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Autore: Alexandra_ph    06/05/2012    6 recensioni
Ho scritto questa FF nel settembre 2006, in occasione del quarantaseiesimo compleanno di David James Elliott: JAG è terminato, ma TU resterai HARM per sempre e, per sempre, rimarrai nei nostri cuori!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimers  : Il marchio Jag e tutti i suoi personaggi appartengono alla Bellisarius Production. In questo racconto sono stati usati senza alcuno scopo di lucro.

21 settembre 2006

Al quarantaseienne più sexy che io conosca; all'uomo che ogni giorno ci fa sognare...
A David che, solo con i suoi occhi e con uno dei suoi sorrisi, riesce a  sciogliere il cuore di una donna…
JAG è terminato, ma tu resterai Harm per sempre e, per sempre, rimarrai nei nostri cuori.

Alexandra


BUON COMPLEANNO, CAPITANO RABB!        

 

Tentava di concentrarsi sui documenti che aveva portato con sé a letto, per terminare di visionarli.  Tentava, ma inutilmente.

Si trattava della documentazione di un nuovo caso e voleva farsi un’idea prima della riunione dell’indomani. Anche se le indagini non erano più di sua competenza, continuava sempre a voler essere a conoscenza di tutti i dettagli. Solo così il suo istinto continuava a funzionare. Ma soprattutto solo così sentiva di avere sempre la situazione sotto controllo.

Non si trattava di essere incapace di delegare; era un suo problema personale: nonostante gli impegni che il nuovo incarico comportava, a costo di lavorare un’ora tutte le sere a casa, aveva bisogno di essere a conoscenza di tutti i particolari dei casi che affidava ai suoi sottoposti perché era la sua natura a richiederglielo.

Era da almeno un quarto d’ora che tentava di leggere quei documenti ma era una fatica tremenda e alla lunga la frustrazione lo deconcentrava. Con un gesto insofferente provò ad allontanarli. Era inutile, non ci riusciva comunque.

“Harm, ti spiacerebbe spegnere la luce? Se vuoi puoi accendere quella del comodino, non mi dà fastidio” sentì dire a sua moglie che lo aveva appena raggiunto a letto.

Si voltò verso di lei con una smorfia: perché non capiva?

“Spengo anch’io, ho sonno.”.

“Mi spiace… so che devi finire con quelle carte prima di domani. Perché non accendi quella piccola? Con quella riesco a dormire lo stesso…” gli disse di nuovo lei, avvicinandosi e abbracciandolo.

Altro errore. Non voleva che gli si avvicinasse.

“Sono stanco, Mac. Li finirò di guardare domattina, mentre faccio colazione”.

“Mhm… d’accordo. Se preferisci così…”. Poi aggiunse con fare malizioso, abbassando di un tono la voce: “Sicuro di essere davvero stanco?”.

“Pensavo lo fossi tu… hai detto che volevi dormire”.

“Quella era l’idea. Ma sai bene che quando ti vengo vicina, di colpo la stanchezza sparisce” gli disse provocante, passandogli le mani sul torace. Harm dormiva indossando, sempre e solamente, un paio di boxer; e a lei bastava essergli vicino e sfiorarlo appena per provare immediatamente la voglia di far l’amore con lui.

“Scusami, Mac… ma sono davvero stanco. In ufficio in questi giorni… sai anche tu com’è…”

“Hai ragione. Scusami tu…” rispose lei, con una punta di delusione nella voce.

Sentì che si staccava da lui e si voltava sul fianco opposto. “Buonanotte” gli disse e poi più nulla.

Si mise su un fianco anche lui, dandole le spalle. In quel momento era arrabbiato. Con se stesso e con lei.

Pochi minuti più tardi percepì il ritmo lento e regolare del suo respiro e capì che si era addormentata. Lentamente si mise di nuovo in posizione supina, rilasciando un sospiro di insoddisfazione che aveva trattenuto fino a quel momento.

Perché le cose stavano andando così male? Perché si sentiva in quel modo?

Eppure aveva tutto e poteva considerarsi soddisfatto.

Per prima cosa la sua bellissima moglie.

Ormai erano quattro anni che era sposato con Mac e mai una volta lo aveva rimpianto. Quello che rimpiangeva a volte, semmai, era non averla sposata prima.

Poi il lavoro e la carriera.

Dopo quasi quattro anni in Europa, da un mese erano finalmente tornati a Washington.

Tutto era avvenuto molto in fretta: all’inizio dell’anno la moglie del Generale Cresswell aveva avuto un grave incidente ed era stata in coma per diverse settimane; quando si era risvegliata, aveva avuto bisogno di assistenza continua e il marito non aveva esitato un attimo a rassegnare le dimissioni per starle accanto. Fortunatamente si stava lentamente riprendendo.

Il Jag era rimasto privo del suo capo per mesi; benché il Comandante Turner avesse supplito nuovamente, era una situazione che non poteva proseguire a lungo.

Il Segretario della Marina, dopo aver saputo che Cresswell non intendeva più riprendere il comando, si era deciso a designare il sostituto: il Capitano di Vascello Harmon Rabb.

