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Autore: CheshireClown    19/05/2012    3 recensioni
Naruto era indubbiamente un ottimo marito.
Attento, premuroso e affettuoso; portava a casa un lauto stipendio e non fuggiva di fronte alle pulizie domestiche. Il bambino maldestro e chiassoso era cresciuto, diventando un uomo solare e sensibile, nonché Kage del Villaggio della Foglia.
Era l’uomo ideale, il compagno che permetteva alla sua dolce metà di pensare ancora al suo primo amore, senza mai lamentarsi.
[NarutoXSakura, accenni di NarutoXHinata, Rock LeeX Sakura e SasukeXSakura]
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Naruto/Sakura, Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la serie, Contesto generale/vago
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per sempre

Per sempre



Naruto era indubbiamente un ottimo marito.
Attento, premuroso e affettuoso; portava a casa un lauto stipendio e non fuggiva di fronte alle pulizie domestiche. Il bambino maldestro e chiassoso era cresciuto, diventando un uomo solare e sensibile, nonché Kage del Villaggio della Foglia.
Era l’uomo ideale, il compagno che permetteva alla sua dolce metà di pensare ancora al suo primo amore, senza mai lamentarsi. Solo lui accettava la presenza costante di un altro nei pensieri della sua amata e ciò era indice di un grandissimo rispetto delle libertà della donna. Non pretendeva nulla, conscio del fatto che sarebbe stato per sempre il secondo arrivato. Talvolta, anzi, cercava di ricalcare atteggiamenti e posture che il suo rivale era solito assumere, il tutto per compiacere la sua amata. Le dimostrava di essere riuscito a far tornare a casa quel ragazzo per loro così prezioso. Ormai non si rattristava nemmeno più nel vedere sua moglie guardare fuori dalla finestra con aria assente, lo sguardo rivolto verso le montagne che celavano le pianure del Paese del Suono. Non si lamentava neppure dell’espressione scocciata sul viso della donna quando il suo carattere infantile e giocoso tornava alla ribalta e lo portava a comportarsi in modo stupido o bizzarro. Non voleva creare scompiglio, non una volta ritrovato il suo equilibrio.
Aveva passato anni e anni a cercare di ricreare quella meravigliosa vita che aveva segnato la sua pubertà. Riportare lui a casa, corteggiare quella ragazza così carina, trascorrere ogni attimo della sua vita insieme a loro.
Si era sforzato per anni affinché quel periodo felice si riproponesse. E c’era riuscito: ora la sua vita era perfetta, il suo amore era ricambiato e lui era certo di poter rendere felice la sua Sakura.
Ora la sua vita era tornata ad essere quella felice e spensierata di un tempo.
Sì, Naruto era un ottimo marito.

Sakura era la moglie ideale.
Diligente e precisa, era capo reparto all’ospedale di Konoha e insegnava ai giovani ninja l’arte medica tramandatole da Tsunade. Era ancora la bambina sognante e romantica di un tempo, anche se il suo carattere focoso era andato placandosi col tempo, soprattutto grazie all’aiuto di Naruto, che assecondava ogni suo desiderio.
Era la donna ideale perché non mugugnava, ma pretendeva in silenzio, sollecitando il suo compagno con lunghi sguardi. Conosceva bene suo marito, le debolezze dell’uomo erano per lei territorio conosciuto e spesso si ritrovava a sfruttarle affinché la loro vita di coppia non andasse incontro a conflitti o piccole crisi. Incarnava la perfetta immagine della donna di famiglia, capace di gestire le relazioni familiari con facilità al fine di mantenere quella magnifica situazione di tranquillità.
E Sakura amava Naruto.
Lo amava in quanto suo migliore amico, un ottimo confidente con cui poteva essere se stessa senza problemi. Le era rimasto accanto nei momenti difficili e l’aveva sempre sostenuta, nel bene e nel male.
Lo amava perché lui la amava. Dopo tutti questi anni Sakura aveva pensato che sì, una piccola ricompensa Naruto la meritava, nonostante non fosse riuscito a mantenere la sua promessa. Sarebbe bastato poco, una squadra medica più veloce o una ferita inferta con meno forza, per poter riportare a casa lui. Il passato, però, era passato. Se lo ripeteva spesso. Doveva dimenticare e andare avanti, senza rimanere legata a ricordi infantili, perché sarebbe stato inutile rimanere agganciata a dei ricordi quando lui era lì accanto a lei.
Sì, Sakura amava Naruto perché in lui viveva Sasuke.
Suo marito a volte non sembrava più lui ed assumeva atteggiamenti diversi, ma a lei familiari. Una strana compostezza, una calma non sua, un’autorità che mai aveva avuto, nemmeno nei momenti più gloriosi. Si compiaceva, Sakura, nell’accorgersi di quelle piccole mutazioni. Non proferiva parola, ma era soddisfatta della sua piccola scoperta che oh, la rendeva così felice.
Sì, Sakura era la moglie ideale.


