Videogiochi > Ghost Trick
Ricorda la storia  |      
Autore: Fluffy Jpeg    06/05/2012    1 recensioni
"I ricordi possono farti sorridere, certe volte ti riportano a bei momenti: bei pomeriggi con gli amici, o teneri momenti con la persona amata. Ma quando alla mente si riaffacciano ricordi brutti, questi non si limitano a farti perdere quel tuo sorriso contagioso che fino a quell'istante troneggiava sul tuo viso; ti colgono di sorpresa, alle spalle, e ti accoltellano senza pietà, dritto al cuore."
Una breve storia su Ghost Trick con protagonista Cabanela. Attenzione, contiene spoiler riguardo al gioco!. Il rating è giallo per via di qualche parolaccia all'interno del racconto. ^^
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Breve Prefazione: Eh sì, ho postato la storia ieri e mi sono dimenticata della prefazione. Mi capita spesso, perdonatemi. v_v" Anche se, effettivamente, molto da dire non ho: ho scritto questa storia ieri pomeriggio in un paio d'ore, mentre aspettavo un'amica per giocare. Era da moltissimo che volevo scriverla, e appena ho avuto l'occasione e mi è tornato in mente quel fantastico gioco che è Ghost Trick, ne ho approfittato. E naturalmente, c'è dentro Cabanela! Sono praticamente innamorata di quell'uomo, dire che lo adoro è dir poco. XD E' anche il personaggio che è morto più volte prima che io capissi realmente quello che dovevo fare, un po' mi dispiace per lui. :'D
Spero che vi piaccia. ^^ Ogni critica è ben accetta: aiutatemi a migliorare! *u*
Buona lettura. ^^
// P.S.: di solito non metto parolacce nella mia storia. Ma qui, se le censuravo, non veniva lo stesso effetto. Mi dispiace per chi non le gradisce! éuè











Ricordo di un Grave Errore


I ricordi possono farti sorridere, certe volte ti riportano a bei momenti: bei pomeriggi con gli amici, o teneri momenti con la persona amata. Ma quando alla mente si riaffacciano ricordi brutti, questi non si limitano a farti perdere quel tuo sorriso contagioso che fino a quell'istante troneggiava sul tuo viso; ti colgono di sorpresa, alle spalle, e ti accoltellano senza pietà, dritto al cuore.
E mentre sei lì, bloccato sulla sedia da quei maledetti dolori provocati dall'esplosione di pochi minuti prima, incapace di muoverti e fare qualsiasi cosa di utile, di soppiatto la mente torna indietro, senza chiederti il permesso, senza che tu ne sappia niente. E ritorna da te con orribili immagini.
Immagini di quel terribile errore che feci dieci anni fa.
Quel terribile errore i cui effetti si riflettono ancora oggi, nonostante tutto il tempo passato.

- Cabanela, il capo vuole parlare con te.

Il capo doveva dirti una cosa: ma non ebbi mai l'occasione di scoprire che cosa. Perché quando entrasti nel suo ufficio, e lui iniziò a parlare, fu subito interrotto da... qualcosa.
Di solito lo interrompevi tu, con una battutaccia, una risata idiota nel momento sbagliato, o qualche passo di danza fuori luogo.
Ma quel giorno, fu interrotto da qualcos'altro, arrivato prima della tua battuta sulla mosca nell'acqua frizzante. Sentiste un rumore secco, deciso, potente, che vi fece sussultare e girare di scatto.

- Quelli erano... colpi di pistola! Che è successo? Cabanela! … Cabanela?

Lo avevi capito dal primo istante.
Lo avevi capito, appena avevi portato la mano al fianco, per prendere la tua arma di servizio.
Lo avevi capito, quando non avevi sentito altro che aria nella fondina.
Ti eri paralizzato. Eri sbiancato, tanto che il capo non capiva dove finiva il tuo soprabito e dove iniziava la tua pelle. Non capivi più nulla: le parole del superiore parevano prive di significato e lontane, come se le dicesse da chilometri di distanza, mentre era lì accanto a te, a scuoterti con violenza, chiamandoti con tono allarmato.
Ti eri sentito morire...

- F-fermi! Fermi o... o giuro che sparo!

Era lì, con lo sguardo terrorizzato, la bocca impastata, tanto che non riusciva a pronunciare bene le parole; le gambe lo reggevano a stento, e la voce tremava più delle sue braccia, tese in avanti, le mani erano unite a sorreggere una pistola.
La TUA pistola.
Il capo decise di lasciati perdere, e corse fuori a tutta velocità, tirando fuori la sua arma dal cassetto. Il tuo malore poteva aspettare, la pazzia di un sospetto no. Tutti i tuoi colleghi si erano uniti a lui, ed ora puntavano le loro rivoltelle contro quell'uomo in rosso che, un passo dopo l'altro, stava riuscendo ad avvicinarsi alla porta.
Tutti erano pronti per sparare, ma nessuno aveva il coraggio di farlo.

- Mantieni la calma. Non succederà niente.
- “Mantieni la calma”? Mi state mandando in galera e dovrei “mantenere la calma”?! Andate al diavolo!!


Sparò verso il soffitto, poi riportò la pistola ad altezza d'uomo. Ormai era sul punto di uscire dalla porta, e tu sul punto di perdere i sensi. Le tue gambe da ballerino erano diventate improvvisamente molli, il sudore bagnava la tua pelle, e i tuoi occhi, spalancati, erano bloccati su quella pistola. Una domanda ti assillava, la tua mente non pensava ad altro: quando te l'aveva presa? ti chiedevi.
Realizzare ti risultò difficile; ma quando ci riuscisti, avresti voluto non avercela mai fatta.
Non te l'aveva rubata. Era troppo spaventato per esserci riuscito, e tu non ti eri mai avvicinato così tanto a lui per permetterglielo.
L'avevi dimenticata tu, appoggiata su quel tavolo.
Di fronte a lui...

- È uscito con ancora in mano la pistola! Che qualcuno lo insegua, merda!!

Jowd si era unito alla squadra di inseguimento all'istante. Come suo solito, si era buttato nella mischia, senza pensarci due volte. E l'avresti fatto anche tu, se solo le gambe non avessero ceduto. Per miracolo, eri riuscito a cadere sulla sedia e non per terra, e ora rimanevi lì, tremante, con lo sguardo perso nel vuoto. Quando il capo tornò da te, la sua espressione era ancora più corrucciata di prima. Si avvicinò alla scrivania, con un sospiro.

- Cabanela, questi fazzoletti sono per le poverette che vengono qui a chiedere il nostro aiuto, non per gli agenti di polizia.

Con queste parole, ti passò un fazzoletto, e solo allora avvertisti delle lacrime rigarti lente le guance. Ma invece di asciugarle, le lasciasti scorrere, tenendo il pezzo di carta nella mano tremante, mentre la realtà continuava a prenderti a pugni, rinfacciandoti continuamente quel tuo errore. Con un filo di voce, lo chiamasti, anche se già avevi la sua attenzione. A scatti, riuscisti a girare la testa verso di lui, e i tuoi occhi umidi incontrarono i suoi, delusi. Apristi la bocca per dirgli qualcosa, ma non ne uscì nulla.
Lui sospirò nuovamente, e, protendendosi verso di te, ti appoggiò una mano sulla spalla, sforzando il volto in un falso sorriso.

- Sì. - ti disse semplicemente. - Hai fatto una stronzata.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Ghost Trick / Vai alla pagina dell'autore: Fluffy Jpeg