Ovviamente avrebbe avuto un ulteriore avanzamento di carriera. Ma nell’attesa che la sua promozione superasse tutta la prassi burocratica, era stato richiamato a Washington per prendere in carico una situazione lasciata in stallo per troppi mesi. C’erano troppe decisioni importanti da prendere e il Jag richiedeva un comandante in capo a pieni poteri. Sturgis era stato promosso Capitano di Vascello ed era stato mandato a Londra al posto suo.

Si trattava di giorni, al massimo qualche settimana ancora, e presto lo avrebbero chiamato Ammiraglio Rabb.

Ammiraglio a soli 46 anni.

Un bel traguardo per la sua già brillante carriera. E inoltre a capo del Jag. Poteva ritenersi più che soddisfatto. Tra l’altro tutto ciò avrebbe agevolato anche la situazione di Mac e non sarebbero più dovuti ricorrere all’escamotage che il Segretario aveva escogitato per loro. Per permettere a sua moglie di lavorare con lui a Londra.

Quattro anni prima il Destino aveva deciso che dovesse essere lei a lasciare i Marines; il generale Cresswell tuttavia si era rifiutato di accettare il fatto e si era personalmente prodigato affinché Mac fosse sostituita a S.Diego senza che ciò influisse sulla sua carriera. Inoltre aveva fatto in modo che restasse sotto il proprio comando e, con il benestare del Segretario, che fosse data in prestito a tempo indeterminato agli uffici di Londra. E così in quegli anni avevano continuato a lavorare assieme e lei era diventata il suo braccio destro.

Per come si erano messe le cose ora, non avrebbero più avuto bisogno di quell’espediente: come capo del Jag poteva decidere chi avere sotto il suo comando.

Non poteva chiedere di più dalla vita… Forse soltanto un figlio.

Quel figlio che, lo sapeva bene, Mac desiderava ardentemente. E lui altrettanto.

Ma dopo quattro anni, purtroppo, non era ancora arrivato nessun bambino.

Prima di tornare a Washington avevano cominciato a parlare di adozione. Ma poi il trasferimento e il nuovo incarico aveva messo in attesa tutto quanto. Non appena la sua carica fosse stata ufficializzata e avesse ripreso familiarità con l’ambiente, ne avrebbero riparlato. Si trattava di posticipare il tutto di qualche mese.

Allora perché si sentiva così?

Da alcune settimane non era al massimo della sua forma fisica. Spesso era stanco e nervoso.

Certo, il cambio di vita aveva influito. Inoltre con tutto il trambusto di quell’ultimo mese non era ancora riuscito a riprendere i suoi allenamenti settimanali.

Che fosse quello a farlo sentire così?

No. Era inutile mentire a se stessi: il problema era iniziato la settimana prima, quando Mac gli aveva domandato se avrebbe desiderato invitare almeno Mattie per festeggiare il suo quarantaseiesimo compleanno.

Aveva risposto che erano troppo presi dai rispettivi nuovi incarichi (aveva messo Mac a capo di tutto il suo staff legale e sua moglie doveva ancora conoscere per bene gli ultimi due arrivi, benché questi lavorassero al Jag ormai già da dieci mesi) ed era meglio lasciar perdere i festeggiamenti per quell’anno.

Mac era apparsa un po’ delusa: lei adorava festeggiare le ricorrenze. Però non aveva insistito, segno che anche lei era troppo presa per pensare a certe cose.

Nel suo caso, tuttavia, il motivo era un altro.

Fra tre giorni avrebbe compiuto 46 anni…

Detestava ammetterlo, ma si sentiva vecchio. O, meglio: forse aveva solo troppa paura d’invecchiare.

Da circa un anno aveva cominciato a notare i primi capelli bianchi. All’inizio solo alcuni; poi, gradatamente, erano aumentati. Se doveva essere sincero, non si dispiaceva affatto leggermente brizzolato. E Mac, che invece il tempo pareva neppure sfiorare, sembrava apprezzare la cosa. Ma quando aveva rivisto Mattie per la prima volta dopo essere tornato a Washington, lei lo aveva freddato con un:

 “Ciao vecchietto! Ma quanti capelli bianchi, caro Harm!”.

Lei era bellissima. Non la vedeva da diversi mesi; l’ultima volta che Mattie era stata in Europa risaliva a quasi un anno prima. Poi né lui né lei erano riusciti più a trovarsi. Rivederla tanto cambiata, che lo abbracciava e affettuosamente gli dava del vecchietto… bè, lo aveva fatto sentire davvero vecchio.

Poi c’erano stati i primi acciacchi: la schiena, ad esempio. Ogni tanto gli faceva male. Stava meglio solo quando riprendeva l’attività fisica regolare. Forse avrebbe dovuto darsi da fare e ricominciare al più presto. Ma d’altro canto c’era il ginocchio sinistro che ogni tanto si faceva sentire… magari avrebbe dovuto prendere in considerazione l’idea di andare in piscina, anziché correre.

Ma la cosa che lo tormentava di più, nelle ultime settimane, era l’ultimo problema che si era presentato: la vista.

