Anime & Manga > Majin Tantei Nougami Neuro
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Autore: GlendaSinWrasprigrel    05/05/2012    0 recensioni
Dopo essere ritornato dall'inferno, Neuro, insieme alla sua inseparabile compagna Yako, continua a risolvere i misteri per placare la sua fame, ma intanto una sua vecchia conoscenza stava per arrivare.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Yako non ce la faceva più. Stava sudando ed emetteva in continuazione una serie di versi imbarazzanti:voleva assolutamente togliersi da quella posizione scomoda. Sapeva fin troppo bene che Neuro aveva una mente perversa, dopotutto lei doveva subire le sue torture ogni giorno, ma questo... era troppo per lei da sopportare.
Dopo un paio di sospiri affannosi gemette di nuovo dal dolore. «N-Neuro basta... I-io... non resisto più!»
Il demone sogghignò divertito, ma non rispose.
«Ti prego. Possiamo... fermarci un attimo?» la povera ragazza era sfinita tanto da voler lasciare la presa, ma era totalmente bloccata.
Finalmente Neuro diede segni di vita e si decise a rispondere, fissando intensamente Yako coi suoi occhi verdi dall'alto in basso. «Non se ne parla.Devi resistere finché non te lo dico io. È chiaro?»
«Ma io...» osò lei.
«Nessun ma. E non provare a lasciare la presa. Le altre volte sei resistita alla grande. Fatta eccezione per la prima volta... Lì sei stata piuttosto scarsa.»
«N-Neuro...» tentò di nuovo tra i sospiri, ma senza essere ascoltata, perché ignorata ulteriormente. Tra un bagno di sudore e muscoli contratti alzò la testa in direzione del demone. «Ascoltami bene, Neuro. P-può... Può darsi che tutto questo per te non sia altro che un gioco, ma per me … È una forma di sofferenza.»
Yako riuscì a cogliere la sua attenzione, poiché Neuro rispose con un sorriso. «Di quale sofferenza parli? A me sembra invece che ti garbi questa situazione.»
Con un altro sospiro lei disse:«Garbi? Stare così ... per me ... non è affatto piacevole.»
«E sentiamo, per quale motivo?»
Con uno sforzo disumano Yako provò a rialzarsi. « La risposta è semplice: perché ... PER UN ESSERE UMANO NON È NORMALE STARE APPESI ALLA CODA DI UNA BESTIA INFERNALE A DUE CHILOMETRI DI ALTEZZA!»
Yako cercava di stare aggrappata alla coda viscida e squamosa della creatura, conficcando persino le unghie nella carne. Rischiò di cadere per ben quattro volte: tra le montagne innevate delle Alpi, nella foresta Amazzonica, sulla città di San Francisco, nell'Oceano Pacifico e adesso... rischiava di morire sfracellata nel Gran Kenya.
Da quando Neuro era ritonrato dagli Inferi la fama del duo detective riprese il suo corso, ma non più come fama nazionale, bensì internazionale; dall'America all'Europa, dalla Cina all'Australia. Un mistero dopo l'altro, uno stomaco da riempire e tutto con la sola frase "Il colpevole... sei TU!"
Eh sì, la caccia del Mistero Supremo stava continuando.
Ogni volta che l'aereo atterrava, la povera Yako veniva travolta dai suoi fan, invasa da tantissimi regali tra cui anche dolci o cibi del posto e, ovviamente, Yako li accettava senza tanti complimenti.
L'andata era così, ma il ritorno all'ufficio... il mezzo di trasporto erano le creature demoniache di Neuro. Yako il motivo non lo sapeva, dal momento che quella che rischiava di morire era solo lei, ma non ricordava proprio di aver fatto qualcosa di male per meritarsi quel trattamento.
«Questo sì che è un mistero...»
Neuro si girò verso l'umana con un sopracciglio inarcato. «Hm? da quando senti gli odori dei misteri? Un invertebrato come te non dovrebbe esserne in grado.»
«Non parlo di quei misteri ma... perché ritorniamo sempre con questi cosi?»
Neuro fece finta di non aver sentito e riprese a fissare un punto qualsiasi davanti a sé.
«Neuro... almeno questa volta mi dev-... ahhhhhhhhh!»
Neuro si voltò di scatto verso la figura minuta della ragazza che stava cadendo nel vuoto, con gli occhi spalancati e un'espressione sorpresa sul volto.
«NEURO! AIUTO!» In preda al terrore Yako urlò più che poteva, chiamando invano il demone che in un attimo raggiunse l'umana e si ritrovarono di colpo sulla schiena della creatura.
Yako non aveva ancora il coraggio di riaprire gli occhi, ma si accorse subito che stava stringendo qualcosa con forza. Lentamente alzò le palpebre e si ritrovò a stringere un braccio di Neuro. Alzata la testa si ritrovò faccia a faccia con lui e un sorriso compiaciuto si disegnò su quest'ultimo.
«Che divertente.»
«N-non... non c'è niente di divertente in questo! stavo rischiando di morire! Lo sai!»
«Be', non sei morta. Quindi è tutto a posto.»
Yako distolse lo sguardo arrossendo, mentre il sorriso di Neuro ritornò ad un espressione seria. Un breve silenzio piombò tra i due finché a rompere il ghiaccio non fu il demone con una domanda. «Quanto tempo è passato?»
