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Autore: Shinji Kakaroth    07/12/2006    2 recensioni
Questa fic è una One-Shot triste, che tratta del motivo per cui i saiyan non usano i libri, ma lasciano che la loro storia sia soltanto passata oralmente di padre in figlio.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era buio.
Ricordo.
Era molto buio quel periodo.

Le guerre di successione delle tribu' Akani e Kadon continuavano a infiammare il cuore di Saiyukya e intanto nulla accadeva all'esterno del pianeta, mentre le tribu' Tsufuru non prendevano neanche in considerazione la stirpe saiyan come possibile minaccia futura.

Fu quel giorno.
Proprio quello stupido giorno, in cui la mia sorellina malata mi fece la domanda che rivoluziono' il mio modo di pensare, cambiando drasticamente il mio modo di vivere.

Non avevo neanche quattro lune quando Darin si volto' gentilmente verso di me, con la sua testolina dai capelli tutti scarmigliati.

Stava sempre a letto, da mattina a sera.

Il consiglio degli anziani aveva quasi convinto nostro padre a ucciderla, ma la volonta' ferrea di nostra madre, ha costretto persino quei vecchi testardi a demordere. Era esile di costituzione, probabilmente perche' era nata prematuramente, e sin dalla sua nascita era rimasta chiusa in casa ad ascoltare gli insegnamenti dei nonni e ad essere educata alla causa saiyan.
I suoi biondi capelli, si distinguevano chiarissimi sul blu notte delle sue lenzuola. Il suo viso chiarissimo, pallido all'estremo, risaltava una bellezza effimera. Gli volevo bene. Molto bene.

Era il mio tesoro, il mio giocattolo.
Forse ero io il suo giocattolo, il suo tesoro.

Quando tornavo dalle battaglie passavo ore in sua compagnia, mentre con gli occhi azzurri illuminati dall'eccitazione mi osservava per non perdere un movimento, una sillaba, un'intercalare.
Papa' diceva che il consiglio non l'aveva fatta uccidere solo per le sue facolta' di memorizzazione, che forse in futuro sarebbero state utilizzate in qualche modo. Quando gli raccontavo delle mie avventure usava dire frasi come "Fantastico!" oppure "Dev'essere veramente bellissimo andare su un pianeta e combattere.", ma quando la lasciavo da sola, mentre uscivo dalla stanza, la sentivo singhiozzare piano, per non farmi sentire, quindi durante le ultime storie che gli raccontavo, chiudevo pian piano le finestre finche' non si addormentava, almeno non avrebbe pensato troppo alla sua prigionia in quel letto.

Vederla depressa mi strappava una parte d'anima, straziandola piano fino a far piangere anche me, a volte, di nascosto.

Quella volta con quegli occhi, che avevo visto tante volte e che per tante volte avevano rispecchiato la mia immagine sorridente, mi si accosto'.

