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Autore: Iurin    14/05/2012    6 recensioni
Questa storia sarà... strana. Non ci sarà né romanticismo né quant'altro, nessuna storia d'amore, nessuna ragazza che cerca l'uomo perfetto.
Ci sarà, semplicemente, Willy Wonka.
E come potete capire dal titolo, è un Willy Wonka piuttosto... particolare.
L'altro giorno, infatti, stavo guardando per la diecimlionesima volta La fabbrica di cioccolato (xD) e sono giunta ad una conclusione: Willy Wonka è CATTIVO.
Certo, entro i limiti del possibile xD
Ma non potevo non rimanere turbata mentre guardavo la sua espressione compiaciuta quando a qualche bambino capitava qualcosa di...sì, diciamo di brutto.
E così nasce questa fanfiction! Farò rivivere le avventure dei 5 bambini all'interno della fabbrica, ma tutto sarà visto dal punto di vista di Willy, con tutti i suoi pensieri su quello che gli sta accadendo intorno. I suoi sadici pensieri xD
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti, Willy Wonka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo veramente scusa a tutti per l'enormità del mio ritardo :S
Purtroppo non riesco a trovare tutto il tempo, che vorrei, per scrivere ç_ç
Spero comunque che questo capitolo vi piaccia, gente, e spero di poter aggiornare il prima possibile!
Grazie a tutte voi per le bellissime recensioni che mi avete lasciato allo scorso capitolo, in ogni caso! :D
Alla prossima! ;D





Capitolo 3
 
Il gruppo che ormai si era ricompattato, privato della presenza della signora Gloop e di suo figlio, si avvicinò, seguendo il signor Wonka, proprio al limitare del fiume di cioccolato, come se fossero tutti in attesa di qualcosa. E poi, all’improvviso, si cominciò ad udire, in lontananza, un rumore di tamburi; i bambini e i loro genitori si guardarono perplessi, mentre Willy osservò le loro facce compiaciuto. Ma alla fine tutto venne spiegato, perché, proprio di fronte a loro, navigando sul fiume, si fermò una grande barca a remi rosa a forma di cavalluccio marino.
 
Tutta completamente di zucchero.
Oh, come mi piace il mio lavoro!
 
La barca, ovviamente, non si era mossa da sola, ma aveva, a bordo, decine e decine di Umpa Lumpa posizionati ai remi, mentre uno solo di loro se ne stava a poppa, a battere sul tamburo – ecco il suono che avevano sentito – per dare il tempo ai vogatori. Non appena questi ultimi posarono il loro sguardo sul gruppetto in piedi, scoppiarono tutti a ridere.
“Perché ridono?” Chiese, quasi sprezzante, la ciancica-gomme.
 
Cos’è, paura che ridano di voi? Non sarebbe neanche tanto difficile, in verità. O ingiusto.
 
“Credo sia per tutti i chicchi di cacao che mangiano.” Rispose però Willy, spiegando “Sapete: il cioccolato scatena il rilascio di particolari sostanze, dette endorfine, che danno poi la sensazione di essere innamorati.” Fece un tenue sorriso.
“Ma non mi dica.” Disse, subito dopo, la madre della biondina, guardandolo con un sorriso… strano. Tutta la sua espressione era strana.
 
Oh. Mio. Dio.
 
Willy la guardò perplesso e sconvolto allo stesso tempo.
“Tutti a bordo…” Mormorò il cioccolatiere, cambiando nettamente argomento.
E finalmente il gruppetto, velocemente, prese posto sulla barca, e Willy poté tirare un sospiro di sollievo; si ritrovò, poi, seduto accanto al bambino con i capelli castani, quello che faceva sempre domande, alla fine.
 
E dire che all’inizio non aveva proferito parola.
 
Willy lo guardò per un momento: quel ragazzino era davvero, davvero magro. E anche il vecchietto alla sua sinistra non era da meno. E poi era pallido.
Willy allora prese un mestolo e, mentre la barca cominciava lentamente a muoversi, lo immerse nel fiume di cioccolato, per poi porgerlo al bambino.
“Tieni, assaggia.” Gli disse Willy “Sembri morto di fame.”
Il bambino afferrò il mestolo e gli diede un piccolo sorso.
“E’ buonissimo!” Esclamò entusiasta, e Willy sorrise compiaciuto.
 
Ne dubitavi?
 
“Certo che lo è. È perché è una cascata che lo mescola. A proposito!” Fece, a più alta voce di modo che lo potessero sentire anche tutti gli altri “E’ proprio per questo che la cascata è molto importante: rende il cioccolato leggero e spumoso; e comunque nessuna…”
“Questo lo ha già detto!” Lo interruppe la piccola Porra, e Willy si azzittì all’istante.
 
Ah.
 
