Sto
sclerando- Help me
Capitolo
16- Incidente
Venerdì 1 ottobre
ORE
10.30
Un’altra tediosa e inutile giornata di scuola.
Ma a cosa serve venirci? Visto che tanto tutto
quello che impariamo resta nel nostro cervello solo fino alla fine
dell’interrogazione. Finita questa è come se tutto quello che avevamo ficcato a
forza nella nostra testa svanisse di colpo…PUFF! Come le nuvolette dei fumetti!
Tutto quello che resta è un senso di benessere per
essere usciti vivi dall’interrogazione e una vaga consapevolezza che, di quello
che avevamo studiato, forse è rimasto qualcosa, ma tanto non servirà a niente!
Comunque, concentrandosi su cose serie (e la
lezione di matematica non è fra queste), questa mattina sono andata in
segreteria per prendere la borsa della vicepreside (odio il modo in cui quella
donna mi usa come facchino), e ho incontrato Milly, la madre di Vera.
Quando mi ha vista mi è piombata addosso sorridendo
e baciandomi come fa al solito.
Le ho chiesto come stava, e come mai alla terza
settimana di scuola Vera non c’era.
-Oh cara, tu non sai niente? Bè, non hanno voluto
diffondere la cosa x la scuola…guarda tesoro, dì a tua mamma che stasera passo
da lei a fare due chiacchiere! È tanto che non ci vediamo! Devo andare! Ciao
cara!
Ha parlato talmente veloce che non ho potuto fare
altro che annuire come un’ebete. E alla fine non ha minimamente risposto alla
mia domanda. Vorrà dire che questa sera organizzerò una convention per
origliare la chiacchierata di mia mamma e di Milly.
ORE
11.05
All’intervallo ho intrattenuto un’interessante
conversazione con Steven. Ogni tanto quel ragazzo se ne esce con delle perle di
saggezza. O meglio…per lui sono delle perle, ma non è detto che lo siano
davvero!!
Vabè, la conclusione è che secondo lui nascerà
qualcosa fra me ed Andrew…se ne è convinto lui…
Comunque ho voluto approfittare dell’occasione più
unica che rara di poter parlare con quel ragazzo in modo pacifico e senza
microcefali intorno che disturbano. E non faccio nomi.
Così con molta non
chalance gli ho chiesto:
-Steve, ma alla fine con Marta?
-Alla fine cosa?- ha chiesto lui facendo finta di
non capire.
-Alla fine è finita così? Non c’è possibilità che
chiariate e torniate insieme?
A quel punto ha iniziato a mugugnare, e ha
approfittato della campanella della quarta ora per fuggire al mio
interrogatorio.
Al che mi sono soffermata a pensare. Ma è una
caratteristica tipica dei giocatori di basket quella di iniziare a mugugnare
quando fai delle domande serie? E soprattutto, è insita nel loro DNA, oppure è
una capacità che gli viene insegnata quando decidono di iniziare a fare basket?
Cosa c’è, l’allenatore che al primo incontro gli
dice “Ok, ragazzi, prima dei fondamentali c’è un’altra cosa che dovete imparare
per essere dei veri giocatori di basket: MUGUGNARE!”?
Ma per l’amour
de Dieu!! Ecco perché il mondo va a rotoli! Con individui simili a piede
libero nella società!
Che amarezza!
ORE
17.20
Ordunque! Milly è venuta a trovare mia madre. Al
che, CASUALMENTE, ho fatto venire anche Marta e Jane per origliare tutto
quanto.
Ovviamente loro sono venute prima, con la scusa di
fare i compiti e ci siamo chiuse in camera.
Verso le 16.30 è suonato il campanello. Era Milly.
Allora siamo corse tutte e tre in mansarda. Tale
luogo della casa è adibito a “ufficio” di quel individuo altresì conosciuto
come mio padre, per le poche volte in cui resuscita la sua vena artistica. C’è
un divanetto, un tavolo da disegno, qualche tela negli angoli, e le mie tempere
di quando andavo alle elementari.
