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Autore: Silvia_sic    12/05/2012    7 recensioni
[Anthony Stark Jr]
"Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, sentivo solo i singhiozzi di mia madre, provocati dalle parole del comandante. Due parole che l'avevano distrutta. “Mi dispiace...” mi risuonavano nella testa, senza capire a cosa si riferissero.
-Cosa le dispiace?!- azzardai a chiedere, ma nessuno mi guardò e mi rispose. Come se in quella stanza non esistessi.
Forse avevo capito..."
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Iron Future'
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Dopo molto tempo ritorno con questa piccola one-shot. Innanzi tutto avverto che è narrata in prima persona da Anthony Jr, quindi scusatemi se non è venuta un granché... la narrazione in prima persona nn mi ha mai entusiasmato, comunque ritenevo che per questa ficcy fosse la scelta migliore :)

Bhè... ci leggiamo a fine pagina! Buona lettura!

 

 

Solo un bimbo

 

Ero in salotto, seduto a terra cercando di far funzionare il mio nuovo modellino di Iron Man miniaturizzato, era da un'ora, o forse più, che ci lavoravo, senza riuscir ad attivare i propulsori dal telecomando. Tutto sommato un pomeriggio fresco, quella mattina era piovuto, ma subito dopo il sole era comparso nel cielo in tutta la sua brillantezza; si sentiva il rumore delle onde che si schiantavano contro gli scogli, il profumo del mare aveva invaso la stanza, entrando dalla finestra aperta.

 

Papà mi guardava seduto sul divano, indossava jeans e la felpa grigia con la scritta “IRON” sulla schiena, quella mattina era stato alla Stark Industries e mi aveva portato alcuni componenti per finire il mio giocattolo. A volte mi dava consigli su come continuare la mia creazione, però non volevo che mi dicesse tutto, me la dovevo cavare da solo!

 

Mamma con indosso un leggero vestito blu primaverile, sedeva accanto a lui, che la teneva abbracciata, circondandole le spalle con un braccio, mentre lei rileggeva alcune pratiche della Stark Industries dal tablet che portava sempre con sé.

 

Mi guardai intorno: avevo fatto proprio un bel caos, era pieno di attrezzi ovunque! Dopo avrei dovuto rimettere a posto altrimenti qualcuno rischiava di farsi male.

 

-Ma uffa! Perchè non funziona?!?!-

 

-Non te la prendere, non può venirti tutto al primo colpo!- mi disse mio padre, sorridendomi.

 

-Non capisco dove sbaglio, eppure non credo di aver fatto male i calcoli!- esclamai, pensando attentamente a tutti i procedimenti che avevo fatto.

 

-Bhè, consolati col fatto che hai trovato un modo per non farli funzionare!- esclamò, cercando di farmi sorridere e riacquistare il buon umore. -Lascia che ti dia una mano, spiegami cosa hai fatto.- disse, scendendo dal divano e sedendosi accanto a me per terra.

Tutto quello che sapevo me lo aveva insegnato lui, portandomi nel suo laboratorio quando ero ancora più piccolo e seduto sulle sue ginocchia imparavo ciò che faceva.

 

Gli spiegai per filo e per segno tutti i procedimenti, che avevo apportato sul mio modellino, lui mi ascoltava, annuendo.

 

-Ora ho capito, hai fatto solo un piccolo errore di distrazione...- mi disse, dopo aver ascoltato le mie parole. Ero stupefatto. Aveva trovato l'intoppo solo ascoltando il procedimento che avevo eseguito. Osservai perplesso il modellino e poi riposai lo sguardo verso gli occhi di papà, attendendo un chiarimento.

 

-Sapete che se una persona col quoziente intellettivo normale vi ascolta, rimane scioccata!? Per capire di cosa state parlando c'è bisogno di una laurea in ingegneria!- enunciò la mamma, facendo ridere papà.

 

Non aveva tutti i torti, io ero un bambino fuori dal normale e mio padre: una mente geniale. Per quel poco che mi diceva della sua infanzia, anche lui, come me, aveva dimostrato di avere un elevato intelletto.

 

-Per adesso, quel che conta è capirci tra di noi, ora anche la mamma è in grado di costruire modellini Iron Man. Vero, campione?- mi domandò mio padre, alzando una mano per farsi battere il cinque.

 

Io annuii, ridendo e schiacciandogli il palmo della mano.

 

-Sì, come no! Quando inizierà ad andare a scuola, sarà lui ad insegnare agli altri bambini e non l'insegnante!- rispose mia madre, stando al gioco e mettendo il tablet da parte.

