Film > La Bella e la Bestia
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Autore: DarkBlue    08/05/2012    4 recensioni
Bella vuole di più, non vuole il semplice amore id una bestia. cosa accadrebbe se la Bestia, disperato da questo amore non corrisposto, diventerebbe pazzo e tutto, in quel momento si perdesse in un interminabile silenzio...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Adam
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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L’ultimo petalo era caduto. Il suo cuore sarebbe rimasto avvelenato per il resto del tempo, per l’eternità, quell’eternità che pareva essere piena di tristezza e di solitudine. La solitudine nasce con noi, cresce. Anche se siamo pieni di amici, la nostra famiglia ci vuole bene e ci ama, la nostra compagna più fedele è la solitudine. Solo lei capisce che cosa siamo e riesce a carpire la nostra essenza. La nostra anima. Ciò che siamo veramente, ciò che siamo da anni e ciò che diventeremo. Restava sempre il fatto che lui ormai doveva convivere con la maledizione e nella sua vita non ci sarebbe mai stata nessuna accompagnatrice, nessuna donna da amare e con cui condividere il proprio cuore. La Bestia si sentiva sola, al buio, nella sua camera, a sentire le voci dei suoi servi che chiaccheravano e ridevano. Cose che lui non avrebbe fatto mai più. In quel momento capì che lui era diventato la Bestia. Per sempre.
A volte faceva finta di essere una persona diversa, di interpretare un personaggio creato dalla sua immaginazione.  La mattina, però non sempre si vuole fare l’attore e quando inizia a essere veramente lui, essere allegro, giocare con le piccole tazzine e parlare con i vecchi tappeti, non lo prendono seriamente. Sono abituati a vedere quell’essere masochista, che vuole solo provocare male a se stesso e a quelli che lo circondano. Per questo più nessuno lo circondava da tempo. Si sarebbe solo trovato guai. Bells pensava questo. Dentro quella bestia c’era solo del ghiaccio, un muro spesso di ghiaccio, un ghiaccio che non si sarebbe sciolto nemmeno con tutto il calore che aveva conservato nei suoi ventisei anni dentro il cuore. L'amore è una cosa che nasce con noi e da lui non ci possiamo mai separare, anche se ci fa soffrire e ci strappa il cuore a metà come se fosse un foglio di carta. A volte, però, lui è quello che ci rende le persone più felici e speciali del mondo. In quel caso l'amore stava giocando col fuoco interiore della Bestia, l’ha preso e ha iniziato a bruciarlo dall’interno. Si contorceva in quella tortura infuocata. Almeno così lei vedeva e pensava. Non pensava, però, che quell’essere potesse provare sentimenti, veri sentimenti per lei o per chiunque altro. La Bestia nella sua mente non soffriva, ormai era abituato ai rifiuti, ma il suo cuore non ce la faceva più. Il suo cuore, anche se avvelenato, era rimasto quello di un uomo e soffriva. Soffriva come la bestia che stava iniziando a essere. O che già era
<< Bells >> la voce della Bestia si sentiva appena da dietro la porta di mogano della stanza di lei.
<< vattene, mostro >> quelle parole, dette da lei, dalla sua bocca, dalla sua voce soave e familiare lo ferirono come un pugnale. Se ne andò con passo lento e indeciso. Per la Bestia gli occhi di lei, il suo sorriso, le sue mani delicate, la sua voce, era solo dolce veleno, che avvelenava lentamente la sua anima. Ma non voleva che lei se ne andasse, preferiva morire dolcemente, che vivere senza di lei.  Lì, dove il suo odore avvolgeva qualsiasi cosa e dove tutto sapeva di lei, le parole non avevano senso. Lui vedeva tutto quel che era, perché gli occhi di Bells gli parlavano, si riflettevano nei suoi. Lei era la sola parte più incredibile di lui. Lei era la sua aria, la respirava per sentire che c’era, era dentro di lui. Forse per la vita che verrà. Bells, nella sua camera, sola e sconsolata, pensava a cosa era successo alla Bestia, nel castello aveva visto alcuni ritratti di un uomo giovane e bello… cosa gli era accaduto? Cosa era divenuto? Lui bello come il sole ora era freddo e anche insensato. Per qualche strano motivo, si sentiva mortificata. Sincere lacrime, che provenivano dal suo cuore, scendevano silenziose. I suoi occhi erano distrutti e arrossati e la sua mente non riusciva a non pensare alla Bestia, non trovava altra via d’uscita. E non voleva neanche che ci fossero entrate, voleva che il suo sguardo rimanesse serrato, per non far trapassare gli occhi di lui. Il suo sguardo distruggeva il suo cuore pezzo per pezzo, e se avesse continuato così, non ne sarebbe rimasto più nulla. Non credeva che lui potesse essere così cattivo, pensava che l’avrebbe lasciata andare via, ma non è stato così. Passò la notte a cercare e a scavare nella sua mente per capire se c’era dolore o gioia nel cuore della Bestia. Arrivò a una conclusione: il cuore della Bestia era colmo, ma di veleno. Passò una settimana piena di dolore e solitudine e i due non s’incontrarono mai. La Bestia non sapeva niente d’amore… come faceva a dirle che la amava? In quale momento doveva approfittarne? Anche il semplice pensarlo, lo paralizzava e, nonostante, tutte le promesse fatte a se stesso in quella settimana, la avrebbe continuata a pensare solamente, perché il coraggio è merce rara… e lui non sapeva dove trovarlo. Non poteva mai perderla per sempre.