Non riusciva più a vedere bene da vicino. Come per i capelli bianchi, anche la vista era peggiorata gradatamente. Continuava a vedere dieci decimi da lontano, ma da vicino ormai non gli bastava più neppure la lunghezza del suo braccio per allontanare il foglio, soprattutto se scritto piccolo.

Faticava anche alla luce; ma quando ce n’era poca… allora la faccenda si faceva davvero critica. Per questo si era arrabbiato con Mac che gli chiedeva di spegnere la luce centrale e accendere quella del comodino.

Possibile che non avesse capito?

E si era arrabbiato anche con se stesso per aver permesso ad una cosa tanto stupida di rovinargli il momento della giornata che in assoluto preferiva, quando lei, appena entrata nel letto, gli si stringeva e lo accarezzava dolcemente.

Non sapeva resisterle… le sue mani che lo cercavano erano, per lui, il più potente degli afrodisiaci. Finivano quasi sempre per fare l’amore, anche se stanchi o mezzi addormentati… Ed ogni volta era bellissimo.

Forse era il caso che si decidesse e andasse a farsi vedere.

La sola idea di dover portare un paio di occhiali per leggere lo faceva sentire terribilmente attempato. Mentre sua moglie pareva ancora una ragazzina… Ma non poteva neppure arrabbiarsi tutte le sere e rischiare di non far più l’amore con lei.

Al diavolo!

Meglio un paio di occhiali, che sentire la sua voce delusa.

Lui l’amava. E la desiderava moltissimo. Fortunatamente quella parte del suo corpo non aveva ancora risentito del passare degli anni ed era il caso di sfruttare al massimo questa fortuna, non sapendo fino a quando sarebbe durata!

La desiderava moltissimo anche in quel momento… solo saperla accanto, addormentata, gli faceva venir voglia di svegliarla per fare l’amore.

Risoluto, prese una decisione: l’indomani mattina non aveva impegni, la riunione era fissata per il primo pomeriggio; prima di andare in ufficio, sarebbe andato a farsi controllare la vista e, se fattibile, avrebbe acquistato immediatamente ciò che gli serviva per non faticare più a leggere.

Ma…

E se Mac non lo avesse più trovato tanto sexy con un paio d’occhiali che lo avrebbero fatto sembrare un vecchietto?

 

 

***

 

 

D’accordo. Era stato lui a dire che non era il caso di festeggiare.

Ma almeno un bacio d’auguri, magari più appassionato di quello che gli dava di solito in ascensore, prima di separarsi e raggiungere i rispettivi uffici, avrebbe anche potuto darglielo!

E se fosse stato accompagnato anche da un “Buon compleanno, amore” non lo avrebbe disdegnato affatto.

Oppure, visto che quella mattina non erano nemmeno arrivati in ufficio assieme, avrebbe potuto fargli trovare un piccolo regalo sul tavolo della colazione… anche solo un libro… tanto per fargli capire che si era ricordata e aveva pensato a lui.

Invece nulla.

Eppure non poteva essersene dimenticata: la sera prima Mattie era passata una volata col suo ragazzo, per fargli gli auguri e dargli il suo piccolo regalo.

Meglio se non lo avesse fatto... Quando aveva scartato il pacchettino era rimasto pietrificato.

Schiuma da barba e dopobarba, quelli che era solito usare. E fin lì…

Ma il pacchetto non conteneva solo quello: abbinato vi era anche un vasetto di crema della stessa linea da uomo. Non sapeva neppure che esistessero creme da viso per gli uomini!

Una crema antirughe.

Non era riuscito a proferire parola. Mattie, costernata, gli aveva domandato se il regalo non gli era piaciuto. Aveva bofonchiato un “no, no, grazie… è… “ bellissimo non era riuscito proprio a dirlo. Non è per niente bello quando la tua pupilla poco più che adolescente ti fa capire che hai il volto incartapecorito, soprattutto se te lo fa capire proprio in occasione del tuo compleanno.

“… utile…” aveva detto.

Lei si era profusa in mille scuse, dicendo che gliel’avevano consigliata in profumeria, che era un prodotto buonissimo… che non voleva regalargli solo schiuma da barba e dopobarba, ma aggiungere qualcosa di nuovo…

Aveva evitato di dire che un libro sugli aerei, benché un dono già sfruttato, sarebbe andato benissimo. Anzi, decisamente meglio. L’aveva invece rassicurata sulla scelta fatta e che le avrebbe fatto sapere come si fosse trovato con la crema…

Per un attimo gli era sembrato di essere una di quelle casalinghe frustrate che discutono tra loro del nuovo detersivo, un miracolo per la biancheria. Solo che in quel caso si trattava di crema antirughe e del suo viso!

Più tardi, mentre era in bagno ad osservare Mac che si preparava per la notte (a volte gli piaceva osservarla mentre faceva tutte quelle piccole cose che fanno le donne e che sembrano tanto indispensabili da farsi prima di andare a letto, quasi fossero un rituale per chiudere la giornata) non era proprio riuscito a trattenersi dal domandarle:

“Ho davvero così tante rughe? A me non sembrava…”.

