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Autore: SweetNemy    01/05/2012    4 recensioni
Sapete quando si dice che la vita riserva sempre delle sorprese? Beh, a volte esse sono davvero strane, così questa ragazza che odiava la sua vita monotona in un inutile quartiere della California, si ritrovò ad affrontare un viaggio tra lo spazio e il tempo su un isola che in realtà non esiste!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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>> L’isola perduta del passato

Capitolo 1. “Bad Street”
Camminava da soli cinque minuti, ma a lei ne parevano molti di più. Dopo essersi svegliata usualmente come ogni mattina era uscita per andare a scuola con la musica nelle orecchie. La musica la rilassava, le faceva dimenticare tutto, ma soprattutto le faceva dimenticare la città in cui viveva. Era un sobborgo piccolo e poco abitato di San Diego, in California. La cittadina non è affatto agiata quanto la lussuosa città piena di grattacieli e di imponenti monumenti artificiali, è solo una cittadina modesta in cui la vita svolge un corso normale per molte persone. Ma come tutti i sobborghi delle grandi metropoli, ci sono vie non molto buone. Non tutti vanno a scuola la mattina, preferiscono lavorare e dare una mano in casa piuttosto che studiare. Il tragitto diventava sempre più lungo ogni giorno, e la giovane Evelyn si annoiava a morte, nonostante la musica assordante nelle orecchie che rimbombava nella sua testa come tante note distratte.
All’improvviso appare davanti a lei un imponente cancello in ferro, leggermente corroso dalla pioggia e dal vento e dipinto di un appariscente blu elettrico che in quel giorno privo di sole e di pioggia sembrava blu notte, quasi nero. La ragazza lo spinse e entrò. Attraversò il cortile da sola, distante da tutti i gruppi di ragazzi che vi erano intorno. Ormai si era abituata a quella solitudine!
Ogni giorno quella scuola non cambiava mai: un grande cortile lastricato da pietre di cemento e piccoli ciuffi d’erba che spuntavano di qua e di là, al centro di due grandi siepi alternate ad aiuole di fiori gialli, rossi e viola. Camminando per il sentiero c’erano tre o quattro scale e un grande portone marrone di legno: quella era l’entrata della scuola! Dentro essa era immensa e Evelyn non aveva mai girato tutta la scuola, nonostante fosse all’ultimo anno. Entrò in quel portone contemporaneamente al suono della campanella e attraversò il corridoio guardandosi intorno. Vedeva solo e sempre le solite cose, le solite persone, i soliti posti...
Entro in classe annoiata e si andò a sedere al suo posto: terzo banco della fila a sinistra, quella distante dalle finestre e dalla lavagna.
Una delle finestre era, però, aperta e lei si affacciò fuori con lo scopo di notare qualcosa d’interessante: anche un piccolissimo particolare della natura, ma niente... sempre le solite cose!
Le nuvole grigie e opache dominavano quel cielo scuro e malinconico in cui il sole non spuntava mai per illuminare il suo viso. Quelle nuvole sembravano tanti ammassi di lana grezza, rovinata e ingrigita che non si illuminava mai!
Evelyn era assorta nei suoi pensieri, non riusciva  a non pensare, anzi, per meglio dire, non riusciva a non immaginare qualcosa che non esiste. Rifletteva sul sogno avventuroso di stanotte, era in un posto inesistente, ma allo stesso tempo interessante e guardava attorno meravigliata ed eccitata e mai impaurita dalla diversità; anzi ciò che le faceva paura erano i comportamenti monotoni della cittadina in cui viveva, piuttosto che qualcosa che non conosce!
Lei amava l’avventura, amava tutto ciò che si può scoprire in modo interessante, amava le cose strane, che lei definiva speciali! Evelyn aveva dei capelli castano chiaro lunghi fino a metà schiena con dei riflessi biondi che s’illuminavano al sole e degli occhi cerulei,che erano un intreccio tra un verde smeraldo e un marroncino chiaro ed erano bellissimi sia con la pioggia che col sole.
Tutt’un tratto due gocce d’acqua piovana bagnarono appena il davanzale di marmo bianco, fino a diventare tre, quattro e infine cento, mille, centomila, diecimila... andavano sempre crescendo come l’aumentare dell’intensità con cui cadevano; e il rumore del loro precipitare al suolo fece distogliere Evelyn dai suoi pensieri e la sua attenzione si rivolse alle ultime parole del professore di Biologia. Diceva che mancavano dei professori e che gli alunni dovevano andare a casa tre ore prima! “Perfetto” – disse tra sé con sarcasmo Evelyn.
Quando uscì, stranamente, la pioggia scomparve ed Evelyn decise di andare in luogo più tranquillo, invece che a casa. Fece spazio nei suoi ricordi e ricordò il luogo della sua infanzia: era come isolato dal resto del mondo! C’era una piccola spiaggia sovrastata da alcune palme verdi e raggianti. Accanto giaceva una piccola scogliera naturale di scogli bianchi, che sembravano tutt’uno con la sabbia beige. Là dove la vita appare tranquilla, è disturbata solo dal rumore delle barche che di tanto in tanto passavano indisturbate in quel limpido mare azzurro.
Lì le nuvole non arrivano e batte il sole sia sulle rocce, sia sul mare.
Evelyn era seduta sulla spiaggia a guardare le barche che navigavano per chissà quale rotta in quel mare azzurro e fin ora non aveva mai chiuso gli occhi, anzi non aveva mai distolto lo sguardo da quella meraviglia.
Ad un tratto chiuse gli occhi per qualche secondo e vide nella sua mente uno strano paesaggio davanti a sé: in realtà era lo stesso, ma dove giaceva quel limpido mare c’era in realtà sabbia leggermente più scura di quella dove era seduta lei e in mezzo ad essa c’era un isolotto. A queste immagini si sovrapponevano alcune voci cupe e sconosciute che rendevano quel paesaggio immaginario ancora più temibile e misterioso.
Evelyn aprì gli occhi, convincendosi che quelle immaginazioni non erano altro che il frutto della distanza da quel luogo incantevole, quasi magico. Girò lo sguardo come per concentrarsi su qualcos’altro e notò qualcosa che brillava tra gli scogli, allungò la mano tremante e sfiorò quel luccichio con gli occhi strinti.
Era un piccolo pulsante. Evelyn pensò “cosa ci fa un pulsante tra gli scogli?”
Lei con un pizzico di paura, ma con più curiosità lo premette e la pietra vicino alle palme si abbasso, mostrando una piccola leva.
Evelyn ormai aveva iniziato e intendeva finire, così prese un bel respiro e la tirò.
Successe tutto così in fretta, che quando si voltò, era già tutto compiuto. Il mare era abbassato e continuava ad abbassarsi, fino a non esistere e a lasciare spazio alla sabbia beige, sovrastata da alcune piccole pietre bianche e grigie.
Alzando lo sguardo lei poté vedere un isolotto, era uguale a quello che poco prima illuminava la sua giovane mente.
Era esterrefatta da quello che era successo e non riusciva a capire cosa in realtà sia accaduto. Cercava risposte, ma non a tutto c’è una risposta e a quello decisamente non c’era spiegazione.
Non devi chiederti cosa stia succedendo. Prosegui. Questo è il tuo destino!”



Salve.. Questa è una storia che ho deciso di inventare..
Sinceramente ho scritto delle FF, ma poi le ho cancellate perché erano orrende. Spero che questa storia vi piaccia. Vi aspetto il 4 maggio con il secondo capitolo! Ciaoo a tutti e grazie se la leggete! =)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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