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Autore: Blu Notte    12/05/2012    0 recensioni
Bree ha solo 16 anni, ma è già duramente pressata dalla vita. Bree è ingenua, umile, e ha i capelli tinti di blu.
Potrà qualcuno udire la sua supplica silenziosa, raccoglierla, e permetterle di ricominciare a sperare?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Era venerdì.

Il vento era freddo e forte. Spingeva i pezzi di carta, le foglie, i mozziconi di sigaretta.. Forse stava facendo pulizia, spazzando un po'.

Le donne si tenevano una mano fra i capelli per non farseli scompigliare.

Andavano tutti di fretta.

Le madri con i bambini, gli uomini che tornavano da lavoro, un ragazzo a spasso con il cane..

Un signore la urtò, perché lei, a confronto con tutti loro, stava andando troppo piano.

Il signore si fermò e si voltò verso di lei, forse voleva chiederle scusa.

Lei lo guardò di rimando.

Vide che ce lo aveva già sulle labbra, glielo scorse in bocca. Quel leggero, prezioso “scusa”. Bastava solo una spinta così piccola per farlo uscire..

Ma il signore la mise a fuoco, e il piccolo “scusa” si dissolse sopra la sua lingua.

La scrutò con disappunto e indignazione, come se il solo fatto che lei esistesse fosse un insulto alla sua persona. Poi si voltò e tirò dritto.

Lei rimase un attimo ferma.

Osservò con i suoi grandi occhi marroni il signore allontanarsi.

La sua giacca nera, costosa, pulita. Il suo aspetto così professionale, così pulito e impeccabile.

Le avrebbe fatto piacere quello “scusa”, detto da lui.

La ragazza si voltò e proseguì.

I suoi capelli blu, del colore del mare, disorientavano sempre le persone.

Ma a lei piacevano così.

Il blu.. Il colore dell'acqua del cielo. Di blu c'erano mille tonalità. Chiaro, scuro, opaco, violaceo.

Anche l'azzurro non era che una sfaccettatura del blu. Con il suo verde acqua, cristallo, ceruleo, turchese..

Ci teneva che i suoi capelli fossero blu. Le piaceva acconciarseli, fermarseli con le forcine.

Farli scivolare nella piastra, farli diventare lisci e quieti come il mare in bonaccia.

Erano molto belli. Peccato solo che tutti, lungo quella strada di Torino, le lanciassero strane occhiate..

Lei abbassò lo sguardo. Affondò fino al naso nella sciarpa zebrata, si guardò le scarpe da ginnastica, e finse di non accorgersene.

Proseguì.

Provò ad aumentare il passo, provando a confondersi con tutta quella gente impegnata.

Ma la verità era che non aveva alcuna fretta.

Il tempo, in quel momento della giornata, ticchettava lento e monotono, e lei aveva la sensazione che ogni attimo rimbombasse assordante, da qualche parte nel cielo.

Tirò fuori dalla tasca dei jeans il suo cellulare. Un vecchio nokia, molto rotto.

Lo sbloccò per guardare l'ora.

Le 5:07. Aveva fin troppo tempo.. Come ogni giorno del resto.

Lo sfondo del suo cellulare era una donna dai capelli rossi, ricci. Sorrideva, un po' sorpresa, mentre guardava chi le aveva scattato la foto.

In quel momento, osservando il display del vecchio nokia, si accorse che l'icona dei messaggi lampeggiava.

Le era arrivato un messaggio? Non lo aveva nemmeno sentito vibrare.

Lo aprì.

Ciao, Bree. Siamo tutti in piazza, vieni? Kia

Sentì un sorriso spontaneo allargarsi sul suo volto.

Che bello! Non avrebbe dovuto stare fino alle otto da sola.

Non pensava che i suoi amici fossero in giro quel giorno. Le avevano detto che dovevano andare da qualche parte a Milano, a comprare della coca. Le avevano chiesto se voleva venire con loro, ma lei pensando che tornassero tardi aveva dovuto dire di no.

Non poteva rientrare dopo le otto.

Però che bello! Evidentemente avevano fatto presto.

Affrettò il passo, e rispose alla Kia.

Ciao Kia :) Si certo arrivo, dammi dieci minuti.

Inviò e poi ripose il cellulare.

Finalmente si sentiva come tutti gli altri, affrettata e con qualche pensiero per la testa.