Ma Willy non si faceva di certo intimorire da una mocciosetta. Una mocciosetta femmina, poi. Perché in fondo anche lui era un po’ – molto – bambino.
E così contrattaccò:
“Siete molto bassi, non è vero?”
Tutti lo guardarono leggermente perplessi.
“Certo: siamo bambini.” Gli rispose la bambina bionda con un tono come per dire ‘è ovvio’.
“E questo cosa c’entra, io non sono mai stato così basso.”
“Da bambino sì, però.” Fece Tivù.
“E invece no.” Continuò Willy “Perché mi ricordo che riuscivo a mettermi il cappello sulla testa.” Si toccò il bordo del proprio cilindro “Guardate che braccine corte avete voi, invece; non ci riuscireste mai.”
Tutti si guardarono per un momento a vicenda, dopo quella presa in giro da parte del signor Wonka, e probabilmente pensarono che sarebbe stato meglio lasciar perdere, perché si girarono, ancora perplessi, dall’altra parte.
 
Ah! Willy Wonka: 1 – Bambini pestiferi: 0
 
“Signor Wonka.” Lo chiamò, poi, il bambino magro e pallido accanto a sé, e il diretto interessato si girò dalla sua parte “Si ricorda com’era, essere un bambino?”
Non che ora si sentisse molto più grande, comunque.
“Altroché!” Rispose Willy, ma poi la sua espressione si rabbuiò “Altroché…”
E i suoi occhi divennero vitrei, mentre guardava nel vuoto: gli era venuto in mente, in quell’istante, proprio ciò che era successo la sera di Halloween, quella sera durante la quale aveva visto i propri dolci bruciare nel camino, quella sera in cui suo padre, il dentista, aveva dato l’ulteriore conferma di quanto fosse… ligio al dovere. Ma lo era in maniera spaventosa.
Certo che si ricordava com’era essere un bambino; non sarebbe stato facile dimenticarlo; anche se a volte lo stesso Willy Wonka pensava che sarebbe stato meglio.
“Signor Wonka, andiamo verso un tunnel!” Esclamò qualcuno, riportandolo alla realtà, e la solita luce sbarazzina ricominciò a guizzare nei suoi occhi.
 
Me ne sono accorto, cosa credi?
Non sono mica pazzo…
 
“Accendete le luci! E aumentate il ritmo!” Gridò Willy agli Umpa Lumpa, che subito eseguirono.
“Ma come fanno a vedere dove vanno?” Chiese subito qualcun altro, notando che, effettivamente, i vogatori stavano dando le spalle alla ‘strada’.
“Oh, non lo sanno, infatti.” Rispose, calmissimo, Willy, e agli sguardi terrorizzati dei presenti lui rispose con una risata.
E poi ci fu una discesa: la barca schizzava sul fiume di cioccolato apparentemente abbandonata a sé stessa, ma sia Willy che gli Umpa Lumpa erano le persone più tranquille del mondo, perciò anche i bambini e i loro p-parenti non emisero nessun suono, durante la corsa, dato che la barca aveva acquistato parecchia velocità. Anche se, in realtà, non si poteva dire se tutti non fiatassero per la fiducia o per il troppo spavento. La barca, però, poi, rallentò – per fortuna – e infatti Willy disse di stare più attenti perché sarebbero passati davanti a delle stanze molto importanti: sul fiume, infatti, si affacciavano delle grandi porte rotonde, ognuna delle quali portavano ad una specifica stanza. E su ogni porta c’era scritto uno specifico nome.
Passarono davanti alla stanza della panna rappresa, della crema al caffè, e della… crema per capelli.
“A che serve la crema per capelli?” Chiese, a quel punto, la donna che aveva già inquietato il cioccolatiere al tempo delle endorfine.
Lui la guardò per un momento e poi si toccò i capelli.
“A dare morbidezza!” Rispose Willy, ma lei lo guardò sconvolta.
 
Più andiamo avanti più sono tutti sconvolti, appunto.
Mi chiedo che avverrà più avanti.
…Bah. Antiquati dalle ristrette vedute.
 
Passarono di fronte ad un’altra stanza, a quel punto, che aveva, per altro, la porta aperta, e all’interno si potevano nettamente vedere degli Umpa Lumpa che stavano frustando una mucca.
“Panna montata!” Esclamò il ragazzino pallido.
“Già!” Rispose entusiasta Willy, contento – strano a dirsi – che qualcuno ci fosse arrivato.
“Ma non ha senso!” Fece una ragazzina.
 
Ecco, appunto.
 
“La panna montata è tale solo quando la si monta con la frusta.” Disse Willy, stizzito “E’ una cosa che tutti sanno.”
Lei lo guardò male.
 
