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Autore: adelfasora    12/05/2012    2 recensioni
< Fai sogni erotici su LeoPì. >
< No. > E smettila di tirarlo in ballo, avrebbe voluto aggiungere.
< Hai piantagioni di marijuana nel giardinetto della scuola, e la spacci illegalmente. >
< No. > Che un manicomio se la venga a riprendere.
I danni collaterali di non rivelare anche la minima piccolezza alla propria amica. Sottolineo: qui si parla di vera amicizia. Forse malsana, fate un po’ voi.
_____________________________
Ennesimo contest. Sono proprio malata.
[Fly to the infinite-Luna Ginny Jackson]
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick: adelfasora.

Generi: Comico, commedia.
Rating: Verde.

Introduzione: I danni collaterali di non rivelare anche la minima piccolezza alla propria amica. Sottolineo: qui si parla di vera amicizia. Forse malsana, fate un po’ voi.

Segreto

[Momento qualsiasi in un luogo qualsiasi.]

«No, Lia, per l’ennesima volta, fatti gli affari tuoi.»

«Ifigenia fu immolata su un altare da quel fedifrago del padre proprio perché andò da lui, che per inciso era bloccato su una nave pronta per la guerra, senza chiedere maggiori spiegazioni..»

«A pensarci è stata davvero stupida.»

«Ma non cercare di cambiare argomento! Tu d e v i  d i r m e l o!»

«Ma nemmeno se quella sotto forma di cervo mi si presenta accompagnata da Artemide.»

«Perché continui a tirare fuori questa storia?»

«In realtà è mitologia, ma sei tu quella che parla a sproposito.»

«Credi di potermi circuire perché sai che mi piacciono i paragoni epici, ma non hai ancora visto l’Achille che è in me.»

«Proprio Achille? Ricordati del tallone, io ci penserei due volte prima di una scelta simile.»

«Non infierire, che potrei rinfacciarti ieri sera, avresti fatto invidia alla musa Erato, con la tua versione di lirica corale a perforare il mio timpano.»

Per qualche minuto tutto si calmò. Ma il silenzio fu breve.

«Sei lesbica e innamorata di me? E’ questo che non vuoi dirmi? Non ci sarebbe niente di male, anzi.»

Troppo breve.

«Io non sono .. oh, ma perché dovrei parlarne con te?»

«Stavi cedendo!»

«No.»

«Sì.»

«No.»

«Lo sai che con me è tutta una guerra persa.»

«Certo, hai proprio ragione.»

«Ti piace Leopoldo di III F.. lo sapevo!»

«Certo.»

«Nessuna reazione. Non arrossisci nemmeno?»

«Certo.»

«Ti piace la cioccolata?»

«Certo.»

«Sei finita nel bagno dei maschi?»

«Cer.. ehi!»

«Beh, almeno un’interiezione me la meritavo, giusto.»

«Smettila.»

«La risposta è retorica e scontata.»

«La mia non era una domanda. Più che altro una supplica.»

«Fa lo stesso, la mia risposta non cambia. Sono ferma e respiro come una roccia.»

Non c’è speranza.

[Ordine cronologico sparso.]

La giornata continuò in quel modo. E anche la seguente. E tutto questo perché aveva buttato lì un << No, niente >>.  Avere un’amica impicciona e mamma chioccia non è il massimo. Dolce e sempre vicina, ma apprensiva, esagerata, esasperante, schizzata. In quei momenti scatenava anche nei santi in paradiso degli istinti omicidi.

«Fai sogni erotici su LeoPì.»

«No.» E smettila di tirarlo in ballo, avrebbe voluto aggiungere.

«Hai piantagioni di marijuana nel giardinetto della scuola, e la spacci illegalmente.»

«No.» Che un manicomio se la venga a riprendere.

«Mi vuoi bene?»

«No.»

«Come no?»

«Ora no.»

Silenzio. Ma non era nella sua natura, proprio no.

«Il test di gravidanza è uscito positivo?»

Delia per poco non cadde dal marciapiede.

«Lia?!»

«sì, sì.. scherzavo, tanto lo so che sei vergine.»

Oddio.

«Ti vergogni di qualcosa?»

«Che cosa devo rispondere per fare latino in pace?»

