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Autore: Phantom Lady    23/04/2012    2 recensioni
Come ogni 23 aprile la casa di Arthur era piena di gente. Si festeggiava il fatto che il frigido inglese stava invecchiando. Ovviamente lui era il tipo da invitare a malapena i parenti, ma siccome la festa veniva organizzata da quel fin troppo espansivo ed egocentrico americano, si ritrovava spesso degli sconosciuti a casa. E per questo non poteva stare con chi più amava ed era costretto a dimostrarsi cordiale e solare con tutti gli irritanti amici dell'irritante americano.
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Domanda intelligente: ma allora perchè il titolo è "Come ogni 24 aprile"? Beh, per scoprirlo vi basterà leggere questa fanfiction! Ah, Auguri Arthur~
[lontani accenni (più o meno) di UsUk]
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Auguri Hetalia!'
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Come ogni 23 aprile la casa di Arthur era piena di gente. Si festeggiava il fatto che il frigido inglese stava invecchiando. Ovviamente lui era il tipo da invitare a malapena i parenti, ma siccome la festa veniva organizzata da quel fin troppo espansivo ed egocentrico americano, si ritrovava spesso degli sconosciuti a casa. E per questo non poteva stare con chi più amava ed era costretto a dimostrarsi cordiale e solare con tutti gli irritanti amici dell'irritante americano.
Arthur era beatamente seduto sul divano che leggeva il suo amato Wilde, quando sentì il campanello suonare.
-Bene!- si disse sarcastico- comincia l'inferno!-
Andò ad aprire la porta. Come al solito in prima fila c'era Francis armato dell'ormai scontata bottiglia di vino rosso francese, avvolta così male nella carta che solo quell'inconcludente di Peter avrebbe potuto fare. Ovviamente si veniva a scoprire che l'aveva orgogliosamente impacchettato il piccolo Sealand.
-Oniichan!- gridò il fratellino saltando addosso al padrone di casa. Il giorno del suo compleanno esternava tutto l'affetto che si ostinava a nascondere. Per Arthur quello era un vero regalo.
Francis salutò posando la bottiglia di vino su un tavolino. Dietro di lui spuntarono Gilbert e Ludwing che avevano portato una cassa - Dio, intera - riempita della migliore birra tedesca sul mercato. Lovino, Antonio e Feliciano li seguirono a ruota, portando la cena (coscenti che sarebbe stato l'ultimo compleanno trascorso se avesse cucinato Arthur)  su un grosso carrello simile a quello dei ristoranti. Ivan entrò trascinandosi dietro quell'aria così pacatamente omicida, mentre dietro di lui Toris teneva in mano delle specialità russe. Wang aveva una grossa whok, la sua pentola preferita, con un fiocchetto su un manico, evidentemente un regalo che lo incitava a cucinare. Probabilmente per questo il povero cinese avrebbe rischiato la vita. Giappone aveva una scatola della grandezza di quelle per le scarpe, che ad ogni suo passo emetteva un rumore argentino. Ancora, dietro di lui il piccolo Matt con un grandissimo pancake in mano, pieno di sciroppo d'acero. Salutò con il suo solito sorriso timido per poi sparire. Arthur si affacciò ma non vedendo più nessuno chiuse la porta.
-Ehi!- gridò indispettita una voce.
-Oh scusa- replicò distrattamente Arthur, riaprendo la porta.
-Come va?- domandò ilare l'americano. Beh, pensandoci, dopotutto non era così irritante. Arthur lo guardò sconcertato, aggrottando le folte sopracciglia. Sicuri che fosse Alfred? Davanti a lui c'era solo un affascinante biondo vestito come se stesse andando ad una cena di gala. In mano recava un piccolo pacchetto incartato con un motivo che rappresentava l'Union Jack.
-Lo vedi che ci stai bene?!- gli fece notare Arthur, un poco imbarazzato.
-Grazie Igy, ma non c'è bisogno che tu mi faccia sentire apprezzato- replicò l'americano, con un tono insolitamente acido.
-No no, davvero, ci stai benissimo! Ti dona... sì- ripetè Arthur palesemente in imbarazzo.
-Davvero?- domandò l'altro, guardandosi stupito l'abito, poi si rispose da solo, riacquistando la sua solita spavalderia:- Beh, dopotutto l'hai presa tu per me, è ovvio che mi stia bene!-
-Ehi, piccioncini!- sibilò Gilbert, già palesemente brillo.
-Ti sei già ubriacato?!- lo rimproverò Arthur, andando da lui. Intanto Alfred si stava lentamente allontanando dal gruppo, qualsiasi stanza stesse cercando avrebbe sicuramente saputo dove trovarla: ormai conosceva fin troppo bene quella casa.
