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Autore: Sara Saliman    21/05/2012    8 recensioni
[Loki, Thor]
Tu indossi mille maschere. Ma a volte le maschere che scegliamo dicono la verità su di noi.
Qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato dal dio del Caos.
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Buondì, prima storia in questa sezione! E' da quando ho visto il film che mi prudevano le mani per il desiderio di scrivere qualcosa su Loki :)
In realtà mi piacerebbe dedicargli una long fic, ma sono indecisa perchè ho difficoltà a inquadrarlo.
Diciamo che questa one-shot è una sorta di prova generale del personaggio, e un modo per testare il terreno con voi lettori. Mi fate sapere che ne pensate?

Un grazie a chi mi risponderà :*
 

Dedicata a Petitecherie.
Perché sì.

 

VENGEANCE IS MINE
[To forgive is divine
But vengeance is mine, mine, mine]


La sala era più grande di come Loki la ricordasse.
Le fiamme delle candele si riflettevano sulle pareti dorate, sulle armature a specchio dei guerrieri, sui bracciali sottili delle donne, nelle pupille dilatate dei servitori. Negli angoli, le ombre colore del bronzo sfumavano in un nero felpato. Il soffitto, impenetrabile alla luce delle candele, era avvolto in un’oscurità senza contorni, come se in quel punto la realtà cominciasse a sconfinare nel sogno.
Loki indugiò sulla soglia: aveva l’impressione che l’intera sala, con tutti gli astanti, fosse immersa in un cielo pieno di stelle.
L’aria era satura del profumo del vino speziato. Alcuni dei presenti si avvicinavano al lungo tavolo per servirsi della frutta; altri si abbandonavano sulle sedie e si rialzavano, inquieti, dopo pochi minuti. Altri ancora restavano semplicemente immobili, le braccia strette intorno al corpo, come non sapessero bene cosa fare.
Un brusìo sommesso ma incessante risuonava contro le pareti dorate.
Veleno! Ma chi può essere stato?
Nessuno lo sa. Nemmeno Heimdall.
Nessuno alzava la voce o, se era per quello, osava pronunciare la domanda che covava negli occhi di tutti.
Come sta lui adesso?
Deve riprendersi!
E se questa volta non…
Dobbiamo sperare per il meglio!
Loki strinse un po’ più forte l’impugnatura del bastone e mosse un passo, lasciando l’oscurità della soglia. Avanzò senza parlare a nessuno, lo sguardo fisso alle altissime porte che si stagliavano sul lato opposto del salone. Un’onda di silenzio avanzò insieme a lui, diffondendosi in mezzo ai presenti.
Decine di volti si girarono nella sua direzione.
Le labbra delle donne, rosse come melagrane mature, si dischiusero per lo stupore; quelle degli uomini si serrarono per il disappunto. Tutti indietreggiarono di un passo.
Loki abbassò appena lo sguardo, un sorriso privo di allegria gli distese le labbra livide.
Il pavimento lucido gli restituì la sua immagine e quella dei suoi paramenti: l’elmo dorato, il lungo bastone che palpitava di una luce color del ghiaccio, il mantello che fluttuava sulle spalle e lungo la schiena come lingue di fuoco verde.
Occhi color smeraldo, così grandi da sembrare allucinati, su un viso troppo composto e troppo pallido.
Tutti si ritraevano al suo passaggio.
Una sola persona, un ammasso poderoso di muscoli, scivolò davanti a lui, sbarrandogli la strada.
Loki si fermò.
Volstagg gli puntò un dito al centro del petto. Aveva la fronte aggrottata e le labbra piegate all’ingiù sotto la barba rossiccia.
-Come osi presentarti qui, così, in un momento come questo?-
Sotto le folte sopracciglia fulve, gli occhi azzurri mandavano lampi.
Hogun il fosco scivolò al fianco del gigante, silenzioso come un’ombra. Lo prese per un braccio, gli posò una mano sul petto. Si alzò in punta di piedi e gli sussurrò poche parole all’orecchio.
Fermo. Non qui, non ora. Non con quello che sta succedendo dietro quella porta!
Dopo un lungo istante di esitazione, Volstagg si fece da parte: guardò Loki come se volesse sbranarlo, ma non disse più nulla.
Il dio del Caos li oltrepassò, indolente, una scintilla indecifrabile negli occhi verdi.
Fandral era in piedi davanti alle porte. La sua mano accarezzava come per caso l’impugnatura della spada che gli pendeva dal fianco.
- Come sei entrato, Loki?- ancora quel tono basso, dimesso.-Heimdall non può averti lasciato passare.-
-Heimdall?- Il dio degli inganni sollevò le sopracciglia scure.-Ma io non ho bisogno del Bifrost, per andare e venire dalla casa in cui sono cresciuto.-
La sua voce piacevole risuonò fino agli angoli più remoti del salone. Una nota beffarda vi vibrava all’interno, come acqua corrente sotto uno strato sottilissimo di ghiaccio.
Fandral lo guardò dritto in faccia.
– Dimmi solo una cosa, e sii sincero, per una volta. E' opera tua? -
Loki si premette una mano al petto.
- No. Ma vorrei che lo fosse. –
Il guerriero trasalì come se lo avesse colpito e Loki gli rivolse un sorriso di miele.
-Oh, perdonami! Forse sono stato troppo sincero!-
Di lì a poco l'espressione di Fandral avrebbe tradito solo rabbia, ma Loki non voleva vederla. Non gli importava più da molto tempo.
Socchiuse gli occhi, continuando a parlare al guerriero ma rivolgendosi a tutti i presenti.
-Voi mi considerate un traditore e un reietto. Eppure persino io, oggi, ho deposto l'ostilità: vengo a salutare Thor per l’ultima volta. Voi saggi, luminosi Asgardiani non mi negherete questa grazia, vero?-il sarcasmo nella sua voce era sferzante.-Sarebbe come dire che siete peggiori di me.-