«Puoi anche non rispondere e partire con un elenco accurato di tutte le cose che mi hai tenute nascoste.»

«Lia, dai..»

«Ora che ci penso.. ma tu ti chiami davvero Delia? Oppure l’hai scelto solo perché era un nome cool e in realtà ti chiami Ermengarda come la nonna? O Gianmariacarmela? Oppure Gertrude?»

«Lia!!»

«Hai ragione. Tua madre ha troppo buon gusto per farmi un affronto simile. Ti immagini a chiamarti così?»

«Lia.. latino.»

«Va bene.»

«Dì la verità, a undici anni portavi ancora il pannolino, e qualcuno ha visto delle imbarazzanti foto di recente!»

«No!»

«Uff..»

[Durante la guerra dei cent’anni.]

«Povera Giovanna d’Arco, non trovi? Paladina e uccisa, perché devono fare tutti questa fine??»

«Non mi sono mai posta il problema.»

«E come mai? Cioè, lei rappresenta l’indipendenza di un paese, ha un ideale, e nonostante sia donna fornita di tette, culo e problemi “al sangue” ha le redini di un esercito in tempi in cui regnavano degli stupidi uomini!»

«Sei un tantino megalomane.»

«Hai copiato il compito dal secchione sfigato di classe e adesso non sai come rifiutare il bacio da contratto e il volto brufoloso?»

«Cosa?!»

«Nemmeno la tecnica dell’infilare domande fuori tema ha funzionato, peccato.»

Si sentì un tonfo: Delia, alzando gli occhi al cielo e sbuffando esausta, si era gettata, sconfortata, sul tavolo della cucina, pronta a tagliarsi le vene con il primo coltello a portata di mano.

[Molti stressanti giorni dopo.]

«Dai dai dai dai dai dai dai da..»

«Ok! Adesso basta!!!»

«Evviva!!»

«.. No, niente da fare.»

«Non puoi fare questo alla tua migliore amica, che quando eravamo piccole ti raccoglieva i capelli con coroncine di margherite..»

«Tutte quelle formiche, come dimenticarle.»

«.. e che ti ha sempre sostenuto, anche quando hai deciso di frequentare quel tipo occhialuto e balbuziente, che ha pianto sulla tua spalla, che ti ha rivelato i suoi lati più nascosti..»

«Ho mangiato il tuo ultimo marshmallow. Al campeggio del mese scorso. Quello nella capanna con i boyscout. Tu ci tenevi a mangiarlo con quel tipo sonostrafigononmitoccare, e io non ho saputo resistere. Ero anche a dieta per il nostro contratto amicale fatto con l’aglio e il bracciale del giuramento.. ti avevo promesso che non mi sarei depressa nel cibo e avrei mangiato sano come Dio comanda. Invece ho ceduto alla tentazione.»

«Come nella pubblicità del Leerdammer!»

«.. già.»

«Comunque credo non possa importarmene più di tanto. Se proprio ci tieni potresti comprarmi un pacco di patatine.»

«E perché non di marshmallow?!»

«I gusti cambiano, e poi si sa che il salato viene prima del dolce. Dopo sarà tempo per i marshmallow.»

E tra loro tornò a regnare sovrana la pace. Più o meno. Dato che gli amici hanno il vizio di interessarsi ai fatti tuoi. Porci amici veri. Mmmh.. pace amichevole? Proprio no.

«E poi non era nemmeno granché, c’era quel neo all’angolo della bocca che mi infastidiva.»

Vabbè.

Quattro invivibili settimane prima.

Era in una capanna sperduta, all’interno di una colonia di tende tirate su alla bell’e meglio. Intorno ad un fuoco i coach delle coccinelle e delle api gestivano la situazione. Odiava quel fenomeno dello scautismo.

E lei aveva fame.

Lia non aveva occhi che per quello stupido.. com’era che si chiamava? Sapeva solo che quell’unico, povero e tanto solo marshmallow la chiamava.

E lei aveva fame.

Ma Lia le aveva chiesto quell’insignificante favore, di utilizzarlo per avvicinarsi a quello lì.

E lei aveva fame.