 

-Credimi, insegnerà anche agli insegnanti! Sono finito nei guai molte volte, correggendo i miei professori, ma alla fine avevo sempre ragione io!- Immaginai mio padre da ragazzo, che correggeva i suoi insegnati... chissà che litigate, visto la sua innata testardaggine.

 

-Io farò il bravo e non finirò nei guai! Puoi stare tranquilla!- esclamai, promettendo alla mamma di fare il bravo, quando inizierò ad andare a scuola.

 

-Bravo il mio angioletto! Tuo padre sarà anche un genio, ma ha l'innato potere di attirare i guai!- mi disse, sorridendomi.

 

-Tornando al tuo modellino...- disse papà, attirando la mia attenzione. Prese in mano il gioco, per poi aprire col cacciavite la parte vicino ai piedi dove erano posti i propulsori. Mi passò il giocattolo, dicendomi: -Guarda!-

 

Osservai attentamente la parte che mi indicò, poi mi accorsi dell'errore. Come avevo fatto a non accorgermene?!

 

-Il filo! Non l'ho collegato!-

 

-Esatto! Sistemalo e poi vedi se funziona!- esclamò, arruffandomi i capelli con la mano e tornando a sedersi sul divano vicino alla mamma, che gli si accoccolò accanto.

 

Collegai entrambi i fili all'antenna centrale, richiusi gli scudi e col telecomando accesi il mio nuovo giochino.

 

-Evvai funziona!!!- esclamai felice, seguendo con lo sguardo il giocattolo che, guidato dal telecomando, volava per il salotto.

 

-Bravo, campione!- si complimentò mio padre. Quando mi faceva i complimenti ero al settimo cielo, per me era molto importante la sua approvazione!

 

Squillò il telefono e Jarvis passò la chiamata a mio padre, mediante il vivavoce. Io spensi il giocattolo, per poi posarlo sul tavolo e cominciando a mettere in ordine tutti gli attrezzi sparsi per la stanza, cercando di far meno rumore possibile. La chiamata era da parte dello S.H.I.E.L.D., forse papà doveva andare in missione.

 

-Stark, sono il comandante Fury. C'è bisogno di Iron Man.- Era il comandante dello S.H.I.E.L.D., aveva una voce dura e ferma, non scherzava mai, sempre concentrato sul suo lavoro. Mi ero chiesto più volte se quell'uomo fosse veramente umano!

 

-Ciao, Nicky! È un piacere sentirti, io sto bene grazie!- esclamò mio padre, cercando di scherzare un po' col comandante, che tanto per cambiare non gradì l'accoglienza.

 

-Non c'è tempo per i saluti e ricordati che sono sempre un tuo superiore!- esclamò il comandante Fury, forse offeso per il soprannome con cui papà lo aveva salutato.

 

-Sì, Sì! Che succede?- chiese papà, non dando troppo peso all'ultima frase detta da Fury

 

-Un attacco aereo, non posso parlarne al telefono, ma è coinvolto anche l'FBI e la CIA. Ti invio le coordinate del luogo all'armatura. È una cosa seria, ci servi, Stark!- la sua voce sembrava allarmata, mio padre divenne di colpo serio. Avevo finito di sistemare e stavo ascoltando la chiamata, anche mia madre aveva l'aria preoccupata. Se c'era l'FBI, era presente sicuramente anche nonno James.

 

-Arrivo subito!- rispose mio padre, chiudendo la chiamata.

 

-Devo andare. Jarvis, preparami la piattaforma sul terrazzo con l'armatura più resistente.- ordinò a Jarvis, che preparò immediatamente l'armatura richiesta.

 

-Pensi che sarà pericoloso?- gli chiese mia madre, non riuscendo a mascherare la preoccupazione dalla sua voce.

 

-Fury era agitato. Sta tranquilla, andrà tutto bene come al solito! I buoni vincono sempre!- esclamò papà, cercando di rassicurare mamma.

 

-L'armatura è pronta, può partire.- avvertì la voce del computer.

 

-Allora, io vado, ci vediamo tra qualche oretta circa.- enunciò, per poi avvicinarsi a mamma, dandole un bacio. Mi venne vicino, abbassandosi alla mia altezza: -Quando torno voglio vedere tutte le funzioni del tuo giochino. Promettimi di fare il bravo con la mamma e di proteggerla a dovere.-

 

-Certo, come sempre!- gli risposi sorridendogli, lui mi sorrise e mi accarezzò la testa.

