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Peter Burke apprezzava la colazione.
Una volta l'aveva definita “quel pazzo rituale che faccio ogni mattina, quando mi siedo con la mia bella moglie ed una deliziosa tazza di cereali, senza alcun pensiero su Neal Caffrey!”
Se non che, fin troppo spesso, Neal si materializzava a casa sua ad interrompere quei preziosi momenti, proprio come quella mattina.
"Sputa
il rospo, Neal. Cosa vuoi?" chiese al suo consulente che,
entrando in cucina sfoggiava uno dei suoi sorrisi irresistibili.
“Vuoi?
- ripeté lui, ridacchiando – cosa ti fa pensare
che voglia
qualcosa?”
"Stai interrompendolo la mia colazione,
Neal! Non prendermi in giro! Che succede?"
"Niente!
- insistette Neal – uhm … In realtà mi
chiedevo se fosse
possibile avere un giorno libero …”
"Perché?"
"Ho
pensato che ti piacerebbe fare quello che vuoi per il fine settimana
… che so … lavorare qualche caso a cui mi
è vietato l'accesso,
trascorrere del tempo con tua assolutamente splendida –
disse,
strizzando l'occhio ad Elizabeth, che sorrise, divertita, scuotendo
la testa – e soprattutto sapere che io non
interromperò la tua
colazione … almeno fino a Lunedì”
Peter socchiuse gli
occhi “Stai girando intorno a qualcosa … e non mi
piace!”
Neal
alzò le mani, in segno di resa, poi disse “Sei tu
che pensi sempre
che ci sia qualcosa sotto! Elizabeth da quanto tempo non uscite
insieme a fare qualcosa di divertente?”
"Ehi! Ora
non cercare di coinvolgere mia moglie! E non fare quegli occhi
da cucciolo! - Peter fece schioccare le
dita in faccia Neal - ho già un cane!
Ok, prendiamoci il fine settimana libero … Potresti
occuparti di
quei documenti che hai portato a casa … quando? Ah, si! Due
settimane fa!”".
"Peter che senso ha una giornata
libera se devo trascorrerla a lavorare a casa anziché in
ufficio?”
"Non
è un mio problema – rispose Peter, prima di bere
un sorso di
succo d'arancia – puoi fare quello che vuoi questo fine
settimana
purché tu non piombi qui, ok?"
Neal sorrise e
dichiarò:“Perfetto!”
"E non
fare niente d'illegale!
- lo avvertì Peter, gesticolando con il cucchiaio dei
cereali –
non m'importa come la prenderà Mozzie!”
"Hai la mia
parola" promise Neal , mettendo , teatralmente, una mano sul
cuore.
Peter
scosse la testa, mentre il ragazzo se ne andava fischiettando e con
le mani in tasca.
“Perché mi sento così stupido? È come se gli avessi appena dato il permesso di fare qualcosa di assolutamente folle ...”
Elizabeth gli posò una mano sul braccio. “Tesoro,
tu e Neal avete lavorato
sodo ultimamente … Devo ammettere che l'idea di un fine
settimana
tutto per noi non m dispiace affatto ...” ammise, sorridendo.
“Ok, prenderò un giorno di ferie!” le rispose e lo sguardo che vide sul volto di sua moglie, mentre lui chiamava Diana per comunicarle la cosa, gli fece dimenticare immediatamente Caffrey!
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Neal aspettò di essere abbastanza lontano da casa Burke per abbandonare la maschera di allegria sul proprio viso.
Aveva chiesto – e ottenuto – il fine settimana libero, ma non era affatto sicuro di voler andare fino in fondo alla storia.
Non poteva – ad essere sinceri non voleva – parlare con nessuno di quella faccenda, ma aveva bisogno di un posto per riflettere e schiarirsi le idee.
Entrò in un bar, ordinò un the, senza provarci con la cameriera, e lasciò che i suoi pensieri corressero liberamente.
