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Autore: The dark edge of glory    21/05/2012    2 recensioni
"E in fondo, cos'è un ricordo? Qualcosa che hai o qualcosa che hai perso per sempre?"
La riflessione dell'eroe Achille sulla morte di Patroclo, i suoi sentimenti, le sue intenzioni in questa piccola mia opera.
Spero vi piaccia, non scordatevi di recensire, mi raccomando :)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Cosa può l'uomo contro il volere divino? 
Nulla.
L'infinito in un granello di sabbia.
Un panorama negli occhi di un ceco.
L'inermità con i poteri di un dio". 
 
Così pensava il glorioso Achille fissando il corpo morto di Patroclo, suo cugino, unico legame affettivo della sua vita oltre a sua madre, la ninfa Teti, moglie di Peleo e figlia di Nereo. 
Ettore, quel maledetto, aveva sciolto i ginocchi a quel meraviglioso, inesperto soldato mirmidone che tanto valorosamente si era battuto per la sua gente indossando le sue armi invicibili, che ora giacevano infedeli sopra il corpo di un barbaro assassino e traditore, di un troiano.
Se l'era portato via improvvisamente, nel fiore degli anni, privandolo di poter godere dell'amore del Pelide Achille, di tutte le avventure che la vita gli avrebbe preservato. 
Colpa della Moira Atropo, che siede nell'attesa inesorabile di recidere il filo della vita umana, oppure del mancato aiuto di Pallade Atena, sua devota alleata. 
Poco importava.
Patroclo gli era stato portato via, e con lui anche il suo ultimo, piccolo pezzetto di umanità se ne era andato. Adesso niente aveva più un senso; perché lui viveva ancora e non lo raggiungeva nell'Ade?
La gloria. 
Doveva ricoprirsi di gloria e prestigio, di ricchezze e bottini, come ogni eroe greco dovrebbe avere. 
Ma lui non era un eroe qualunque, no. Era Achille, il semidio, figlio di una ninfa e di un re tessalese, doveva essere il migliore. 
Niente più amore, da quel momento in poi.
L'amore è per i perdenti, i vincenti si concentrano sul loro obiettivo, nulla li deconcentra. 
Ma Patroclo doveva avere una sepoltura, altrimenti la sua anima avrebbe errato per le terre e per i mari senza pace. 
E questo Achille non avrebbe potuto sopportare. 
Successivamente sarebbe giunta la sua vendetta. 
Oh, già si figurava il sangue sgorgare dal collo di quel cane. Avrebbe fatto a pezzi le sue carni e poi le avrebbe gettate in pasto ai cani, giù alle navi, così che Ettore elmo lucente non avrebbe avuto accesso al Regno dell'Inferi.
Ma tutto questo non bastava, Priamo doveva assistera alla scena, tutta la sua famiglia lo doveva vedere morire.
Tutto ciò lo avrebbe placato? Forse.
Innanzi tutto portava a termine le sue intenzioni, poi il resto sarebbe venuto da sé.
 
L'eroe mirmidone si alzò da terra e si diresse verso la sua tenda, dove una schiava dell'isola di Lesbo l'attendeva nel letto, e prima di svestirsi lanciò un'ultima, affranta occhiata al corpo inerme dell'amante.
 
 
 
E in fondo, cos'è un ricordo? 
Qualcosa che hai o qualcosa che hai perso per sempre?
  
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