Ovviamente ho sempre ritenuto che fosse uno spazio
inutilizzato, e che quindi andasse adibito a scopi più nobili, come ad esempio
essere la mia camera! Ma tutte le volte che l’ho proposto, papà si è irritato,
dicendo che in quella casa non ci sono altri spazi per lui, e che la mansarda è
l’unico posto in cui può stare solo con se stesso e dare sfogo alla sua arte.
A questo punto mamma si commuoveva, e con le
lacrime agli occhi per aver sposato un uomo così sensibile mi diceva di stare
tranquilla, magari di aspettare qualche anno, quando fossi stata più grande.
Per ora potevo benissimo stare con i miei fratelli. In fondo mio padre era un
artista.
Peccato che la sua cosiddetta arte la potrebbe fare
anche un bambino di 5 anni, e la farebbe meglio. Oltretutto sono 2 anni che non
si rinchiude lassù, e penso che abbia persino dimenticato l’esistenza di quel
luogo. Indi per cui penso proprio che presto riproporrò la mozione.
Comunque, c’è un motivo per cui siamo andate in
mansarda ad origliare. Perché qui si trova la griglia del condotto dell’aria
direttamente collegato alla griglia che si trova in salotto vicino al camino
(tralaltro molto suggestivo e praticamente inutilizzato, ma sono dettagli).
Quindi si può sentire tutto quello che viene detto in salotto.
Allora ci siamo comodamente posizionate intorno
alla griglia.
-Oh Frances…- stava dicendo Milly -…tu non sai cos’è successo a fine estate!
-Ma ho saputo che Vera non va più a scuola! Come
mai?- ha chiesto mia mamma.
-Vedi, è successo un guaio. Tu sai che Vera negli
ultimi anni si è legata molto a Bex. Personalmente mi sono sempre fidata, sai è
la figlia della maestra elementare delle nostre ragazze, quindi…però ha
iniziato a frequentare giri poco affidabili. E sembra che poi sua madre non ne
sapesse niente. Fatto sta, che ha coinvolto anche Vera. All’inizio erano anche
abbastanza tranquilli. Però le sere che Lidia mi diceva di passare a casa di Bex,
in realtà le passava ai parchetti con quella gente.
-Ma scusami, e Lucy non sapeva proprio niente?
-Assolutamente no, perché Bex diceva di essere a
casa nostra. Si usavano come alibi a vicenda. Solo che agli inizi di settembre,
siccome quei ragazzi erano della Fillmore, hanno pensato di provocare qualche
danno, per ritardare l’inizio della scuola. E hanno tirato in mezzo Bex e Vera.
Sembra che il progetto fosse quello di rompere le tubature dei bagni.
All’ultimo però Vera si è rifiutata, ma mentre se ne andava dalla scuola è
stata vista dalla guardia notturna del quartiere. Così li hanno scoperti. Ma
nel frattempo erano riusciti a spaccare un lavandino. I ragazzi e Bex sono
stati espulsi, mentre Vera l’hanno solo sospesa. Fra una settimana potrebbe
tornare, però ha detto che forse vuole cambiare scuola. Adesso vedremo…
A quel punto mia madre ha iniziato a sproloquiare,
quindi abbiamo ignorato il resto della conversazione.
Accidenti! Non pensavamo si trattasse di una cosa
del genere!
Cioè che Bex non fosse molto normale e frequentasse
cattive compagnie lo sospettavamo già da tempo. Ci è dispiaciuto che Vera sia
stata coinvolta. Non è certo una cattiva ragazza.
Comunque ecco svelato il mistero per cui quelle due
non si sono viste a scuola.
ORE
21.30
Faccio ancora fatica a credere a quello che è
successo.
Mio Dio.
Verso le 6 Steven ha chiamato Marta. Eravamo ancora
tutte a casa mia, in mansarda a finire i compiti e a chiacchierare. Il suo
cellulare ha iniziato a suonare, quasi non credevamo che fosse lui, e io e Jane
incitavamo Marta perché rispondesse.
Ha risposto. Dopo pochi secondi però lei è
sbiancata, e mi ha passato il telefono.
-Pronto? Steven?