Davvero troppa. Anche solo per osservare che l’amica aveva attaccato bottone senza bisogno del sostentamento, o per ricordarsi della promessa suggellata con Lia.

Aveva troppa, troppa fame.

E assoluto bisogno di quel marshmallow.

Nick: adelfasora.

Generi: Comico, commedia.
Rating: Verde.

Introduzione: I danni collaterali di non rivelare anche la minima piccolezza alla propria amica. Sottolineo: qui si parla di vera amicizia. Forse malsana, fate un po’ voi.

 

 

 

 

Segreto

 

 

 

 

[Momento qualsiasi in un luogo qualsiasi.]

«No, Lia, per l’ennesima volta, fatti gli affari tuoi.»

«Ifigenia fu immolata su un altare da quel fedifrago del padre proprio perché andò da lui, che per inciso era bloccato su una nave pronta per la guerra, senza chiedere maggiori spiegazioni..»

«A pensarci è stata davvero stupida.»

«Ma non cercare di cambiare argomento! Tu d e v i  d i r m e l o!»

«Ma nemmeno se quella sotto forma di cervo mi si presenta accompagnata da Artemide.»

«Perché continui a tirare fuori questa storia?»

«In realtà è mitologia, ma sei tu quella che parla a sproposito.»

«Credi di potermi circuire perché sai che mi piacciono i paragoni epici, ma non hai ancora visto l’Achille che è in me.»

«Proprio Achille? Ricordati del tallone, io ci penserei due volte prima di una scelta simile.»

«Non infierire, che potrei rinfacciarti ieri sera, avresti fatto invidia alla musa Erato, con la tua versione di lirica corale a perforare il mio timpano.»

Per qualche minuto tutto si calmò. Ma il silenzio fu breve.

«Sei lesbica e innamorata di me? E’ questo che non vuoi dirmi? Non ci sarebbe niente di male, anzi.»

Troppo breve.

«Io non sono .. oh, ma perché dovrei parlarne con te?»

«Stavi cedendo!»

«No.»

«Sì.»

«No.»

«Lo sai che con me è tutta una guerra persa.»

«Certo, hai proprio ragione.»

«Ti piace Leopoldo di III F.. lo sapevo!»

«Certo.»

«Nessuna reazione. Non arrossisci nemmeno?»

«Certo.»

«Ti piace la cioccolata?»

«Certo.»

«Sei finita nel bagno dei maschi?»

«Cer.. ehi!»

«Beh, almeno un’interiezione me la meritavo, giusto.»

«Smettila.»

«La risposta è retorica e scontata.»

«La mia non era una domanda. Più che altro una supplica.»

«Fa lo stesso, la mia risposta non cambia. Sono ferma e respiro come una roccia.»

Non c’è speranza.

 

[Ordine cronologico sparso.]

La giornata continuò in quel modo. E anche la seguente. E tutto questo perché aveva buttato lì un << No, niente >>.  Avere un’amica impicciona e mamma chioccia non è il massimo. Dolce e sempre vicina, ma apprensiva, esagerata, esasperante, schizzata. In quei momenti scatenava anche nei santi in paradiso degli istinti omicidi.

«Fai sogni erotici su LeoPì.»

«No.» E smettila di tirarlo in ballo, avrebbe voluto aggiungere.

«Hai piantagioni di marijuana nel giardinetto della scuola, e la spacci illegalmente.»

«No.» Che un manicomio se la venga a riprendere.

 

 

«Mi vuoi bene?»

«No.»

«Come no?»

«Ora no.»

Silenzio. Ma non era nella sua natura, proprio no.

«Il test di gravidanza è uscito positivo?»

Delia per poco non cadde dal marciapiede.

«Lia?!»

«sì, sì.. scherzavo, tanto lo so che sei vergine.»

Oddio.

 

 

«Ti vergogni di qualcosa?»

«Che cosa devo rispondere per fare latino in pace?»

«Puoi anche non rispondere e partire con un elenco accurato di tutte le cose che mi hai tenute nascoste.»

«Lia, dai..»

«Ora che ci penso.. ma tu ti chiami davvero Delia? Oppure l’hai scelto solo perché era un nome cool e in realtà ti chiami Ermengarda come la nonna? O Gianmariacarmela? Oppure Gertrude?»