Si infilò velocemente dentro un vicolo, lasciandosi alle spalle il flusso di gente.

Era pratica di Torino, era nata e vissuta lì fino ad allora. Fino ai suoi sedici anni e due mesi.

L'aria nel vicolo si fece immediatamente più fredda.

Sgusciava fra le case, prendeva velocità e la investiva spietatamente.

Aveva freddo alle gambe, i suoi jeans erano troppo leggeri. E sentiva le mani rattrappite. Provò a infilarsele nelle piccole tasche del giubbotto.

Ma d'altronde era più che normale che facesse freddo. Fra quattro giorni sarebbe stato Natale.

Le piaceva il Natale. Era pieno di luci, plaid, e profumava di cioccolato.

Torino, addobbata ogni anno, le metteva sempre dentro una grande allegria.

Uscì dal vicolo, e si trovò in una strada secondaria, un po' stretta, meno frequentata.

Proseguì rapida superando un signore anziano che parlava con il giornalaio. Un marocchino per terra che vendeva occhiali. Una signora indaffarata con quattro borse..

Svoltò un angolo. Una vecchia strada in cui il traffico era vietato, dovette stare attenta a evitare tutti i piccioni.

Poi si trovò di fronte alle scale di pietra, e prese a salirle.

In cima, si trovò nella piazza rialzata di fronte a una vecchia chiesa sprangata e inutilizzata.

Lì, come sempre, c'erano i suoi amici.

Erano quasi tutti seduti sui quattro scalini che portavano alla chiesa. Alcuni erano in piedi mentre fumavano una sigaretta.

Si voltarono verso di lei quando la videro.

C'erano tutti.

La Kia, della sua età e sua compagna di classe. Frequentavano entrambe una scuola professionale, ma, se non fosse stato per i propri genitori, Kia ne avrebbe fatto a meno.

Era una persona estroversa, e si mostrava decisa e tosta.

C'era Dennis, un tipo grosso, che lei trovava molto somigliante ad un simpatico orso bruno. Parlava poco, ma si diceva che picchiasse tanto.

Rayan, il più grande del gruppo, ventisei anni a Gennaio. Era quello che scarrozzava tutti se si doveva andare un po' più distante, e che qualche volta forniva fumo e droga.

Era bello, e aveva sempre sul volto un sorrisetto furbo e soddisfatto.

Megan. Una ragazza di colore, dagli spessi capelli neri raccolti in trecce. Era arrivata in Italia solo pochi mesi fa, non sapeva ancora dire una parola, ma tutti la avevano presa in simpatia.

Clara, una ragazzina di tredici anni. Venerava la Kia e la seguiva ovunque, anche se a lei la cosa irritava parecchio.

Leo, un ragazzo di ventidue anni, gay e il migliore amico della Kia. Era un piacere sentirlo parlare, con quei modi dolci e quella sua voce quasi femminile.. Era triste come la natura si divertisse a far nascere persone con il sesso sbagliato.

Si accorse con un piccolo sussulto che erano presenti anche Marco, e la sua nuova ragazza, Aisha. Erano seduti sugli scalini, lei in braccio a lui, e si stavano baciando.

Quando la videro smisero un istante. Lei le scoccò un'occhiata neutra, Marco una un po' divertita. Poi ripresero a baciarsi.

-Ehi, Bree!- La salutò la Kia.

-Ciao, Bree.-

-Ciao, Bree!-

-Bella, Bree!-

Le fecero eco Leo, Clara e Rayan.

Lei abbassò lo sguardo, e si avvicinò a loro sforzandosi di non guardare Marco e Aisha.

-Ciao ragazzi.- Disse loro, con un sorriso.

Megan ricambiò il suo sorriso, perché era una delle poche espressioni che non conoscevano differenze linguistiche.

I suoi denti brillarono sulla pelle scura.

Dennis le fece un cenno con il capo, burbero.

La Kia lanciò un'occhiata arrabbiata a Marco e ad Aisha, che non la avevano salutata. I due però non la notarono, perché erano troppo occupati.

Aisha aveva fatto scivolare la propria mano sotto la cintura dei jeans di Marco, mentre continuava a baciarlo..

-Vieni, Bree.- Sbottò la Kia, distogliendo lo sguardo. -Siediti qui.-

Lei obbedì. Si sedette vicino all'amica.

