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Autore: aliciablade    16/11/2006    18 recensioni
Usagi beve accidentalmente una pozione d'amore ed inizia a comportarsi molto stranamente...specialmente verso un certo nemico alquanto disprezzato. ATTENZIONE:questa fanfiction è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note di lithtys: questa ff è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.

LOVE POTION No 19

By Alicia Blade

CAPITOLO 1 - LOVE IS SHARING

 

Era arancione.

Un bell'arancione, simile ad un ranuncolo o ad un papavero o ad una lanterna di zucca appena intagliata, illuminata dall'interno. Fissarla era come guardare il sole quando è così vicino all'orizzonte da prendere un acceso colore rosso dorato e tu credi di bruciarti gli occhi, ma non succede.

Era bello.

Un bel, traslucido liquido arancione.

La bottiglia era di vetro trasparente - forse cristallo - con un diamante cesellato che catturava la luce polverosa della piccola bottega e la rifletteva in arcobaleni di color arancione. Il tappo di legno di sughero era sormontato da un semplice e dorato amuleto a forma di cuore. Non era più largo di una scatoletta per la pellicola.

Un piccolo biglietto di fianco ad essa aveva la scritta 'Pozione d'Amore N°19' in caratteri dorati.

"Bello, non è fero?", chiese la proprietaria del negozio e Minako si risvegliò dal suo stato ipnotico.

"Funziona?", chiese, giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli biondi, mentre la donna si avvicinava e sbirciava sopra la sua spalla.

"Natuvalmente".

"E'un errore? Non dovrebbe essere 'Pozione d'amore N°9' ?".

La donna sogghignò in modo misterioso. I capelli neri, la pelle d'avorio, ed il suo sorriso di un rossetto pesante la facevano assomigliare ad una bambolina cinese. Il pensiero fece rabbrividire Minako, così decise che forse la donna assomigliava a Biancaneve. Una Biancaneve con occhi castani e unghie curate e con così tanti campanelli e ornamenti cuciti sul suo vestito da tintinnare mentre si muoveva.

"Ci sono difevsi tipi di pozioni d'amove, bambina mia. La Numevo Nove è una pozione del bacio: colui che la befe si sentivà costvetto a baciave chiunque e qualunque cosa con cui entvevà in contatto. La Numevo Diciannofe è molto più efficace".

"Che cosa fa?".

"Amplifica i sentimenti o l'affetto. L'amicizia diviene devozione. L'attvazione diviene lussuvia. L'adovazione, amove. E l'amove...avia".

"Aria?".

"Non puoi fifevne senza".

"Oh", Minako pensò al suo compagno carino del laboratorio di chimica. Pensò al ragazzo galante che si sedeva sempre di fianco a lei sull'autobus. Pensò al nuovo, sexy insegnante che era passato direttamente dall'università all'essere un suo compagno di aula. Poi pensò al giovane Adone dai capelli biondo chiaro che faceva i migliori frappè al cioccolato del quartiere di Azabu - il ragazzo da cui non riusciva a staccare gli occhi e col quale era stranamente timida: Furuhata Motoki.

"Lo prendo".

La donna sogghignò di nuovo e prese la bottiglietta dal ripiano. Girandosi, si ritirò dietro il bancone e iniziò ad avvolgerla nella carta velina, ma mentre lo faceva, due schiamazzanti scimmie apparvero improvvisamente e corsero sulla sua spalla; ognuna indossava una cravatta legata in modo sicuro attorno al collo. Minako sussultò e fece un passo indietro, ma la donna ridacchiò solamente e allungò una mano per grattare i pelosi animali sulla testa. "Questi sono Pulguitas e Frijolito. Non essere spafentata. Escono solamente quando li piace un cliente".

Minako rise nervosamente e si avvicinò, ma si raggelò quando la scimmia con la cravatta blu iniziò a strillare.

"Ah, già, gvazie pev avevmelo vicovdato, Frojolito". Sorrise alla scimmia, ma la sua espressione divenne seria quando fronteggiò di nuovo Minako. "Ti davò un avvevtimento, bambina: beve l'inteva bottiglia vendevà l'effettò etevno. Ma vevsa solo una goccia e la pozione duvevà solo pochi giovni".

