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Autore: micia95    03/05/2012    5 recensioni
Antico Medioevo. Tomoeda è divisa in quattro regni pacifici, ma un re malvagio e assetato di potere cercherà di conquistarla tutta. L’ultima principessa in grado di fermarlo è scomparsa. Si riuscirà a ritrovarla prima che il mondo intero cada nel caos più completo?
Una classica storia fantasy, con amori, magia ed esseri magici.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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UN BAGNO NEL LAGO

Erano ormai giorni che cavalcava ininterrottamente; gli facevano male le gambe, strette sulla sella del cavallo; le braccia che tenevano le redini del suo stallone bianco gli dolevano; la testa gli pulsava a causa del ritmico su e giù che il trotto del cavallo lo costringeva a subire.
Tirò le redini e fece fermare  il cavallo che sbuffò stanco e infastidito dall’improvviso strattone che gli aveva dato il suo cavaliere.
“Buono, Aliseo” disse il cavaliere che in realtà era poco più di un ragazzo.
Il giovane uomo si guardò intorno. Davanti a lui si estendeva un prato verde di alcuni kilometri che declinava dolcemente verso un ampio lago di cui il forte sole di mezzogiorno di un giorno estivo faceva brillare l’acqua cristallina. Dal punto rialzato in cui si trovava, il giovane poteva anche vedere il boschetto di faggi e betulle su un lato lago. In quel momento il ragazzo decise di fare una sosta all’ombra dei primi alberi di quel boschetto, e perché no, anche un bagno. Erano giorni che non aveva la possibilità di farsi un bagno decente e cambiarsi i vestiti. Sorrise compiaciuto al pensiero dell’acqua che lambiva le sue membra stanche e si congratulò con sé stesso per aver scelto di percorre proprio quella strada.
Salì nuovamente in groppa allo stallone e lo spronò al trotto veloce verso il lago.
Quando vi giunse, lasciò il cavallo libero di pascolare vicino al luogo che aveva scelto per accamparsi. Prima di mangiare, si tolse la tunica e le armi –pugnale e spada- che pendevano dalla cintura, si tolse anche la casacca e gli stivali che aveva indossato per cavalcare. Rimase solo in pantaloni e si diresse verso il lago. Quello che vide lo immobilizzò.
C’era una ragazza, nuda, di spalle, con l’acqua che le arrivava fino alla cintola. Aveva la pelle chiara e capelli color miele corti, questo fatto sorprese molto il cavaliere che aveva sempre solo visto donne con lunghi capelli. Sentì che la ragazza stava ridendo, quella risata lo lasciò sorpreso e con un senso di familiarità che si allargava nel suo cuore; qualcosa che la mente non capiva. 
Deglutì, non avrebbe dovuto fermarsi lì a osservare quella ragazza che faceva il bagno, nonostante quella fosse maledettamente bella e attraente, in più doveva avere circa la sua stessa età. Arrossì fino alla punta delle orecchie per quei pensieri e si voltò per tornare da dove era venuto. Girandosi, calpestò accidentalmente un rametto e il ragazzo si voltò verso il lago spinto da una forza misteriosa, forse voleva solo controllare che la ragazza non avesse capito che non era sola. 
La ragazza si era voltata verso l’insolito rumore immergendosi nell’acqua, sollevando un mare di spruzzi, per nascondere il proprio corpo nudo. Gli occhi color nocciola del ragazzo, sorpresi che la ragazza avesse sentito quel rametto spezzarsi, incontrarono quelli verdi corrucciati di lei.
“No-non sapevo… ci fosse qualcuno” tentò di scusarsi il giovane.
“Vattene” disse invece inflessibile lei. Non una punta di amicizia nella sua voce, solo un profondo imbarazzo disegnato sulle guance color rosso fuoco.
Il giovane si voltò e in fretta raggiunse il suo cavallo. Arrivato cominciò ad accarezzare il cavallo per calmarsi, aveva ancora il fiatone ed era sicuro che non fosse per la corsa.
“Accidenti! Avrei dovuto fare più attenzione!” si riproverò. Il cavallo per tutta risposta nitrì, come per consolarlo.