«I-in che senso? Parli del viaggio?» rispose lei senza guardarlo. «Non lo so, forse da un'oretta.»
«No, parlo dal mio ritorno sulla Terra.»
Yako si dimenticò del suo imbarazzo e decise di rivolgersi a Neuro, che aveva ripreso a fissare un punto davanti a lui, ma c'era qualcosa che preoccupava non poco la ragazza, ovvero la sua espressione.
Non era la prima volta che vedeva quel tipo di occhi, così umani e profondi, ma sicuramente era la prima volta che li vedeva così… sinceri? Forse era la parola giusta. «E' passato circa un anno, ma… Neuro va tutto bene?»
Il demone sbatté gli occhi distrattamente e scosse la testa. «Sì certo. Stavo solo… riflettendo.»
«Riguardo a cosa?»
«Lo vuoi veramente sapere?»
Annuì.
Neuro si schiarì la voce prima di cominciare a parlare. «La verità è che... stavo pensando a quel giorno in ufficio quando ritornai. Tu… avevi un espressione come dite voi... triste.»
Lei ritornò a guardare il demone incredula dalle parole che stava uscendo dalla sua bocca.
«Forse è solo una sensazione, ma vedendoti in quello stato credevo che stessi per... dimenticarti.»
«Di cosa?»
«Di tutto...» Neuro non aggiunse parola e anche Yako rimase in silenzio lasciando spazio ad una serie di pensieri: possibile che Neuro avesse paura di essere dimenticato? Che io potessi scordare tutti quei momenti assurdi? Tutte quelle volte che mi torturava, che mi chiamava spazzatura.
Poco per volta la ragazza si stava accorgendo che non erano proprio tutte cose positive, ma… anche qualcosa di buono c'era, che le avevano anche cambiato la vita. Come poteva solo pensare, che io potessi dimenticare? Questo è...
«Assurdo…» sbottò Yako senza pensarci, facendo volgere la testa di Neuro verso di lei. «Dopo tutta quella ramanzina del non dimenticare, pensi che io possa dimenticare tutto?»
Neuro rimase per un po' con lo sguardo rivolto a quello di Yako, ma nn ci volle molto prima che spostasse leggermente gli occhi da una parte. Alla ragazza scappò una risata, poiché conosceva fin troppo bene quell'espressione: gni volta che il demone spostava lo sguardo, significava che aveva perso del tutto l'interesse verso un essere umano, ma non questa volta. Era come se Neuro fosse in qualche modo imbarazzato e per un attimo Yako si immaginò le gote del demone leggermente rosse.
«Non dimenticando si matura» Neuro riprese a guardarla. «Questo mi hai detto: e se io dimenticassi rimarrei un invertebrato, giusto?»
Le labbra del demone mangia-misteri si incresparono in un sorriso divertito, mostrando le due file di denti affilati. «Giusto, schiava. Aggiungerei anche che ti avrei lasciata a testa in giù sul soffitto dell'ufficio fino a quando il sangue non ti sarebbe arrivato al cervello.»
«Già, ne saresti capace.»
Per un istante, demone e l'umana si fissarono intensamente, le braccia di lui sorreggevano ancora il corpo di lei e quest'ultima non si era ancora staccata dalle sue braccia.
Nessun movimento, nessuna parola. Restarono in quella posizione per un po', finché Neuro non si voltò all'indietro con un'espressione truce sul volto e gli occhi che pulsavano verdi.
«Qualcosa non va, Neuro?» chiese Yako preoccupata.
«Ascoltami, Yako. Quando saremo sospesi in aria, apri questo ombrello» lasciata la ragazza, Neuro tirò fuori dalla giacca un grosso ombrello viola, sempre guardando l'orizzonte dietro di sé.
«Cos-... Ma perché?»
«Tu fai come ti di-…» prima che potesse finire la frase, l'enorme creatura demoniaca fu ridotta a brandelli da una lama invisibile ei due si ritrovarono a cadere giù nel vuoto. Yako cominciò ad urlare disperata, mentre Neuro seguiva con lo sguardo quelle lame misteriose.
«Yako, adesso apri l'ombrello.»
«Eh? E tu non vieni?!»
«Sciocca umana. io non ne ho bisogno. E poi… ora ho da fare.» il demone allargò le braccia e cominciò a salire.
«Sì, comodo per voi demoni non avere a che fare con la fisica!» cercando di combattere l'aria, Yako prese con due mani l'ombrello e lo aprì, questi si allargò formando attorno a Yako una bolla viola trasparente.
Tirò un sospiro di sollievo. «Mamma, per un pelo... wow, qua dentro sembra di galleggiare nell'aria. Ma... cos'è quello?» con occhi increduli Yako stava assistendo a una, per così dire, battaglia dove due fasci di luce si stavano scontrando l'un contro l'altro: una verde e un rosa magenta.
Lei sapeva benissimo che quella verde era Neuro, ma quella rosa, non poteva immaginare chi fosse. «Che sia un altro demone?»
Tra uno scontro e l'altro i due si stavano lanciando palle incandescenti, di cui una stava per colpire la bolla, tutte le altre colpirono le rocce del Gran Kenya. Uno scontro a dir poco epico che finì con la caduta del rosso, finendo al suolo e formando un grosso cratere.
Yako fissò a lungo quella macchia scura, finché Neuro non le si presentò davanti in forma demoniaca all'improvviso. «Ah! Neuro! Non spaventarmi così!»
