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Autore: applestark    12/05/2012    2 recensioni
Tutto inizia dal matrimonio di Tom Fletcher e Giovanna quando Juliet, un invitata qualunque, annoiata dalla festa si incammina nel giardino e si arrampica ad un albero.
Dalla storia: " -No- esclamai seria. –Stai fermo lì, Poynter!-
Lui si bloccò, guardandomi di scatto e alzando lo sguardo. –Chi sei?- domandò con un sorriso da idiota.
-Juliet Flanagan, cugina della sposa-
Sbuffai.
-Voglio scend…-
Mi bloccai, il ramo al quale mi reggevo si stava spezzando. Le scarpe precipitarono giù, finendo accanto ai piedi di quel tipo che intanto rideva, continuando a fumare tranquillamente.
-Mi lascerai morire?- chiesi muovendo i piedi, nel vuoto trattenendomi con le unghie al ramo quasi spezzato."
Enojy ;)
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dougie Poynter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ehm...salve a tutti! Altra fanfic sui McFly! (si è capito che li adoro u.u)
Comunque... ero così depressa che il mio caro Tom sposava Giovanna e non me che stanotte
ho sognato questa storiella... hahaha, dai, w gli sposi!
Spero che vi piaccia, vedrò di aggiornare al più presto.
Recensite, accetto le critiche u.u
Baci baci, stargirl.





Mi sentivo davvero fortunata a partecipare al matrimonio di mia cugina Giovanna, infondo I McFly erano molto conosciuti , e non solo in Inghilterra, sarei stata invidiata da tantissime fan, tipo la mia migliore amica.
Nonostante questo, da Irlandese Doc, non mi sentivo molto a mio agio tra tutti quegli inglesi, specialmente perché non conoscevo quasi nessuno se non i genitori di Giovanna, la sposa stessa e suo marito , ci eravamo incontrati l’anno precedente per una cena natalizia e avevamo scambiato quattro chiacchiere.
Per tutta la cerimonia me n’ero stata in disparte , applaudendo al bacio degli sposi, piangendo allo scambio delle fedi, lanciando fiori e riso e a sorridere a tutti gli invitati, zii che mi dicevano che ero cresciuta, prozii che si lamentavano che non mi ero più fatta sentire….cose del genere.
Indossavo un vestito rosso chiaro con lo scollo a barca, lungo fin sotto il ginocchio e con un cinturino più giù del seno. Le scarpe avevano dei tacchi modestamente alti, data la mia singolare altezza e i capelli li avevo lasciati mossi e sciolti. Potevo benissimo passare inosservata , me ne stavo al mio posto, seduta accanto ad altre cugine civettuole e osservavo ogni singolo dettaglio, ogni scena, i sorrisi del testimone, un ragazzo di bellezza quasi estenuante, mi ricordava Hercules, doveva essere Danny Jones; la sua ragazza, miss Inghilterra non era molto carina, mentre la ragazza del batterista, Harry, aveva l’aria di una che sa divertirsi. Il bassista, Poynter se non erro, ex ragazzo di una delle mie cantanti preferite, Frankie delle Saturdays, sembrava solo e sconsolato.
Tutto procedeva liscio, Gi e Tom sembravano così felici che provavo invidia, un formicolio nelle mani e nelle ginocchia, desideravo che qualcuno mi amasse come quel ragazzo amava mia cugina. Stanca e annoiata di vedere quelle scene da film americano a lieto fine mi incamminai, con la scusa di andare al bagno, verso l’interno del giardinetto in cui so stava svolgendo la cerimonia. Non c’era nessuno, si sentivano solo gli uccellini cinguettare e nessun imboscato si era messo appartato a fare cosacce con il proprio amato o amata. Vi era un albero sulla destra, forse una quercia, maestoso e possente , mi venne voglia di costruirvi sopra una casetta di legno come l’avevo a Dublino.  Mi guardai intorno, come quando stai per attraversare la strada in una città trafficata e poi mi slacciai le scarpe beige, stringendole in mano. Mi alzai un po’ la gonna di tulle del vestito e iniziai ad arrampicarmi sull’albero  come una scimmia. Mi piaceva il pericolo e il verde, perché sprecare il mio tempo a sorridere agli sposi?
