Libri > Altro
Ricorda la storia  |      
Autore: secretdiary    04/05/2012    0 recensioni
[SELYRIA]
One Shot sul romanzo 'Selyria'.
Questo racconto ha vinto il contest sulle razze sovrannaturali, indetto dal forum: Fairy Academy GDR.
La storia è ambientata diversi secoli dopo il termine del romanzo.
Gli elfi, che un tempo erano giunti in soccorso degli umani, sono ora minacciati dal popolo dei nani.
Essi hanno rubato loro il bene più prezioso, il tesoro più raro.
Selyria dovrà scendere nuovamente in guerra, questa volta non più per rivendicare la libertà delle razze, ma per recuperare ciò che appartiene al suo popolo.

Spero che vi piaccia!
Bisous!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Piccola annotazione prima di iniziare:
Cari lettori, innanzitutto vi ringrazio per aver aperto questa storia e per aver scelto di spendere un po' del vostro tempo per leggerla.
Vi rubo solo un paio di righe prima di lasciarvi al racconto: è finalmente uscito il mio primo romanzo.
Ora, finalmente, sono un'autrice pubblicata.
Se amate le storie fantasy, nel campo destinato al mio profilo, trovate tutte le informazioni relative al romanzo.

Grazie per l'attenzione ;)
Buona lettura!!
Bisous *-*

La Guerra dei Bambini

«Selyria, l'avanscoperta è tornata» disse un elfo chinando il capo al cospetto della sua regina.

Ella lo congedò con un aggraziato cenno della mano ed attese che le due soldatesse mandate in esplorazione tornassero.

Selyria era seduta sul trono di cristallo portato assieme all'esercito dalla sua reggia.

Ella aveva più volte asserito quanto per lei trasportare quel pesante scranno fosse solo una mera perdita di tempo e forze, ma Orampium, suo maestro e consigliere, aveva ritenuto doveroso ostentare la ricchezza e l'imponenza degli elfi.

Per quanto il trono fosse un mero oggetto che in guerra non avrebbe donato alcun vantaggio, l'immagine dell'Imperatrice degli elfi al massimo della sua regalità avrebbe donato maggiore fiducia al popolo eterno.

All'interno della tenda eretta al centro dell'accampamento elfico entrarono le due soldatesse di ritorno dall'esplorazione.

Selyria le accolse con un sorriso che le illuminò il volto.

Con un gesto del capo le invitò ad accomodarsi su due cuscini di broccato verde.

«Aslin, Deslin, che notizie portate?».

Le due gemelle levarono i cappucci dei mantelli che avvolgevano le loro esili figure, scoprendo i lunghi capelli d'oro.

Sebbene fossero fisicamente identiche, due gemelle che condividevano il medesimo viso, Selyria era in grado di riconoscerle.

Si rivolse quindi ad Aslin, in attesa che cominciasse il resoconto.

«I nani sono in fermento -rispose l'elfa guardando la sovrana- Non perdono di vista i prigionieri un solo istante, pronti a liberarli dalla loro cella così da poterli utilizzare per costituire un muro tra noi e loro».

Deslin annuì cupamente.

«Gli ostaggi sono tenuti in pessime condizioni, ma sono vivi ed in salute».

Selyria chiuse gli occhi emettendo un lieve sospiro di sollievo a quelle parole.

Ella ritornò con la mente alla terribile guerra di due secoli prima contro il Cavaliere Nero.

Era stato il suo primo scontro da regina, ma assieme a David, suo unico vero amore, e alle persone che la appoggiavano era riuscita a condurre le truppe elfiche alla vittoria.

Ora una nuova sfida era necessaria.

Ella era cresciuta, maturata.

Il suo popolo la amava tanto che la reputava la migliore regina di tutta la storia di quella razza.

Ella era una creatura di pura luce.

La sua anima non era oscurata da alcuna ombra.

Un sorriso amaro affiorò sulle labbra di Selyria a quel pensiero.

Se davvero era la migliore imperatrice che la storia ricordasse, perché il suo regno era stato devastato da due conflitti così terribili?

Non era bastata la sfida contro il Cavaliere Nero a disseminare orrori e atrocità tra gli elfi, i nani avevano deciso di muovere guerra al popolo eterno.

Per quale ragione?

Quel quesito continuava a ripresentarsi nella mente di Selyria, ma ella non riusciva mai a trovare una risposta soddisfacente.

Durbaroth, il re del popolo delle miniere, un clan di nani, aveva ignorato ogni richiesta di incontro con Selyria, aveva decapitato ogni suo emissario, ogni suo ambasciatore.

