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Autore: i hear the bells    24/04/2012    3 recensioni
"Poi c’è un altro insegnamento che proviene dalle nostre esperienze più intime: le sofferenze se non ti rafforzano, ti indeboliscono a tal punto che ti accontenti di sopravvivere e nei casi più estremi arriva la morte dell’anima, no, non quella fisica, ma dell’anima, dello spirito, della nostra linfa vitale."
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
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Silence of my heart

Nome: Silence of my heart
Autore: misty,
Protagonista: Sara e Ian
Personaggi: Rosaline e Andy


Tutte le favole iniziano con “C’era una volta”, la mia storia non inizierà così, forse non sarà neanche degna di essere chiamata “favola”, ma quando la vita ti sorprende così tanto che tutto il tuo passato per quanto oscuro e malinconico sia, all'improvviso scomparisce del tutto, come se non fosse mai appartenuto alla tua vita. La mia condizione attuale può essere paragonata a una favola, ho imparato un insegnamento fondamentale da quest'ultime: c’è sempre qualcuno che è pronto ad aiutarti, certo tra mille persone forse due o tre avranno veramente il coraggio e la voglia di farlo, ma se anche ci fosse una sola persona su mille, pronta ad amarti e a donarti felicità, magari vale davvero la pena vivere. Per vivere non intendo sopravvivere, no, vivere è sbattere forte le ali in cielo e imparare a volare ad occhi chiusi, vivere è cogliere la vera essenza dell’esistenza, è stare bene con sé stessi, qualcosa che ci appartiene e che non si può descrivere, perché non ci sono parole giuste per farlo. Poi c’è un altro insegnamento che proviene dalle nostre esperienze più intime: le sofferenze se non ti rafforzano, ti indeboliscono a tal punto che ti accontenti di sopravvivere e nei casi più estremi arriva la morte dell’anima, no, non quella fisica, ma dell’anima, dello spirito, della nostra linfa vitale.

