mute domande … finchè non ci fu più bisogno di risposte, perché le nostre anime si fusero ed io fui nei suoi pensieri e lei nei miei.
 … e non fu più carne e sangue … una sterile ricerca del puro piacere epidermico …
Fu simbiosi, morte e rinascita … oltre la morte … oltre la vita!

La luce del mattino, che filtrava da una sottile fessura degli scuri accostati, mi sorprese tra i frammenti della mia maschera di cinismo sparsi sulle lenzuola insieme ai rottami dell’inutile corazza che indossavo quotidianamente da quasi cent’anni.
Ancora sdraiato, con la testa sul suo cuore e l’anima messa a nudo, i miei pensieri vagavano tra passato e presente, rifiutando di soffermarsi su un futuro che non riuscivo ad immaginare.
Ero convinto di aver già conosciuto l’amore, quello vero, quello per Katherine …
Invece  …
Quello per Katherine era una passione bruciante, fuoco che lasciava solo cenere … dipendenza da una droga senza la quale stavo male … ma la cui assunzione mi rendeva schiavo, stordendomi.
Il sentimento per Elena era acqua cristallina, linfa che scorre e dona la vita; dipendevo da lei come un uomo dall’ossigeno: non assuefazione ma bisogno totale ed assoluto.
Niente prima di lei aveva avuto senso … nulla, senza di lei, ne avrebbe avuto uno!
Le sue dita giocavano distratte tra i miei capelli che le accarezzavano il seno.
Perché il mondo non era finito quella notte?
I problemi, chiusi fuori dalla stanza, ci aspettavano impietosi, possibilmente amplificati.
Nel silenzio che ci avvolgeva mi rifiutavo di sentirli.
Volevo solo fermare il tempo … fissare l’attimo … e non uscire mai più da quelle mura spoglie.
- Damon … -
Fine … i minuti ricominciarono a gocciolare.
Alzai a fatica la testa, nel timore di trovare nel suo sguardo disprezzo e rimprovero … colpa e rimorso.
Invece i suoi occhi rimandavano la luce della mia stessa estasi, le ombre delle mie stesse paure.
Fece per parlare, ma le posai un dito sulle labbra: parlare era inutile! Le parole avrebbero sminuito ciò che avevamo condiviso … e per ciò che ci aspettava, sarebbero state solo sprecate.
Disegnai il profilo del suo viso, per fissarlo nella mia mente, marchiarlo sul mio cuore … poi, incapace di trattenermi, le posai un bacio lieve sulle labbra socchiuse.
Inutile aspettare oltre … inutile prolungare quella dolce agonia …
Mi voltai per alzarmi, per posare i piedi nel fango, dopo aver volato nell’aria più tersa …
Lei allungò la mano e raggiunse la mia schiena. Abbassai la testa e feci per voltarmi, con l’intenzione di fermarla, quando percepii le sue dita scorrere sulla mia pelle  … tracciare segni … lettere … due parole: “ti amo”.
L’immenso mi entrò dentro …
Ora avrei avuto una ragione valida per vivere in eterno …
Ora avevo un motivo plausibile per andare a morire.

 

  
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