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Autore: Watashiwa    27/04/2012    6 recensioni
[La notte ci porta a fare pazzie − diceva un libro che Hinata era solita leggere − però non è detto che tutte quelle che capitano sia brutte.
E la ragazza sentì riaccendersi la speranza, avvertendo un cambiamento.
In meglio.]
AU su Hinata e il suo fidanzato (a voi la scelta della sua identità).
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La notte ci porta a fare pazzie

 

Che dire, una piccola fic su Hinata, una fic molto particolare.
Personalmente, l'ho scritta per dare una speranza a tutte le persone sensibili che hanno poca fiducia nell'altro, convinte che quell'altro non potrà mai capire una gran parte di noi stessi.
Perché la vita è lunga, ed è giusto provare fino all'ultimo.
(Probabilmente è poco approfondita in certi punti, però era per sottolineare la distinzione tra inizio e fine).

 

 

Hinata guardò fuori dalla finestra, per l'ennesima volta: lo spettacolo disarmante e silenzioso di quella notte la rendeva fin troppo fragile, viste anche le circostanze che la riguardavano da vicino.
Quella casa nella quale abitava da tempo non era la stessa senza quel qualcuno per lei indispensabile, che donava brio e vivacità, una vitalità più unica che rara.
Con sguardo quasi assente, pensava a quanto fosse dura separarsi da quell'uomo che, in quell'ultimo periodo, non le aveva riservato quelle certezze delle quali godeva quotidianamente, da molto tempo.
Rifletteva sul perché di quei gesti così schivi e strani, che non gli appartenevano affatto: la Hyuuga sapeva, sapeva che lui, in realtà, era tutt'altro che riservato, con lei.
Si stupì di quanto la notte potesse tormentarla, con queste considerazioni alle apparenze idiote ma pressoché fondate, nel suo cuore, nelle viscere della sua anima non del tutto forte e costante.
Uscì da quella camera fatta di disordini e tristezza e scese, in cerca di conforto, ma invano.
Ogni oggetto che osservava, che scrutava con quello sguardo vitreo e trasparente, le ricordava l'uomo più importante per lei, in quel periodo di vita che poteva considerare vicino alla felicità più palpabile.
Fino a che non sarebbe tornato, la sua vita sarebbe stata solo un'altalena di ricordi.
Improvvisamente puntò gli occhi verso il pianoforte, forse lo strumento musicale più importante che le avrebbe potuto donare un po' di positività in quella giostra di pensieri ansiosi e di preoccupazione.

 

 'Che bella performance, Hinata! Mi piace il tuo approccio con pubblico e con lo strumento, farai sicuramente strada!'
La maggior parte dei presenti in sala le fecero i complimenti per l'esibizione appena eseguita: aveva studiato un sacco per raggiungere quel traguardo e sentirsi apprezzata dopo tanti smacchi le dava senso di soddisfazione, soddisfazione vera e completa. Poi arrivò lui, con quella maniera un po' diversa dalla massa ma più decisa a stupire, magari con un complimento.
Si dice però che, più sei legato ad una persona, riesci meno a mostrare la perfezione di quelle emozioni che ti travolgono.
Il ragazzo chiuse gli occhi, cercando di sembrare spavaldo ma compiaciuto allo stesso tempo, in modo da non trafelare fin troppo.
'Sei stata brava, Hinata. Mi è piaciuto tutto, dall'inizio alla fine.'

Tono più autoritario del solito, ma forse alla giovane corvina bastò. Sospirò e sorrisero, insieme.
'Sai come si intitola l'ultima traccia?' fece la giovane con un tono gentile e pacato.
'No, non mi pare di saperlo.'

'L'ho chiamata... Richiamo della foresta invernale'.
Il suo ragazzo non capì ciò a cui Hinata alludeva, grattandosi il capo come faceva di solito.
La pianista abbassò il capo, dandosi della sciocca cronica, considerando il fatto che
probabilmente un ragazzo come lui non avrebbe mai potuto capire del suo gesto.
E questo la feriva, la feriva in maniera decisa e definitiva, animata solo da un piccolo barlume di speranza che avrebbe portato alla più pura comprensione.

 
Si sedette sullo sgabello, notando la totale assenza di luce alla quale era abituata ai concerti.
Quella luce era come lei: all'apparenza brillante e vitale, ma dentro cos'era, senza ciò che desiderava più fare?
Le sue dita picchiettarono i tasti di quello strumento con un ritmo disarmante, portando la stanza a quell'armonia della quale era inebriata.
Hinata chiuse gli occhi, lasciando che le dita parlassero per lei e del suo dolore.
Descriveva con le notte la pazzia umana durante la notte, narrava di sentimenti che avevano paura di trovare rifugio in cuori altrui, enfatizzava su come le parole a volte non servivano affatto.
Continuò, continuò e continuò, fino a quando si sentì leggermente meglio, terminando di suonare...

 'Il dolore annuale'.

 La giovane ragazza riaprì gli occhi, in cerca di osservare di nuovo quell'uomo che le aveva stregato il cuore e ora dimostrava di poterla... capire?
Era tornato di tutto in bianco e già lei non capiva niente.

I loro sguardi si incontrarono, mentre, con fare quasi impacciato, il ragazzo dell’erede si avvicinò a lei, senza retrocedere.

'Non ti ho mai sentito suonare questa melodia, sai?' fece lui, cercando di mostrarsi indifferente ma fallendo miseramente con quel tono di voce così caldo.
'Non l'ho mai fatto, infatti...' disse lei, d’improvviso più seria '...e mi stupisce che tu sappia il titolo del mio piccolo inedito'.

‘Ci sono tante cose che tu non mi vedi fare…’ rispose il giovane ragazzo serio e determinato ‘…come io non ho avuto la decenza di dedicarti la mia comprensione’.

Hinata non poteva credere a quello che sentiva: possibile che un viaggio di soli cinque giorni gli avesse fatto aprire gli occhi sulle sue emozioni, sulle sue richieste silenziose?
Il giovane continuò, con fare dolce e premuroso.

'Ti prometto che farò il possibile per renderti parte del mio mondo e lo farò standoti vicino, col cuore. Affare fatto?'

Sorrise sornione, com'era solito fare.
Ma Hinata lì ci vide tutto l'amore del mondo e una consapevolezza così forte che non potè fare altro che abbracciarlo, più viva che mai.

La notte ci porta a fare pazzie − diceva un libro che Hinata era solita leggere − però non è detto che tutte quelle che capitavano fossero brutte.
La ragazza sentì riaccendersi la speranza, avvertendo un cambiamento.

In meglio.

   
 
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