Avrebbe preferito che la Kia per messaggio le avesse detto che c'era anche Marco..

Non che volesse evitarlo, ma trovarselo lì davanti all'improvviso le aveva dato una strana sensazione.

Erano stati insieme per un po', loro due. Non per molto, a dire il vero.

Fino a quando non si era saputo che Marco la tradiva continuamente.

Bree in cuor suo non gli aveva mai dato veramente torto. Era un ragazzo molto carino, e si meritava una ragazza normale.. Una ragazza che lo facesse stare bene, con cui si potesse divertire, senza tutti i suoi problemi, le sue difficoltà.

No, non gli dava torto.

.. Solo ogni tanto si domandava come mai avesse giocato così con i suoi sentimenti.

Quando le aveva chiesto di mettersi con lui Bree aveva sorriso, e gli aveva affidato completamente tutto il proprio cuore. Non perché pensava che se lo sarebbe tenuto per sempre, sapeva che era più che altro un prestito.. ma credeva sinceramente che lo avrebbe trattato bene, che per quel poco tempo se ne sarebbe preso cura.

Quindi non si raccapezzava del modo in cui lo aveva gettato via, con sprezzo.

Aveva sofferto un po'.

Ma piano piano le era passata, e adesso stava bene.

Sì, tutto sommato, stava bene.

-Allora, piccolina, come va?- Le domandò Rayan, con il solito tono un po' tronfio. -Dove eri sparita?-

Bree lo guardò con simpatia. -Mi avevate detto che oggi sareste andati a Milano.- Gli fece notare.

Lui ghignò. -Già tornati.-

-È .. andato tutto bene?-

-Tutto liscio.- Intervenne la Kia, e la guardò. -Stasera ci aspetta una bella serata a base di coca. Ne avremmo presa un po' anche per te, ma so che tu preferisci di no.-

Bree scosse la testa. -Sai, Kia, che preferirei che non lo facessi neanche tu..-

-Anche io, Kia.- Intervenne Leo. -Arriverà il giorno che te ne pentirai.-

-Oh Dio! Non rompete le palle voi due.- Guardò prima Leo, poi Bree. -Vi ringrazio per il pensiero, ma sono abbastanza grande da poter scegliere da sola. Intanto non ho niente da perdere..-

Leo si sporse per scambiare un breve sguardo con Bree. Però non ribatté, sapevano entrambi che era inutile.

-Comunque, razza di benpensanti..- riprese Rayan, rivolgendosi a Bree, a Leo e anche a Megan -.. per voi abbiamo racimolato un po' di fumo. Siete contenti? Quello vi va bene, no?-

Bree si trovò a sorridere. -Oh, grazie Rayan!-

In quel momento le avrebbe fatto davvero piacere. Staccare la spina, di tanto in tanto..

-Ma figurati, bambolina. È un piacere. Ce l'ho in macchina, se aspetti un secondo te lo vado a prendere.-

-Ti accompagno.- Disse Bree, alzandosi in piedi.

Rayan la guardò, poi scoppiò a ridere. Si rivolse a Kia -Sai? Penso che quando la convincerai a passare a quelle serie sarà una di quelle persone che non riescono a farne a meno! Si farà tutti i giorni.-

Bree esitò appena sentendo quelle parole.

Le entrarono nelle orecchie e le si posarono con un tonfo in mezzo allo stomaco.

Ma durò solo un momento.

Vide con la coda dell'occhio Marco e Aisha che si baciavano sempre più spinti, le mani di lui sul suo sedere, e quella di lei che premeva dentro i suoi jeans.. e Bree si convinse di avere davvero bisogno di un po' di fumo.

Così seguì Rayan giù dalle scale di pietra, alla sua auto.

Si sedettero sui sedili anteriori e lui, con calma, iniziò a prepararle la canna.

Poi gliela passò insieme ad un accendino. -La signorina è servita.- Disse.

Bree sorrise mentre la prendeva in mano.

La accese, se la portò alla bocca e inspirò.

L'effetto fu immediato.

Il fumo sgusciò dentro di lei intorpidendole i sensi, provocandole un piacevole senso di nebbiosa confusione.

Non vedeva nulla di male in quello che stava facendo.

C'erano gli anestetici per il dolore fisico. Per quello dell'anima era forse differente?

  
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