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Autore: mizuki95    25/04/2012    4 recensioni
Riflessioni di Misaki sulle mani di Usagi-san. "Non era un feticista, e raramente gli capitava di adorare qualcosa con tutta quell’intensità. Era vero che adorava il manga “The Kan”, un tempo anche le fragole e le ciliegie, ma era un tipo di adorazione molto diverso da quella che nutriva verso di loro. Le mani di Usagi-san."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akihiko Usami, Misaki Takahashi
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Buon giorno, gente! Era da un bel po’ che non scrivevo qualcosa su questi due (Mizuki is awake non si conta, l’ho scritta oltre un anno fa e al massimo mentre la carico qui su EFP correggo gli errori grammaticali ed altro), e l’idea che ha ispirato questa one-shot mi è venuta in mente in modo strano. In pratica, ascoltando “Be somebody” dei Thousand foot krutch, quando c’è una breve pausa della musica, mi è sembrato di sentire un “hands”, “mani”, che in realtà nel testo non compare. Non è la priva volta che confondo o sento parole che in realtà non ci sono una canzone (come “Monster” di Meg & Dia, che però il mio cervello confonde sempre con “Memories” –che poi che cacchio è ‘sto memories, dico io?!-), ma comunque ho provato a concentrarmi su questa parola nata dal nulla, come se stesse cercando di dirmi qualcosa, e ho finito col pensare alle mani di Usagi-san. Colpa di Misaki, che ogni volta dice “sono fredde, sono grandi, mi entrano nel culo, ect”. In origine la one-shot doveva iniziare con la parte finale, quella del confronto delle mani fatta da Misaki dopo aver fatto l’amore, ma ho deciso di precedere questa scena con gli interrogativi e le constatazioni del ragazzo su questa strana forma di feticismo che ha verso le mani del partner. Da lì in poi, la one-shot si è scritta (quasi) da sola. Nella parte finale, quando ho scritto sonno con la “S” maiuscola, è perché mi riferisco al dio greco detto Sonno o…non mi ricordo l’altro nome, che comunque è la versione greca. Secondo la leggenda è figlio della dea Notte e fratello di un altro dio, ed il suo compito è far dormire i mortali gettandogli negli occhi una polverina soporifera. Ma ho preferito parlare di una coperta, mi sembrava più “gentile” rispetto ad uno che ti getta chili di polvere negli occhi (?) senza che te ne possa accorgere perché chissà come è invisibile, non vi pare? Infine, concludo che la frase sul filo rosso è una cazzata, che ho deciso di scrivere perché eravamo in argomento e con le mani c’entrano pure le dita. Non so se si capisce, ma in realtà il paragone tra le due mani altro non è che il paragone che Misaki fa con Usagi-san. So che ho scritto una roba soporifera e sicuramente l’idea sarà già stata usata mille mila volte da altri autori, ma mi farebbe piacere se la leggeste lo stesso e magari recensiste. Detto questo, vi lascio alla lettura!
 
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Non era un feticista, e raramente gli capitava di adorare qualcosa con tutta quell’intensità. Era vero che adorava il manga “The Kan”,  un tempo anche le fragole e le ciliegie, ma era un tipo di adorazione molto diverso da quella che nutriva verso di loro.

Le mani di Usagi-san.

Ad una prima e superficiale vista si presentavano come delle comunissime mani di un comunissimo trentunenne, ma in realtà erano molto di più. Quelle mani così fredde, quelle mani così grandi, quelle mani così delineate e ossute, erano in grado di fargli provare sensazioni mai provate prima.

Solo il loro tocco sui suoi capelli bastava a farlo rilassare, facendogli dimenticare temporaneamente le sue preoccupazioni; solo il loro tocco sul suo corpo era in grado di riscaldarlo ed eccitarlo, facendolo gemere come un’attrice porno di serie B; solo il loro tocco su una sua guancia lo rassicurava quando credeva che a momenti il mondo gli sarebbe crollato addosso; ed infine, ma cosa non meno importante, erano le mani dell’uomo che amava e che lo amava anch’esso.

Ma a causa di questa sua fissazione per le mani dello scrittore, non poche volte gli capitò di fare un confronto con le proprie, rendendosi conto di quanto piccole, magroline e insulse fossero.

Come potevano due tipi di mani così diverse congiungersi o stringersi a vicenda, se le sue erano così anonime? La risposta gli fu data da un evento che gli capitò dopo una notte di passione con Usagi-san.

 Al termine dell’amplesso amoroso lo scrittore si addormentò quasi subito mentre Misaki, sia per le piccole fitte che avvertiva al sedere che qualche volta lo tormentavano che per le diverse preoccupazioni che lo assillavano da un po’, stentava a prendere sonno.

 Con la schiena rivolta contro il petto dell’uomo dai capelli argentati, e circondato dalle braccia di questi, lo sguardo del ragazzo roteava per tutta la stanza, poggiandosi ora sul modellino di un treno, ora su una fila di peluche di diverse razze e misure, ora ancora su le bandierine appese sul soffitto della stanza, continuava nella sua vana ricerca di un sonno che non ne voleva sapere di fargli visita.

Fu allora che, continuando a cambiare il soggetto del suo sguardo, quest’ultimo cadde sulla mano sinistra di Usagi-san, che cadeva dolcemente sul suo petto. Preso da una strana quanto impulsiva voglia, congiunse la propria mano destra con quella addormentata sul suo corpo, sovrapponendole su tutta la lunghezza delle dita.

Come pensava già da tempo, le sue dite erano molto più magre e corte rispetto a quelle dello scrittore, ed il suo palmo ricopriva a stento tre quarti dell’altra mano. Colpa della differenza d’età, si diceva, ma allo stesso tempo credeva che fosse perché lui era nettamente inferiore all’uomo.

Comparando tanta perfezione a sé, gli venne da chiedersi come fosse possibile che nonostante quelle diversità così evidenti le due mani si fossero incontrate, e come fosse possibile che in quello stesso momento stessero ancora insieme. Quel tipo di pensieri rattristò molto il ragazzo dagli occhi verdi, aumentando il suo ben celato senso di inferiorità.

 Ma proprio mentre stava pensando che quelle mani non erano fatte per stringersi a vicenda, la mano sinistra di Usagi-san improvvisamente si svegliò dal suo sonno e strinse con delicatezza la sua mano, riempiendo con le dita lo spazio vuoto tra quelle del bruno, che stupendosi di quanto si incastrassero bene si accorse solo dopo una manciata di secondi dei lunghi baci che delle calde e conosciute labbra gli stavano lasciando sulla base del collo, fino a raggiungere la sua guancia sinistra.

 «Non riesci a dormire?» domandò la voce calma e sensuale dell’uomo dai capelli argentati, ma Misaki scosse lentamente la testa e voltandosi, stringendosi nell’abbraccio dell’altro,  rispose «Ora va meglio» e con le mani che ancora si tenevano compagnia, il Sonno venne a coprire con la sua calda coperta i due amanti, facendoli addormentare profondamente.

 Nonostante la loro diversità, le due mani si incastravano a pennello. Nonostante i problemi che sarebbero venuti col tempo, le due mani sarebbero rimaste unite. Perché finché ci fosse stata la reciproca volontà di stare insieme, nulla avrebbe mai potuto dividerle.

E per ultimo, perché le due mani erano legate da un invisibile filo rosso che circondava i rispettivi mignoli, e niente al mondo avrebbe mai reciso quel filo.

 

THE END

  
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