"Numa, vorrei qualcosa..." chiese piano, con i lunghi capelli biondi che gli cascavano sulle spalle, come dei tralci d'edera.
"Cosa vuoi? Un piatto particolare? Chiedi e te lo vado a prendere, su qualsiasi pianeta lo facciano, non importa quanto distante." la sua situazione per giorni non era stata delle migliori e giorno dopo giorno sembrava peggiorare. Quel preciso giorno era stranamente migliorata, e Darin aveva trovato la forza di muovere persino la sua esile coda castana.
"Voglio un..." piano sussurrava.
"Cosa?" dicevo avvicinando le orecchie.
"...libro." e si copri' la bocca, quasi vergognandosi di aver detto quella parola, che per tutti era sacrilega. Non esisteva infatti nemmeno un libro, sul pianeta Saiyukya, dalla nascita della religione di Meras. "Perche' adesso, mia sorella mi sta chiedendo una cosa impossibile?" mi chiesi, mentre le sorridevo.
"Ma lo sai benissimo che non esistono libri qui, la lettura la si usa solo sugli scouter e per i cartelli indicativi. Non esistono libri." le feci, mettendola piu' comoda sul letto, aggiustandole il cuscino dietro alla testa.
"Ti prego. Quando tu non ci sei nessuno mi racconta le storie, io sono sempre sola. Per favore Numa." quando la vidi china sul letto con uno sforzo straordinario per le sue capacita' motoree, con le lacrime agli occhi, non seppi dirgli di no.
"Ma dove lo trovo?" aggiunsi, come per mettere un limite costrittivo alla sua fantasia.
"Attraverso le sei correnti del tempio di Meras." mi addito' facendo il segno sacro del culto di Meras "Me lo raccontava il nonno di questo antico mito. Prima esisteva la scrittura e i libri, ma tre consigli degli anziani precedenti abolirono la redazione di libri, giacche' distraeva gli uomini dai compiti di combattenti." piano si riaccosto' alla spalliera del letto "Li'. Alla cattedrale di Meras, custodito nei meandri della costruzione, attraversato dalle sei correnti sacre, giace una biblioteca antica, scampata alle fiamme epurative."
"Sei convinta della sua esistenza?" le chiesi serio. Lei fece un segno secco con la testa "Allora ci andro', ma se non trovo nulla non lamentarti e cerca di farti trovare meglio, quando torno, altrimenti non ti lascero' leggere per prima il libro." stavo scherzando, o forse parlavo sul serio... neanche io riesco a distinguere a volte le due cose.
Intanto Darin scendeva dal letto, con le sue piccole gambette, mentre s'aiutava con la coda "Guarda qui, riesco anche a stare in piedi. Portami il libro e imparero' a camminare e staro' meglio. Fratellone, ti prego."

Faceva freddo.
Ricordo.
Era molto freddo quel posto.

L'aria era ancora la stessa di qualche migliaio di anni prima, quando qui era edificata la casa di Meras, la leggendaria dea saiyan. Sentivo ancora il freddo pungente di millenni sul mio corpo. Era strano, di solito un saiyan non prova freddo, o almeno non lo nota, ma in quel momento era come se m'avessero appena strappato dall'utero materno.

Conoscevo benissimo le postazioni delle sacerdotesse guerriero e dei preti sacri a quel culto. Nessuno mi avrebbe dovuto notare, avrei dato un occhiata all'interno e se avessi scoperto qualcosa sarei andato avanti, ma nel malaugurato caso in cui fossi stato scoperto, sarebbe tutto andato a monte.
Il buio mi aiutava. Mi copriva il corpo, mistificando la mia presenza. Dovevo entrare attraverso la porta secondaria, ma a causa della sorveglianza riusci' a passare per la balconata centrale. Dall'alto la cattedrale era fantastica. Non riuscivo neanche a pensare una parola adatta a definirla e ancora oggi non penso che la sua costruzione sia opera divina e non saiyan. Pareva essere stata ricavata da una montagna, modellando le forme con l'energia.

L'altare subito atiro' la mia attenzione, giacche' sei linee dai sei angoli esterni si concentravano in quel punto, dando forma a uno strano incontro di vertici.

Erano forse le correnti sacre?
L'avrei scoperto.
Uscito fuori lanciai un'onda nei pressi della cattedrale, ma non troppo vicina, giacche' danneggiare, anche superficialmente, quell'opera d'arte, sarebbe stato un peccato insostenibile per la mia anima.

Attirando cosi' l'attenzione delle guardie, mi fiondai a cercare una scanalatura, una botola o qualcos'altro, quando una forza misteriosa mi attiro' a se', verso il basso, con un intensita' e forza tale da riuscire a schiacciarmi in ginocchio sfinito.

Quando riusci' a svegliarmi ero in una stanza oscura.
Una statua di cristallo, brillantissima, che rappresentava Meras mi osservava dagli zaffiri incastonati nelle orbite.

In mano recava un qualcosa di strano e assurdo.
Mai avevo visto una cosa simile.

Erano due fogli di cartone rivestiti di pelle scura indurita dal tempo, al cui interno fogli fini di listella di riben, un albero molto duro e resistente, diffuso su Saiyukya, bianchissimi sembravano essersi ingialliti col tempo d'attesa.

Ero sbalordito. Quello poteva solo essere un libro.
Non esistono libri su Saiyukya, ma un libro solo si'.

La curiosita' mi tolse il respiro e alla fioca luce che forniva la statua di Meras, in cui convergevano tutte le luci che penetravano dall'alto concentrandosi in un unico punto davanti agli occhi della dea.