«Scusami tanto se ho cercato di restare vivo... Chiudi l'ombrello, scendiamo insieme.» premuto lo stesso bottone, la bolla scomparve e ritornò a essere l'ombrello che era. Neuro prese Yako con un'ala e scesero giù in direzione del cratere. Da lontano non sembrava così grande, ma non appena vi atterrarono vicino pareva perfino più profondo.
«Caspita ma co-... Ehi!» Il braccio di Neuro davanti a Yako faceva segno di non avvicinarsi «N-Neuro?»
Gli occhi del demone parevano colmi di rabbia e disappunto, infatti non si aspettava la visita di nessuno: soprattutto di lei.
«Che cosa succede?» provò di nuovo la ragazza.
«Tu stai dietro di me.» le ordinò a denti stretti.
L'umana annuì e obbedì, lasciando comunque un occhio per sbirciare. Una figura si stava alzando da sotto le macerie di terra.
Restando sempre all'erta, Neuro si avvicinò un po' al cratere.
Sentita la presenza di Yako e del demone, la figura si girò verso di loro. D'un tratto corse velocemente verso di loro e con un salto arrivò preciso davanti a Neuro con Yako alle spalle: testa china, in ginocchio in segno di umiltà.
«Ne è passato di tempo» una voce femminile parlò. «Maestro.»
Quando alzò la testa Yako non poté fare a meno di stare a bocca aperta per la sorpresa. «Ma... cosa?»
Il viso, gli occhi, il corpo, tutto il suo aspetto fisico assomigliava vagamente a... Neuro! Fatta a eccezione dei capelli: aveva lunghi capelli viola fino ai fianchi e invece di due ciocche scure lei le aveva bionde.
«Nara.»
Yako spostò lo sguardo sul demone. Nara? Pure il nome era molto simile al suo! Nella fervida immaginazione della ragazza riemersero dei legami che potessero esserci fra i due; fratelli, cugini o forse altri legami di parentela? Anche se a ben pensarci, si disse fra sé e sé Yako, non credo che i demoni possano essere parenti. Allora le venne in mente solo una cosa...
«Siete per caso fidanzati?!» senza che l'umana se ne accorgesse urlò ciò che stava pensando e puntò il dito sui due demoni, che rimasero stupefatti.
«Tu, piccola insolente... se provi a parlare di nuovo senza essere interpellata, ti spezzo le mascelle, hai capito?!»
«Haia... ha ho hai hahendo hà!» ( traduzione: ahia... ma lo stai facendo già)
La misteriosa Nara scoppiò a ridere piegandosi in due e tenendosi la pancia. « Che umana divertente!»
Neuro lasciò la presa, facendo così cadere la povera Yako a peso morto.
Si somigliano davvero molto, pensò Yako,ma forse è un po' più... umana rispetto a Neuro.
«Non c'è niente da ridere, Nara. Voglio delle spiegazioni.»
La demone smise di ridere, preso un po' di fiato, sorrise e mostrò i suoi occhi verdi e brillanti. «Dai maestro. Non essere così noioso! Non è felice di vedermi? Sono venuta a farle visita.»
«Tu sei la vice-imperatrice. Tu hai il compito di sorvegliare gli Inferi quando un tuo superiore, in questo caso io, è assente.» tagliò corto Neuro.
«Stia pure tranquillo, maestro. Non sta succedendo niente di nuovo lì sotto: le solite anime perdute.» Nara posò poi lo sguardo su Yako che intanto si sentiva il terzo incomodo, dal momento che non capiva la situazione; alla fine accolse lo sguardo di lei e fece un leggero inchino.
«Su, nessuna formalità, piccola umana! Scusami se ti ho quasi colpita quando eri nella bolla.» con un radioso sorriso si avvicinò alla ragazza e le tese la mano. «Piacere di conoscerti, io sono Nara, vice-imperatrice della parte dell'est degli Inferi.»Yako fissò a lungo la mano, con la coda dell'occhio scrutava Neuro e controllava che non ci fosse qualche disappunto nel stringerla: non vedendo nessun tipo di cenno la strinse. «I-io sono Yako.»
«Yako-chan... davvero un bel nome!»
«G-grazie»
Come Neuro, quasi sicuramente le sue espressioni erano puramente false, ma Yako pensava che fossero diverse rispetto a quelle usate dal demone per fare il perfetto assistente innocuo.
In qualche modo guardando Nara non si sentiva affatto tranquilla, provava in un certo senso… di terrore.
«Ora basta con le presentazioni» Neuro staccò le mani delle due afferrando saldamente il polso dell'umana e spostandola dietro di sé.
«N-Neuro, che ti prende?»
«Ora Nara, voglio delle spiegazioni»
La giovane demone sbuffò portandosi una mano fra i lunghi capelli viola, mentre Neuro la fissava con un'espressione truce. «Un buco nero»
«Cosa?»
«Un buco nero mi ha permesso di venire in questo mondo.»
Neuro lasciò la presa al polso, così da potersi avvicinare a Nara a pochi centimetri dal suo naso. «Voglio la verità»
Lei non rispose, mostrando come il suo superiore gli occhi verdi pulsanti. Infine sorrise. «Come lei desidera. Ma non qui» Date le spalle ai due, si allontanò di circa un metro e innalzò l'indice della mano sinistra e un alone color magenta avvolse il suo corpo.

