Insanità

 Le lacrime cominciavano a rigare il suo volto, la tristezza a prendere il sopravvento; senza nessun motivo apparente. Non capiva neanche lo stesso ragazzo, il perché di tutto quell’affollamento nella sua mente.
Trapelavano immagini scure, poco chiare, saettanti. Nei suoi occhi vi era rassegnazione, celata, nascosta: non avrebbe mai ammesso di star male.
Tra le sue labbra vi erano fin troppe parole, che annegavano tra saliva, lacrime e rimpianti. Non avrebbe mai pronunciato una sola vocale, un solo accenno, un solo richiamo che poteva indirizzare al suo essere; perché la sua anima candida, pulita, diversa era tutto ciò che il mondo avrebbe sempre odiato.
Per questa ragione si limitava a star zitto, piangere in bagno, asciugare le calde lacrime ed uscire come se nulla fosse successo.
Quando qualcuno pronunciava il suo nome si limitava a sorridere, rispondere se qualcuno aveva fatto una domanda o tacere – sempre sorridendo.
Poi entrava nel suo mondo, fatto di note, musica, speranze, sogni mai rivelati.
Sì, sogni.
Perché Kouyou era un sognatore come pochi; ci metteva l’anima, in quello che immaginava. Ci credeva davvero, in quello che faceva. Ed era sicuro, che un giorno, lui e la sua adorata chitarra avrebbero sfondato.
Che un giorno… Sì, che un giorno sarebbe riuscito a vincere tutto e tutti.
Ma fino ad allora non vi era molto da fare, quindi contava solo su sé stesso quando avrebbe voluto tanto approfondire dei rapporti di amicizia strettamente superficiali.
Era solo un diciassettenne in fondo; aveva tutta la vita davanti.
Anche se a parer suo, era fin troppo corta.
E poi succedeva : Kouyou preso dallo sconforto tentava diversi tentativi di suicidio. Soggetto strano eh?
La voleva vivere come si deve, la vita. Ma la sua famiglia era costantemente in debito, quindi lui era costretto a lavorare part-time in una pizzeria ogni sera, da amici di famiglia.
La sua vita era un inferno. Studiava, sì, per pensare ad altro nell’arco della giornata. Qualche volta cominciava anche a cantare… Ma si rendeva conto di distruggere gli apparati acustici delle persone che lo circondavano, quindi quando poteva evitava.
La persona che amava era morta, in un incidente. Il ragazzo aveva la sua stessa passione; suonare la chitarra. Solo che era meno bravo del primo e qualche volta ci prendeva gusto nel correggerlo.
Lo sognava ogni notte, sussurrava il suo nome con malinconia e dolcezza ed ogni qualvolta che tentava di darsi il colpo di grazia pensava a lui, Yuu; di sicuro non avrebbe mai voluto che succedesse una cosa del genere.
Quindi, a quel punto, smetteva di fare cose insensate.
Era un rapporto delicato il loro, potevano essere paragonati a due piatti di una bilancia: se uno sgarrava anche solo di un soffio l’altro ne risentiva e si sbilanciava.
Gli mancava, ma la sua vita sarebbe continuata ed era inutile piangersi addosso.
Anche se quasi ogni giorno lo andava a trovare, al cimitero.
 

• Ti amo Yuu.

Diceva, accanto alla sua tomba con la loro canzone che risuonava nelle cuffie.
 

• Ti amo Kouyou.

Immaginava di sentire.