Minako annuì, guardando la donna far scivolare la pozione in una borsetta di velluto e allungargliela attraverso il bancone. Le diede un mucchietto di monete e fissò la piccola placca dietro il registro di cassa, che diceva 'Señorita Leilani, articoli da regalo e cose magiche. Si accettano Master Card e Lady Visa".

"Eh, grazie, Señorita Leilani!"", esclamò, sentendo il bisogno di inchinarsi, ma invece si girò e corse fuori dal negozietto, ridendo come un'idiota.

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La sala giochi era affollata quando Minako entrò; la boccetta di vetro ancora avvolta nella sua carta velina e tenuta saldamente in mano. Evitando una coppia di bambini che correvano intorno e le cameriere che portavano i vassoi, Minako raggiunse il bancone, col fiato corto e sorridendo maliziosamente.

"Ciao, Motoki-san!".

"Oh, ciao, Minako-chan. Come stai?".

"Favolosamente, grazie. Sono sicura che oggi è una giornata piena".

Ridacchiò, passando alcuni gelati ai clienti. "Puoi dirlo forte. Cosa posso portarti?".

"Beh, prenderò un frappè al cioccolato e che ne dici se ne offro uno anche a te? Stai lavorando così duramente, che sono sicura tu sia assetato".

"Ah, grazie Minako-chan, è molto dolce da parte tua, ma sono a posto per il momento".

"Oh, ma insisto! Non bevo mai da sola".

Motoki alzò un sopracciglio, ma poi scosse la testa e fece spallucce. "Va bene, se insisti. Grazie".

"Di nulla!".

Tornò poco dopo con due frappè al cioccolato, uno sormontato da panna montata e due ciliegie, mentre l'altro non ne aveva nessuna. Minako era a conoscenza che Motoki sapeva che lei amava le ciliegie e le aveva dato anche quella del suo frappè. Sospirò sognante mentre lui le allungava la bevanda. "Grazie, Motoki".

"Non c'è problema. Ora però ho da fare. Me lo guardi fino a quando non mi prendo una pausa?".

"Sarà un onore".

Sorrise e sparì nella stanza sul retro. Senza esitazione, Minako stracciò la carta velina della boccetta nascosta, tirò via il tappo e lasciò che lo sciropposo liquido arancione cadesse a goccioline nel frappè. Con la cannuccia raschiò via tutti i rimasugli, poi lo mescolò per eliminare tutte le ricciolute tracce arancioni. Neanche dopo dieci secondi da quando Motoki se n'era andato, la pozione d'amore era stata distribuita in modo sicuro nella sua bevanda e Minako si risedette con un sospiro ed un sorriso orgoglioso sulle labbra

"Minako-chan, maialina! ", disse da dietro una voce scherzosa e Minako si girò per vedere Usagi che balzava su uno sgabello vicino al bancone. "Hai davvero bisogno di due frappè? Onestamente! Posso averne uno?".

"Eh, no, l'altro è di Motoki-san", disse nervosamente, chiedendosi se Usagi l'avesse vista mettere la pozione nella bevanda di Motoki. Ma la sua amica sembrava apparentemente ignara del suo comportamento sospetto e continuò solamente a fissare il frappè al cioccolato con occhi affamati.

"Davvero? Perfetto! Allora non gli dispiacerà se ne bevo un po'", disse, prendendo in mano il bicchiere. Strillando, Minako lo strappò dalle mani della sua amica e lo nascose dietro la schiena. "No!".

Usagi sollevò un sopracciglio. "Qual'è il problema? Motoki mi lascia sempre prendere qualche sorso delle sue cose. Inoltre, se ne può fare un altro se lo vuole".

"Beh, è solo che...eh...c'è in giro un raffreddore! E se uno di voi due è ammalato, mi dispiacerebbe che si diffondesse. O...che succederebbe se...avete la mononucleosi o altro? Sarebbe orrendo!".