Si era fatto pena da solo: non era riuscito ad evitare un tono di voce insicuro, quasi fosse una femminuccia sempre preoccupata per il suo aspetto.

Ma insomma! Tutta quella serie di acciacchi e cambiamenti che stavano avvenendo in lui, lo avevano messo a tappeto.

Mac era stata dolcissima. E lui non sapeva dire se l’amava o l’odiava di più proprio per quello.

“Harm… Mattie voleva essere carina e regalarti qualcosa di diverso, di insolito. Qualcosa che era certa tu non ti saresti mai comperato…”.

Oh, quello era poco ma sicuro!

Poi aveva aggiunto: “Non hai tante rughe… magari solo qualcuna qui… “ e gli aveva sfiorato la pelle accanto agli occhi, “… oppure qui…” e gli aveva passato un dito sulla fronte, dove in effetti qualche segno dell’età c’era. E poi aveva dolcemente concluso con : “… e poi il regalo di Mattie serve proprio per evitare che se ne formino altre!”.

Che carina! Lo dava già per scontato.

Quindi, dopo quello che era successo, non poteva essersi scordata che quel giorno era il suo compleanno.

Non gli andava proprio giù che l’unico regalo ricevuto per l’occasione fosse della crema per le rughe! Per non parlare di ciò che aveva appena ritirato: il suo nuovo e sfavillante… paio di occhiali da vicino!

Due giorni prima, quando era andato a farsi finalmente vedere, gli avevano detto che sarebbero stati pronti proprio quel giorno. Aveva cercato di tergiversare… di dire che forse non ce l’avrebbe fatta a passare… non gli piaceva l’idea di andarli a ritirare proprio il giorno del suo quarantaseiesimo compleanno… ma la commessa era stata irremovibile.

“Signor Rabb,” aveva detto, “lei ne ha bisogno. Se sono pronti, li usi da subito. Si abituerà prima e poi le sembrerà di averli sempre portati…”.

Quella donna non sapeva di che parlava. E, soprattutto, non sapeva con CHI stava parlando: quando mai un pilota di TOMCAT portava DA SEMPRE occhiali per vederci?

E fra pochi minuti, appena arrivato al Jag, gli sarebbe anche toccato metterli: aveva una pila di fascicoli sulla scrivania che dovevano essere evasi prima di sera. Sembrava avessero atteso proprio l’arrivo dei nuovi occhiali!

Fortunatamente poteva barricarsi in ufficio e, con il fatto che chiunque, compresa Mac, bussava alla porta prima di entrare, se non addirittura era Jen ad avvertirlo – e guai al sottufficiale Coates se non avesse rispettato la regola del bussare! – avrebbe potuto levarseli e non farsi scorgere a portarli. Almeno finché non si fosse abituato lui stesso all’idea.

Non fece in tempo a varcare la soglia del suo ufficio che Jennifer lo seguì, elencando tutta una serie di impegni, domande per le quali attendeva una risposta, lista di persone che volevano vederlo…

Dannazione, era arrivato soltanto un’ora dopo! Possibile che ci fosse già tutto quel casino?

Posò cartella e cappello e poi si sedette sulla stessa poltrona che, anni prima, aveva occupato l’ammiraglio Chegwidden. Per un attimo la mente andò all’uomo che diverse volte aveva fatto disperare con tutti i suoi colpi di testa. E mentalmente gli domandò scusa. Ora che si trovava al suo posto capiva quanto era stato difficile per l’ammiraglio, talvolta, arrivare a fine giornata.

Rassegnato, iniziò a rispondere alla Coates; dopo dieci minuti l’aveva resa una donna felice.

Si congedò da lui, stringendo tra le mani il taccuino su cui diligentemente aveva segnato tutto, quasi fosse un oggetto prezioso da difendere con la vita. Prima di uscire dalla porta, si voltò di nuovo e, con una voce più dolce del tono professionale che aveva usato fino ad un attimo prima, gli disse:

“Buon compleanno, Signore.”

Dopodiché sparì, senza neppure attendere risposta.

Rimase un momento a fissare la porta, finché si rese conto che sentirle dire quella frase, nonostante tutto, gli era piaciuto.

Sorrise brevemente e, un poco rinfrancato, decise di affrontare il problema una volta per tutte.

Recuperò dalla tasca gli occhiali nuovi e se li mise; prese il primo degli innumerevoli fascicoli che ingombravano la sua scrivania, arretrò leggermente con la poltrona, si mise comodo allungando le gambe sul tavolo e, finalmente, iniziò a leggere per la prima volta da mesi senza dover fare stretching con le braccia.

Compiaciuto distese le labbra in un sorriso: quello, finalmente, era vederci bene!

 

 

***

 

Per tutto il giorno non aveva fatto altro che togliersi e rimettersi gli occhiali.

Da quando era arrivato quel mattino aveva ricevuto praticamente tutti. Sembrava quasi che sapessero e che sperassero di coglierlo in fallo.

Solo sua moglie non si era ancora fatta viva.

Non avevano neppure pranzato assieme, poiché lei gli aveva fatto sapere di avere un impegno.