Arrivata alla cima osservai tutto il panorama tenendomi stretta a un ramo, il vestito tirato fin sopra le cosce e le scarpe con l’altra mano.  Diedi un mezzo urletto dondolando le gambe su e giù, su e giù, intanto iniziavano con le ballads, e tutte le coppiette che si stringevano tra loro, sussurrandosi paroline dolci. Feci un espressione disgustata e iniziai a canticchiare un motivetto popolare del mio paese, non vedevo l’ora di tornare a casa.
Tutto quel magico momento fu rovinato da un rumore. Guardai in basso preoccupata e solo in quel momento mi resi conto di stare su una quercia, al matrimonio di mia cugina. Mi avrebbero presa per pazza ma stavo troppo in alto.
“Come fai a scendere, Juliet?” chiesi a me stessa nel panico.
Ancora quel rumore di passi, si faceva sempre più vicino. Non doveva essere una donna perché sennò avrei sentito i tacchi produrre quel rumorino tic tac, tic tac, tic tac…
-Oh God-
Sentii la voce di qualcuno , in perfetto inglese, esclamare confuso. Era la voce di un ragazzo, mi sporsi lievemente muovendo il braccino timidamente.
-Oh God- ripeté lui, si trattava dell’ex ragazzo di Frankie. Poynter….mi sfuggiva il nome.
-Aiutami- dissi in tono preoccupato
-Come faccio? Tu che ci fai su un albero?- chiese lui prendendo un’ampia boccata dalla sua sigaretta.
-Mi stavo annoiando. Fai qualcosa!- lo incitai
-Chiamo….chiamo qualcuno dai-
-No- esclamai seria. –Stai fermo lì, Poynter!-
Lui si bloccò, guardandomi di scatto alzando lo sguardo. –Chi sei?- domando con un sorriso da idiota.
-Juliet Flanagan, cugina della sposa-
Sbuffai.
-Voglio scend…-
Mi bloccai, il ramo al quale mi reggevo si stava spezzando. Le scarpe precipitarono giù, finendo accanto ai piedi di quel tipo che intanto rideva, continuando a fumare tranquillamente.
-Mi lascerai morire?- chiesi muovendo i piedi, nel vuoto trattenendomi con le unghie al ramo quasi spezzato.
-Sei stupida- fece lui lanciando via il mozzicone di sigaretta
-Forse…ma…anche tu lo sei! Aiutami cavolo! Non farmi essere volgare!- urlai.
-Mi piacciono le ragazze volgari- mi sorrise alzando un sopracciglio.
-Sei idiota come dicono- borbottai
-Chi lo dice?- chiese Poynter stringendo le braccia al petto
Diedi un urlo chiudendo gli occhi, avevo paura. Se sarei caduta dall’albero avrei detto addio a tutti i miei sogni nel cassetto! Se ne avevo ancora…
-La gente- gli risposi guardandolo con uno sguardo che implorava aiuto
A quel punto sorrise, un sorriso sghembo che trovai carino e si tolse via la giacca dello smoking arrampicandosi all’albero lentamente , senza un minimo di agilità.
-Come fai a conoscermi?- domandò ancora , mentre saliva sulla quercia.
-Sei l’ex di…- mi bloccai portandomi la manina destra sulla bocca,  era tipico di me fare figuracce.
Mi sorrise, come per dire che era tutto okay e mi porse la mano.
-Dai…prendi la mia..mano- disse con un tono che risultò essere dolcissimo.
Annuii stringendomi alla sua mano, mentre il ramo si staccava lentamente dalla quercia.
-Ho paura- ammisi
-Anche io, è la prima volta che salgo su un albero-
-Eretico- esclamai facendogli una mezza linguaccia e man mano che iniziavamo a riscendere, l’altezza diminuiva e mi sentivo meno preoccupata.
Improvvisamente però le mie mani, sudate, scivolarono lungo il tronco e caddi. Il botto fu minimo ma credo che il bassista si spaventò molto. Il suo tono era quasi disperato.
-Non ricordo come ti chiami, qualcosa con la J, sei viva?- urlò scendo velocemente giù dall’albero e scuotendomi, toccandomi il braccio con la sua mano calda e liscia.
Mi mossi svogliatamente verso il suo lato e alzai un braccio.
-Calmati. Sono qui! Viva!-
-Amen- esclamò guardando verso il cielo all’imbrunire.