Ridacchiando, Usagi cercò di afferrare il frappè. "Non essere sciocca. Motoki è sano come un pesce ed io ho l'immunità di...di...beh, qualcosa con un forte sistema immunitario!".

"Già, ma tu non vuoi i germi dei RAGAZZI, no?".

"Germi dei ragazzi? Che classe frequenti, Minako-chan?".

"Io...eh...oh, non importa. Ma toh, perché invece, non ne bevi un po'del mio? C'è ancora della panna montata e ti lascio anche una delle mie ciliegie!".

L'attenzione di Usagi fu immediatamente calamitata dal frappè dimenticato sul bancone e, sembrandole un affare, sorrise e allungò una mano verso di esso.

"Dio, Odango Atama, non puoi aspettare altri due minuti e ordinartene uno?".

L'espressione allegra di Usagi svanì e fu velocemente rimpiazzata da guance arrossate e sguardo fiammeggiante. Ruotando sul suo sgabello, venne faccia a faccia con Chiba Mamoru, uno studente universitario che viveva per tormentarla ed era conosciuto come il suo nemico giurato per tutto il distretto di Juuban.

Tirando un sospiro di sollievo per l'interruzione, Minako mise il frappè di Motoki sul bancone proprio mentre lui ritornava dalla stanza sul retro. Gli ci volle solo un momento per osservare la scena e roteare gli occhi. "Non di nuovo", borbottò sottovoce.

Minako gli sorrise dolcemente e scrollò innocentemente le spalle, facendo scivolare il frappè verso di lui. Non ci fece caso, aspettando il momento opportuno per intromettersi nell'insoluto litigio fra due dei suoi più cari amici.

"COME mi hai chiamata?", proruppe Usagi, facendo un pugno e sventolandolo minacciosamente verso Mamoru.

Sogghignò. "Che c'è? Il tuo stomaco brontola troppo forte perché tu possa sentirmi, Odango Atama?". L'odiato nomignolo fu strascicato in modo sardonico mentre i suoi occhi blu brillavano in attesa della sua reazione. Non fu deluso.

"Come osi chiamarmi in quel modo, tu, pomposa, egocentrica, sudicia, ignorante feccia?", ribollì.

Sollevando un sopracciglio, Mamoru dovette mordersi la lingua per trattenersi dal ridere al fiume di insulti. Sapeva che molto probabilmente si era esercitata per tutto il giorno.

"Cavolo, questo si che è un vocabolario, Odango! Ora fammi vedere se sai definire tutte queste grosse parole".

"Facile! Cercale nel dizionario e ci vedrai la tua foto di fianco!".

"Hey, ragazzi", intervenne Motoki, "non potete cercare di essere civili per un giorno?".

"Credo che quella sia una parola che non c'è nel SUO vocabolario", sbuffò Usagi.

"Usagi-chan", sospirò Motoki, scuotendo la testa.

"Che c'è? Ha iniziato lui!".

"Oh, questa si che è una risposta matura".

"Sta zitto, Mamoru-baka!".

"Facciamo un patto!", disse Motoki, afferrando il suo frappè. "Se la smettete di bisticciare, darò ad ognuno di voi un frappè al cioccolato gratis!".Questo suscitò la sua attenzione ed Usagi si girò per vedere il frappè allungato invitantemente verso di lei. Minako strillò, gli occhi che andavano spalancandosi per la paura mentre vedeva la sua amica prendere la bevanda. "Beh, ci sto. Ma se lui inizia qualcosa...".

"Aspetta! Ma...quello è...Motoki-san, è il tuo frappè!", mormorò Minako mentre la cannuccia si avvicinava alle labbra di Usagi.

"Oh, non importa. Ne farò dell'altro. Che ne dici, Mamoru-kun?".

Mamoru scrollò le spalle. "Grazie, ma ho già preso il caffè. Odio ridurmi come lei".

Usagi lo fissò dall'angolo degli occhi. "Questa te la faccio passare perché ho avuto del cioccolato gratis".

"Non ci va molto per entusiasmarti, vero?".