Convicted of every crime
Silently doing time
But when I get outta here
I wanna make it clear


Era stato un messo a informarlo, ma si era dileguato prima che Loki potesse chiedergli chi lo avesse mandato.
Quando le sue spie gli avevano confermato la notizia, il dio degli inganni aveva serrato i pugni con rabbia, cercando di ricordare a se stesso che strappare loro la lingua era un lusso che non poteva permettersi.
Dopotutto, delle buone spie sono merce rara.
-Sapevo che saresti venuto.- disse Sif.
Era seduta sul bordo del letto, non sollevò nemmeno lo sguardo dal viso di Thor.
Un muscolo guizzò sulla guancia di Loki.
Maledetta!
Le aveva tagliato i capelli, una volta: uno scherzo tra bambini. Erano ricresciuti neri come la notte, rendendola ancora più bella.
Loki pensò che, invece dei capelli, avrebbe dovuto tagliarle la gola. Lo avrebbe fatto, forse, un giorno in cui suo fratello avesse potuto vederlo. Poi avrebbe bevuto come nettare l’orrore nei suoi occhi.
-Davvero? E come potevi sapere che sarei venuto? Nemmeno io lo sapevo.-
Sif si voltò verso di lui e lo guardò senza espressione. Sembrava leggermente assente, come se la stanchezza e il dolore l’avessero svuotata.
-Tu indossi mille maschere. Ma ognuna delle maschere che scegliamo dice qualcosa di vero su di noi.-
Loki si mosse a disagio. L’idea che i suoi inganni, le sue mezze bugie, i suoi giochi potessero in qualche modo contorto dire la verità su di lui, lo disturbava immensamente.
Indicò il letto con un cenno del capo.
-E’ lucido?-
Sif sollevò una mano, come a invitarlo a sincerarsene da sè.
Loki si avvicinò al capezzale di Thor.
Aveva sognato mille volte di vederlo morire, ogni volta in un modo diverso.
Lo aveva immaginato per terra in un lago di sangue, il martello in frantumi, a implorare pietà per gli umani che amava, con la consapevolezza scolpita negli occhi azzurri che no, non ci sarebbe stata alcuna pietà.
Aveva sognato di sfondargli lo sterno col tacco del proprio stivale, le mani grondanti del suo sangue e un sorriso di trionfo sulle labbra livide.
Ma mai, mai Loki lo aveva sognato steso in un letto, gli occhi appannati come quelli di un vecchio, i capelli biondi incollati alla faccia e il respiro ridotto a un rantolo ondivago, irregolare.
Non aveva mai sognato di chinarsi sul suo viso, di sussurrare a mezzo centimetro dalla sua tempia.
-Thor. Puoi sentirmi?-
Con gesto lento, penoso, che sembrò costargli una quota spropositata delle forze che gli rimanevano, Thor si girò verso di lui, piantandogli in faccia gli occhi blu.
Loki si raddrizzò.
-Sif, lasciaci soli.-