- 1. Scuole elementari-

"Sara Miller ? " l’insegnante guardò l’intera classe attendendo una risposta. Quel giorno avevamo una supplenza, la nostra maestra di matematica si era ammalata e nessuno poteva sostituirci tra i nostri insegnanti. Io ero seduta al mio posto, come sempre, mentre il resto della classe era sparso tra un banco e l’altro senza seguire l’originale ordine alfabetico. Sì, perché le nostre maestre dopo una lunga assemblea avevano deciso di assegnare i posti in ordine alfabetico e ognuno era obbligato a sedersi accanto al suo vicino di lettera.
<< Sara Miller ? >> alzai la mano intimidita, in sottofondo c’era un leggero chiacchiericcio e non so perché, ma ero convinta che fosse dipeso da me, dal mio gesto. Ecco qualcuno ridacchiò, avrei potuto riconoscere quella risata tra un migliaia di persone: Rosaline. La mia eterna amica/nemica. Sapeva essere una buona amica nei momenti di bisogno, insomma era una vera approfittatrice e devo dire che sapeva manipolarmi abbastanza bene, ma appena mi voltavo era la prima a pugnalarmi alle spalle,ed io ci restavo male, insomma perché doveva trattarmi così? Perché doveva farmi sentire ancora più indifesa? Lei era la mia amica, le volevo bene nonostante fosse una vera traditrice, per qualche strano motivo non riuscivo ad odiarla e se fossi stata al suo posto, non avrei mai fatto niente di così subdolo ad una mia amica. Ma appunto lei era Rosaline, e non potevo di certo sperare in un suo cambiamento, le persone come lei non cambieranno mai.
<< Sei tu Sara Miller ? >> annuii spostando lo sguardo sulla lavagna, proprio non riuscivo a guardare le persone sconosciute negli occhi; mi mettevano a disagio e sopratutto mi davano un senso d'inadeguatezza.
<< E’ muta, non parla >> arrivò la sentenza puntuale di Annabelle, la secchiona della classe, la tipica bambina popolare. Quella che ha la madre come rappresentante e una marea di zerbini ai suoi piedi. La bambina che ci teneva tanto a precisare ai nuovi arrivati che, Sara Miller era muta. E’ inutile dire che oltre alle parole brusche di Annabelle, arrivò anche la vergogna. Le mie guance andarono in fiamme e abbassai il capo incapace di urlare alla supplente e al mondo che io non ero muta, Sara Miller non era muta, aveva solo bisogno di aprirsi, di abbandonare la timidezza e parlare ad alta voce, senza paure, senza male interiore. Dovevo solo sciogliere quel nodo in gola, ma non ci riuscivo, avrei voluto piangere, perché non era giusto. Non era giusto che a casa insieme alla mia famiglia ero una bambina normalissima, sorridente e solare, mentre a scuola mi chiudevo in un guscio e non lasciavo uscire nulla, né lacrime e parole amare, né emozioni vere. La supplente continuò a fissarmi come se fossi una cavia da laboratorio, poi proseguì con l’appello.
"Potevi anche evitare di dire quella cosa " una bambina dai capelli biondi, ricci e arruffati ,con occhi verdi e le guance rosa, bisbigliò quelle parole a una soddisfatta Annabelle. La bambina era Eveline, la mia compagna di banco in prima elementare, nonché la persona più dolce della classe. Eveline stava sempre con la testa tra le nuvole, era allegra e intelligente, non intelligente come una secchiona, no, Eveline era una campionessa di matematica, scienze e italiano. In prima elementare mi era stata davvero vicina e non solo come compagna di banco, ma come compagna di vita, porterò sempre un buon ricordo di lei. Ah dimenticavo, dalla seconda elementare in poi, Eveline diventò amica di Rosaline. Come dicevo Rosaline era la mia amica/nemica e anche lei come Annabelle, utilizzava le “amichette del cuore” come se fossero zerbini. Questa cosa m'infastidiva un po’, ma non ho mai avuto il coraggio di confessarlo a Rosaline, forse perché temevo di ferirla, oppure perché egoisticamente non volevo perderla come amica. In fondo sapeva anche farmi sorridere, raccontava tante storielle divertenti ed era bravissima a cantare canzoni inventate dal nulla. Rosaline l’avevo conosciuta prima delle scuole elementari, le nostre mamme già si conoscevano, così ogni estate trascorrevamo le serate insieme. Con lei riuscivo a parlare normalmente, spesso litigavamo per cose futili, ma alla fine non duravano molto le nostre dispute. Magari non era una di quelle amicizie speciali e indistruttibili, ma non potrò mai dimenticare il tempo trascorso con lei, le risate fatte, le canzoni cantate a squarciagola nell’auto di sua madre, i suoi abbracci forti e sinceri. Le sue lacrime e quegli sfoghi dopo la scuola. Rosaline è una persona fragile, apparentemente potrebbe sembrare l’inverso, ma in realtà lei aveva realmente bisogno del mio sostegno e anche se sapevo che presto avrebbe riso di me alle mie spalle, io le porgevo lo stesso la mia mano e cercavo per quanto possibile di aiutarla. I suoi genitori non sono mai stati sposati, ha vissuto la sua infanzia e giovinezza con la madre, il padre si faceva vivo solo per viziarla, non sapendo che il bene più prezioso per una figlia era l’amore. Così un giorno in una sala di educazione fisica all’età di diciassette anni, Rosaline ammise davanti a tutti che, suo padre era uno sconosciuto, una persona che non sapeva dare amore, un padre incapace di crescere i propri figli.


spazio autrice:
- Prima di tutto volevo ringraziare Selilaa per il suo preziossisimo aiuto, i suoi consigli e le sue idee hanno reso questa storia molto più speciale.
-Adesso invece viene la parte più critica, non è facile descriverla, però è per me molto importante come storia perchè rappresenta un esperimento. E' una storia ispirata ai giovani, ai problemi che ci circondono, uno su tutti: la timidezza. Non è un argomento facile da affrontare, ma spero comunque che sia di vostro gradimento.

  
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