Sbirciò l’orologio: erano già le 17.30 e non l’aveva ancora vista. Decise di concederle ancora, al massimo, un’altra mezz’ora e poi sarebbe andato a cercarla.

Al diavolo! Almeno la sera del suo compleanno voleva tornare a casa ad un orario decente. D’accordo non festeggiare, ma avrebbe per lo meno potuto godersi una serata piacevole con la propria moglie.

Decise di terminare prima la lettura del fascicolo relativo al caso Owens, così non si sarebbe neppure portato a casa il lavoro.

Anche se detestava ammetterlo, doveva convenire che si era comportato proprio come un’idiota negli ultimi mesi. Se si fosse deciso prima ad acquistare gli occhiali, avrebbe evitato ore e ore di lavoro a casa, per altro meno fruttuose della giornata appena trascorsa. Essere tornato a vederci bene gli aveva permesso di concentrarsi e sbrigare tutta la mole di lavoro del giorno e riuscire persino a portarsi un po’ avanti, nonostante le continue interruzioni.

Tra l’altro gli occhiali non gli stavano neppure male.

Non era riuscito a resistere e si era guardato in uno specchio: certo, si preferiva senza. Ma il modello che aveva scelto non gli conferiva affatto l’aria da vecchio bacucco come temeva, anzi! Semmai lo rendeva più interessante, regalandogli un aspetto da intellettuale distinto.

O, almeno, così sperava.

S’immerse nella lettura del caso Owens, ed era talmente concentrato che, quando sentì bussare per l’ennesima volta, rispose automaticamente, senza smettere di leggere.

Alzò la testa dai fogli solo quando sentì la voce di sua moglie domandargli:

“E quelli?”.

Quelli cosa?

La guardò un attimo, senza capire a cosa alludesse. Poi, quando la vide sorridergli e sentì che gli diceva “Ti sei deciso, finalmente! “, comprese a cosa si stava riferendo e sorrise.

Sorrise a lei, ma soprattutto a se stesso, perché aveva avuto l’ennesima conferma che, quanto a comprendere la psiche del sesso opposto, le donne erano di almeno dieci gradini al di sopra degli uomini.

Aveva pensato che Mac non avesse capito, e invece…

E inoltre doveva dar ragione anche alla commessa del negozio: una volta abituato, gli sarebbe sembrato di portarli da sempre. Lo aveva appena dimostrato.

Mac gli si avvicinò con un sorriso sulle labbra e gli disse, dolcissima:

“Ti stanno bene”.

Si rese conto di rilasciare un sospiro che non si era neppure accorto di aver trattenuto.

Ci teneva moltissimo che le piacessero.

“Ecco quali erano i due appuntamenti misteriosi di questi giorni!” disse poi, incrociando le braccia al petto e guardandolo con una finta aria severa.

Si tolse lentamente gli occhiali e la guardò a sua volta, scorgendo nel suo sguardo un’ombra di sollievo.

“Non dirmi che hai pensato…?”.

“A cosa? Che avessi un appuntamento con un’altra donna? Detesto ammetterlo, ma… sì, per un attimo l’ho pensato.”.

Oh, accidenti! L’idea che lei potesse temere che lui avrebbe potuto tradirla non lo aveva neppure sfiorato.

“Mac! Non dirmi che sei gelosa!” la prese in giro con un sorriso, mentre si alzava per andarle vicino.

“Certo che lo sono!” rispose lei, convinta.

“Non ne hai motivo, tesoro” disse abbracciandola e cercandole le labbra.

La baciò, stringendola a sé… Quanto gli era mancata quel giorno!

“Non è di te che non mi fido… ma di tutte le donne che seduci con il tuo sorriso e uno solo dei tuoi sguardi”.

“Ma se sono un anziano uomo sposato! Lo ha detto anche Mattie, col suo regalo…” le ricordò, rabbrividendo ancora al pensiero della crema antirughe.

“Tu anziano? E’ questo che pensi? E’ per questo motivo, allora, che sei intrattabile da alcuni giorni? Peggio di un orso…”.

“Sono stato davvero tremendo?”

“Mhmm… abbastanza.”.

“Mi dispiace, tesoro”.

“Tu non sei vecchio, Harm. Ma anche quando lo diventerai, io ti amerò sempre”.

“Lo so, Mac. Ma… tu sei così bella… sembri sempre una ragazzina, anche se passano gli anni…”.

“E tu, invece? Cosa temi di essere diventato?”

“Un… vecchietto?”.

“Un vecchietto, dici? Mhmm… fammi controllare…” disse lei maliziosa, mentre gli si stringeva contro, infilava rapida le mani sotto la sua giacca, gli sfilava la camicia dai calzoni ed iniziava ad accarezzargli la schiena, in quel modo sensuale che apparteneva solo a lei e che lo eccitava da morire.

Lei se ne accorse subito.

“Capitano… non mi sembri tanto vecchio!” lo prese in giro, mentre gli faceva scivolare la giacca dalle spalle.

“Mac…” cercò di fermarla lui, quando sentì le mani di sua moglie armeggiare con i bottoni della camicia.