They tortured every inch of me
Then expect me to forget it
They thought that they would finish me
But I pull through every time

-Sei venuto… a vedermi… morire?-
Loki scrollò le spalle con eleganza.
-Naturalmente.-
Fece un cenno della mano e una poltrona comparve di fianco a lui. Lasciò andare le insegne del proprio potere: l’elmo si dissolse, il mantello assunse la forma del sobrio soprabito grigio che usava per aggirarsi in mezzo agli umani. Una sciarpa di seta verde, suo unico vezzo, gli cingeva il collo, scivolando morbidamente sulla camicia candida.
Il dio degli inganni si lasciò sprofondare nella poltrona e allungò le scarpe sul copriletto di lino, intrecciando le dita in grembo.
- Per nulla al mondo mi perderei lo spettacolo della tua dipartita.-
Una risata roca gorgogliò nella gola di Thor.
-Buffo… Avevo sempre pensato che saresti stato tu. Un giorno o l’altro… in un modo o nell’altro… O che magari sarei stato io… prima o poi... a dover uccidere te.-
Loki dischiuse le labbra nel suo sorriso più affascinante.
-Non sarebbe stato divertente?-
Thor rise ancora, la sua sua risata si trasformò in una serie di colpi di tosse.
-Diventerai… re. Tutto quello che hai sempre voluto… ti viene servito… su un piatto d’argento... da un altro.-
Gli occhi di Loki si ridussero a due fessure di un verde iridescente.
-Credevo di avertelo già detto: non mi è mai interessato il trono.- Tirò le gambe giù dal copriletto e si alzò con un movimento fluido, felino.
Accostò il viso all’orecchio di Thor, scandendo le parole in un sussurro feroce.
- Tutto quello che ho sempre voluto. Era. Distruggere. Distruggere il tuo regno. Sottrarti i tuoi affetti uno per uno. Prima Hogun. Poi Fandral. Poi Valstagg. Poi la fragile femmina umana. E infine Sif: lei l’avrei smembrata davanti ai tuoi occhi. E allora, solo allora, avrei ucciso te.-
-Qualcuno è arrivato prima. Tanta fatica… per nulla. Non è ironico?-
Thor aveva gli occhi pieni di lacrime eppure, notò Loki, non sembrava piangere per se stesso.
Forse piangeva per Jane, quell’insulsa cosa umana a cui non aveva mai nemmeno detto addio. O magari per Sif, la compagna di una vita.
O chissà,pensò Loki con sarcasmo, magari piange per me. Per il fratello minore che ha smarrito la retta via.
Quell’idea non lo divertì quanto avrebbe dovuto. Sentì le proprie labbra tendersi all’ingiù, gli occhi assottigliarsi.
-Non ti ho mai visto piangere-disse infastidito.-Smettila subito!-
-Nemmeno io ti ho mai visto... addolorato. Eppure… oggi lo sembri. Perché?-
Loki non rispose.
Certe bugie svelavano troppo, troppo. Erano maschere di cristallo, che ricalcavano i lineamenti di chi le indossava invece di celarli.
Loki prese il viso di Thor fra le mani affusolate, gli premette i pollici sugli occhi.
-Fratello…- disse con odio, con rabbia.

Vengeance is mine
Vengeance is mine, mine, mine


Avrebbe voluto dire molte cose, ma dalla gola gli uscì solo quella parola.
-Fratello.-
Non sapeva quale parte di lui l’avesse conservata, intatta, per tutti quegli anni.