 

-Questa non mi servirà...- disse riferendosi alla felpa grigia che indossava. Se la tolse, rimanendo con una leggera maglia a maniche corte nera che risaltava il volume dei suoi muscoli, buttò disordinatamente l'indumento sul divano, ciò non approvato da mia madre, che però questa volta non ci diede peso.

 

-Mi raccomando, fai attenzione!- gli disse mamma leggermente preoccupata.

 

-Sarà un gioco da ragazzi! A dopo, ciao!- si diresse verso la porta del terrazzo e dopo lo vedemmo prendere il volo con l'armatura, allontanandosi veloce.

 

Credo che papà prendesse il suo lavoro di Iron Man come un gioco, ogni volta che tornava a casa da una missione mi raccontava tutto quello che aveva fatto. Un giorno mi piacerebbe anche a me usare un'armatura come la sua, dovrebbe essere divertente o almeno lui me lo descriveva così.

 

Ogni volta che c'era una missione, vedevo la mamma tesa e nervosa, suppongo stesse in ansia per papà. Ma che bisogno c'era?! Lui è Iron Man ed è imbattibile!

 

Papà era partito da 15 minuti circa e intanto io avevo riportato tutti gli attrezzi nel laboratorio. Tornato in salotto, trovai la felpa grigia accuratamente piegata e appoggiata sul tavolino e mamma ancora seduta sul divano che guardava fuori dalla finestra verso la direzione in cui papà aveva preso il volo con l'armatura. Mi sembrò preoccupata, allora decisi di dirle qualcosa per tranquillizzarla.

 

Mi avvicinai a lei, mi sedetti e le presi la mano. Lei mi guardò.

-Non devi preoccuparti per papà, sono sicuro che tornerà presto. Non può succedergli niente. Lui è Iron Man!-

 

Mi sorrise. -Hai ragione! Tuo padre è forte e non si farà niente! Sono sicura che sistemerà tutto!- Ora sembrava più tranquilla e rilassata.

 

-Vieni che ti preparo la merenda, oggi hai lavorato troppo sul tuo progetto e devi avere una fame da lupi!- In effetti avevo un po' di fame, andammo in cucina, mi sedetti su una sedia, ciondolando le gambe, che non riuscivano a raggiungere il pavimento e mamma mi preparò latte e biscotti.

 

Dopo ci mettemmo in salotto e mi misi a leggere un libro che mi aveva regalato la nonna Glorya. Mia madre mi insegnò a leggere appena imparai a parlare, non me lo impose lei, ma glielo chiesi io. Volevo imparare a leggere gli appunti di papà, anche se aveva una scrittura abbastanza strana, a volte non capivo proprio niente! Mamma mi ascoltava e mi disse che leggevo abbastanza bene per la mia età, cosa che mi rendeva molto fiero di me stesso.

 

Papà era partito da due ore e mamma si era completamente tranquillizzata e non era più in ansia, anche se a volte scorgevo i suoi occhi fissi sull'indumento grigio sopra il tavolino.

 

Ad interrompere la mia lettura fu la voce di Jarvis: -Sig.ra Stark, ci sono degli ospiti per lei. Li lascio entrare?-

 

Mia madre sembrò sorpresa, infatti non attendevamo nessuno. -Sì, falli pure accomodare.-

 

Ci alzammo dal divano per andare a vedere chi fosse, presi la mano alla mamma e ci dirigemmo verso l'atrio della casa. Neanche fatti tre passi che gli ospiti entrarono in salotto.

C'era nonno James con la sua divisa nera e la scritta “FBI” in giallo sul braccio destro; il comandante Nick Fury con un lungo cappotto nero come le tenebre e l'inconfondibile benda sull'occhio, che gli dava un'aria ancor più intimidatoria; l'agente Coulson, che avevo visto un paio di volte e una donna dai capelli ricci e rossi scuro con indosso un attillatissima tuta, che lasciava vedere tutte le sue forme.

Perchè erano venuti a casa nostra?! Cosa volevano?! Papà non era a casa, era a combattere.

 

Sentii mia madre sussurrare qualcosa. -No... no... no...- la guardai, mi mollò la mano e cominciò a fare segno di no con la testa, continuando a ripeterlo. Ma “NO” cosa?! I suoi occhi erano fissi sul comandante Fury, volsi lo sguardo verso di lui. Non mi era mai piaciuto, quell'uomo aveva troppo l'aria da superiore e non era mai simpatico!