Era meraviglioso.
L'odore di quel libro, la sensazione di ruvidita' al tatto e la paura di poterlo inavvertitamente danneggiare irreparabilmente fecero, del momento in cui stavo aprendo il tomo, qualcosa di magico.

Erano li' vergate nell'unica maniera in cui i saiyan sanno fare, scrivendo le lettere sul legno vivo, bruciandone la corteccia con le onde, seppur dotate di bassa energia non sufficente per bruciare tutto il foglio in un istante. Chi l'aveva creato doveva essere un maestro nel controllare la propria forza, cosa che su Saiyukya non si usava fare, visto che uno dei principali motti di battaglia sono "Combatti sempre al massimo, anche quando il nemico ti e' nettamente inferiore."...

[Per comodita' tradurro' istantaneamente gli scritti vergati sul libro al posto di scrivere prima in lingua saiyan e poi in italiano. nd SK]

"LIBRO DELLE VERITA'" diceva chiaramente l'introduzione con le grosse lettere, le stesse che ogni saiyan leggeva di frequente sugli scouter, ma questa volta erano su un foglio. Ancora una volta mi sembrava strano che il foglio non fosse trasparente come il vetrino dello scouter. Poi dopo essermi abituato iniziai a capire di cosa parlasse quel tomo.

Era la storia dei saiyan.

"La tribu' continua il suo incessante viaggio tra le colline erbose e le distese rocciose del nord. A causa dell'indisponenza degli Akani siamo costretti a rifugiarci nella zona piu' marginale del Garhrtot. Sembra una zona florida. Non si combatte piu'. Ormai abbiamo capito cosa si deve fare per vivere e mangiare bene. Coltivare il proprio domani, aiutando la terra a far germogliare i suoi dolci frutti. Ma gli Akani hanno timore che questo nostro nuovo impiego sia deleterio allo spirito vero dei saiyan."

Il tempo scorreva, mentre leggevo una pagina dopo l'altra le storie assurde contenute in quel tomo.
Esistevano dei saiyan agricoltori?
Impossibile.

La curiosita' mi spinse a continuare la lettura, del tomo fino a raggiungere le pagine finali.

"Autoritas, ultima saiyan Yomu.
La mia gente e' stata uccisa.
Il leggere e scrivere le cose aveva impigrito le loro menti, il lavorar la terra ha assopito i loro muscoli.
Ora tutti sono morti. Io torno a essere una saiyan.
Sposando un Akani dimentico la terra e la scrittura.
Il principe della tribu' Akani ha bandito la scrittura, come una forma d'attentato all'integrita' del saiyan, per questo sono finiti in cenere, bruciati dalle onde che fino a poco fa vi scrivevano all'interno.
Con i libri non si combatte e se ci fossero libri non si dovrebbe perder tempo a leggerli, ma ad allenarsi. Ora lascio questo tomo in custodia a Meras... che lo tenga in custodia fino al giorno in cui non combatteremo piu'."

Finalmente avevo capito. La lettura aveva ingentilito l'animo dei saiyan, tenendoli lontani dai campi di battaglia, facendoli poi perdere miseramente di fronte a una battaglia reale.

Decisi che era abbastanza, di certo Darin avrebbe trovato avvincente la lettura di quel tomo, quindi individuato uno spiraglio dal quale passava aria usci' all'esterno, proprio sul retro della cattedrale, dall'interno di un pozzo.

"Darin!" il corpo senza vita, ancora tiepido della mia sorellina giaceva dentro al suo lettino, mentre probabilmente sognava che le portassi il libro, con le storie che voleva leggere cosi' tanto.

"NOOOOOOOOOOOOOOOO!!!" nessuno mi sentiva gridare o piangere, tutti erano in missione su altri pianeti.

E lei era morta.

'Perche?' pensavo.
La storia si ripeteva, per colpa della lettura non ero riuscito a stare vicino a mia sorella durante i suoi ultimi attimi di vita. Piangendo sconsolato rischiarai il suo corpicino con la luce delle fiamme che stavano scaturendo dal libro.

"Non esistono libri sul pianeta Saiyukya."

FINE

  
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