Non amavo la storia, quella materia non mi aveva mai attratta particolarmente, poiché non riuscivo a spiegarmi il perché dovessimo studiarla.
Il passato è passato, non si torna indietro.
Come tutti gli altri giorni, mi ritrovai piegata sul mio foglio a disegnare quello che sarebbe stato il mio prossimo tatuaggio, sarei andata al più presto a farlo.
D’un tratto il rumore stridente dello strisciare delle sedie attirò la mia attenzione e notai i miei compagni intenti a fissare la porta che lasciava passare un ragazzo. C’era chi si sistemava i capelli, chi si truccava o chi faceva di tutto per farsi notare, "ma perchè tanto interesse?" questa domanda continuava a frullarmi nella testa, non riuscivo a capire come facessero a diventare così troie le mie compagne.
Aveva un viso familiare, infatti dopo qualche secondo collegai quell’espressione da angelo a Nathan Sykes dei The Wanted.
Non ero interessata a fare nuove amicizie, specialmente con un tipo del genere così spostai nuovamente la mia attenzione verso il mio passatempo del momento.
“Si può sedere lì infondo, affianco alla signorina White” alzai di colpo la testa chiedendomi per quale motivo la vecchia zitella avesse nominato il mio nome.
Il ragazzo quasi sul metro e ottanta si avviava lentamente nella mia direzione con un libro in  mano, rimasi a guardarlo per qualche secondo giusto il tempo per decidere cosa fare, optai per l'indifferenza totale nei suoi confronti e rivolsi nuovamente l’attenzione verso il mio disegno.
“Ciao, io sono Nathan” disse dopo essersi seduto mentre mi porgeva una mano, girai lo sguardo per un attimo, giusto il tempo di notare la sua mano tesa.
Avrei voluto rispondergli “So chi sei, uno di quei cinque dementi che formano i The Wanted” ma mi limitai a rispondere “Hailey” senza degnarlo di uno sguardo.
Il tempo passava lento, se così si può dire, ogni singolo minuto sembrava interminabile. Nathan continuava a guardarsi intorno, muovendosi rumorosamente sulla sedia irritando il mio sistema nervoso.
“Cos’è?” mi chiese allungandosi per vedere dalla fessura tra la mia spalla e il mio braccio, alzai stizzita la sguardo verso di lui per essere stata interrotta, sbuffai rumorosamente e spostai l’avambraccio per permettergli di vedere.
“Forse non ci arrivi da solo, ma è un disegno” risposi acidamente, come se mi avesse posto la domanda più ovvia di questo mondo.
“Is this the real life? Is this just fantasy?”  lesse con tono da intellettuale.
“Bella canzone” aggiunse subito dopo.
“Già” mi limitai a rispondere per chiudere li la conversazione.
Finalmente la campanella suonò, rimisi il libro e il quaderno degli appunti nella borsa e mi alzai pronta a sgattaiolare via da quella classe.
“Ci si vede White” mi girai e vidi Nathan agitare la mano verso di me con un sorriso ebete stampato in faccia.
Alzai un sopracciglio sorpresa dall'affermazione del ragazzo.
“Erm, si addio Sykes” mi girai nuovamente dandogli le spalle e mischiandomi agli altri studenti intenta a fuggire dalla “stanza delle torture”.