Lo stomaco di Selyria si stringeva al solo ricordo del pericolo corso da David, ma fortunatamente egli era riuscito a tornare salvo dalla sua ambasciata infruttuosa.

La regina quindi non aveva idea di quale fosse la causa scatenante della reazione dei nani.

Sapeva solo che essi erano riusciti a creare una breccia in Nici (la muraglia magica che impediva a chiunque di entrare in territorio elfico senza un consenso della regina), ed erano riusciti a rapire la maggior parte dei bambini di Elaida.

Sul viso di Selyria affiorò il dolore al solo pensiero che quelle creature innocenti sarebbero state sacrificate per una faida senza ragione.

A causa della loro natura gli elfi erano quasi sterili ed ogni nuova nascita era accolta con giubilo da parte di tutto il popolo.

I bambini erano il bene più prezioso, più raro per la razza eterna.

Essa li custodiva gelosamente, li proteggeva.

Selyria non poteva permettere quindi che quel tesoro venisse spazzato via dai nani.

Aveva armato il suo esercito e marciato fino le miniere dei nani, dedali di corridoi claustrofobici nei quali per gli elfi era impossibile camminare ergendosi in tutta la loro statura.

Selyria però non era una sprovveduta, sapeva che se avesse attaccato nelle miniere avrebbe firmato la sua condanna a morte; ella aveva un piano per snidare i suoi avversari.

Essi tenevano gli ostaggi in delle celle costruite all'imboccatura delle miniere, pertanto i bambini non avrebbero corso alcun pericolo.

Non immediato almeno.

L'idea le era venuta rammentando come gli umani di Khza-Rtemo cacciassero le prede durante il letargo invernale.

Essi creavano una seconda apertura sulla tana.

Da quel pertugio alcuni cacciatori appiccavano un incendio; il fumo soffocante, con il suo odore acre, costringeva la preda ad uscire allo scoperto, gettandola tra le fauci degli uomini.

Ecco la strategia di Selyria.

Un gruppo di elfi, soldati esperti, comandato da David si sarebbe inoltrato nelle miniere, generando al loro interno un incendio dominato da un fumo talmente acre, insopportabile, che avrebbe costretto i nani all'esterno.

E fuori ad accoglierli ci sarebbe stata lei con il grosso delle truppe.

Aslin osservò il viso teso della sua regina.

I lunghi capelli castani erano stati raccolti in una treccia, avvolta poi attorno al capo.

Era pratica e funzionale, completamente scevra dagli abbellimenti floreali che solitamente adornavano le acconciature dell'imperatrice.

I suoi occhi azzurri come il cielo limpido di Elaida erano contornati da inquietanti ombre violacee, dimostrazione che la stanchezza e la preoccupazione potevano deturpare l'eterea bellezza elfica.

Tuttavia la regina manteneva immutata la forza che emanava, il rispetto che suscitava.

Aslin rammentò quando si erano conosciute la prima volta.

Era stato all'Accademia dei Cavalieri diretta da Ont Ignevy, diversi secoli prima.

Era stato in occasione del torneo intercorso tra le migliori scuole di Agima, la dimensione nella quale abitavano.

Allora Selyria era chiamata con il suo vero nome e non con il titolo donatole dagli elfi: Dana.

L'elfa accennò un sorriso rammentandosi quanto fosse giovane ed inesperta, eppure sempre forte e determinata.

Era stato splendido seguire il suo percorso, sino a quel momento.

Aslin, così come sua sorella Deslin, erano fiere di Selyria e di come ella rappresentasse il popolo elfico agli occhi delle altre razze.

La domanda che la regina le porse la distolse dai suoi ricordi.

«Avete scorto Durbaroth?».

La soldatessa annuì una volta mentre la sua gemella rispose in sua vece.

«Sì: era giunto ad umiliare gli ostaggi.

I bambini però non si sono lasciati intimorire dalle sue parole.

Il volto del nano è rugoso quanto la corteccia di un albero millenario.

Inoltre il suo naso è monco, proprio come raccontano i bardi.

Sarà facile individuarlo in battaglia».

Selyria posò le mani sui braccioli del suo trono che catturava e rifletteva la danza delle fiammelle delle candele.

«Creature coraggiose -mormorò fiera di quei giovani elfi che, nonostante la loro condizione, non abbandonavano la loro dignità- Molto bene.

Desidero occuparmi di Durbaroth personalmente».

 

Il crepuscolo anticipava un'alba luminosa.

Quel fiume giallo, arancione e rosa si riversò sulla cima della montagna dei nani, illuminandola ed indicando che un nuovo giorno era giunto.

Selyria si sciolse dall'abbraccio di David ed abbandonò l'intimità della loro tenda per unirsi alle sue truppe.