«Lia!!»

«Hai ragione. Tua madre ha troppo buon gusto per farmi un affronto simile. Ti immagini a chiamarti così?»

«Lia.. latino.»

«Va bene.»

«Dì la verità, a undici anni portavi ancora il pannolino, e qualcuno ha visto delle imbarazzanti foto di recente!»

«No!»

«Uff..»

 

[Durante la guerra dei cent’anni.]

«Povera Giovanna d’Arco, non trovi? Paladina e uccisa, perché devono fare tutti questa fine??»

«Non mi sono mai posta il problema.»

«E come mai? Cioè, lei rappresenta l’indipendenza di un paese, ha un ideale, e nonostante sia donna fornita di tette, culo e problemi “al sangue” ha le redini di un esercito in tempi in cui regnavano degli stupidi uomini!»

«Sei un tantino megalomane.»

«Hai copiato il compito dal secchione sfigato di classe e adesso non sai come rifiutare il bacio da contratto e il volto brufoloso?»

«Cosa?!»

«Nemmeno la tecnica dell’infilare domande fuori tema ha funzionato, peccato.»

Si sentì un tonfo: Delia, alzando gli occhi al cielo e sbuffando esausta, si era gettata, sconfortata, sul tavolo della cucina, pronta a tagliarsi le vene con il primo coltello a portata di mano.

 

[Molti stressanti giorni dopo.]

«Dai dai dai dai dai dai dai da..»

«Ok! Adesso basta!!!»

«Evviva!!»

«.. No, niente da fare.»

«Non puoi fare questo alla tua migliore amica, che quando eravamo piccole ti raccoglieva i capelli con coroncine di margherite..»

«Tutte quelle formiche, come dimenticarle.»

«.. e che ti ha sempre sostenuto, anche quando hai deciso di frequentare quel tipo occhialuto e balbuziente, che ha pianto sulla tua spalla, che ti ha rivelato i suoi lati più nascosti..»

«Ho mangiato il tuo ultimo marshmallow. Al campeggio del mese scorso. Quello nella capanna con i boyscout. Tu ci tenevi a mangiarlo con quel tiposonostrafigononmitoccare, e io non ho saputo resistere. Ero anche a dieta per il nostro contratto amicale fatto con l’aglio e il bracciale del giuramento.. ti avevo promesso che non mi sarei depressa nel cibo e avrei mangiato sano come Dio comanda. Invece ho ceduto alla tentazione.»

«Come nella pubblicità del Leerdammer!»

«.. già.»

«Comunque credo non possa importarmene più di tanto. Se proprio ci tieni potresti comprarmi un pacco di patatine.»

«E perché non di marshmallow?!»

«I gusti cambiano, e poi si sa che il salato viene prima del dolce. Dopo sarà tempo per i marshmallow.»

E tra loro tornò a regnare sovrana la pace. Più o meno. Dato che gli amici hanno il vizio di interessarsi ai fatti tuoi. Porci amici veri. Mmmh.. pace amichevole? Proprio no.

«E poi non era nemmeno granché, c’era quel neo all’angolo della bocca che mi infastidiva.»

Vabbè.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quattro invivibili settimane prima.

Era in una capanna sperduta, all’interno di una colonia di tende tirate su alla bell’e meglio. Intorno ad un fuoco i coach delle coccinelle e delle api gestivano la situazione. Odiava quel fenomeno dello scautismo.

E lei aveva fame.

Lia non aveva occhi che per quello stupido.. com’era che si chiamava? Sapeva solo che quell’unico, povero e tanto solo marshmallow la chiamava.

E lei aveva fame.

Ma Lia le aveva chiesto quell’insignificante favore, di utilizzarlo per avvicinarsi a quello lì.

E lei aveva fame.

Davvero troppa. Anche solo per osservare che l’amica aveva attaccato bottone senza bisogno del sostentamento, o per ricordarsi della promessa suggellata con Lia.

Aveva troppa, troppa fame.

E assoluto bisogno di quel marshmallow.

 

 

 

 

 

 

 

 


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Questa shot ha partecipato al contest indetto da Luna Ginny Jackson, ora Whathername, classificandosi sesta, ottenendo il Premio Smile.

Yeah ùù

 


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