“Però… era veramente bellissima, vero Aliseo?” Cavolo! Stava parlando con un cavallo! Per quanto il ragazzo pensasse che i cavalli erano animali intelligenti, e Aliseo era intelligentissimo, erano pur sempre animali. Il ragazzo però decise di non darci troppo peso, in fondo erano settimane che viaggiava da solo e l’unica persona o animale che potesse ascoltarlo era Aliseo. Certo se la ragazza lo avesse sentito sarebbe stato seriamente nei guai, ma non se ne preoccupò, tanto la figura del guardone l’aveva già fatta.
“Aveva un tatuaggio…” riprese poco dopo sovrappensiero “No…no… era una voglia…una voglia a forma di rosa sulla spalla destra!” disse contento per aver ricordato quel particolare che l’aveva subito colpito. Dopo un po’ tornò al lago per farsi un bagno, questa volta però si diresse nella direzione opposta e controllò che non ci fosse nessuno nei dintorni.
Cominciò a lavarsi con sollievo, era una sensazione indescrivibile sentire finalmente l’acqua fresca sulla pelle. Si allontanò da riva fino a che l’acqua non gli arrivò al collo e si rilassò chiudendo gli occhi.
“Poi mettiti questi!” gridò una voce a riva. Il giovane aprì di scatto gli occhi e vide la stessa ragazza di prima che posa a riva un paio di abiti puliti.
“Grazie!” disse lui di rimando. Era ancora imbarazzato da prima, ma la distanza (che non era molta poiché il lago era profondo) lo aiutava a nascondere le sensazioni che provava in presenza della ragazza.
“Prego e…” si fermò, con un lampo divertito negli occhi “…anche tu sei bello” disse infine dirigendosi nel bosco ridacchiando sommessamente.
Il ragazzo ancora in acqua prima divenne rosso come un pomodoro maturo, poi s’immerse completamente nell’acqua limpida del lago, come se così potesse far calare il rossore delle sue guance.
“Accidenti mi ha sentito!” pensò mentre tratteneva il fiato sott’acqua. “Peggio di così non può andare” si disse uscendo e vestendosi con gli indumenti che gli aveva portato la ragazza. Erano leggeri e di color della corteccia di alberi, dovevano essere fatti a mano. Pensò che a farli era stata proprio lei e questo pensiero lo fece sorridere.
Finito di vestirsi, prese Aliseo e si diresse nel luogo del loro primo incontro. La trovò lì, sdraiata che guardava il cielo. Indossava un corpetto di pelle e un paio di pantaloni da uomo, entrambi gli indumenti erano di colore scuro. Era scalza e un paio di piccoli stivali, anch’essi scuri, erano accanto al corpo straiato di lei. Il giovane pensò che avesse di piedi veramente piccoli. Vicino agli stivali era piegato un gilet blu scuro.
“Mi dispiace per prima, non sapevo ci fosse qualcuno nel lago. Non era mia intenzione guardarti” cominciò il ragazzo il cui viso si andava via via arrossendo ad ogni parola pronunciata.
“Figurati” disse lei con un’alzata di spalle, spostando per un momento lo sguardo su di lui.
“Ehm…io mi chiamo Shaoran, e tu?” le chiese per spezzare il silenzio che si era venuto a creare fra loro.
Lei nuovamente alzò lo sguardo su di lui ma non rispose, però lo invitò a sedersi vicino a lei.
“Hai un bel cavallo, come si chiama?” chiese mentre accarezzava il cavallo in questione sul muso con un sorriso gaio dipinto in faccia. Shaoran pensò ancora una volta che fosse bellissima.
“Aliseo. Come mai vai in giro tutta sola?” Shaoran cercò di trovare un argomento su cui poter basare una conversazione con lei, gli piaceva troppo il suono della sua voce, come semplici parole pronunciate da lei diventavano musica. Si stupì di quei pensieri, redarguendosi per essersi innamorato subito di quella ragazza che neanche conosceva.
Di nuovo la ragazza non rispose ma spostò lo sguardo all’orizzonte. Il giovane capì che non voleva parlare di faccende personali, così si affrettò a cambiare argomento dicendo “Li hai fatti tu, questi vestiti?”