Avanti, chi saresti, un’animalista? Green Peace? Prova a dirmi qualcosa…
 
Ma nessuno rispose, e la barca ricominciò, senza alcun preavviso, la sua discesa sul fiume di cioccolato. Willy, per sicurezza, si tenne una mano sul suo cappello a cilindro, per non farlo volare via.
E poi… poi si fermarono di nuovo.
“Ah! Fermi!” Esclamò il cioccolatiere, davanti ad una porta “C’è una cosa che voglio farvi vedere!”
E tutti scesero dalla barca, a quel punto, diretti alla stanza la cui porta aveva su scritto ‘Stanza delle Invenzioni’.
Quella era la stanza più importante di tutta la fabbrica, in pratica, e infatti Willy lo stava spiegando ai suoi visitatori: in quella stanza, infatti, lui ci passava intere giornate. A volte anche la notte! In quella stanza, infatti, Willy non faceva altro che progettare e creare tutti i suoi nuovi dolci. Tutte le sue invenzioni! Infatti vi erano molti tavoli con sopra innumerevoli boccette e boccettine piene di liquidi colorati; da un’altra parte c’erano pentole, pentolini e pentoloni che ribollivano; per non parlare poi dei macchinari: in ogni angolo ce n’era uno,e dalle forme più strane, per di più.
“Divertitevi!” Annunciò poi Willy, alla fine del suo brevissimo discorso “Ma… Non toccate niente.”
I bambini si sparpagliarono all’istante, correndo via.
 
Speriamo non tocchino niente davvero.
…Oh beh, peggio per loro.
 
“Signor Wonka!” Lo richiamò poi una voce di bambina, e lui si voltò, per poi raggiungere il gruppo di ragazzini che si era fermato attorno ad una vasca, nella quale venivano lanciate dentro delle palline colorate grosse come tante uova. All’interno della vasca vi era un Umpa Lumpa con maschera e boccaio che, non appena vide il signor Wonka avvicinarsi, prese una pallina rossa e, sbucando dall’acqua che la riempiva tutta, la porse al proprietario, che la tenne ben in aria per farla vedere a tutti.
“Questi si chiamano ‘Confetti senza confini’, e sono fatti per chi non ha tanti soldi da spendere.” Spiegò lui “Potete anche succhiarli un anno interno e non rimpiccioliscono!”
“Come le gomme.” Disse una tizia a caso.
Willy alzò gli occhi al cielo, perdendo per un momento il proprio costante sorriso tirato.
“No.” Rispose “Perché se tu provassi a mordere uno di questi ti si romperebbero tutti i tuoi bei dentini.”

Se pensi di provarci, chiamami, ragazzina: voglio assistere alla scena.
 
Willy prese a camminare, a quel punto, posò il Confetto su un tavolo trasparente – uno dei tanti – e tutto il gruppetto gli venne dietro, fino a quando, passando accanto ad un altro tavolo, Willy afferrò con un ‘Oh!’ un'altra caramella.
“Questo è uno dei miei ‘Croccantini piliferi’!” Disse “E se lo mangiate vi crescerà subito una fluente zazzera nuova di zecca sulla zucca! E anche i baffi! E la barba!”
“E chi la vuole!” Fece, sprezzante, il piccolo Tivù.
“Beh… I superfichi. I motociclisti, i cantanti folk e tutti quei tipi tosti tirati a lucido.” Willy guardò dritto negli occhi Tivù “Lo tengo in fresco, bello mio, hai capito o sei impedito? Ti gusta la mangusta? Sei connesso? C’avrei scommesso. Dammi il cinque, fratello.”
E Willy tese la mano verso il bambino, che però fissò il suo guanto viola completamente senza espressione. E allora Willy non poté fare altro che ritirare la mano, lievemente imbarazzato – forse – con il solito rumore di plastica prodotto appunto dal suo guanto.
 
Uno cerca di entrare in sintonia persino con Tivù e questo è il risultato. Non parlano così i giovani d’oggi?
Bah, tutta fatica sprecata.
Ma che ci perdo tempo a fare, poi?
 