667 oggetti demoniaci

Dal terreno emerse, accompagnato da un terremoto, un parallelepipedo di pietra, decorato con piccoli mostriciattoli qua e là e sulla parte superiore un frontone con la testa di un drago. All'apparenza sembrava un ascensore.

Evil elevator

Le porte si aprirono di scatto. «Useremo questo per tornare al vostro covo» Nara invitò maestro e umana ad entrare nell'ascensore, il primo vi entrò senza proferir parola, mentre Yako lo seguì subito dopo. L'ultima ad entrare fu Nara che subito digitò su una tastiera quelle che dovevano essere delle coordinate.
Ma come? Sa già dove andare? pensava Yako, accorgendosi che l'ascensore stava cominciando a muoversi. In un attimo erano già in volo. «Wow! Ma è fantastico! Neu-...»
Il demone stava con le braccia conserte e teneva d'occhio la sua collega con fare sospetto, quasi come se non si fidasse. Yako cominciava a credere che in passato fosse successo davvero qualcosa fra i due demoni: che abbiano cercato di uccidersi tra di loro? Magari per chi doveva governare oppure, osservando l'espressione di Neuro, Nara lo aveva tradito. Innumerevoli potevano essere i motivi, ma Yako non riusciva a capire quale fosse.
«Non ha bisogno di fissarmi a quel modo, maestro» disse la vice-imperatrice senza voltarsi. «Con me è in buone mani.»
 
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Salve a tutti! è passato un po' di tempo... non ho avuto tempo di scrivere per via della scuola!! 
commentate pure e magari potete dare anche dei consigli!! :)
 
Glenda Sin Wrasprigrel

 

[CAPITOLO REVISIONATO IL 30/08/2019]

  
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