“Cosa? Oh, no! Non ne sarei mai capace!” e si mise a ridere come se Shaoran avesse detto la cosa più buffa del mondo.
Il resto del tempo che passarono assieme fu composto di lunghi silenzi, specie da parte di lei che non faceva molte domande, in particolare sul passato, e da momenti in cui commentavano la forma delle nuvole, poi questi momenti venivano subito sostituiti dalle risate della ragazza. A Shaoran piaceva sentirla ridere, le raccontò persino battute per sentire ancora quel suono cristallino. In alcuni momenti parlò solo Shaoran mentre la ragazza ascoltava lui che raccontava dei viaggi compiuti e dei luoghi e paesaggi visti o visitati.
Da quella conversazione Shaoran capì che era una ragazza riservata che però amava la gente, che era facile al riso, che era generosa e tanto, tanto bella da fargli girare la testa come una trottola.
Improvvisamente sentirono il clangore del metallo contro metallo, nitriti di cavalli e voci concitate di uomini; erano sicuramente cavalieri.
“Accidenti! Mi hanno trovato!” disse la ragazza a bassa voce alzandosi ed infilandosi gli indumenti che prima erano appoggiati a terra.
Shaoran non capì e si guardò intorno spaesato, poi si alzò lentamente compiendo gesti più calmi di quelli frenetici e concitati di lei. La giovane si guardava intorno come un animale in trappola. Persino Aliseo si era accorto del nervosismo che aleggiava nell’aria. 
La ragazza scattò, ma Shaoran le afferrò il braccio prontamente.
“Che cosa succede?” le chiese allarmato.
Lei lo guardò intensamente negli occhi come a volergli penetrare l’anima.
“Appena la prendiamo quella sgualdrina… ih, ih, ih…” si sentì sghignazzare un soldato poco lontano.
“Quella ladra bastarda! Questa volta gliela faremo pagare cara! Ah!” disse un altro mentre si sentiva il rumore di uomini che si facevano strada nel bosco.
“Quella donna! Mi ha anche fatto male, ma so come fargliela pagare!”
“Non esagerare eh, lo sai che il re vuole la sua testa!” tutti i soldati si misero a ridere sguaiatamente mentre ancora cercavano la ragazza.
“Che… che cosa hai fatto?” le chiese Shaoran arrabbiato e sorpreso per quello che aveva udito.
“Sei uno di loro…!” sibilò quella per tutta risposta. Con uno strattone si liberò dalla prese che il giovane aveva sul suo braccio e con un salto superò Aliseo che si mise a nitrire impaurito.
Shaoran perse di vista un attimo la ragazza, che s’inoltrò nel fitto del bosco di corsa, per cercare di calmare il cavallo imbizzarrito.
I nitriti attirarono i cavalieri che raggiunsero Shaoran trafelati.
“Dov’è andata?” si chiedevano guardandosi in torno.
“Ragazzo, dov’è andata? L’hai vista?” chiese quello che doveva essere il capitano della brigata. Era un uomo sulla trentina con baffi e capelli rossi, doveva provenire da uno dei villaggi del nord.
“Chi?” chiese Shaoran.
“Un ragazza”
“Una gran bella ragazza. Con certe forme…” intervenne un altro con un luccichio negli occhi scuri.
“In realtà un ladra”
“Assassina!”
“Istigatrice di rivolte!”
“Prostituta!” 
Le voci dei cavalieri si sovrapponevano l’una all’altra mentre passavano a descrizioni più colorite e volgari sulla ragazza.
“Sì, l’ho vista, è andata di là” disse il ragazzo alzando il dito.


 

 

 

Bene! Che ve ne pare? Mi piaceva pensare Card Captor Sakura nel Medioevo! E quindi eccomi qui! Ora vorrei dire una cosa importante: questa storia NON è un plagio della fanfiction di "Aamyan degli Elfi" di Feel Good Inc. Ho già; parlato con l'autrice di alcuni tratti che potrebbero indurre a pensare ad un plagio, ripeto, NON è così.. Questa storia ha cominciato a nascere quando ho letto "Il Medioevo raccontato da Jacque le GoffSpero possa piacere. Vi avverto subito peò, tra gli aggiornamenti passerà un bel po' di tempo perchè sono molto impegnata con la scuola. Mi auguro che comunque non demordiate nel volermi seguire in questa pazzia medioevale!

micia95

  
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