Quel giorno sarebbe stato memorabile, lo sapeva bene.

I cantastorie ne avrebbero narrato le vicende per i secoli a seguire.

Certamente qualche bardo elfo avrebbe composto soavi ed appassionanti ballate.

Selyria accarezzò con il suo sguardo coloro che la seguivano da secoli, che la amavano.

David sopra tutti.

Egli era sempre stato al suo fianco; sempre discreto, non le aveva mai imposto la sua presenza, ma Selyria sapeva che poteva sempre contare sul suo appoggio.

Egli era il pilastro che la sorreggeva, che la faceva sentire viva, compresa, amata.

David le sorrise, incoraggiante.

Selyria sapeva che per lui che non era un elfo condividere un'esistenza con la regina di quel popolo era arduo, ma lui non faceva mai pesare la situazione.

Successivamente l'imperatrice scorse Andy e Domitrios con i loro figli, questi ultimi si erano riuniti ai loro genitori per aiutare gli elfi, abbandonando momentaneamente le loro missioni.

Erano tutti soldati.

Infine Jin, la fata.

La prima vera amica di Selyria, conosciuta durante gli studi.

Avevano condiviso ogni singolo momento.

Ella era come una sorella per l'elfa, per quella ragione le aveva donato l'immortalità.

Dietro quella fila costituita dal cuore di Selyria, si estendeva la sua anima, il suo esercito.

Elfi che non avrebbero esitato un solo istante prima di sacrificarsi per lei.

Soldati che la amavano, che le ubbidivano.

Che accoglievano ogni sua decisione perché sapevano che si sarebbe rivelata quella giusta.

Selyria ammirò il suo esercito, pronta ad incitarli per l'imminente battaglia.

«Fratelli -esordì con la sua voce cristallina.

Il vento trasportò le sue parole anche alle file più lontane- Siamo un popolo pacifico.

Noi comprendiamo quanto dolore provochi una guerra.

Avvertiamo la sofferenza della morte, il lamento degli spiriti deceduti a causa della violenza.

So che nessuno di voi desidera derubare della vita, ma oggi sarà diverso.

La guerra tra popoli è come un fungo che deturpa un albero, è la rovina delle razze.

La nostra saggezza ci viene invidiata, ma come possiamo condividerla se veniamo feriti per ragioni che ignoriamo?

Siamo un popolo pacifico, è vero, ma la nostra ira è ferina.

Ci sono stati strappati i nostri Innocenti dal ventre di Elaida!

Avverto la furia crescere dentro di me al solo pensiero di quanto successo e percepisco che è la medesima sensazione che anima voi!

In passato abbiamo combattuto per la Libertà di altri, ora io vi chiedo di combattere per voi stessi.

Combattete per il nostro futuro, per i nostri Innocenti!

Ci hanno aggrediti, ma non hanno idea della belva che hanno infastidito.

Dimostriamo ai nani che la vigliaccheria non è contemplata dal popolo degli elfi!

Quando avvertirete la stanchezza in battaglia, pensate ai nostri bambini.

Questa guerra è per loro!».

Selyria snudò la spada di suo padre dal fodero che pendeva sul suo fianco sinistro mentre il suo esercito echeggiava le sue ultime parole.

Gli elfi stavano per dare inizio alla battaglia.

 

Diverse ciocche di capelli si erano liberate dall'acconciatura che le teneva prigioniere ed ora cascavano ribelli sul volto di Selyria.

Ella era completamente concentrata sulla battaglia.

In mano reggeva la spada che un tempo era stata di suo padre.

La lama bianca era divenuta scarlatta, lurida del sangue dei nani.

I suoi tentativi diplomatici non avevano dato successi, la guerra desideravano i nani, e la guerra Selyria aveva dato loro.

Il popolo delle miniere era rimasto disorientato dopo l'attacco di David e aveva assecondato il piano della regina degli elfi.

La valle sopra la quale troneggiava la montagna era fradicia di sangue.

Un tappeto di cadaveri aveva sostituito i prati d'erba.

La Guerra dei Bambini, così sarebbe stata ricordata nei secoli a venire, era stato lo scontro più brutale e feroce della storia di Agima.

Non ci fu pietà per i nani.

Essi e le loro asce non potevano nulla contro la furia animalesca che si era impossessata degli elfi.

A nulla erano valsi i loro attacchi alle caviglie, i loro tentativi di recidere i tendini per azzoppare il popolo eterno.

La precisione di quest'ultimo era infallibile.

Esso agiva rapidamente, letale.

Le loro lame affilate lavorate sotto la luce della luna penetravano nella carne dei nani come se fosse burro.