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Aveva lavorato fino a tardi la notte scorsa. Peter aveva deciso di voler assolutamente venire a capo di una caso e se Peter tirava tardi in ufficio significava che Neal era bloccato con lui.
Quando
era tornato a casa era dolorante, stanco, seccato e i suoi occhi
rossi e cerchiati non chiedevano altro che chiudersi per una
settimana intera!
Avrebbe voluto stendersi sul letto e dormire
per giorni, ma June gli era andata incontro agitata, quasi sconvolta,
e lui non poteva certo ignorarla. Così aveva accettato il
bicchiere
di Chardonnay che lei gli aveva offerto, si era seduto sul divano e
aveva ascoltato la sua storia.
"Oggi
è venuto un uomo. Ti cercava – cominciò
la donna - All'inizio
pensavo fosse uno dei tuoi amici di un tempo … Gli ho
suggerito di
andare a cercare Mozzie, ma non aveva idea di chi fosse ...”
Neal
si strinse nelle spalle “Non ho mantenuto i contatti con
… i
vecchi amici … Mozz e Alex sono gli unici che sanno che vivo
qui,
da te” disse, sincero.
June annuì “Lo so … E c'è qualcosa in quell'uomo che non mi piace. Tu e Byron non siete mai stati dei santi, ma nessuno di voi ha l'aria così truce … - sospirò, prima di continuare -
Gli ho detto che probabilmente aveva sbagliato casa, ma lui ha insistito che era assolutamente certo che fosse la casa giusta. Ha detto che tu sai chi è e mi ha chiesto di consegnarti questa”
La donna gli tese una busta color panna.
“All'inizio pensavo fosse un trucco e non volevo dartela, ma …”
“Cosa ti ha fatto cambiare idea?” le domandò Neal, prima di prendere la busta.
“I suoi occhi” dichiarò lei, quasi tristemente.
“I suoi occhi?” chiese Neal, confuso.
“Neal: erano i tuoi occhi!”
Non era necessario aggiungere nient'altro; entrambi sapevano cosa significassero quelle parole.
Nella
stanza regnò il silenzio per qualche minuto, poi June
insistette
“credo che dovresti aprire quella busta”
Neal dovette
ricorrere a tutta la sua forza di volontà per farlo.
All'interno c'era solo un biglietto, scritto da una grafia che non avrebbe mai potuto scordare, con un indirizzo, una data ed un numero di telefono.
“Che
devo fare?” chiese Neal alla donna che ormai era
più di un'amica,
era parte – con i Burke e Mozzie - della strana e
meravigliosa
famiglia di cui faceva parte.
“Sinceramente io penso che
dovresti dargli la possibilità di spiegarsi; di dare la sua
versione” dichiarò lei, posando la mano su quella
del ragazzo.
"E
se non volessi ascoltarlo?”
June prese entrambe le mani di Neal fra le sue , per costringerlo a guardarla negli occhi , quindi dichiarò “Allora assicurati che abbia ciò che merita”
Neal non era riuscito a chiudere occhio quella notte.
Mille pensieri si agitavano nella sua mente, peggiorando il suo mal di testa.
Suo padre era un uomo ancora ricercato- il vecchio non era mai stato catturato e processato per i suoi crimini – ma Neal non riusciva a decidere cosa avrebbe voluto e dovuto fare.
Si passò una mano fra i capelli e gemette. Lo odiava. C'erano davvero pochissime cose di cui Neal era sicuro e suo padre era una di queste. L'odio che provava per lui non era mai diminuito nel corso degli anni.
Si voltò verso la sveglia. Segnava esattamente le 4 e 37.
Non riusciva a dormire.
Non aveva senso stare a rigirarsi nel letto.
Si alzò, indossò dei vestiti puliti ed uscì.
Non lontano da casa di June c'era un telefono pubblico.
Neal
Caffrey aveva preso al sua decisione.