Accidenti! Erano in ufficio. Li avrebbe potuti vedere chiunque. Ma al suo corpo quell’insignificante dettaglio non interessava.

La voleva. Disperatamente.

“Mac… siamo in ufficio…”

“Lo so”, rispose lei, prima di baciarlo.

“Potrebbe vederci… qualcuno… “

“Non c’è più nessuno, ho controllato prima di entrare…” lo rassicurò lei, con voce roca e invitante.

Si stava eccitando anche lei. E non l’aveva neppure ancora spogliata.

“Nessuno? Non sono neanche le 18…” cercò di dire, concentrandosi sul suo ruolo di capo di quegli uffici. Ma era un penoso tentativo.

Voleva sua moglie proprio lì, su quella scrivania ancora ingombra di carte.

“Harm! L’orario di lavoro termina alle 17.30. Non mi diventerai uno di quegli odiosi capi che valutano una persona solo in base a quanto si ferma dopo l’orario, vero?” domandò senza smettere di accarezzarlo.

“No… ma di solito…” non riuscì a proseguire. Lei gli aveva sfilato la camicia dalle spalle e le sue labbra stavano seguendo il percorso eccitante delle sue mani che gli esploravano il torace.

“… di solito… qualcuno… si ferma sempre fino a tardi. Mac… ti prego…”

“Probabilmente questa sera avevano tutti qualcosa di meglio da fare” rispose lei, concentrata sulla cintura dei suoi pantaloni.

“Ti prego, Mac…” non sapeva neppure lui se stava cercando di fermarla o piuttosto se la stava pregando di proseguire.

Lei si fermò un attimo, le mani agganciate ai passanti dei calzoni, e lo guardò negli occhi.

“Che cosa vuoi, Capitano?” gli domandò decisa. Attese la sua risposta continuando a fissarlo, mentre si passava lentamente la lingua sulle labbra, in un chiaro invito a baciarla.

Non poteva fargli quello!

Quando lei lo guardava così gli faceva perdere completamente il controllo.

La afferrò, stringendola tra le braccia. Baciò con prepotenza quelle labbra che lo stavano facendo impazzire, mentre le mani iniziavano a spogliarla…

“Voglio te, dannazione!”

Lei sorrise, compiaciuta d’essere riuscita nella sua opera di seduzione. Poi, dolcissima, gli sussurrò all’orecchio:

“Buon compleanno, amore…”.

 

***

 

 

“Non posso credere che lo abbiamo fatto proprio in quest’ufficio! Non immagini neppure quante volte, quando eravamo convocati dall’Ammiraglio Chegwidden o quando uno di noi due lo sostituiva, avrei voluto spogliarti e far l’amore con te proprio qui…”.

“Davvero, Harm? Non me lo hai mai detto. Significa allora che abbiamo realizzato un tuo sogno proibito?”

“Beh, non me lo avevi mai chiesto! Comunque sì, hai realizzato una delle mie fantasie… Non riuscirò più a guardarti, seduta o in piedi dall’altro lato di questa scrivania, senza ricordare quello che abbiamo appena fatto!”

“Così quest’ufficio ti piacerà ancora di più…” disse lei, con un sorriso birichino.

“Sei tremenda, sai? Sei l’unica donna in grado, se lo vuoi, di mandarmi il cervello in tilt”.

“Lo prendo come un complimento, mio caro!” affermò lei, finendo di rivestirsi.

“Voleva esserlo, infatti”, precisò lui, con un sorriso, mentre la guardava allacciarsi la camicia dell’uniforme.

Possibile che riuscisse ad eccitarlo di nuovo, anche con quel semplice gesto?

Infilandosi la giacca, lei gli chiese: “Che ne dici di un aperitivo da McMurphy’s, prima di andare a casa? Così festeggiamo… i tuoi occhiali nuovi, ovviamente”.

“Che spiritosa! D’accordo, vada per l’aperitivo” e la seguì, chiudendosi la porta dell’ufficio alle spalle.

In ascensore non riuscì ad impedirsi di baciarla… in quegli anni, si era scoperto incapace di lasciarla andare subito dopo averla amata. Ogni volta, dopo che facevano l’amore, sentiva  sempre il bisogno di un contatto fisico, di poter prolungare, pur in maniera diversa, quell’intimità speciale che li univa nella passione.

E anche mentre raggiungevano il pub la tenne stretta a sé; lei rise, dicendogli che non erano più due ragazzini alla prima cotta. Spingendo la porta del locale e facendosi da parte per farla passare per prima, le rispose che non poteva sapere come lui si sentiva… e che il “vecchietto” era stato messo da parte…

Non si rese conto di quello che lo attendeva entrato nel pub, perché, appunto, impegnato con lei in quella schermaglia amorosa.

Pertanto il coro di “Auguri!!!” che lo accolse, per un attimo lo disorientò: cosa stava succedendo?

Poi, colto il sorriso sornione di Mac e i vari “Buon Compleanno, Capitano Rabb!” che gli venivano rivolti dai suoi amici e da tutto lo staff del Jag, finalmente capì che si trattava di una festa a sorpresa in suo onore.