“Er…” Continuò allora Willy “Comunque vanno ancora perfezionati…”
E il fatto che di lì a poco sbucò un Umpa Lumpa completamente ricoperto di capelli ne fu la prova.
Ma ora basta con i Croccantini, era tempo di mostrare qualcosa di veramente straordinario! A detta di Willy, comunque.
Difatti si posizionarono accanto ad un’enorme macchina, e Willy, più felice che mai, abbassò una leva, mettendo tutto in funzione. Uscì del fumo, la macchina si mosse, si contorse, emise fumo e alla fine produsse… una gomma.
“Tutto qui?” Fece qualcuno, ma Willy non vi badò, e per trovare le giuste parole per spiegare a tutti cosa avessero davanti, prese i suoi cartoncini dall’interno della sua giacca viola:
“Vi presento la ‘Gomma da pranzo’! Sarà la fine di tutte le cucine e del cucinare! Grazie alla Gomma da pranzo avrete tutto quello che vi occorre a colazione, pranzo e cena! Questa, per esempio, contiene zuppa di pomodoro, rosbeef e torta di mirtilli!” E poi guardò tutti sorridendo.
“E’ un’idea magnifica!” Disse il vecchietto.
“E’ un’idea balorda.” Disse, come emettendo una sentenza, l’irritabile ed irritante Veruca.
“E’ la mia idea di gomma.” Concluse la biondina, che afferrò la gomma, con il palese intento di cominciare a mangiare.
“Ehm… Sai, non dovresti, ci sono ancora un paio di cose che…” Cominciò Willy, ma la ragazzina lo interruppe:
“Sono campionessa mondiale di gomme: non ho paura di niente, io.”
Willy fece una faccia come per dire ‘come vuoi’,
 
E fai davvero come vuoi, allora. D’altronde chi sono, io? Solo l’inventore. Se tu non hai paura…
Voglio vedere dopo, come ti sentirai.
 
E, detto fatto, la ragazzina cominciò a masticare la Gomma da pranzo.
Inutili furono i tentativi di Willy di fargliela sputare. Ci si mise pure la madre, che sottolineava il fatto che sua figlia fosse la prima bambina ad assaggiare una gomma del genere. Quella donna era sempre più inquietante, a detta di Willy.
 
Ed anche leggermente… superficiale, voi che dite?
 
E poi, ovviamente, accadde l’irreparabile: quando la bambina giunse alla torta di mirtilli, infatti, le successe quello che era successo a tutti gli Umpa Lumpa che avevano provato, prima di lei. Cominciò a diventare viola.
 
Ehi, ma quella ragazzina non si chiama Violetta?
Violetta che diventa viola.
Ahahah divertente.
 
E cominciò a gonfiarsi, oltretutto. A gonfiarsi molto. Tanto. Troppo! Divenne a dir poco enorme! E Willy si era abbassato, in cerca di un nascondiglio, di modo che, se quella ragazzina fosse entrata nel panico per quello che le stava accadendo ed avesse preso a dimenarsi da tutte le parte, almeno non sarebbe stato investito da una gigante palla rotolante viola. Sembrava davvero un mirtillo. Ma la bambina, per lo meno, rimase ferma dov’era, e così Willy si rimise in piedi, sbucando proprio di fianco alla madre della bambina, che guardava tutto quel fenomeno sempre più impaurita. Facendole oltretutto prendere un colpo.
“L’hanno provata almeno dieci Umpa Lumpa, e tutti si sono trasformati in mirtillo!” Esclamò infatti lui “E’ strano, eh?” Concluse, con una leggera risatina.
 
Gliel’avevo detto, io, di sputarla. Oh beh. Ormai…
 
“E ora come farà? Come farà con le competizioni?” Gli rispose la madre.
Il sorriso di Willy scemò fino a scomparire.
 
Ripeto: inquietante.
 
“Può sempre portarla alle fiere di paese!” Propose Veruca, accanto a loro.
Willy riprese il sorriso. La madre di Violetta guardò malissimo l’altra ragazzina.
E poi… Come era successo con Augustus Gloop, anche in quel caso gli Umpa Lumpa deliziarono tutti i presenti con una canzoncina.
Willy cominciò a dimenarsi, mentre gli Umpa Lumpa avevano preso a rimbalzare sulla bambina-mirtillo, facendola rotolare da tutte la parti, e mentre raccontavano di un’altra ragazza, con lo stesso orribile e schifoso vizio di Violetta che, alla fine, a forza di masticare, aveva finito per tagliarsi la lingua in due con i denti.
Poi ovviamente la canzone finì, e mentre Willy ancora saltellava sul posto, girandosi per un momento, si ritrovò vicino la madre di Violetta che lo fissava quasi arrabbiata. E stava fissando solo lui.
 
Che ansia, però.
 
Così Willy dovette finirla, e disse subito agli Umpa Lumpa:
“Portate la signorina nella stanza della centrifuga!”
“La stanza della centrifuga?!”
“Esatto. La spremeranno… come un brufolino!” E sorrise, mentre la signora, allora, allarmatissima, seguì la figlia, che già stava venendo fatta rotolare dagli Umpa Lumpa fuori dalla Stanza delle Invenzioni.
“Bene!” Disse poi Willy, dopo un attimo di silenzio “Andiamo? Sbrighiamoci, avanti!”
E si girò, ricominciando a camminare, come se nulla fosse successo. Tutta apparenza, ovviamente.
 
Meno due.
Oh, sì.
   
 
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