Buona parte della pizza portata dall'italiano, le varie specialità russe e giapponesi erano già quasi finite. Le bottiglie di birra erano riverse a terra, mentre il liquido giallognolo imbrattava e impuzzolentiva il pregiato pavimento. Il tavolino era sporco di avanzi di cibo e tanto - ma davvero tanto - sciroppo d'acero, segno che il pancake di Matt era andato a ruba, e nessuno si era curato di Canada, lasciandogliene un pezzo.
Il piccolo Sealand, scambiandola per una di quelle allegre bevande per bambini prese una bicchiere di vino rosso francese, che non riuscì neanche a inumidire le sue labbra grazie all'intervento del fratello che con una manata poderosa gettò il vetro a terra.
-Mon Dieu! Il mio amato vino!- sibilò Francis mentre il liquido si spandeva a terra come se fosse sangue. Pochi secondi dopo spuntò Alfred che si mise a sedere con i compagni, ravvivando la serata da quel mortorio alcolico. Mentre beveva la cola come se fosse la sua unica fonte di sostentamento parlava con tutti e gli altri ribattevano tra mille risate. Arthur rimase a fissarlo un po' contraddetto, mentre se ne stava oziosamente con la guancia posata sul dorso della mano e agitava il bicchiere vuoto. Francis gli passò un po' di wisky spacciandolo per vino, ma Arthur era così distratto che a malapena se ne accorse. Bevve tutto in un sorso e poco dopo si ritrovò a fare un secondo giro, e poi un terzo...
Ogni tanto nell'alchool trovava un po' di sollievo, almeno momentaneamente dimenticava i suoi problemi e poteva finalmente rilassarsi in presenza di altri, anche se era poco cosciente delle sue azioni.
Sealand, che era l'unico sobrio data la sua età disse:-È l'ora dei regali!-
Arthur si riprese parzialmente e guardò tutti con aria vaga. Matthew, gli italiani, Antonio,i tedeschi, Ivan e Toris non portavano mai nulla, si erano abituati a portare semplicemente la cena, cosa che ad Arthur bastava, dato che non sapeva che farsene di troppa roba, già la sua soffitta era piena di ricordi dolorosi...
Sealand fu il primo. Diede ad Arthur un pezzo di carta con la sua calligrafia con su scritto "consigliere di corte"
L'inglese lo guardò con fare interrogativo e Peter rispose, compiaciuto:-Quando creerò il mio impero ti basterà darmi quel biglietto, così non sarai semplicemente un mio schiavo, ma un consigliere di corte!- gridò eccitato, poi vedendo l'espressione di Arthur aggiunse, un po' deluso:-Dovresti esserne lusingato!-
-Lo sono!- rispose Arthur, scompigliandogli i capelli. Sealand rise divertito. Alla fine un regalo lo aveva avuto anche lui.
Francis si fece avanti con passi sensuali che non attirarono minimamente l'attenzione di un Arthur un po' brillo.
-Questo è uno dei migliori vini francesi. In cantina da più di dieci anni solo per te!- ammiccò lui, ma Arthur posò distrattamente a lato il regalo.
Verso di lui venne Wang, che gli diede una grossa whok.
Arthur sgranò gli occhi dinanzi a tanto splendore:-Grazie! Da oggi in poi preparerò per voi qualsiasi cosa!-  esplose raggiante, e il cinese si attirò addossoy delle occhiate omicide dei compagni, stranamente lucidi, ma Wang aggiunse:-Usa questo, però, usa questo, aru~- e gli diede un ricettario di cucina internazionale.
Lentamente Kiku andò verso di lui imbarazzato. Gli diede la scatola che aveva tenuto in mano allungando le braccia e abbassando la testa, come un sacrificio ad un Dio.
Arthur l'aprì curioso e trovò un oggetto piuttosto bizzarro, sembrava una sacchetta. La tolse e domandò cosa fosse.
-È un portafortuna, se lo porti sempre con te le tue giornate saranno più positive. Puoi appenderlo dove vuoi- rispose Kiku. Arthur agitò la sacchetta e sentì un rumore argentino, Giappone si affrettò a spiegarsi:-È un semplice sonaglio. All'interno c'è un oggetto che serve a scacciare il male- Kiku era molto superstizioso, ma forse lo faceva per tradizione e amore per la patria, e tutto sommato erano delle credenze molto simpatiche.