Ecco dov’erano finiti tutti quanti!

Guardò sua moglie e captò immediatamente il suo sguardo complice.

Le si avvicinò, sussurrandole all’orecchio:

“Mhmm… ora capisco tutto”.

“Tutto cosa?” domandò lei con finta aria ingenua.

“La tua opera di seduzione…”

“Davvero? Stai insinuando che fosse tutto programmato?”

“Non lo sto insinuando; lo sto affermando”.

“Beh, Capitano... mi avevano pregata di fare l’impossibile per trattenerti in ufficio almeno un’ora, in modo che tutti facessero in tempo ad essere presenti per la sorpresa, ma non mi avevano detto in che modo… mi sono lasciata guidare dall’ispirazione del momento…” gli rispose divertita.

“Ahhh… l’ispirazione del momento… capisco” commentò altrettanto divertito. Poi, rivolgendosi a tutti, ringraziò per la sorpresa.

“Un momento, Signore” sentì dire a Jennifer Coates.

Tutti si zittirono e si voltarono verso la sua assistente. La quale avanzò verso di lui, con un foglio tra le mani. Glielo porse. Capì subito che avrebbe dovuto affrontare il toro per le corna una volta per tutte, quando si rese conto di non riuscire a leggere nulla, considerata anche la luce soffusa che c’era nel locale.

Si voltò un attimo verso Mac, la quale gli sorrise dolcemente. Allora prese dal taschino della giacca la custodia degli occhiali, l’aprì davanti a tutti e, davanti a tutti, se li infilò.

Si rese vagamente conto che si erano ammutoliti, ad osservarlo leggere. Fece giusto in tempo a domandarsi se si erano zittiti nel vederlo con un paio di occhiali da vicino, oppure se stavano attendendo di sapere cosa c’era scritto sul foglio, prima di capire cosa aveva letto. Si voltò verso Mac con un sorriso e le porse il foglio.

Lei non lo guardò neppure; si strinse a lui e gli sussurrò: “Congratulazioni, amore”.

Ebbe la conferma che tutti lo sapevano, non appena dissero di nuovo, ad alta voce:

“Buon compleanno, Ammiraglio!”.

La sua promozione era stata ufficializzata proprio quel giorno.

Quando ebbe terminato di ricevere le congratulazioni di tutti era trascorsa quasi un’ora.

Cercò con lo sguardo Mac e la vide ad un tavolo che stava chiacchierando e ridendo con Harriett.

Mentre si avvicinava, colse qualche spezzone del loro discorso.

“Non posso crederci. Davvero ci sei riuscita? Non riesco ad immaginare la faccia di Chegwidden, se lo sapesse…” stava dicendo Harriett, voltandosi per un attimo, con un sorriso negli occhi, ad osservare il loro ex-superiore che stava bevendo una birra e chiacchierando con suo marito.

“Dovevo trattenerlo, no? Ed era da una vita che morivo dalla voglia di farlo proprio lì…“ sentì Mac risponderle.

Stava dicendo proprio quello che immaginava? In quel caso non era stata solo una sua fantasia!

“Oh, sì… immagino la fatica ad assolvere quell’impegno!” Dal sorriso sul volto di entrambe ebbe immediatamente conferma di cosa stavano parlando: sua moglie voleva rovinargli la reputazione, per caso?

Sedendosi al tavolo, domandò con aria ingenua: “Cosa avete tanto da ridere, signore?”.

Fu Harriett a levargli ogni dubbio: “Mac mi stava spiegando come ti ha trattenuto in ufficio, Harm…”

“Già… il caso Owens…” cercò di improvvisare lui.

Ma Harriett non aveva intenzione di fargliela passare: “Ah, si chiama così, ora?”.

Sorrise rassegnato, tanto ormai sapeva tutto.

“Non ti azzardare a raccontarlo a Bud. Lavoro ancora con lui!” la minacciò con una smorfia.

Lei scoppiò a ridere e lo rassicurò che non avrebbe detto nulla al marito.

“Scusaci, Harriett…” disse poi alzandosi e trascinando con sé sua moglie verso una zona del locale dove aveva scorto alcune coppie ballare al ritmo di un pezzo lento. Aveva voglia di averla di nuovo tra le braccia e danzare con lei.

Le sussurrò tra i capelli:

“Balla con me…”.

Lei lo guardò e gli diede una lieve carezza sulla sua guancia, prima di scivolare nel suo abbraccio.

“Con piacere, Ammiraglio!”.

 

***

 

Rientrati fortunatamente non troppo tardi, si era messo in libertà, mentre Mac terminava di preparare una citazione che le serviva l’indomani. Si era offerto di aiutarla, ma lei aveva rifiutato, dicendogli che lui lavorava a casa quasi tutte le sere; quella sera era tutta per lui e doveva godersela. Inutile farle capire che avrebbe preferito aiutarla per finire prima, anziché ingannare l’attesa senza di lei.

