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Autore: Strong Haze    14/05/2012    9 recensioni
Cosa sarebbe successo se Jimmy Sullivan avesse incontrato una perfetta sconosciuta dal passato ignoto in un luogo malinconico e terribile, dove si combatte contro la morte, dove si mette a dura prova la forza di volontà?
[..Grace pensò che tutto sommato erano simili.
In qualche modo, seppur strano, condividevano qualcosa.
Un passato oscuro, un presente complicato, un futuro troppo distante.
Jimmy era la sua proiezione.
Dentro di lui vedeva se stessa, le sue domande, i suoi problemi.
Aveva qualcosa in più, però.
Una parte oscura, nascosta.
Un muro che celava qualcosa che non poteva uscire fuori.
Lei l’avrebbe aiutato, sentiva di doverlo fare... ]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, The Rev
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Per prima cosa, questa è la mia prima fanfiction. Ho deciso di scrivere su Jimmy perchè è il mio idolo, credo non si possa non amarlo! Se recensirete o soltanto leggerete ne sarò davvero molto felice. Questo primo capitolo è un'introduzione alla storia, per vedere se la storia piace e continuarla. Ringrazio Flavia, la mia musa ispiratrice, senza di lei mi sarei fatta prendere dal panico (?) <3 Al prossimo, T.







Quel lieve rumore, forse un alito del vento che filtrava attraverso le finestre della piccola stanza buia o forse un passo troppo frettoloso nel corridoio, fece muovere, per una frazione di secondo, le palpebre violacee di Grace.
Se qualche suo conoscente l'avesse vista in quel momento, distesa su quel letto ospedaliero e avvolta in un lenzuolo bianco candido, con il viso pieno di lividi scuri, le braccia abbandonate lungo il corpo che appariva ancora più gracile del solito e i lunghi capelli neri, di solito lisci e luminosi, schiacciati sulla fronte e sul collo, macchiati da sangue coagulato, non l'avrebbe di certo riconosciuta.
Grace era sempre stata una ragazza vivace ed allegra, sempre sveglia e con tanta voglia di fare.
Lei, sempre così viva, poteva sembrare così morta?
Il tentativo di aprire gli occhi le aveva causato uno spasmo di dolore che percorse in un brivido freddo e veloce la testa, per poi scendere lungo la schiena calda.
Grace, come era nella sua natura, non si arrese, provò a spostare la gamba destra verso la fine del letto, ma anche questo tentativo fu vano.
Si rese conto che si trovava completamente immobilizzata, l'unica cosa che restava da fare era tendere l'orecchio per capire in che posto si trovasse e perché.
Ma soprattutto come ci era arrivata.
Fuori dalla stanza però c'era il silenzio più assoluto, come se non ci fosse stato nessuno. –eppure avrei giurato di aver sentito dei passi-  pensò Grace.
Dopo un tempo che le sembrò infinito smise di prestare attenzione a quello che poteva succedere fuori dalla stanza dove si trovava e si concentrò su di essa; combattendo contro gli spasmi del dolore che a ogni movimento si facevano più violenti, Grace aprì gli occhi.
La stanza dove si trovava era sicuramente quella di un ospedale, era bianca e l'unica luce che la illuminava era quella solare, che proveniva dalla grande finestra alla sinistra di Grace.
Vide un piccolo armadio, un tavolo, delle sedie di giunco poggiate di fronte alla finestra.
-Sarebbero piaciute alla mamma- pensò.
Osservò ogni minimo particolare della parte sinistra della stanza, il collo si rifiutava di spostarsi ancora verso il lato destro.
Non riuscendo a voltarsi, si riabbassò lentamente ma la mano cedette e rotolò su un fianco. Il dolore che provava era talmente forte da procurargli scariche di adrenalina nel corpo debole ma la voglia di osservare di Grace fece in modo  da non fermarla nel suo intento.
Con immenso stupore vide che non era sola, il corpo di quello che doveva essere un ragazzo suo coetaneo era adagiato su un altro letto, identico al suo.
Notò che il ragazzo, a differenza di tutti i suoi amici, portava i capelli lunghi. Erano neri e lisci, brillavano quasi, quanto erano scuri. Si intravedeva un camice bianco, come quello che aveva addosso Grace e da quello sbucavano tatuaggi colorati, anche se non riusciva a capire cosa rappresentassero.
Il ragazzo era molto magro, pensò Grace. Il lenzuolo copriva tutto il suo corpo e sottolineava i lineamenti del ragazzo, dal collo, alla schiena, ai fianchi, alle gambe.
Grace avrebbe voluto che fosse girato verso di lei, in modo che potesse guardarlo più attentamente, ma non era così.
Quando il dolore si fece sentire ancora di più, Grace si distese di nuovo e prese sonno.
Il sonno era agitato, i sogni non erano tranquilli come quelli che faceva di solito.
Nel sogno era in una macchina, c'erano persone che ridevano intorno a lei, persone con visi che non riusciva a riconoscere ma che le ricordavano qualcosa. C'era musica alta e veloce, qualcuno cantava.
In mezzo alla felicità comune, però, sentiva dell'ansia dentro di se, come se avesse dimenticato qualcosa, come se avesse paura di qualcosa che poteva succedere o stava per succedere.
All'improvviso, un boato. Un rumore talmente forte da confondere la mente già annebbiata di Grace.
Sentì urli altissimi, sono le persone vicine a lei. Non hanno più i visi felici di qualche momento prima, non cantano più le canzoni della radio.
Si sente spinta in avanti, sbatte contro qualcosa di duro, qualcosa la sposta di lato troppo velocemente perché lei possa spostarsi o anche soltanto rendersene conto.
Poi il vuoto, tutto diventa nero, non ci sono più rumori, né persone, né altro.
Solo il nulla.
Grace si svegliò madida di sudore, con il fiato corto e gli occhi annebbiati dalla paura.
Era stato un sogno strano, diverso. Era troppo vivo, le era sembrato quasi di vivere o addirittura di aver vissuto davvero quella situazione.
In effetti, avrebbe spiegato molte cose.
Per esempio perché si trovava là, perché era ridotta così male.
Ma se davvero era successo, dov’erano le persone che stavano con lei quando era successo tutto? Perché non erano più con lei?
E chi era quel ragazzo nascosto nelle lenzuola? Perché sembrava così misterioso e allo stesso tempo così affascinante?


 
   
 
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