-E dulcis in fundo...- pronunciò sommessamente, ma non c'era più nessuno con regali da dare. Arthur rimase deluso, finì mestamente gli alchoolici col valido aiuto dei tedeschi mentre ad occhi chiusi sorseggiava del dolce vino francese, cosa rara per lui, ma era l'ultima bevanda rimasta e non volle rinunciare a quello stato di ebrezza e spensieratezza. Almeno non ora.
E la festa era finita, con Gilbert che rischiava di entrare in coma e con Francis che cercava di allontanatre Peter dagli alchoolici. Tutti lasciarono la casa senza curarsi delle condizioni in cui l'avevano lasciata, ma soprattutto senza curarsi di come era rimasto Arthur, sdraiato sul divano, che ancora stringeva il collo di una bottiglia di vino. Le finestre erano aperte e l'aria fredda notturna contribuì a far addormentare Arthur tra dei singhiozzi silenziosi e delle lacrime deboli. Lasciò cadere la bottiglia e chiuse gli occhi. La stanza scura e le tende che si agitavano spinte dal vento.
Arthur si assopì lentamente lasciandosi cullare dalle illusioni causate dall'alchool e la sua fervida immaginazione.
Vicino alla finestra aperta passò un uomo che, sbirciando vide Arthur sul divano, che emanava un forte odore di wisky. Un po' infastidito l'uomo entrò in casa  con un balzo atletico e silenzioso.
Gli posò un braccio sotto le ginocchia e uno dietro la schiena per sostenerlo. Lo tirò su e con lentezza lo portò in camera. Abbassò le coperte e posò Arthur seduto sul letto, mentre l'inglese, avvolto da chissà quale sogno gli gettò le braccia al collo e l'uomo arrossì. Con una buona dose di prudenza gli tolse le mani dalla schiena e lo posò lentamente sdraiato su un fianco seguendolo. Poi con dolcezza si tolse le braccia dell'altro dal collo e gliele avvicinò al petto.
Si chinò silenziosamente su di lui e gli diede un bacio sulla fronte, spostandogli i capelli.
-Auguri Igy- gli sussurrò con voce cullante e tremante all'orecchio. Una volta tanto i ruoli si invertivano. L'uomo tornò da dove era venuto, lasciando Arthur ai suoi sogni, che si erano addolciti.

Il giorno dopo Arthur si alzò stiracchiandosi. Quando aprì gli occhi trovò una scatola sul comodino. Il coperchio era posato sul bordo di essa. La carta dell'Union Jack che il giorno prima la incartava era sotto la scatola, con i contorni stracciati. Era fin troppo evidente di chi potesse essere quel regalo. Arthur si alzò e andò curioso a guardare quale regalo avrebbe potuto fargli quell'anno quell'americano.
Quando lo scoprì gli scivolò una lacrima sul viso. Arthur prese il soldatino in mano come se fosse una reliquia, se lo passò tra le dita cercando di riassaporare tutti i piacevoli - e dolorosi- ricordi legati a quell'oggetto. Riusciva a rivedere il piccolo Alfred, bello in quel suo vestiti così semplice che giocava con lui con i soldatini. Istintivamente Arthur portò il regalo alle labbra, piangendo di commozione. Stava per rimetterlo apposto quando notò sul fondo della scatola un disegno spiegazzato, fatto a matite colorate, che rappresentava Inghilterra e America che per mano andavano verso il tramonto. Il piccolo Alfred amava usare quei colori gioiosi per esprimere il suo stato d'animo col fratellone. Arthur si asciugò le lacrime, ricordando i giorni in cui lo vedeva sdraiato che disegnava con i colori, e i suoi sopracciglioni diventavano così belli fatti da America.
Ricordava che gli mostrava tutte le sue piccole opere d'arte.
-Ti piace oniichan!?- chiedeva ed erano la cosa più bella che Arthur avesse mai visto dopo Alfred stesso.
Come ogni 24  aprile America gli regalava un oggetto sempre diverso che dilaniava e allo stesso tempo curava delle vecchie ferite. E come ogni 24  aprile Arthur lo amava sempre di più.




*****Note
Auguri
Arthur! Spero vi sia piaciuta, dopotutto oggi  non è un giorno qualunque! Sì, io e una mia amica eravamo impazzite, sulla lavagna avevo scritto Auguri Arthur con tanto amore, ma lo hanno cancellato T^T Vabbè, pazienza... Ho scritto questa FF in onore del compleanno di Arthur, e lui sarebbe fiero di me. *Arthur le dà delle pacche amichevoli sulla spalla, forse di compassione*  Auguri Arthur! Spero vi sia piaciuta e grazie a chi leggerà o lascerà un commentino ;)
  
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