Si era sistemato allungato sul divano, con l’idea di sfogliare solamente uno dei libri che gli erano stati regalati. Aveva scelto quello di Mattie, la quale si era ampiamente riscattata per la crema antirughe, innanzi tutto dicendogli che l’aveva acquistata solo per prenderlo in giro e farlo arrabbiare un po’, e poi consegnandogli quello che era il suo vero regalo: una stupenda raccolta fotografica di tutti gli aerei militari costruiti nella storia dell’Aviazione militare. Ma poi era stato catturato dalle parole che accompagnavano ogni foto e che narravano anche la vita dei piloti più famosi, quelli che avevano compiuto qualche impresa degna d’essere ricordata.

Aveva sbirciato anche le pagine degli anni in cui era stato pilota e aveva scoperto di essere citato tra i nomi, in merito alla motivazione per la quale era stato insignito della sua seconda medaglia al valore. Solo poche righe e il suo nome, ma che importava? Già essere sulle pagine di quel libro era fantastico!

“Perché quel sorriso?”

La voce di Mac lo sorprese mentre si stava crogiolando per un attimo in un moto d’orgoglio e al tempo stesso ricordava emozioni del passato.

“Mac, sono su questo libro! Lo avresti mai immaginato?”

“E perché non saresti dovuto esserci? Sei un eroe…”

Si voltò verso di lei, sbuffando… credeva che lo stesse prendendo in giro, come a volte accadeva, per il suo io, che sua moglie definiva più grande del suo stesso corpo. Invece lei sembrava seria.

Non solo: era bellissima. Aveva indossato una camicia da notte lunga, in seta blu notte, che non ricordava d’averle mai visto.

“Nuova?” domandò, scordandosi immediatamente degli aerei.

Restò ad osservarla mentre lentamente lei gli si avvicinava… si sedette accanto, gli tolse il libro dalle mani e lo appoggiò sul tavolino vicino al divano.

“Acquistata proprio oggi…”

“L’impegno del mezzogiorno?”

“Anche” rispose misteriosa. Gli sfiorò la guancia con un dito, poi si sporse verso di lui e lo baciò con dolcezza.

“Sei davvero sexy con questi occhiali, lo sai?” gli disse in un sussurro, prima di sfilarglieli con deliberata lentezza.

“Per questo li togli?” domandò lui, la gola improvvisamente secca. Lo stava eccitando di nuovo…

Non rispose. Gli prese il volto tra le mani, si piegò ancora verso di lui e lo baciò a lungo, appassionata.

Rispose alla richiesta della sua bocca, sollevandosi col busto e mettendosi seduto. Era a torso nudo e le mani di lei cominciarono ad esplorarlo… Le prese a sua volta il viso tra le mani, per intensificare il bacio. La sentì gemere dolcemente quando iniziò ad accarezzarla. Scostò le spalline della camicia da notte e scivolò con le labbra sulla sua pelle, fino a raggiungere la morbidezza del suo seno…

“Non ne hai ancora abbastanza?” le chiese con voce sexy.

“No… ho ancora voglia di te… e poi… poche ore fa ho fatto l’amore con un Capitano… Ora voglio provare un Ammiraglio…” rispose lei, maliziosa.

“Anche l’Ammiraglio desidera conoscerla, Colonnello…” replicò lui, stando al gioco. Poi si distese e la trascinò sopra di sé, lasciandosi trasportare dal desiderio che lei sola gli faceva provare tanto intenso.

L’amò a lungo, lentamente.

Soltanto parecchio tempo dopo lei si sciolse dal suo abbraccio, recuperò gli occhiali e glieli rimise.

“Che cosa stai facendo?” chiese sorridendo lui. “Non vorrai per caso ricominciare? Sono vecchio, amore. Ho bisogno di riprendermi…”.

“Mhm… per essere un vecchietto, non te la cavi affatto male!” rise lei. “Tranquillo, ho solo un regalo da darti”.

“Mi hai già fatto diversi regali interessanti…” le ricordò lui.

“Questo credo che ti piacerà” rispose evasiva.

“Anche gli altri mi sono piaciuti molto, se per questo…”.

Si allungò verso il tavolino dove, non se n’era neppure accorto, doveva aver posato fin da quando lo aveva raggiunto un foglio che prima non c’era.

Glielo mise tra le mani.

“Che cos’è?”.

“Leggi…”.

Obbedì e per un attimo rimase senza fiato. La guardò negli occhi e vide la gioia illuminarglieli.

“Che ne pensi, Ammiraglio?” gli domandò lei, la voce quasi rotta dall’emozione.

“Che non potevo desiderare un regalo più bello…” rispose abbracciandola.

Chiuse gli occhi, mentre la stringeva tra le braccia.

Papà…

Prima dell’estate sarebbe diventato papà.

Sentì le lacrime inumidirgli gli occhi, ma non importava. Era felice, troppo felice. Per se stesso, ma soprattutto per Mac. Desiderava un bambino da sempre e finalmente l’avrebbe avuto.

Dentro di lei stava crescendo una nuova vita…

“Ti senti ancora un vecchietto?”, domandò lei con un sorriso sulle labbra.

“Vecchio? Ma quando mai?”.

 

 

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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