 Fuori dalla finestra, Bells, si era concentrata su dei petali bianchi, che venivano frustrati dal vento, ma erano tenuti insieme dalla testardaggine di quel fiore. Aveva voglia di scendere, di raccogliere e odorarne il profumo, ma poi pensava che fossero troppo delicati, come l’istabile equilibrio, che era per ora il suo cuore… pensando alla Bestia. Una piccola parte di lei voleva incontrarlo, ma subito si sentiva un vuoto dentro, come se stesse tradendo qualcuno che amava veramente. Quel qualcuno non c’era, non c’era nessuno che avrebbe sofferto, ma il senso di colpa non è proprio una compagna tranquilla. Continuava a soffrire non ce la faceva più. Le veniva da piangere. Si sentiva sola e in fondo era sola. Nessuno sapeva il dolore che aveva dentro e nessuno chiedeva niente. In che inferno era andata a finire? Aveva sempre pensato all’inferno come un posto, dove ci stavano i peccatori, gente che aveva fatto del male, ma in quel momento anche lei voleva andare all’inferno, lo avrebbe preferito a quella stanza, piena di polvere, che rattristava ogni cosa. La notte, intanto, calava. La Bestia guardava il cielo dalla finestra e si accorse che era pieno di piccolissime stelle che formavano un perfetto sfondo per quella Luna bianca e rotonda che si affacciava dal cielo. Mai, voleva che non finisse mai, che durasse per l’eternità la notte. Pensava che si riusciva a pensare meglio al buio. Non è vero che la luce ci dice che cosa siamo, forse è l’esatto opposto. Non l’avrebbe mai lasciata se lei si fosse innamorata di lui… ma non era successo. Era come se quei due fossero il buio e la luce. Due opposti, completamente diversi da qualsiasi aspetto umano. Pensava che già a Oriente il giorno stava iniziando a scalpitare… e ripensava a chi era prima della maledizione. Si alzò senza pensarci e si diresse verso il corridoio dell’ala ovest. Percorrendo si rese conto che appesi alle pareti c’erano ancora i suoi ritratti, e camminando in quel corridoio pieno delle ombre dei ricordi, vide una piccola stanza, quella stanza segreta, dove aveva conservato il suo tesoro più grande, la sua gioia più grande, l’unica cosa che lui poteva ammirare: un libro. Lui avrebbe detto Il Libro. Quel libro maledetto. Quel libro che gli era stato regalato forse dal Diavolo stesso. Gli rivenne in mente quel triste giorno di primavera, quando le colline erano in fiore e quando quella persona si accorse di lui per la prima volta, passando dal castello e vedendo quel principe con una corona. Quella corona dorata come lo scettro che portava vanitosamente in mano. Non aveva mai raccontato a nessuno, proprio a nessuno, nemmeno alla sua Anima quello che era successo, era troppo codardo per dire che aveva fatto un patto col Diavolo… per diventare immortale. Ma quell’estraneo chiese una ricompensa che lui non avrebbe mai potuto: la sua Anima. Per questo la Bestia voleva a tutti i costi che Bells s’innamorasse di lui. Il Patto diceva che se la giovane in questione non si fosse innamorata di lui, prima che l’ultimo petalo della rosa che gli aveva dato la Fata non fosse caduto, gli avrebbe dato la sua anima. Sarebbe stato il pezzo speciale, avrebbe avuto il Posto D’Onore, nella sua collezione, almeno così diceva quella persone. Il principe accettò. L’immortalità era l’unica cosa che non possedeva.
Ora al posto del giovane principe, c’era una creatura più adulta, matura, che non avrebbe mai commesso quell’errore, non avrebbe mai regalato la sua anima al Diavolo. Un giorno, poco prima che Bells entrasse nel castello alla Bestia arrivò un pacco speciale. E insieme trovò una busta bianca con un sigillo rosso e il nome del Diavolo, si chiamava Andrè Moseley.