Aveva gli occhi azzurri, chiarissimi più dei miei e rimasi ad osservarlo per un po’, mi piaceva da quella prospettiva.
-Come hai detto prima…che ti piace Frankie?- disse intono scherzoso
-No..le Sats- dissi in risposta io mettendomi a sedere e aggiustandomi il vestito, avevo le mutande da fuori. Lo guardai avvampando.
-Hai le mutandine verdi, oddio!-
Sbuffai arrossendo, le guance erano caldissime.
-Sei irlandese scommetto-
Mi alzai e mi portai le mani al viso. –Ti prego smettila-
Scoppiò a ridere, era dolce il suono della sua risata.
-Scusami dai-
-Ci siamo conosciuti in modo buffo- sorrisi, sistemandomi il vestito e pulendomi un po’ le ginocchia, sporche di terriccio.
-Ricominciamo da capo-
Annuii piegandomi in due dalle risate e dandogli le spalle.
Un secondo dopo lo sentii picchiettarmi sulla spalla, era lievemente più basso di me.
-Mi scusi signorina ha da accendere?-
-Oh mi perdoni ma ho dimenticato la borsetta al tavolo degli invitati-
-Che peccato, io sono Dougie Poynter, piacere di conoscerla signorina- disse scimmiottando un inchino
Presi la sua mano sorridendo – Piacere mio, sono Juliet Sarah Flanagan, mi chiami Julls-
Scoppiò a ridere facendomi fare una piroetta e poi mi strinse, iniziando a dondolare.
-Le ho salvato la vita, merito un ballo?-
-Credo di si-
 risposi ridendo e portai una mano sulla sua spalla, mentre lui faceva scorrere la sua lungo il mio fianco, muovendoci piano al ritmo di una canzone lenta e romantica che stavano ballando al matrimonio.
-Forse dovremmo andare di là- dissi storcendo le labbra
-Nah-
-Nah?-
-Nah.-
Scoppiammo entrambi a ridere.
-Scommetto che inizierebbero a prendermi in giro-
-Dev’essere divertente-
-Allora metti le scarpe e andiamo- disse sorridendo lasciandomi andare un attimo, il tempo di infilarmi le scarpette e chiudere la cinghia, sistemarmi i capelli e poi mi prese sotto braccio, ritornando dagli sposi.
-Uno…due…tre- sussurrò piano e poi mi strinse di nuovo come poco prima. Giovanna mi guardò strizzandomi l’occhio, le mie cugine mi indicavano con invidia e il chitarrista dei McFly rideva.
-Avevi ragione- gli sussurrai all’orecchio e lui fece spallucce, accarezzandomi la schiena mentre ballavamo piano.
Non potevo crederci, dalla noia mortale a un lento con il bassista, l’ex di Frankie.
Ridacchiai e Dougie mi osservò con fare interrogativo.
-Erano secoli che non ballavo con qualcuno, forse dal liceo-
-Anche io, sai? Non mi innamoro mai-
-E questo che centra?- mi mordicchiai il labbro
-Nulla-
Sorrisi semplicemente e appoggiai la testa alla sua spalla, proprio nell’incavo del collo, potevo sentire il fresco odore della sua colonia misto alla puzza di tabacco.
Dondolammo così per quasi tre canzoni, poi partirono i balli movimentati e ci scatenammo come due idioti.
Il miglior matrimonio della mia vita.
 
Ci credete che mi accompagnò persino a casa?
-Grazie- borbottai assonnata  Sull’uscio della porta.
-E’ un vizio quello di stare scalza?- mi chiese appoggiando un braccio sulla porta d’entrata
Ridacchiai. –Sono uno spirito libero-
-Così libero da non concedermi il numero di telefono?- mi scrutò attentamente
Guardai in alto ridendo, ci stava provando con me!
-Dammi il braccio-
Senza pensarci due volte si sbottono i bottoncini della camicia al polso e si tirò la manica su.
Presi il mio rossetto rosso dalla borsetta e gli segnai il mio numero sul braccio, ridendo come un ossessa.
-Grazie Julls-
-Nah-
-Nah?-
-Nah-
Ridemmo ancora, poi mi accarezzò la guancia e arricciò il naso.
-Buonanotte-
-Notte-
Mi diede le spalle e ritorno verso la sua macchina, intanto io chiusi la porta di casa a chiave e mi lasciai scivolare a terra, ero felicissima!
  
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