Amante
di Re
Non
si lascia sfiorare che per un attimo
–poi quasi fugge. Il tocco di Yoh è una carezza lieve e sussurrata a
pelle: c’è
tanto di lui anche nei piccoli gesti; è inconfondibile, l’Asakura.
Un
campo di grano –lo perde nei suoi
capelli, poi storna lo sguardo ed è il cielo sopra la testa. Ha scelto
quel
posto per allenarsi, Anna, non gli ha dato spiegazioni. Contro le gambe
le
spighe pizzicano con una sensazione un po’ fastidiosa ma che cova in sé
una
dolcezza strana, che non si spiega e che non vuol essere spiegata. Il
profumo è
buono.
-È
bello qui.-
La
risposta è un silenzio disteso: Anna ha
anima di tigre, ma ci sono momenti in cui quasi reggerebbe il paragone
con lui,
mansueto come una quercia -forte; sorride poco, quando lo fa è bella,
pensa
Yoh, semplicemente bella.
In quel giorno, curiosamente, sembra più propensa ad assaporare un
silenzio
dalla rara placidità - non sferzato dal suo solo fiatone, quando non ha
più
nemmeno anima per parlare. Se hai fiato per lamentarti, lo hai
anche per
continuare, fa ridere a pensarci.
È
bello qui, lo è davvero. Eppure
Yoh lo sa: è l’ultimo vero attimo di una calma tanto profonda da
scuotere. Le
finali del torneo ricominceranno e allora il mutamento più profondo
sarà una
condizione necessaria, l’unico imperativo che potrebbe condurre alla
vittoria
–se la vittoria vorranno, e loro la vogliono. Cresceranno e non sarà
più come
prima.
Verranno svezzati come vitelli da loro stessi e dall’orrore: di sangue
ne verrà
versato, e tanto. Il sangue cambia sempre.
Potrebbe essere anche il loro: Yoh ha fiducia e ne dubita, ma già ha
imparato a
diffidare dalla presunzione di una costante.
Buon
senso è anche non sperare troppo,
quello è da stupidi,
diceva il buon vecchio Yohmei, scuotendo
la testa con il vigore che le persone anziane nello scongiurare
l’affidamento
del mondo alla nuova generazione. Yoh Asakura è un ingenuo ma non uno
sciocco,
ha assorbito le parole del nonno e le tiene sempre a mente per i
momenti di
dubbio.
L’esperienza–non
sua, ma sempre esperienza
è, infondo- un giorno potrebbe anche salvarlo. Pensa, forse persino
spera.
Anna
guarda verso un punto impreciso,
guarda una nuvola più bassa delle altre, ne cerca la forma ma non la
dice; è
una donna, ma il riflesso di bambina negli occhi suoi è profondo.
-Non
ci alleniamo?-
Non è che ne abbia voglia, per carità, ma vuole capire Anna e
quella
luce strana che ha negli occhi.
-L’allenamento è finito, goditi l’ultimo, e unico- lo
sottolinea, è
buffa quando fa così-giorno di riposo, domani devi essere in forze.-
-Sei tranquillo, Yoh?-
-Tu sei agitata, Anna?-
-E perché mai?-
-Potrebbe vincere Hao.-
-Potresti vincere tu.-
Yoh
sorride e guarda in alto, Anna si
contiene in una smorfia indifferente –eppure lo si vede, lo si vede,
quel
sorriso che le inarca l’angolo della bocca verso l’alto, quello che
tenta di
sigillare mordendosi le labbra.
Poi,
il loro non è imbarazzo: è solo
silenzio.
Non hanno mai avuto bisogno di colmare spazi vuoti, loro due: forse è
amore,
quello.
Un amore diverso, perché non necessita del contatto ma della sola
presenza; un
amore maturo, perché Anna non si preoccupa più di annoiare Yoh, con il
mutismo
sostenuto che le è così congeniale. Potrebbe essere semplicemente un
amore
vero, perché è così: è come quello dei vecchi, che si tengono le ossa e
le vite
attaccate insieme e lo fanno con una dolcezza, che quasi non capisci
-pensando
che, anche dopo aver visto per una vita il mondo così disastrato e
amaro,
abbiano ancora il coraggio di amare.
-Ci
credi davvero? Della nostra vittoria,
dico.-
-Se non ci credi tu, io non ci credo.-
-E se io ci credo?-
-Potrei farlo anche io.-
-Grazie, Anna.-
Forse
un sorriso glielo potrebbe regalare,
questa volta. Però poi rischierebbe di viziarlo troppo, e si sa che
gli
uomini si rammolliscono con poco.
Pensa ad Hao, che l’aveva guardata e gli era piaciuta. La vorrebbe
amante di un
Re, lui che già sa di vincere –è scritto.
-Anna?-
-Mh?-
-Se davvero non lo vincessi io, lo Shaman Fight?
Se lo vincesse Hao?-
-Fa’ silenzio, Yoh.-
E sorride.
Anna
non sarà amante di Re, ma donna di principe.
Perché è anche amore, il loro, nel silenzio di un campo di grano.
-Grazie, Anna.-
---
Che
cos’è? .-.
Niente, è il tendine del ginocchio infiammato che, costringendomi a
stare
immobile senza correre (senza correre, hic!), mi uccide di dolore e di
noia e
mi fa venire idee balzane in testa.
Per svariati motivi, tra cui il fatto di essermi persa e per strada il
volume
10 e aver dovuto aspettare sei mesi per averlo e poter andare avanti
(no, non
vado avanti nemmeno di un millimetro se non leggo TUTTI i volumi in
ordine),
sono al quattordicesimo volume, per cui i fatti narrati si rifanno a
quello che
so fino a quel volume. Più qualche informazione pescata per internet
perché mi
piace auto-spoilerarmi i finali –nel caso si SK ci sono rimasta un po’
di
merda, ma va be’.
Il finale non mi piace, per cui accetto critiche a vagonate, anche tra
le più
crudeli e sadiche e narcisistiche e tante altre cose cattive, se a
qualcuno
andrà di cagarmi.
Veloce e indolore (quasi), per non minare troppo il fandom.
A voi, miei quattro lettori chesisonogiàdefilatidaunpezzo.