Un nome comune all’apparenza, ma per la Bestia no. Quel nome gli ricordava quanto era stato ingenuo e di come aveva buttato nel vento gelido, la sua vita e tutto ciò che e riguardava, come il Passato, il Presente e il Futuro che non poteva avere. Dentro il pacco c’era un libro, dalla copertina blu: Il Bacio, questo era il titolo che era scritto con inchiostro rosso, in bella mostra e circondato da rose rosse che sanguinavano, una perfetta combinazione di terrore. Aprii la prima pagina e lì c’era scritta solo una parola, una parola che fece risvegliare la sua paura più profonda: Addio.

La prima pagina del libro era scritta con la macchina da scrivere, si poteva notare dall’inchiostro che si formava a chiazze nelle pagine ingiallite dal tempo. Non lesse mai quel libro, aveva troppa paura, ma anche una certa venerazione. Adorava quel libro, per qualche strano motivo, era attratto da lui. Sentiva di dover avere paura, ma quella paura non arrivava. Era pronto a sentire i brividi a migliaia nella schiena, ma questi non arrivavano mai. Aprii la porta segreta della stanza, e davanti a lui vide il libro. L’angoscia in lui si stava diffondendo come una chiazza d’olio in una pozzanghera di acqua chiara. Prese dolcemente il libro fra le mani e lo aprì sempre alla prima pagina rileggendo, forse per la millesima volta, quella parola. Non andò mai oltre la prima pagina. Iniziò a provare un odio profondo per quella maledetta persona. Lui era stato l’artefice della sua stessa vita infernale. Lui aveva mentito e fatto errori ripetutamente, ora non doveva dare la colpa a quell’estraneo, ma era più forte di lui. Qualcosa d’invisibile lo trascinava nel pozzo profondo dell’odio. Ormai c’era troppo dentro da dimenticare tutto. L’ultimo petalo era caduto e questo risuonava in mente come un campanello d’allarme. Sentii da dietro la porta Lumiere che arrivava, uscii subito dalla stanza, posando di corsa il libro sull’angolo del tavolino.
Era arrivato all’angoscia totale, a quella dolorosa tristezza che può facilmente diventare follia. In quel momento pensava che l’unica soluzione potesse essere la morte. Uccidersi avrebbe risolto qualsiasi cosa. Non dover soffrire più per nessuno, non dover far soffrire gli altri e liberarsi da tutti i problemi. Ma questo comprendeva l’inferno, ma a lui che interessava, ci sarebbe andato comunque. In quel momento la prospettiva dell’Inferno, non poteva essere più dolce. Il suo cuore, ormai, era diventato un cimitero, dove c’erano conficcate le croci dei suoi dolori. Il prezzo della morte, per lui, era vivere la sua vita. Il tempo non era più suo, quell’essere non aveva un tempo in quegli occhi, il tempo era finito quando ha iniziato a odiare se stesso. In quel momento prese carta e penna e iniziò a scrivere la lettera che già doveva essere scritta da molto tempo. Le sue lacrime amare macchiavano il foglio, ma non le asciugava, le faceva scivolare finchè non cadessero. Scrivendo quella lettera stava fuggendo, scappando via da tutto. Quel castello, la sua casa, gli ricordava troppo cos’era e cosa poteva continuare a essere e poi tutto sa di lei. Il castello sa di lei. L’aria sa di lei. Per quanto lui ci provava lo sapeva che non sarebbe mai riuscito a dimenticarla. Non sarebbe riuscito a guardare avanti e nemmeno a voltarsi indietro. E allora perché stava continuando a piangere se era cosciente di tutto? Perché i suoi occhi erano rossi e continuavano a uscire lacrime? In fondo lo sapeva che, per quanto possa fare, non sarebbe mai riuscito a cancellare ciò che era stato un tempo. Non sarebbe mai riuscito a fuggire dal passato. In un modo o nell’altro una parte di lui preferiva ritornare il principe cattivo con cui ormai era abituato a vivere. Finì di scrivere la lettera. La guardò un ultima volta e poi la infilò in una busta e la sigillò per bene. È consapevole che forse nessuno la troverà e la leggerà mai. Perché ormai era rimasto solo. Si alzò lentamente e accarezzò la sedia, posò la lettera sopra la scrivania e uscì dalla stanza, dirigendosi verso il prato che non vedeva da anni. Si sedette sul prato e iniziò stare immobile, per godersi quel sole che i suoi occhi non vedevano dall’Età d’Oro del principe. Iniziò a piangere di nuovo, ma questa volta le lacrime avevano un sapore diverso, erano dolci. Ormai era in pace con se stesso, aveva fatto la scelta che non lo facesse soffrire. Infatti, mentre piangeva, prese il coltellino che si era messo in tasca poco prima e si tagliò le vene, sorridendo alla vista del suo sangue…
  
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