 

Guardava mia madre dritto negli occhi, poi abbassò lo sguardo e con un leggero tono di voce disse: -Mi dispiace...-

 

A quelle parole mia madre cadde lentamente sulle ginocchia e cominciò a piangere. Non l'avevo mai vista piangere, mi fece uno strano effetto, vederla così mi faceva stare male. Poi non riuscivo proprio a capire perchè piangesse.

 

La ragazza dai capelli rossi si avvicinò a mia madre e la abbracciò, per consolarla. Suppongo che si conoscessero. Io ero lì, in piedi accanto a lei e continuavo a guardare mia madre che piangeva e Nick Fury che la osservava senza dire una parola. Posai lo sguardo su mio nonno, che teneva gli occhi bassi, guardando il pavimento.

 

Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, sentivo solo i singhiozzi di mia madre, provocati dalle parole del comandante. Due parole che l'avevano distrutta. “Mi dispiace...” mi risuonavano nella testa, senza capire a cosa si riferissero.

 

-Cosa le dispiace?!- azzardai a chiedere, ma nessuno mi guardò e mi rispose. Come se in quella stanza non esistessi.

 

Forse avevo capito...

 

-Dov'è il mio papà?- chiesi con voce abbastanza alta da farmi sentire. Fury mi lanciò uno sguardo, poi abbassò il capo, guardando verso il basso per non guardarmi negli occhi.

 

Li superai e percorsi il corridoio correndo fino ad arrivare all'entrata per vedere se mio padre era lì, tornai velocemente in salotto, terrorizzato di sapere la verità.

 

-Ti ho chiesto: Dov'è il mio papà!?- chiesi quasi urlando al comandante, afferrandolo per l'estremità del cappotto, cercando di essere preso in considerazione. Adesso mi stavo arrabbiando, dov'era mio padre?! Perchè nessuno me lo voleva dire?! Che gli era successo?! Volevo saperlo, anzi: Dovevo saperlo!

 

Il comandante mi guardò negli occhi, ma non mi rispose.

 

-Anthony...- mi richiamò mio nonno James, poggiandomi una mano sulla spalla. Mi voltai verso di lui, che si abbassò alla mia altezza. Non riusciva a guardarmi negli occhi e dopo alcuni secondi di silenzio, parlò: -Tuo padre non c'è più...-

 

-Papà è morto?!- feci quella domanda anche se sapevo perfettamente qual era la risposta. Il nonno annuì. Quell'affermazione fu come ricevere un potentissimo pugno nello stomaco.

 

Mio padre era morto, non c'era più... Stentavo a crederci, non avevo mai pensato che non potesse far più ritorno a casa dopo una missione. Non me lo aspettavo, trattenni le lacrime, dovevo essere forte e proteggere la mamma come avevo promesso a papà. Non dovevo più comportarmi da bambino, ora dovevo comportarmi da uomo come mio padre. Guardai mia madre, stava ancora piangendo, ma non forte come prima, mi avvicinai a lei. La donna dai capelli rossi, mi guardò per un secondo e subito dopo si allontanò da mia madre.

 

-Mamma...- lei mi guardò. I suoi occhi azzurri erano arrossati e le lacrime le rigavano il volto, bagnandole le guance. Non riuscii a dire niente, le parole mi morirono in gola. Lei mi strinse tra le braccia, un abbraccio forte; avevamo entrambi perso una persona importante della nostra vita. Lei: l'uomo che amava e io: mio padre.

 

Ci accomodammo sul divano in salotto. Io in braccio a mamma, che tratteneva le lacrime e cercava di non piangere. Vidi la felpa, che poche ore prima indossava mio padre, mi alzai, prendendola tra le braccia e dopo tornandomi a sedere.

Potevo ancora sentire il profumo del suo dopobarba, impregnato nel tessuto. Chiusi gli occhi, abbracciando l'indumento grigio e cercando di ricordare i momenti più belli che avevo passato con lui.

 

-Com'è successo?- chiese con voce tremolante, interrompendo macabro silenzio.

 

-I nemici hanno lanciato un missile aereo contro un elicottero dell'FBI, dove c'era l'agente Potts. Tony si è lanciato contro il razzo, che lo ha colpito in pieno, creando una forte esplosione, che ha distrutto tutti gli aerei nemici. Non abbiamo ancora trovato il corpo...- spiegò il comandante Fury. Così papà era morto per salvare la vita a delle persone e soprattutto a nonno James. Non riuscivo ancora a capire una cosa...