Gli elfi stavano vincendo.

Nulla avrebbe potuto rovesciare la situazione, ma Selyria non era soddisfatta poiché ella cercava Durbaroth.

«Re dei nani, affrontami!» lo incitava, ma egli non rispondeva al suo richiamo.

“Vigliacco” si disse la regina.

«Selyria!» la chiamò Deslin indicandole con l'arco una figura tozza intenta ad allontanarsi dal campo di battaglia.

Con poche falcate l'imperatrice degli elfi lo raggiunse.

«Cerchi la fuga?» domandò ella gettando dietro le spalle una ciocca di mossi capelli castani.

Il nano sogghignò voltandosi verso di lei.

Il suo volto era ripugnante, esattamente come l'aveva descritto la gemella.

Il suo sorriso pareva più un ghigno malvagio; i suoi denti erano placcati d'oro, probabilmente estratto dalla miniera.

«Selyria, immagino -replicò ironico- Ho sentito tante cose su di te e sul tuo passato».

Ella non diede retta alle sue parole, ma decise di provare a soddisfare la sua curiosità prima di dare inizio allo scontro.

«Hai ignorato i miei messaggi, ma esigo una risposta: perché i miei Innocenti?».

Il nano sputò in direzione dell'elfa.

«Durante uno scavo abbiamo trovato una camera, una stanza segreta risalente a secoli... No, millenni fa.

C'era un libro appartenente ad una Maga».

Durbaroth sorrise nuovamente, poi con aria lasciva aggiunse:

«Era cattivella, la donna».

Selyria inarcò un sopracciglio.

«Spiegati».

Il nano scosse la testa, affascinato dai suoi ricordi.

«Non hai idea di cosa si possa fare con un bambino elfo... Esiste una pozione, un rituale a dire il vero, in grado di mutarlo in una creatura straordinaria.

Perfetta e completamente asservita al suo creatore... Io».

La verità si fece breccia nella mente di Selyria.

Ecco perché la cella con i bambini non era posta nelle profondità della miniera.

«Che tu sia maledetto!» gridò.

Doveva immediatamente impedire che liberassero gli Innocenti, od essi si sarebbero rivoltati contro gli elfi, sterminandoli.

In quel momento Selyria venne raggiunta da David il quale aveva controllato che non ci fossero nani nascosti nella montagna.

«Non ucciderlo» ordinò l'elfa indicando il nano, correndo poi verso la cella.

Venne raggiunta dalla voce di Durbaroth.

«Non c'è modo di invertire l'incantesimo!».

Andy stava per liberare i bambini.

La guerra si era già conclusa e i nani di Durbaroth erano sconfitti.

«Ferma!» le intimò.

Andy immediatamente ritrasse la mano e guardò l'amica con aria interrogativa.

Selyria osservò i bambini, sondando la loro energia.

Due lacrime le rigarono le guance.

«Aveva ragione» mormorò.

Gli Innocenti, per quanto immutati nell'aspetto e nello sguardo, non erano più elfi.

Non erano più bambini.

 

Nonostante le torture e i vari metodi di persuasione conosciuti dagli elfi, il verdetto di Durbaroth rimase immutato: pareva non vi fosse più nulla da fare.

Gli elfi erano tornati ad Elaida, portando gli Innocenti, relegandoli in una prigione in attesa di una soluzione.

«Cosa possiamo fare?» domandò Selyria nella Sala del Trono del suo Palazzo di Cristallo.

«C'è solo una cosa da fare e loro non sono più i nostri bambini, sono nemici.

Nemici molto potenti e presto riusciranno ad eludere le barriere che li tengono prigionieri» rispose Orampium.

«No! -esclamò la regina- Non posso permettere che vengano uccisi... Non commetterò un genocidio».

«E allora...».

«Sono nostri figli, figli degli elfi, ma sono stati corrotti con il Male.

Confido che la mia vicinanza riuscirà a cacciare la malvagità dalle loro anime».

«Ciò significa che?» chiese Orampium, sebbene credeva di conoscere già la risposta.

«Vivrò con loro, le barriere terranno e se dovessero cedere, ne creeremo delle nuove».

Il consigliere scosse il capo.

«Tu confidi eccessivamente in te stessa.

La loro Oscurità potrebbe prenderti».

Selyria gli rivolse un sorriso amaro.

«In tal caso, procederai con la condanna.

Io però non posso esimermi dal tentare.

La mia Luce è abbastanza splendente per tutti noi» concluse alzandosi in piedi per raggiungere i suoi Innocenti.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Altro / Vai alla pagina dell'autore: secretdiary