Hinata era stata un’ottima fidanzata.
Dolce e comprensiva, era pronta a portare avanti la dinastia del suo clan, esaltandone l’onore e la forza. La ragazzina timida che tendeva a balbettare per l’imbarazzo era diventata una donna bellissima, più sicura di sé e più combattiva. Questo suo cambiamento le aveva permesso, una volta finita la guerra, di trovare il coraggio per parlare con Naruto dei suoi sentimenti.
Mai avrebbe dimenticato quella notte nella foresta in cui il ragazzo aveva sorriso per la prima volta dopo mesi. Mai avrebbe dimenticato la gioia che aveva provato non nell’amore ricambiato, quanto nell’aver reso felice il ragazzo dei suoi sogni, da tempo perso in un mondo tutto suo fatto di rimpianti e tristi ricordi. Si era sentita vittoriosa, aveva scacciato la presenza ingombrante di quel traditore.
Non si era preoccupata di riflettere sui motivi per i quali Naruto aveva deciso di frequentarla, pur sapendo che in realtà il ragazzo aveva accettato solamente per non pensare più a lui. Non si era nemmeno preoccupata di dar peso ai dolci sguardi che il suo fidanzato ancora rivolgeva alla sua compagna di squadra, Sakura. Era solo un segno della loro amicizia, niente avrebbe potuto far dimenticare a Sakura quel ragazzo. Hinata era sempre stata tranquilla, certa della sua presenza nel cuore di Naruto, anche se adombrata dalle imponenti figure dell’ex gruppo 7.
Ora la donna si rimproverava per la leggerezza con cui aveva affrontato quei piccoli problemi. Si sentiva una stupida per aver pensato che nulla sarebbe successo dopo quella notte, la notte in cui Sakura era apparsa in casa loro e, in lacrime, si era gettata tra le braccia di Naruto. Avrebbe dovuto capirlo in quel momento, in quell’attimo in cui lei si era sentita di troppo nella sua casa, che la sua favola presto sarebbe terminata.
Era felice, dopotutto, e non la si poteva accusare di nulla. Aveva tentato in tutti i modi di legare Naruto a sé, stando con lui sempre più spesso e ricoprendolo di attenzioni. Aveva addirittura chiarito la situazione con Sakura, sottolineando la felice situazione che dimorava in casa Hyuuga.
Le fiamme del passato, però, non si spengono mai. Fu così che i silenzi aumentarono e la casa divenne sempre più vuota. Il volto sorridente che per tanti mesi aveva sentito vicino ora era lontano, una macchia indistinta seduta al tavolo di un ristorante. Il ragazzo che l’aveva coccolata per notti e notti ora abbracciava un’altra, un’amica. Arrivati alla resa dei conti, Hinata non aveva potuto fare nient’altro se non rendere felice il suo amato e lasciarlo libero.
Sì, Hinata era stata un’ottima fidanzata.

Rock Lee era stato il ragazzo ideale per un appuntamento.
Disponibile e gentile, si era dimostrato un vero gentiluomo quando aveva portato Sakura in un raffinato ristorante di Konoha. Il ragazzino buffo e strambo era ormai diventato un ninja forte e carismatico, conosciuto dai giovani genin come colui che, grazie alla sola forza di volontà, era divenuto un eccellente ninja specializzato esclusivamente nel taijutsu. Aveva realizzato il suo sogno e quella sera si era sentito pronto a soddisfare altri desideri, accantonati durante tutti quegli anni. Non aveva perso tempo ed era corso a consolare Sakura, sola e triste, alla fine della guerra. Aveva trascorso interi pomeriggi nel giardino dell’ospedale con lei, le aveva parlato per ore del suo allenamento e delle sue conquiste. Tutto pur di aiutarla a liberarsi di quello là.
Quando la ragazza aveva accettato il suo invito, Rock Lee era corso in lacrime dal suo maestro. Non era un atteggiamento da uomo, ma sentiva il bisogno di sfogarsi in maniera spontanea. Non riusciva ancora a crederci, gli pareva impossibile il fatto che le sue speranze avevano ricevuto una risposta positiva.  Si era deciso ad assecondare ogni desiderio di Sakura per renderla felice, per dimostrare il suo amore.
Difatti non proferì parola quando Sakura arrivò all’appuntamento con un giglio in mano, né protestò quando glielo porse. Cercò di non mostrare il suo disappunto, il suo disagio provocato dalla consapevolezza di apparire ai suoi occhi non come un uomo, ma come il ragazzino buffo che si allenava come un ossesso nel giardino dell’ospedale col pigiama  pregno di sudore. Non aveva neanche cercato di cambiare argomento quando Sakura aveva cominciato a chiedergli se le sue ferite dopo l’operazione ancora facevano male o influenzavano il suo lavoro.
Non si oppose neanche alla decisione di Sakura di salutarsi alla fine della cena e non rivedersi più in circostanze simili. L’amava e per questo l’aveva lasciata andare, sorridendole mestamente quando lei aveva affermato che, pur essendo lui un bravo ragazzo, lei aveva scoperto di trovare maggior conforto tra le braccia familiari di Naruto.
Sì, Rock Lee era stato il ragazzo ideale per un appuntamento.

Naruto e Sakura erano la migliore coppia di Konoha.
Si amavano, non litigavano mai e vivevano felici in una grande casa.
E i segreti tipici della vita coniugale erano, nel loro caso, in comune. Vi era un unico armadio in cui entrambi riponevano i loro scheletri. Quando ne richiudevano le ante si guardavano con espressione innocente, ma i loro volti celavano una profonda complicità.
Quei segreti erano le fondamenta del loro equilibrio, i loro desideri più nascosti erano la causa di ogni loro comportamento. Qualsiasi cosa facessero, tutto era finalizzato alla realizzazione di un unico obbiettivo.
Rimanere insieme. Loro tre.
Per sempre.




Note: la situazione è paradossale e i caratteri sono stati esagerati, ma avevo voglia di partire dalle loro personalità normali e dai loro intrecci e portarli all'esasperazione, giusto per vedere cosa sarebbe successo.

That's all, folks.


  
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