 

-Come fate a dire che è morto, se non avete ancora trovato l'armatura col corpo?!- chiesi, alzandomi in piedi e guardando in faccia il comandante.

 

-Lo S.H.I.E.L.D. ha installato all'interno dell'armatura un sensore che capta i segnali vitali... Non ha individuato alcun sintomo...- enunciò, bruciando ogni mia speranza.

 

Mamma ricominciò a piangere, anche a me veniva da piangere, ma dovevo avere coraggio! Anche se ne soffrivo, trattenni le lacrime.

 

-Fury! Che cosa le hai fatto?! Perchè mia moglie sta piangendo?!- riconobbi immediatamente il suono famigliare di quelle parole. Tutti puntarono lo sguardo verso la porta del laboratorio da dove era giunta la sua voce. Papà era vivo! Era lì davanti a noi!

 

Vedendolo lì, tutti si alzarono in piedi, tranne mia madre, che rimase seduta e lo guardava esterrefatta con gli occhi colmi di lacrime.

 

-Stark?! Sei vivo?!- domandò il comandante stupito.

 

-Certo che sono vivo! Dovrei essere morto?!?-

 

-Il cip che capta i segni vitali, ti dava morto!-

 

-E voi vi fidate della vostra scadente tecnologia!? Perfino mio figlio è in grado di costruirne uno che funzioni!- esclamò, deridendo la tecnologia dello S.H.I.E.L.D. -Avete pensato che ero morto!?!? Figurarsi se le mie armature non tengono ad una piccola esplosione!-

 

Papà era vivo! Dovevo esserne felice, ma c'era qualcosa che mi bloccava e non riuscivo ad avvicinarmi a lui.

 

Mia madre si alzò e corse verso di lui. Credo che tutti si aspettassero che lei lo abbracciasse, e anche io ero convinto di ciò. Invece reagì nella maniera opposta.

 

-Ti odio! Come hai potuto farmi una cosa del genere?!?! Ti rendi conto?! Mi hai fatto passare la mezz'ora più brutta della mia vita! Sei uno stupido! Stupido!- disse, gridandogli addosso e dandogli leggeri pugni sul petto, con le lacrime che le rigavano le guance.

 

Mio padre aspettò che si fosse calmata e la abbracciò.

 

-Io non vi abbandonerò mai! Devi stare tranquilla, perchè le mie armature sono più sicure di ogni altra cosa! Dai, non piangere!- disse papà, asciugandole una lacrima che scendeva sul suo volto.

 

Mamma lo baciò sulle labbra, buttandogli le braccia al collo e abbracciandolo forte. -Ho preso paura... credevo di averti perso!-

 

Papà accennò un sorriso: -Sono qui!-

 

-Ehy! Ma dov'è il mio campione?!- domandò cercandomi con lo sguardo, mi vide. Ero fermo ad osservarlo, a soli cinque metri da lui.

 

-Non vieni a darmi un forte abbraccio?- mi chiese. Mi accorsi che stavo ancora stringendo forte la sua felpa grigia, coprendomi una parte del volto con il tessuto.

 

Ora sentivo le lacrime che pungenti, cercavano di uscire dai miei occhi. Fino a pochi attimi prima credevo di aver perso il mio papà. Il pensiero di continuare a vivere senza i suoi sorrisi e i suoi insegnamenti, mi aveva terrorizzato. Avevo cercato di essere forte agli occhi di mia madre, essere adulto come papà, ma lui ha ancora molto da insegnarmi.

 

È stato terribile pensare di averlo perso... il mio eroe... il mio papà.

 

Corsi verso di lui, lasciando che la felpa cadesse a terra. Mi fiondai tra le sue braccia, affondando il viso sul suo petto, sentendo il suo calore, il suo abbraccio e il suo profumo.

Quello era il momento più bello di tutta la mia vita.

E piansi, come il bimbo che ero.

 

Fine

 

 

NdA: Vi prego siate clementi XD Lo so che non è uno dei miei migliori lavori, ma nonostante ciò ci tenevo a pubblicarla perchè è da molto tempo che la tengo ad ammuffire in un angolo della memoria del pc.

Spiego come mi è nata quest'idea malsana... un sogno. O meglio dire: incubo. Diciamo che ho sognato una cosa vagamente simile con un finale molto, ma molto, peggiore e terrificante! Mi sn svegliata piangendo! In aggiunta al sogno si è aggiunto un libro che ho letto, narrato da una bambina e così ho tentato l'impossibile XD

Spero vi sia piaciuta almeno un pochetto! Alla prossima!

Ciao, Sic

   
 
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