-Ciao Elsie…senti è successa una cosa, ma non ti
devi spaventare!
-Va bene, non mi spavento, ma che è successo?
-Io ed Andrew abbiamo avuto un incidente con il
motorino…
-Cosa? Ma..ma..come? Dove siete?
-Siamo al pronto soccorso.
Non ho dato il tempo a Steven di dire altro. Ho
spento il telefono e sono corsa da Allan perché ci portasse subito in ospedale.
Per tutto il tragitto non sono sicura di capire
dove stessimo andando. Nella mia testa risuonava solo un nome: Andrew.
Quando siamo arrivate abbiamo trovato Matt in sala
d’attesa. Ci siamo fermate lì con lui. Ha detto che aveva già visto Steven e
che gli stavano mettendo un paio di punti sulla fronte, mentre Andrew stava
facendo gli ultimi controlli. Stavano tutti e due bene.
In quel momento mi sono sentita come se finalmente
riuscissi a respirare dopo ore di apnea.
Andrew e Steven sono usciti qualche minuto dopo,
entrambi con il foglio di dimissione.
Steven con due punti sulla fronte, ed Andrew con un
livido che cominciava a mostrarsi sullo zigomo destro.
I genitori di Steven hanno portato a casa il
figlio, e Matt se ne è andato con la sua bici.
Mi sono avvicinata ad Andrew, senza riuscire a dire
niente, e lui mi ha sorriso sornione.
-Visto? Neanche un graffio! Mica come te che ti fai
male per ogni cosa!
Ho ignorato il suo tentativo di provocarmi
guardando scettica il livido che iniziava a diventare violetto. L’ho preso per
un braccio.
-Andiamo, che ti portiamo a casa.
Abbiamo riaccompagnato Jane e Marta, mentre io
continuavo a guardare il livido di Andrew che si voltava dall’altra parte per
non farsi osservare.
Sotto casa sua sono scesa anch’io.
-Ehi dove vai?- mi ha chiesto Allan.
-Come dove vado? Lo accompagno! Ha battuto la
testa, non deve restare da solo, almeno nelle prime ore dopo l’incidente!
Allan mi ha guardata come per dire “E io dovrei
lasciare mia sorella da sola nella casa di un ragazzo?”.
-Allan! Falla finita! – ho detto- Proprio tu che
studi da paramedico dovresti saperlo!
Avendolo colpito sul suo punto debole mi ha detto:
-E va bene! Ma torno a prenderti fra un’ora!
Ho preso Andrew per un braccio trascinandolo.
-Ah grandioso, adesso anche l’infermiera
personale!- ha esclamato lui, anche se non ho capito se ne era contento o no.
Ad ogni modo l’ho accompagnato in casa.
L’ho fatto sedere sul divano e mi sono fatta dare
il foglio di dimissione.
-Allora…- ho letto – c’è scritto di somministrare
analgesici blandi in caso di emicrania.
-Meno male!- ha detto lui- Mi è venuto mal di
testa!
-Dove sono le medicine?
-In quel mobile…
Ho aperto lo sportello che mi aveva indicato,
tirando fuori una scatola con i farmaci che ho appoggiato sul tavolo.
Ho iniziato a cercare qualche analgesico non troppo
forte, quando ho sentito due braccia che mi stringevano.
-Grazie…sono felice che tu ti prenda cura di me…-
mi ha sussurrato all’orecchio.
Il cuore ha iniziato a battermi forte. Mi sono
voltata, trovandomi di fronte il suo collo e ricordandomi solo in quel momento
di quanto sia alto. Ho alzato lo sguardo verso il suo viso, guardando per un
attimo il livido ormai scuro. Credo che in compenso la mia faccia fosse
bordeaux.
-Posso baciarti?
L’ho guardato sorpresa e ho sorriso.
-Strano che tu chieda il permesso…di solito non lo
fai…
Ha avvicinato il volto, sentivo il suo respiro
sulle guance.
-C’è una prima volta per tutto…
E per la terza volta ho sentito le sue labbra sulle
mie. E per la prima volta ero sicura di volerlo.
Fine capitolo 16 – to be continued