Vengeance is mine
Vengeance is mine, mine, mine
To forgive is divine
But vengeance is mine, mine, mine

Il dio degli inganni uscì dalla stanza senza dire una parola. La gente bisbigliava al suo passaggio, ma lui non se ne curò.
Scivolò per i corridoi di quella che un tempo era stata la sua casa. Non fu affatto stupito di scoprire che la sua stanza era ancora dove l’aveva lasciata, come l’aveva lasciata.
Il gesto era perfettamente nel loro stile, e così… così patetico!
Vi si chiuse dentro, sbattendo la porta. Qualcuno aveva posato una bottiglia di idromele sul tavolo intarsiato d’oro. Loki se ne versò un bicchiere e lo bevve tutto d’un fiato, poi se ne versò un secondo, e un terzo. Fece una smorfia, mentre l’alcool gli saliva al cervello. Non era più abituato a quella bevanda e il suo sapore gli faceva venire il voltastomaco.
Scagliò la bottiglia contro il muro, dove si infranse in una pioggia di schegge, insieme al resto del liquido che conteneva.
Loki desiderava soltanto vomitare.
Sentì la porta aprirsi alle proprie spalle.
-Lasciami in pace, madre.- A dispetto della morsa che gli serrava il ventre, la su voce era perfettamente controllata.
-Non sono tua madre.-
Loki si voltò.
-Sif.-
Lei sollevò lo sguardo azzurro, freddo e orgoglioso.
(Sapevo che saresti venuto)
e Loki provò una rabbia sorda travolgergli il cuore. L’odio gli azzannò il petto con tanta ferocia da fargli un male quasi fisico.
Fu un attimo.
Un attimo prima era accanto alla vetrata, un attimo dopo compariva alle spalle di Sif.
La afferrò per un braccio
(Così esile, così fragile)
e la scaraventò con violenza contro il muro.
Lei gridò, più per la sorpresa che per il dolore.
Fece per staccarsi dalla parete, ma Loki premette entrambi i palmi sopra la sua testa, imprigionandola nella propria ombra. La guardò dritto negli occhi, a mezzo respiro dalla sua faccia.
-Il messo.- sibilò.
Sif non rispose.
Loki tese la mano destra, richiamando dall’etere il proprio bastone. Glielo puntò alla gola, la luce color ghiaccio baluginò un solo istante, come sentendo il profumo del sangue.
-Il messo. Lo hai mandato tu.-
Non era una domanda, e Sif sostenne il suo sguardo senza fiatare, una scintilla di sfida negli occhi azzurri.

Vengeance is mine, mine, mine
Vengeance is mine


-Thor si riprenderà. Grazie a te.-
Loki sorrise.
Lingua sciolta, lingua di miele.
-E non ti chiedi perché l’ho fatto? Non ti chiedi se questo gesto a beneficio di mio fratello mi renda buono, o se piuttosto non si limiti ad aggiungere una semplice pennellata di colore al mio essere al di là di ogni possibile redenzione?-
Sif sostenne il suo sguardo senza vacillare.
-No, non me lo chiedo. E tu, figlio di Laufey, te lo chiedi?-
Rapido come un serpente, Loki la afferrò per i capelli e premette le labbra contro le sue.
La sentì sollevare i pugni e picchiarli contro il suo petto. Si limitò a strattonarle i capelli con  forza maggiore e approfondì il bacio.
Poi la spinse di lato, lontano da sé.
Sif cadde a terra, i capelli corvini sugli occhi. Lo fissò attonita, il dorso della mano premuto contro le labbra.
Aveva le pupille dilatate per la sorpresa, come si fosse resa conto per la prima volta che esisteva almeno una bassezza di cui il dio degli inganni non si era ancora macchiato.
Loki tremava.
Avrebbe voluto stuprarla, solo per provare la sensazione di scoparsi la donna di suo fratello.
Il giorno stesso in cui gli ho salvato la vita.
Perché, sì: io gli ho salvato la vita.
Non era abbastanza ubriaco per sopportare quell’ultimo pensiero.
Strinse il bastone.
-Nessuno può uccidere Thor. Nessuno! È un diritto che spetta a me solo!-
Era una motivazione reale o era un’altra maschera?
E se era un'altra maschera, cosa diceva del suo vero volto?
Non voglio saperlo.
Guardò Sif: si stava rimettendo in piedi. La prossima volta, si ripromise, l’avrebbe uccisa.
Non oggi, però.
Senza dire una parola, Loki le voltò le spalle e svanì nel nulla.

Vengeance is mine
Vengeance is mine, mine, mine
To forgive is divine
But vengeance is mine, mine, mine


****

La canzone è di Alice Cooper.
   
 
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