"Che cosa vorresti dire?".

"Solo che...".

"Ti darò caffè gratis per una SETTIMANA se la pianti!", urlò disperatamente Motoki.

Mamoru sogghignò al suo migliore amico, poi guardò la faccia imbronciata di Usagi e scosse la testa. "Non è abbastanza", confessò, ma l'insulto si fermò quando gli venne messa davanti una tazza della fumante bevanda.

Apparentemente contenta che le munizioni del suo nemico avessero subito cessato il fuoco, Usagi sogghignò al suo ancora intatto frappè e di nuovo tirò la cannuccia verso la bocca. Minako guardò con orrore, spostando gli occhi fra la bocca aperta di Usagi e lo sguardo orgoglioso di Motoki, sentendosi inerme quando le labbra della sua amica si chiusero attorno alla cannuccia e lo spesso, scuro liquido fu tirato su attraverso il tubicino di plastica, come al rallentatore. Si mordicchiò le labbra mentre Usagi deglutiva il primo sorso, poi sospirò pesantemente e seppellì il volto fra le mani, sapendo che la sua missione era fallita.

"Mmm! E'delizioso, Motoki-san! E'più dolce del normale! Hai cambiato marca di gelato o altro?".

Motoki ridacchiò e si preparò un altro frappè. "No, Usagi-chan. E' il solito".

"Oh, beh, oggi pomeriggio ha un gusto particolarmente spettacolare". Non appena il gelato si fu sufficientemente sciolto da non rappresentare più una minaccia di congelarle il cervello, Usagi ne divorò più di metà in pochi attimi.

"Cavolo, respira, Odango Atama, Il frappè non va da nessuna parte; non hai bisogno di inalarlo".

"Mi sto solo gustando uno dei più semplici piaceri della vita. Puoi lasciarmi in pace per cinque minuti, baka?".

"Mi sto solo preoccupando per il tuo benessere. Ovviamente tu non hai abbastanza buon senso, e mi spiacerebbe se tu morissi per aver inspirato del gelato!".

"So come bere un cavolo di frappè, cretino! Non sono stupida, sai?".

"Avresti potuto ingannarmi".

Motoki roteò disperatamente gli occhi e si rassegnò a trascorrere il resto della sua giornata di lavoro a guardare i loro bisticci senza interferire.

Gli occhi di Usagi si incupirono mentre si girava lentamente per fronteggiare Mamoru alzandosi dallo suo sgabello. Le sue nocche divennero bianche mentre si stringevano attorno al bicchiere, la faccia divenne più rossa ed il suo respiro più pesante. Mamoru la guardava contento, girandosi con un ghigno sul volto ad affrontare la silenziosa sfida. Si preparò per ricevere qualsiasi assalto furioso di insulti, pronto a tenerle testa col sarcasmo per cui era noto. Comunque, non urlò né gridò o pianse. Invece, Usagi increspò le labbra, fece un lungo, regolare respiro, allungò il frappè e con molta calma lo rovesciò sulla testa di Mamoru.

Il gelato al cioccolato scivolò fuori dal bicchiere e colò sui perfetti capelli neri di Mamoru. Boccheggiò, troppo sbalordito per muoversi mentre i resti del frappè gocciolavano sulla sua fronte e giù per il collo. Con un sorriso soddisfatto, Usagi appoggiò il bicchiere sul bancone.

"Inspira questo, stupido!", lo provocò. Poi girò altezzosamente i tacchi e se ne andò via con atteggiamento di sfida.

Comunque, era appena riuscita a fare due passi prima di sentirsi improvvisamente male. Il pavimento iniziò a girare, le luci divennero dolorosamente brillanti, e si sentì come se delle scintille saettassero nel suo cervello. Piagnucolando, si portò una mano alla testa e chiuse gli occhi.

"Usagi-chan!".

L'urlo di Minako fu l'ultima cosa che Usagi sentì prima di collassare a terra.

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Note di lithtys: questa storia consta di 12 capitoli. Li tradurrò interamente senza spezzettarli in più parti.

  
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